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Autore: Amantea    24/05/2016    5 recensioni
Maria Antonietta e Maria Teresa d'Austria. Un confronto tra madre e figlia, e non solo, alla soglia dell'episodio dell'addio a Oscar.
"Perché senza l'impronta della luce sulle cose, sono solo i miei pensieri che scivolano lenti in questa stanza.
Pensieri di Regina.
Pensieri di madre."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Maria Teresa, Marie Antoinette
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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"Siamo donne. Le nostre non sono mai scelte facili"
(dal film: Titanic)
Il Destino di una Regina
La stanza è in penombra. 
Ho ordinato che non venissero rimosse le tende, che tutto restasse avvolto nel chiarore tenue di questo pomeriggio di fine maggio. Che venissero appena dischiusi gli scuri e le finestre, ché giungano appena i profumi del giardino.
Perché senza l'impronta della luce sulle cose, sono solo i miei pensieri che scivolano lenti in questa stanza.
Pensieri di Regina.
Pensieri di madre.
Nella mia vita ho fatto quello che dovevo fare.
Ho partorito dei figli. Ancor prima che nascessero, sapevo che non sarebbero mai stati miei.
Ma pedine che avrebbero impedito guerre e rinsaldato alleanze, che avrebbero creato nuovi anelli di antiche catene, a rinnovarle. 
E adesso... piccolo fiore... tocca a te.
Entri saltellando. Sei bellissima, amore mio.
Bellissima e limpida, traboccante di vita.
Tieni sollevate le gonne, ricolme di qualcosa che non vedo ma che immagino tu abbia raccolto nel parco. 
Ti getti al mio grembo, ridendo di una risata che illumina il tuo viso e da esso ogni cosa intorno a te. E mi ritrovo a sorridere. Io, l'austera regina d'Austria... solo una madre, al tuo cospetto. Ti sollevo il viso tuffato tra i petali e il tessuto, osservo i tuoi occhi trasparenti, la curva dolce del naso, la linea rosata delle labbra.
- Un giorno diventerai regina -.
Lo dico sussurrando, quasi parlassi solo a me stessa. E quelle parole mi colpiscono, come se fosse un altro a pronunciarle.
- Un giorno diventerai regina, tesoro mio -.
Sollevi gli occhi ricolmi di stupore, tremuli ancora di verde e d'acqua, quella della fontana cui ti vedo sempre intenta a giocare.
- Io, madre? Io, regina... come voi? -.
Una carezza sulle tue gote fresche e candide. Altro non so dire. Non ancora.
Come spiegarti, figlia mia, i doveri che ti spetteranno. Come le scelte che dovrai fare, e lo spirito con cui dovrai affrontarle. Come instillarti l'argutezza e la spietatezza che dovrai fare tue, la lungimiranza e la fine strategia che dovrai adottare.
Come dosare cuore e ragione, e mai far prevalere il primo. O, se lo farai, che tu non abbia mai a farti scoprire... tu... così pura e ingenua, così ricolma di attese e di sogni. 
- E quando, madre... quando? -, chiedi ancora, la trepidazione che si fa liquida tra le iridi e le ciglia, e un tremore lieve che ti increspa le labbra e spegne d'un tratto la primavera dal tuo volto.
- Quando sarà il momento, figlia mia... -.
- E allora, madre... fino a quel giorno... fino a quel giorno madre resterò con voi! -.
Mi abbracci con forza, ficcando il volto contro la mia veste, una paura sconosciuta che scuote le tue spalle, e la schiena tutta. 
- Certo, tesoro mio. Fino a quel giorno resterai con me... e quando verrà il momento saprai cosa fare. Ogni regina lo sa.
Madre... se solo poteste dirmi cosa fare... 
E' già il tramonto sul giardino. Osservo le ombre che si allungano lentamente, i toni d'indaco e corallo che invadono gli spazi, senza riuscire a scaldare il mio cuore. 
