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Autore: Evilcassy    12/04/2009    2 recensioni
Che la fortuna aiutasse gli audaci, Kagura Onigumo ne aveva già avuto prova. Scappata illesa (e creduta morta)a Parigi, ora cercava di rifarsi una vita completamente nuova, diversa, e soprattutto, LIBERA. E quando si trovò davanti alla vetrina di uno studio fotografico, a Montmartre, dove un cartello affisso segnalava la ricerca di una commessa, pensò che la ruota della fortuna avesse iniziato a girare per il verso giusto. Per Lei. - Spin-Off di This Time Around - [/SOSPESA -INCOMPLETA]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Bankotsu, Jakotsu, Kagura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '- This Time Around -'
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La Complainte de la Butte.

Dixieme Chapitre:

Moonlight, turn your face to the moonlight

Let your memory lead you,

Open up enter in.

If you find there

The meaning of what happiness is

Then a new life

Will begin.

 

Qualche sera prima, annoiata, aveva scovato nell’immensa collezione di DVD del suo coinquilino, la registrazione di CATS. L’aveva infilata nel lettore, curiosa di vedere quel musical di cui aveva tanto sentito parlare, e di cui conosceva solamente Memory, la canzone più famosa.

Ne era rimasta letteralmente ammaliata. Aveva trovato le musiche stupende, le parole sublimi, le coreografia meravigliose. Cosi si era fatta scaricare la colonna sonora e l’aveva inserita, in ripetizione, nella musica di sottofondo che ascoltava in negozio. In poche ore d’ascolto, la sapeva praticamente a memoria, e canticchiava in continuazione, mimando le gesta degli interpreti quando era da sola.

Non sapeva se fosse merito della musica o del bel tempo fuori dalla vetrina del negozio, oppure degli ormoni in circolazione, o tutte quante queste cose messe insieme, ma quel giorno si sentiva davvero in forma. La nausea sembrava averla abbandonata, e l’appetito si era prepotentemente impadronito di lei. La scorta personale di yogurt alla frutta di Jakotsu era stata spazzolata in poche ore. Ma era sicura che il suo amico avrebbe capito, e poi, comunque, glieli avrebbe ricomprati quella sera stessa.  E poi aveva anche venduto un altro dei suoi quadri: La cupola del Sacre Coeur illuminata dal sole del tramonto.

Specchiandosi in una vetrinetta, che stava pulendo dalle ditate di un cliente appena uscito, si trovò davvero bella. La pelle del viso era più luminosa e fresca. Non aveva nemmeno più l’ombra di una singola occhiaia, e anche i capelli erano più brillanti. E poi c’era la pancia, che stava prepotentemente spuntando e che giorno in giorno le regalava la sorpresa di un vestito più stretto. Due giorni prima, per mancanza d’altro, si era dovuta infilare una camicia di Jakotsu. E l’inquilino della panciotta tonda non faceva altro che scalciare e attirare la sua attenzione. “Se sei un maschietto, sarai di sicuro un calciatore. O forse un Rugbista. Cos’era, una spallata quella che mi hai dato prima?”  gli disse. Già un paio di clienti le avevano fatto gli auguri e si erano complimentati per il suo stato interessante.

Se solo Sesshomaru mi vedesse ora… pensò, sospirando. Poi si riscosse: bando alla mestizia! Quel pomeriggio l’esserino nella sua pancia avrebbe avuto finalmente un sesso e, forse, anche un nome.  “Finalmente la smetteremo di fare i misteriosi, eh?” Aggiunse, accarezzandosi il ventre.

Jakotsu entrò baldanzoso dalla porta, squittendo un “Ciao Tesoro!” decisamente allegro. Splendida cosa, e anche abbastanza rara, essere entrambi di buon umore nello stesso momento.

“Ma ciao, cara” rispose Kagura con un sorriso. “Ho una buona e una cattiva notizia per te. La buona è che mi sento davvero in forma strepitosa. La cattiva è che i tuoi preziosi yogurt con lo zero per cento di grassi sono misteriosamente scomparsi”

Il ragazzo spalancò la bocca più che poteva “Tutti?” Si gettò verso il piccolo frigobar nel retrobottega per controllare di persona, emettendo un sibilo scontento. “Ne hai mangiati CINQUE in un colpo solo??”

