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Autore: tylica_tmr    23/05/2016    1 recensioni
Era solo questione di punti di vista.
Lo era sempre stato.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'attesa era finita.
Il suolo sotto di lei si stava velocemente allontanando.
Lievemente, sentì l'ansia farsi strada tra le sue emozioni; si sentiva come un astronauta che, appena partito, vede tutto ciò che conosce allontanarsi da lui.
Ma poi, appena lo sguardo di Adelaide si staccò dalle scarpe consunte e si perse nel panorama circostante, la meraviglia conquistò il posto dell'angoscia.
In un attimo si era ritrovata senza parole nè pensieri per descrivere ciò che stava vedendo.
Il seggiolino della giostra continuava a salire e a muoversi leggermente in modo circolare mentre sotto di lei si vedeva tutta la città.
Ecco là le luci delle torri del comune, le montagne russe di Tivoli, che ora sembravano così piccole, ecco il fiume, con i Navigli e i ponti illuminati e più giù il grande mar Baltico che si estendeva a perdita d'occhio.
La ragazza si trovava a metà esatta tra cielo e terra, sospesa tra un mondo e l'altro.
Il cielo era scuro, dato che erano già le dieci di sera, ma dall'altra parte della costa della capitale, si vedeva una striscia di fuoco, estrema tappa del faticoso viaggio del sole, racchiusa tra le nubi cupe e minacciose e le montagne della Danimarca.
Quell'ultimo stralcio di tramonto le si stampò nella mente all'istante.
C'era un'altra sostanziale differenza tra passare due minuti su quella giostra e passarne due sulla terraferma.
Adelaide ci mise un po' a capire cosa, poi ci arrivò all'improvviso.
L'assenza di rumori, o la presenza del silenzio.
Silenzio totale, assoluto, quasi siderale.
Sembrava quasi finto, costruito, come l'istante prima degli ultimi fuochi d'artificio, la quiete che attende il caos. 
Invece non sopraggiungeva nessun botto. Adelaide ci galleggiava in quel silenzio, come se fosse qualcosa di materiale.
Nessuno ha mai detto che l'assenza di rumore non possa riempire uno spazio esattamente come può fare la musica sparata nelle casse durante una festa.

Essendo il crepuscolo, si distingueva a stento il confine tra mare e terra, ma l'effetto di vedere tutte le luci della città accese era impagabile.
Casa.
Questo era il vero aspetto di casa sua, della sua città, quella da cui non era mai uscita, escludendo qualche rara gita verso la Svezia.
Questa era la vista che appariva ai turisti.
Adelaide non aveva mai capito cosa questi potessero trovare di tanto affascinante in una città come Copenaghen.
Ora, nonostante il vento freddo le stesse congelando le mani e tagliando le labbra, lo capiva.
Pensò a quante volte doveva aver visto la torre delle catenelle salire e scendere a tutte le ore del giorno e della notte, ogni volta che passava nei pressi della stazione o tra le strade del centro.
Ma lei guardava dal basso, e sembrava solo un'inutile trovata per turisti.
Adesso, quando, per la prima volta dopo diciassette anni si era decisa a salirci, sembrava inutile tutto ciò che stava al di sotto dei suoi piedi.
Ciò che contava era quel panorama, la striscia di fuoco e la somma perfetta delle migliaia di luci accese.

Era solo questione di punti di vista.
Lo era sempre stato.

Cominciò a sentire delle lacrime sottili pizzicarle gli occhi e non si convinse completamente che anche ciò fosse dovuto all'azione del vento.
Era felice.
Sinceramente felice.
Non lo era da tanto, non si ricordava nemmeno da quanto.
Ma era sicura di esserlo ora.
Non quella felicità che deriva dal passare un esame o dal raggiungere un risultato, nè dalla gioia dovuta a un evento positivo.
No, questo era diverso.
Era quella sensazione che potevi avvertire solo il sabato sera tardi, dopo esser uscita con i tuoi amici o con il tuo ragazzo, o con qualsiasi persona che avesse un particolare legame con te, tornando a casa per le strade deserte.
L'impressione di essere completa, camminando ad un metro da terra, e il sorriso che sboccia sulle labbra senza essere causato da un pensiero definito.
Ecco come si sentiva in quel momento Adelaide.
Completa.
Non aveva nulla, ma il pensiero di abitare sotto quello stesso cielo e tra quelle stesse luci la faceva sentire come se avesse già tutto.
Nemmeno quando capì che i seggiolini si stavano abbassando e che la giostra stava tornando sulla terraferma, venne abbandonata da tale certezza.
Gettò un ultimo sguardo alla striscia infuocata dal sole e alle luci della città e lascio che queste la trascinassero nuovamente al centro del suo piccolo, stretto mondo.

Di fianco all'accesso delle scale che conducevano alla torre la stava aspettando Jørgen, che, come sempre, aveva declinato l'invito di salire a cento metri a causa delle sue vertigini.
Preparandosi alle domande che stavano per arrivare, Adelaide si fermò in cima alla rampa di scale, si prese il tempo di guardarsi intorno, infilarsi i guanti, accendere una sigaretta e inspirare a pieni polmoni.
Non aveva proprio voglia di parlare ora, mentre cercava di mantenere l'illusione di quel silenzio già scomparso. 
Comunque, non sarebbe riuscita a trovare le parole per descrivere a Jørgen ciò che c'era lassù. Non le era mai piaciuto farlo. 
Nella migliore delle ipotesi il ragazzo avrebbe capito a metà. E a lei non bastava.
La vista della punta della sigaretta ardente le ricordò il colore del tramonto.
Sorrise ancora una volta e scese le scale.


   
 
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