Nella mente, solo l'ordine di sparare sulla folla. 
Che nessuno osi sfidare il trono di Francia! Da tutta Europa stanno giungendo truppe in nostro aiuto. Ed è così che deve essere. 
- Maestà. Il comandante di Brigata Oscar François de Jarjayes sta arrivando -.
Mia cara Oscar... verrete forse a ringraziarmi di avervi fatta salva la vita. 
Vi aspetto con un piacere così immenso!
Voi, un'amica, la più leale che io abbia mai avuto. 
Se potessi aprirvi il mio cuore... come ho fatto altre volte. Se potessi adesso aprirvi il mio cuore! Vi parlerei di una figlia, e di una madre.
Di come le figlie portano impresse l'impronta della propria madre, di tutto ciò che ella non è stata, di tutto ciò che ella non ha fatto.
Il marchio della mancanza, e della presenza, e il suono di ogni parola, anche quello che non si è udito al momento, e che poi ritorna, quando meno è atteso, e lascia il segno.
"Un giorno tu diventerai Regina"... e lo sono diventata, madre. Non brava come voi, ahimé. Ma il destino ha scelto per me. Era il vostro piccolo fiore, e sono diventata la rosa di Versailles. E un giorno, che cosa si ricorderà di me? Quando i ritratti saranno consumati dal tempo, quando si spegnerà l'eco della battaglia... cosa, cosa si ricorderà di me? Voi potete dirmelo, madre?
Resterò per sempre vostra figlia... e a mia volta sarò per sempre una madre. 
E' ormai il tramonto sul giardino.
La stanza in penombra, lascio che il chiaroscuro invada le cose, senza oppormi. Odo passi risoluti che solcano il corridoio, ne riconosco la cadenza regolare e decisa, sorrido mio malgrado.
Aspetto l'attimo in cui la vostra figura comparirà sulla porta e mi onorerà della vostra visita. 
Vi aspetto seduta come si confà a una Regina che attende di essere ossequiata, anche se non ci sono formalità con voi, e da un tempo così remoto da sembrare quasi consuetudine.
Chissà se mia madre avrebbe gradito una tale confidenza, e da un soldato.
Avrei voluto che mi spiegasse i doveri di una Regina.
Forse non ne ebbe il tempo. O forse sono cose che non ritenne opportuno insegnare. Ma Ella l'aveva nel sangue, l'attitudine al potere, ed era un potere fermo e giusto.
Io no. 
Strano come adesso tutto appaia chiaro. Proprio mentre il buio avanza sulle cose, tutto appaia chiaro.
Le attitudini si apprendono, ma mal si radicano se non c'è predisposizione. E oggi che la vita ha spento con durezza la mia ingenuità, il mio cuore fanciullo, il mio essere bambina, oggi che mi si chiede una forza che non ho, una determinazione che non mi appartiene, che non sia capriccio, ma esercizio di ferma lungimiranza... oh, madre! 
Ho ascoltato i miei sentimenti più di quanto fosse opportuno. 
Senza che nulla potesse cambiare per davvero. 
In fondo, il cuore si abitua a tutto... male che va, si spegne un po'.
Oscar... Voi mi restereste vicino per difendermi?
Non so perché questa domanda. Ma i vostri occhi si socchiudono, e quando li riaprite sono liquidi, al pari dei miei.
E' così dunque.
Una regina deve seguire la sua strada. Qualunque essa sia. A dispetto del cuore e le sue forme, dei suoi ricordi ed i suoi vincoli. 
Ditemi che ci rivedremo ancora.
Ditemi, madre, che sto facendo la cosa giusta.
Adesso che l'ultima mia amica mi volge le spalle, che il vento della sera mi fa rabbrividire, e un gelo senza nome si spande, da dentro... ditemi che il mio sarà un destino da Regina.
E da Regina, io lo affronterò.  
------------------
Cari tutti, chi ha letto la mia "Come petali del vento", vi riconoscerà l'ambientazione e l'incontro tra Oscar e la Regina.
Avevo voglia di qualcosa che parlasse di una madre, e di una figlia.
Grazie a chi leggerà.
Con affetto, Amantea   