Lei annuì, colpevole. “una buona cosa che io abbia appetito, no?”

“MA!Il gusto fragola era il mio preferito!”

“Anche quello del bambino! Dovevi sentirlo, si muoveva tutto contento!” Batté una mano sulla spalla dell’amico, che continuava a guardarla contrariato, borbottando qualcosa sulla sua dieta interrotta.

“Jackie, smettila con questo piagnisteo o mi verrà il mal di testa. E sai cosa mi succede quando ho il mal di testa, vero?”

“Sbagli candeggio al bucato e mi rovini la sciarpa di Hermès.”

La donna rise di gusto. “Bravo, vedo che hai imparato la lezione.” Prese la borsetta e si avviò verso l’uscita. “Fai il bravo in mia assenza, mi raccomando.”

“Sicura di non volermi con te, questa volta?” gli domandò, sentendosi in colpa, il ragazzo, mordicchiandosi il labbro inferiore.

Lei scosse la testa, sorridendo dolcemente. “Devi fare un book fotografico molto importante. E non puoi perderlo, calcolando le spese che dovremo affrontare. Non c’è problema per me andare da sola”

“Promettimi che ti farai scrivere il sesso del bambino su un foglietto che apriremo solo quando saremo insieme…

Kagura gli concesse questa libertà. “Farò anche spesa, nel frattempo. Preferenze per la cena? Ci sarà anche Suikotsu?”

Il ragazzo storse la bocca, arrabbiato. “L’uomo dei misteri? Non so proprio dove sia, anzi una mezza idea ce l’ho. Ieri sera mi ha detto che oggi sarebbe andato a fare un servizio fuori città e che sarebbe tornato domani, ma si è rifiutato di dirmi dove andava e per cosa.”

“Strano da parte sua. Di solito ti racconta vita, morte e miracoli dei suoi servizi. Temi che ti abbia rubato della clientela?”

“Assolutamente no. Sono strasicuro che sia andato a Lille da una nostra conoscenza”

La donna se ne stupì, e domandò all’amico se non credesse di essere un po’ paranoico, a volte. Jakotsu, come risposta, scrollò la testa. “Ho naso per certe cose: sono sicuro che oggi avevano i provini per le foto di nozze.”

“E quando sarebbe il matrimonio, scusa?”

“Sabato 3 Luglio. I provini è sempre giusto farli un po’ in anticipo.” Spiegò, sospirando, non riuscendo a nascondere una smorfia sconsolata. “Ho letto che il suo allenatore è molto preoccupato per le gare perché il matrimonio potrebbe togliergli concentrazione dagli allenamenti. Bankotsu punta alla medaglia d’oro, ed è il favorito per le Olimpiadi di Atene. Dal canto mio, spero che si spacchi un piede mentre sale sul tatami al primo incontro.”

“Comprensibile” commentò Kagura, prima di congedarsi e uscire dal negozio.

 

“Ed ora… suspance

Jakotsu sembrava vibrare sulla sedia della cucina, con le mani attorcigliate tra di loro che gli sorreggevano il mento. Non smetteva di fissare la donna che gli sventolava davanti al naso una busta.

“Non sai quanto sono stata tentata di leggere, ma mi sono trattenuta, posso assicurartelo. La dottoressa ha visto che gli esami sono perfetti, il bimbo è sano come un pesce e anche a me va tutto bene. Manca solo questa parte.”

“E’ una cosa sicura?”

“Certamente, al cento per cento. Vuoi aprirla tu?”

“No, no ti prego, dimmi tu! Ma sbrigati, non sto più nella pelle!”

Kagura accondiscese, aprendo la busta lentamente, senza staccare gli occhi dal ragazzo. Sarebbe meglio sapere chi è il padre, e non il sesso. Pensò, cercando di nascondere la sua agitazione. Ad ogni modo, per quanto si sforzasse di essere realistica e di mantenere un certo distacco dalla creatura che stava crescendo dentro di lei, in quei mesi non riusciva a non parlare alla propria pancia e a immaginarsi il bambino. D’altronde, lui o lei non aveva colpa alcuna.

