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Autore: DadaOttantotto    24/05/2016    1 recensioni
[Storia partecipante al Contest "Il Citazionista" di SherylHolmes]
La porta si apre lentamente e la figura di suo padre si ferma per una manciata di secondi sulla soglia. Sa che la figlia ha bisogno dei suoi spazi, non è sua intenzione invaderli.
"Di chi sono quelle piccole dita tanto carine?" chiede in tono divertito.
È un gioco che fanno da quando era bambina - quando metteva di proposito i piedini un po' più avanti, solo per sentire quella frase - e che non li stanca mai.
[Erica Reyes, J. Reyes; Prima Stagione]
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Erica Reyes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Tiny Little Toes
Storia partecipante al contest 'Il Citazionista', indetto da SherylHolmes sul forum di Efp]
Titolo: Tiny Little Toes
Fandom: Teen Wolf
Citazione: "Tu sei mio figlio, ho visto abbastanza di te da sapere che mi renderai orgoglioso" - [Merlin] (Ringrazio la giudice per avermi permesso di modificarla leggermente)
Avvertimenti: AU

Tiny Little Toes.


Le stanno intorno, la guardano. Ridono di lei. Nessuno l'aiuta. Mai. Meglio così, non vuole essere toccata.
Erica si rialza lentamente, il corpo ancora scosso dai tremiti, la mente ancora offuscata dalla vergogna.
È successo di nuovo. È caduta a terra, incapace di trattenersi, di aggrapparsi a qualcosa. Il secondo attacco in una settimana. Dovrebbe averci fatto l'abitudine, ma non è così: ogni volta è come la prima. Le medicine che le hanno dato fanno schifo e si ostina a non volerle prendere. Gli effetti collaterali, si dice, sono peggio della malattia. Erica sa cosa vuol dire essere preda dell'ansia che non ti lascia quasi respirare, o della colite1 che ti fa odiare qualsiasi cosa tu metta in bocca. Sa cosa vuol dire guardarsi allo specchio e piacersi poco, anche meno del solito, perché la tua faccia è piena di bolle. Avere attacchi quasi quotidiani non è meglio, certo, ma essere derisa per quello è una consuetudine che può sopportare.

Si sistema i vestiti, evitando di guardarsi intorno. Sa già cosa troverebbe, e non le piace. Tutti quei sorrisi compiaciuti, tra i quali si nascondono pochi ma comunque troppi sguardi carichi di commiserazione, le farebbero solo tornare in mente il motivo per cui vorrebbe sparire dalla faccia della terra.
Ma, ehi, lei è Erica Reyes, uno degli svaghi principali della Beacon Hills High School. Come altro potrebbero divertirsi quegli idioti? Cosa resta da fare una volta esauriti pettegolezzi e eccitazione per uno qualsiasi degli sport praticati lì dentro? Nessuno è interessato a scoprire che persona sia, che amica possa diventare. A loro basta vederla dimenarsi sul pavimento di tanto in tanto, scommettendo su quale sarà la volta in cui si morsicherà la lingua fino a farla sanguinare.
Usa quel poco di forza che le è rimasta per trattenere le lacrime e correre in bagno, seguita da fischi e commenti sarcastici.
Ancora una volta hanno avuto quello che volevano.
Erica Reyes, signore e signori. L'attrazione di una festa a cui non vorrebbe nemmeno partecipare.