 

"Siamo donne. Le nostre non sono mai scelte facili"(da Titanic)


UN GIORNO DIVENTERAI REGINA

La stanza è in penombra. Ho ordinato che non venissero rimosse le tende, che tutto restasse avvolto nel chiarore tenue di questo pomeriggio di fine maggio. Che venissero appena dischiusi gli scuri e le finestre, ché giungano appena i profumi del giardino. Perché senza l'impronta della luce sulle cose, sono solo i miei pensieri che scivolano lenti in questa stanza.

Pensieri di Regina.

Pensieri di madre.

Nella mia vita ho fatto quello che dovevo fare.

Ho partorito dei figli.

Ancor prima che nascessero, sapevo che non sarebbero mai stati miei.Ma pedine che avrebbero impedito guerre e rinsaldato alleanze, che avrebbero creato nuovi anelli di antiche catene, a rinnovarle. 
E adesso... piccolo fiore... tocca a te.



Entri saltellando. Sei bellissima, amore mio. Bellissima e limpida, traboccante di vita.

Tieni sollevate le gonne, ricolme di qualcosa che non vedo ma che immagino tu abbia raccolto nel parco. 

Ti getti al mio grembo, ridendo di una risata che illumina il tuo viso e da esso ogni cosa intorno a te.

E mi ritrovo a sorridere. Io, l'austera regina d'Austria... solo una madre, al tuo cospetto.

Ti sollevo il viso tuffato tra i petali e il tessuto, osservo i tuoi occhi trasparenti, la curva dolce del naso, la linea rosata delle labbra.

- Un giorno diventerai regina -.Lo dico sussurrando, quasi parlassi solo a me stessa. E quelle parole mi colpiscono, come se fosse un altro a pronunciarle.

- Un giorno diventerai regina, tesoro mio -.

Sollevi gli occhi ricolmi di stupore, tremuli ancora di verde e d'acqua, quella della fontana cui ti vedo sempre intenta a giocare.

- Io, madre? Io, regina... come voi? -.

Una carezza sulle tue gote fresche e candide. Altro non so dire. Non ancora.

Come spiegarti, figlia mia, i doveri che ti spetteranno. Come le scelte che dovrai fare, e lo spirito con cui dovrai affrontarle. Come instillarti l'argutezza e la spietatezza che dovrai fare tue, la lungimiranza e la fine strategia che dovrai adottare. Come dosare cuore e ragione, e mai far prevalere il primo. O, se lo farai, che tu non abbia mai a farti scoprire... tu... così pura e ingenua, così ricolma di attese e di sogni. 

- E quando, madre... quando? -, chiedi ancora, la trepidazione che si fa liquida tra le iridi e le ciglia, e un tremore lieve che ti increspa le labbra e spegne d'un tratto la primavera dal tuo volto.

- Quando sarà il momento, figlia mia... -.

- E allora, madre... fino a quel giorno... fino a quel giorno madre resterò con voi! -.

Mi abbracci con forza, ficcando il volto contro la mia veste, una paura sconosciuta che scuote le tue spalle, e la schiena tutta. 

- Certo, tesoro mio. Fino a quel giorno resterai con me... e quando verrà il momento saprai cosa fare. Ogni regina lo sa.


Madre... se solo poteste dirmi cosa fare... 

E' già il tramonto sul giardino. Osservo le ombre che si allungano lentamente, i toni d'indaco e corallo che invadono gli spazi, senza riuscire a scaldare il mio cuore. Nella mente, solo l'ordine di sparare sulla folla. Che nessuno osi sfidare il trono di Francia! Da tutta Europa stanno giungendo truppe in nostro aiuto. Ed è così che deve essere. 