Si schiarì la voce con un colpetto di tosse, spiegando il foglio e cercando la riga esatta tra i risultati degli esami.

Quando lesse la lettera nella casellina, il cuore le mancò di un battito. Le salirono le lacrime agli occhi, e si morse le labbra, passando il foglio di carta a Jakotsu, che la guardava pendendo dalle sue labbra. “Sta per nascere Madamigella Oscar, Jackie”

“Una bambina?”

Lei annuì e il ragazzo, dopo uno strillo acuto ed entusiasta, gli si lanciò al collo, abbracciandola. “E’ una bimba, Kagura! Ci sarà una Kagurettina in giro per casa tra un po’!” Saltellò, tenendole le mani. “Non sei contenta?”

“Anche se so che avrà una vita più dura e più amara di quella di un uomo…” la donna sospirò, non riuscendo a trattenere un sorriso. “…sono contenta di non causare la nascita di un esponente di una razza infame com’è quella maschile.”

Jakotsu incrociò le braccia al petto, offeso. Lei gli tirò un buffetto sulla guancia. “Stavo davvero parlando di maschi veri, Jackie…

Lui le mostrò un palmo di lingua, poi si avventò sul cellulare, per scrivere un messaggio a Suikotsu. “Ora dovremo trovare anche un nome.”

Ah, già, è vero. Il problema nome. Lo sguardo di Kagura cadde su un giornale gettato in un angolo della cucina: “E’ meglio se troviamo prima casa…

 

 

La pancia dell’agente immobiliare era molto più sporgente di quella di Kagura, e il riporto che sfoggiava sembrava essere passato sotto le grinfie di una Yura particolarmente ispirata.

Per questo, durante i tre appartamenti precedentemente visitati, non erano riusciti a concentrarsi sugli immobili, bensì seguitavano a tirarsi gomitatine e occhiatine e a scoppiare a ridere, nascondendosi la faccia con i depliant dell’agenzia.

“Questo appartamento è stato per anni l’atelier di un pittore e di sua moglie stilista…” iniziò a spiegare il venditore, camminando con aria ispirata per il corridoio del palazzo che portava all’appartamento.

Kagura guardò l’amico “Buona credenziale questa, eh?”

“Immagino che il ruolo di moglie stilista tocchi a me, giusto?” risposte l’altro, con un buffo gemito esasperato. “Mi dolgono le ginocchia!”

Quando entrarono nell’appartamento entrambi ne furono favorevolmente impressionati. Era fornito da una soggiorno di comode dimensioni, illuminato da un’ampia porta finestra che dava su un piccolo balconcino.

La cucina era molto piccola, ma le due stanze da letto erano entrambe matrimoniali. Un bagno e un piccolo studio, grande quasi quanto la camera attuale di Kagura, completavano l’appartamento. “Direi che questo non è male, vero?” apprezzò Kagura.

Jakotsu notò che tutte le pareti erano bianche. “Un po’ strano da parte di una coppia di artisti. Per caso il padrone non lascia colorare le pareti?”

L’uomo si tolse gli occhiali tondi. Sembrava sudare imbarazzato, pulendosi le lenti con un panno estratto dal taschino della giacca. “Oh, no, sono state imbiancate dopo che i precedenti inquilini l’hanno lasciato.”

“Come mai se ne sono andati? Avevano un appartamento a MontMartre, così bello, all’ultimo piano, luminoso e con un affitto così accessibile, non vedo motivi  per andarsene…” incalzò il ragazzo, guardandosi attorno.

Il disagio dell’agente immobiliare era quasi imbarazzante. “Beh, ecco… Divergenze inconciliabili. Possiamo riassumerlo così.”

“Oh, hanno divorziato. Mi dispiace!” esclamò la donna, rapita dal balconcino. Già si vedeva, con i suoi attrezzi, a dipingere sul suo piccolo terrazzino fiorito. Per fortuna che la statistica dei divorzi in Francia era così alta!

“A dire la verità non è proprio finita nei migliori dei modi.” Tossicchiò l’agente, infilandosi di nuovo gli occhiali e fissando ostinatamente un punto imprecisato del pavimento. “Per essere sinceri, la stilista ha trovato il marito pittore a letto con una delle sue modelle, ha sparato ad entrambi ed ha utilizzato il loro sangue per decorare l’appartamento. Non è stata una visione fantastica quella che si sono trovati davanti i poliziotti.”