***

C'è uno spazio tra l'armadio e la parete della sua camera, grande a malapena per un bambino. Se stringe un po' le spalle e raccoglie le ginocchia al petto riesce ad entrarci quasi perfettamente. E' un ottimo nascondiglio... peccato solo per le punte dei piedi che, adesso che è cresciuta, spuntano appena oltre il bordo del mobile.
Lì riesce a sentirsi al sicuro. Per un po' può dimenticare la sua vita e immaginarne una nuova, più bella. Una in cui è popolare, desiderata da tutti. Una in cui chiunque vuole esserle amico. Una in cui Stiles la guarda come guarda Lydia Martin.
Già, Stiles. Il ragazzo per il quale ha una cotta tremenda da... sempre. Ricorda ancora il primo giorno di scuola, quando, i capelli lunghi stretti in una coda e la mano impegnata a tormentare la maglia con la stampa di un cavallo, era entrata in classe e lui le aveva sorriso. Aveva poi scoperto di aver sbagliato aula, ma non le importava: ormai lo aveva visto. Probabilmente si era innamorata di lui già allora, senza rendersene conto, e non aveva mai smesso. Ma Stiles ha occhi solo per Lydia, la regina della scuola. Non può nemmeno pensare di competere con lei.
Un lieve bussare la risveglia dai suoi pensieri.
"Erica, posso entrare?"
Non vuole rispondere. Vuole solo rimanere lì, al sicuro, ancora per qualche minuto.
La porta si apre lentamente e la figura di suo padre si ferma per una manciata di secondi sulla soglia. Sa che la figlia ha bisogno dei suoi spazi, non è sua intenzione invaderli.
"Di chi sono quelle piccole dita tanto carine?" chiede in tono divertito.
È un gioco che fanno da quando era bambina - quando metteva di proposito i piedini un po' più avanti, solo per sentire quella frase - e che non li stanca mai.
Erica sorride mentre distende le gambe e si alza.
"Ne vuoi parlare?"
"Non è niente."
Sa che non serve mentire, non con lui, ma non vuole che sappia cosa è costretta a sopportare a scuola. Ne soffrirebbe, magari andrebbe a parlarne con il preside. Giusto per aggiungere benzina sul fuoco.
"Ti conosco, testolina bionda" le dice, accarezzando con una mano i lunghi capelli. "C'è qualcosa che non va. È un ragazzo?"
"Papà!"
"Hai quindici2 anni, sarebbe normale."
Erica si preme le mani sulle orecchie e scuote la testa. Non parlerà di ragazzi con suo padre. No, proprio no. Assolutamente. È troppo imbarazzante.
"Non è un ragazzo" replica, rossa in viso.
O, perlomeno, non è solo un ragazzo.
"Ti sei mai sentito fuori posto, papà?"
Ecco, ora che lo ha detto ad alta voce si sente come se si fosse tolta un peso dal petto. Anche se far uscire quelle parole dalla bocca le è costato una fatica immensa. Si attorciglia una ciocca di capelli intorno alle dita, spostando nervosamente il peso da un piede all'altro.
Jonas3 Reyes sorride mentre guarda sua figlia. Sa che Erica non ha molti amici, che la sua timidezza, unita alla sua malattia, non l'aiuta nei rapporti con gli altri. E gli dispiace, perché lei è una ragazza stupenda, e se solo le persone si prendessero la briga di conoscerla veramente lo capirebbero. Ma, in fondo, lui è solo il padre. La sua opinione in casi come questo conta poco.
"A volte, sì. Quando tua madre mi ha presentato la sua famiglia, per esempio. Alla nonna non sono mai piaciuto" risponde, riuscendo a far sorridere la figlia. "O quando ho iniziato il nuovo lavoro."
"Io mi sento fuori posto ogni giorno."
L'ammissione arriva quasi a sorpresa, una frase pronunciata da una voce sottile ma più ferma di quanto non fosse prima, e a Jonas fa male sentire quella frase uscire dalla bocca della sua bambina.
La sente sussultare quando le prende il viso tra le mani e la guarda serio, gli occhi piantati fermamente nei suoi.
"Sei perfetta così come sei, Erica. Non lasciare che gli altri ti convincano del contrario."
"Come fai ad esserne così sicuro?" sbotta lei, distogliendo lo sguardo imbarazzata.
"Tu sei mia figlia, ho visto abbastanza di te da sapere che mi renderai orgoglioso."
Erica si butta tra le braccia del padre, stringendolo più forte che può e nascondendo il volto nel suo petto.
Lei è perfetta, si ripete mentre lacrime salate le rigano le guance. Lei è perfetta.
Suo padre ci crede veramente, e per un po', in quella stretta che la fa sentire protetta e al sicuro, può crederci anche lei.

***

L'ultimo pensiero prima che il suo cuore si fermi è per suo padre.
Sarebbe fiero di lei. Ha dimostrato di avere coraggio. Ha combattuto fino all'ultimo.
Perché suo padre ha sempre creduto in lei, e Erica è felice di non averlo deluso.


Note:
1: Sono gli effetti collaterali che Derek legge sulla confezione di farmaci nella 2x03
2: La storia è ambientata durante la prima stagione. Se Scott e Stiles hanno sedici anni, Erica dovrebbe averne uno in meno.
3: Il nome del padre di Erica non è mai svelato, si sa solo che inizia per J dalla mail che si intravede nella 2x07. Quindi l'ho inventato basandomi su questo.
   
 
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