- Maestà. Il comandante di Brigata Oscar François de Jarjayes sta arrivando -.

Mia cara Oscar... verrete forse a ringraziarmi di avervi fatta salva la vita. Vi aspetto con un piacere così immenso!

Voi, un'amica, la più leale che io abbia mai avuto. Se potessi aprirvi il mio cuore... come ho fatto altre volte. Se potessi adesso aprirvi il mio cuore! Vi parlerei di una figlia, e di una madre.

Di come le figlie portano impresse l'impronta della propria madre, di tutto ciò che ella non è stata, di tutto ciò che ella non ha fatto.

Il marchio della mancanza, e della presenza, e il suono di ogni parola, anche quello che non si è udito al momento, e che poi ritorna, quando meno è atteso, e lascia il segno.

"Un giorno tu diventerai Regina"... e lo sono diventata, madre. Non brava come voi, ahimé. Ma il destino ha scelto per me. Era il vostro piccolo fiore, e sono diventata la rosa di Versailles. E un giorno, che cosa si ricorderà di me? Quando i ritratti saranno consumati dal tempo, quando si spegnerà l'eco della battaglia... cosa, cosa si ricorderà di me? Voi potete dirmelo, madre? Resterò per sempre vostra figlia... e a mia volta sarò per sempre una madre. 

 


E' ormai il tramonto sul giardino. La stanza in penombra, lascio che il chiaroscuro invada le cose, senza oppormi. Odo passi risoluti che solcano il corridoio, ne riconosco la cadenza regolare e decisa, sorrido mio malgrado.

Aspetto l'attimo in cui la vostra figura comparirà sulla porta e mi onorerà della vostra visita. Vi aspetto seduta come si confà a una Regina che attende di essere ossequiata, anche se non ci sono formalità con voi, e da un tempo così remoto da sembrare quasi consuetudine.

Chissà se mia madre avrebbe gradito una tale confidenza, e da un soldato.Avrei voluto che mi spiegasse i doveri di una Regina.Forse non ne ebbe il tempo. O forse sono cose che non ritenne opportuno insegnare. Ma Ella l'aveva nel sangue, l'attitudine al potere, ed era un potere fermo e giusto.

Io no. Strano come adesso tutto appaia chiaro. Proprio mentre il buio avanza sulle cose, tutto appaia chiaro.

Le attitudini si apprendono, ma mal si radicano se non c'è predisposizione. E oggi che la vita ha spento con durezza la mia ingenuità, il mio cuore fanciullo, il mio essere bambina, oggi che mi si chiede una forza che non ho, una determinazione che non mi appartiene, che non sia capriccio, ma esercizio di ferma lungimiranza... oh, madre! Ho ascoltato i miei sentimenti più di quanto fosse opportuno. 

Senza che nulla potesse cambiare per davvero. 

In fondo, il cuore si abitua a tutto... male che va, si spegne un po'.

 

Oscar... Voi mi restereste vicino per difendermi?

Non so perché questa domanda. Ma i vostri occhi si socchiudono, e quando li riaprite sono liquidi, al pari dei miei.

E' così dunque.

Una regina deve seguire la sua strada. Qualunque essa sia. A dispetto del cuore e le sue forme, dei suoi ricordi ed i suoi vincoli. 

Ditemi che ci rivedremo ancora.

Ditemi, madre, che sto facendo la cosa giusta.

Adesso che l'ultima mia amica mi volge le spalle, che il vento della sera mi fa rabbrividire, e un gelo senza nome si spande, da dentro...

Ditemi che il mio sarà un destino da Regina.

E da Regina, io lo affronterò.  



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Cari tutti, chi ha letto la mia "Come petali del vento", vi riconoscerà l'ambientazione e l'incontro tra Oscar e la Regina.Avevo voglia di qualcosa che parlasse di una madre, e di una figlia.

Grazie a chi leggerà.

Con affetto, Amantea   

 

   
 
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