Kagura e Jakotsu si guardarono con occhi sbarrati.  Rimasero immobili per un paio di secondi, poi la donna notava che il balconcino era troppo piccolo per essere comodo come atelier, e Jakotsu trovava un difetto nella vasca da bagno.

“E poi sento qualcosa… come delle vibrazioni negative, non è vero, Kaguretta?”

“Si, esatto. Anche io mi sento con il fiato sul collo.”

 

Kagura sembrava aver gettato la spugna, per quel giorno. “Non troveremo mai l’appartamento perfetto. Non ci sarà nessun altro Chateau Jakò.

“Oh, suvvia, stiamo cercando da un solo giorno. Di appartamenti a MontMartre ce ne sono a bizzeffe, vedrai che ne troveremo uno che non sia stato una scena del crimine.”

“O che non abbia un bagno con la doccia sopra il water”

“E senza finestre ad un metro da quella della vicina sguaiata e cicciona.”

Entrambi sospirarono, all’unisono. “Il cerchio si stringe…” commentò il ragazzo. Si abbandonò sul divano con la posta in mano. Scartò i volantini pubblicitari, storse il naso a vedere una bolletta, constatò con piacere nell’apprendere di un piccolo versamento da parte di un cliente sul suo conto corrente ed infine aprì una busta. “Arriva da Belle-Ile” spiegò. La lesse velocemente, poi roteò gli occhi al cielo ed imprecò.

Kagura gli domandò cosa avesse.

“I miei inquilini del negozio di Belle Ile chiudono l’attività: mi hanno appena mandato la disdetta dell’affitto.” Notando lo sguardo interrogativo della donna, a Jakotsu venne il dubbio di non avergliene mai parlato. “A Souzon, il paese di Belle Ile da dove provengono i miei nonni, ho ancora la loro casa e il negozio sottosante – sai, loro avevano una piccola drogheria.  L’appartamento – anzi, gli appartamenti, ho ereditato anche quello della sorella di mia nonna, quella vecchia vipera che sapeva di marcio quando era ancora in vita – li do in affitto per le vacanze estive, e il negozio con l’attività di droghieri l’avevano in gestione una coppia del posto. Che palle. Soldi in meno. Proprio ora!”

Sentì Kagura sedersi di fianco a lui e cingergli le spalle con un braccio. “Su, piccolo Jackie, troverai un altro affittuario, non disperare.” Gli schioccò un bacio sulla guancia. Lui le rispose con un timido sorriso: “Hai ragione, farò esporre il cartello e vedrai che qualcuno avrà una buona idea per aprire un negozio.” Sfregò la mano sulla pancia della donna, ridendo. “Sono sicuro che la pupattola ci porterà fortuna, non è vero?”

Il cellulare del ragazzo attirò la sua attenzione e lui, squittendo, già dimentico della preoccupazione di pochi istanti prima, l’afferrò al volo, rispondendo alla chiamata di Suikotsu.

Rimasta sola, la donna si interrogò sul proprio futuro, domandandosi per l’ennesima volta se la strada che stava percorrendo fosse quella giusta. Aveva la responsabilità di una bambina sulle spalle, già nell’occhio del ciclone ancor prima di nascere. Se fosse rimasta in Giappone, vivendo sempre con il terrore di essere scoperta? E se la sua denuncia, il suo video, avessero davvero sortito un effetto bomba come aveva sentito Jakotsu alla conferenza? Sesshomaru sarebbe rimasto con lei? Ma a che prezzo? E che peso sarebbero state per lui? Sospirò per l’ennesima volta: Sesshomaru avrebbe accettato una figlia che poteva non essere sua?  Detestava avere la testa affollata di domande a cui non riusciva a trovare risposta. Si accarezzò il ventre “Tu lo sai già chi è il tuo papà?” domandò. Il calcio ben assestato che le inferì la bambina poteva prenderla come una risposta positiva?

 

Buona Pasqua a tutti!!!

Ringrazio, come sempre, Mikamey per la recensione. Sono sempre ben accette, così come le critiche, purchè siano costruttive!

E.C.

 

   
 
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