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Autore: Ambaraba    24/05/2016    2 recensioni
Cosa accadrebbe se i personaggi che ben conosciamo si muovessero in un mondo in cui non ci sono creature a cui dare la caccia, ma ugualmente pericolose? E se gli angeli fossero robot? E se i fratelli Winchester fossero i capi di un manipolo di esseri umani che lottano per la libertà e Metatron fosse l'artefice di una dittatura in un mondo futuristico?
E se qualcuno, caduto dal cielo per sbaglio, venisse a salvarli?
(Piccola rivisitazione fantascientifica sulla nona stagione.)
Genere: Azione, Guerra, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gadreel, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro, Contesto generale/vago
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Capitolo 4 - Gadreel si presenta

  CAPITOLO QUATTRO.

    «È così, ti dico. Ci abbiamo parlato, ma non ricorda niente – a parte di aver dormito per molto tempo, prima di essere svegliato da una forte esplosione... Ma non ci sono dubbi.»
    «Dev'essere uno dei prototipi che si sono dispersi dopo il vostro attacco alla base di Metatron. Dice di essere stato creato da Chuck, e anche i dati nella sua matrice sembrerebbero confermarlo. È stato progettato almeno dieci anni fa, ovvero quando ancora la Robotics Industry era gestita da Chuck e non da Metatron.»
    «Be', sarebbe un bel colpo di fortuna. Chuck ha creato solo cose buone...»
    «Infatti, credo sia così. A me è sembrata una creatura sorprendentemente mansueta e docile. Credo che dovreste parlarci... Ne verranno fuori sicuramente delle cose molto interessanti. Ma andateci piano: non è ancora nel pieno delle forze.»

   
    Da qualche ora, Gadreel passa continuamente dal sonno alla veglia. È intrappolato in uno strano stato sospeso – ma i ragazzi gli hanno assicurato che è perfettamente normale, nelle sue condizioni. Il suo sistema lavora a sprazzi, alternando momenti di grande attività, in cui ripara da solo i propri crash, a momenti in cui riduce il consumo di energie al minimo per non danneggiarsi ancora.
    In questo momento, l'androide è quasi del tutto sveglio – se non fosse per quel fastidioso intorpidimento generale e quella... Stanchezza... - ma ha ancora molto bisogno di riposare. Il lettino è comodo e i due giovani ricercatori gli hanno dato una coperta sotto cui raggomitolarsi... Non potrebbe desiderare nulla di più.
Sta quasi per riaddormentarsi, quando sente la porta del reparto riparazione aprirsi. Così riapre gli occhi, si solleva lentamente a sedere e si scosta la coperta di dosso.
    Ci sono tre individui sconosciuti, con Charlie. Il primo ha corti capelli castano chiaro, occhi verdi e un velo ruvido di barba sulle guance. Ha l'aria dura e lo sguardo deciso del militare di lunga esperienza, indossa una giacca tattica di tela verde piena di tasche ed è pieno di armi che non si cura affatto di nascondere. Sprizza sicurezza da ogni gesto: è quasi aria di sfida, la sua. Il secondo uomo è di qualche anno più giovane: ha capelli castani più lunghi rispetto al primo e anche la sua espressione è decisamente più cordiale. È il più alto del trio. ma non risulta minaccioso, anzi. Accenna un sorriso, entrando: è l'unico che se ne cura. L'ultimo sconosciuto è più difficile da decifrare. Sul metro e ottanta, capelli scuri, occhi azzurri e pelle chiara; mantiene un atteggiamento neutro e prudente, come per non esporsi troppo. Qualcosa in lui è familiare e allo stesso tempo estraneo, per Gadreel: ma proprio non riesce a capire di cosa si tratti.
    «Ehi, ciao Gadreel,» lo saluta la ragazza, disponendosi tra lui e il terzetto. «Come ti dicevo, ti ho portato alcuni miei amici. Loro sono Dean», indica il militare, «Sam,» il ragazzo coi capelli lunghi, «e questo è Castiel. Anche lui è un androide, come te.»
    Gadreel sposta lo sguardo sui tre, curioso. Soltanto dopo qualche istante si rende conto di non aver ancora spiccicato parola; così raddrizza la schiena, rilassa le spalle, sorride.
    «Piacere di conoscervi.»
    «Piacere di conoscere te, fratello. Come ti senti?», chiede Castiel. Ha accennato un sorriso, alla parola fratello.
    «Molto meglio, ora,» risponde Gadreel, guardandolo negli occhi. Non ha mai visto un altro come lui, vorrebbe fargli una marea di domande ma ha a malapena il tempo e l'autonomia per sostenere una piccola conversazione – e poi teme di sembrare maleducato. «Credevo di essere morto... Ma poi Charlie e Kevin mi hanno rimesso a posto.» Lo sguardo chiaro dell'androide si sposta sulla ragazza. «Sarò eternamente in debito con voi,» aggiunge.
    Il militare, Dean, aggrotta un sopracciglio.
    «Morto? Gli umani muoiono. Le macchine si spengono e basta,» sbotta, seccato. Il commento gli vale un'occhiata di disappunto da parte di Castiel, che lo rimprovera - ma senza la minima traccia di astio.
    «Dean, sai benissimo che non è così. Non fare l'insolente.»
I due devono aver litigato, o qualcosa del genere. Ci sono molte cose non dette, tra loro due, questioni che non hanno risolto. A Gadreel, nonostante la poca esperienza, è bastato guardarli un attimo per capirlo.
    Il ragazzo alto – Sam – si schiarisce la voce e prende parole, mentre i suoi due amici finiscono di battibeccare silenziosamente a suon di occhiatacce.
    «Allora, Gadreel... Charlie e Kevin mi hanno detto che non ricordi quasi nulla di ciò che ti è successo. È così?», chiede, con gentilezza. Sam ispira tranquillità... Come Chuck.
    «Sì. Sono stato dormiente, per un lungo tempo... Circa dieci anni, stando ai miei riferimenti temporali interni,» è la risposta.
Dean e Castiel ora sembrano di nuovo interessati a lui; Dean se ne sta a braccia conserte per ribadire il suo tacito dissenso, però.
    «E cosa sei?», chiede, brusco – come, a quanto pare, sembra essere sempre.
Gadreel solleva un sopracciglio e stringe gli occhi, confuso.
    «Non capisco,» ammette.
Dean lo guarda riflettendo più o meno la sua stessa espressione.
    «Voglio dire, che funzione hai? Sei un robot ricognitore, pulitore, raccoglitore...», elenca, guardandolo negli occhi.
Per Gadreel, però, quella lista di termini non ha alcun significato.
    «Io... Credo ancora di non capire-- Tutti i robot hanno una sola funzione.» L'androide lo dichiara con decisione. È uno dei pochi punti fermi della sua esistenza, questo.
I tre visitatori, però, sembrano non esserne altrettanto convinti: prima lo fissano, poi si guardano a vicenda con aria interrogativa, poi lo fissano di nuovo. Così Gadreel, leggermente a disagio, si sente obbligato a spiegarsi, per dissipare ogni dubbio.
    «Il compito dei robot è proteggere l'umanità,» recita. Una sola frase, un concetto semplicissimo. Il motivo per cui è stato assemblato, la ragione della sua vita, il motore dietro ogni sua azione. Gadreel è un guardiano e un custode, così come lo sono tutti gli altri robot---
... O no?
Dean spalanca gli occhi verdi e lo osserva, perplesso.
    «Mi sa che ti sei perso dieci anni di storia contemporanea,» commenta. E poi, rivolto a Charlie e Kevin: «Non lo avete ancora aggiornato, vero?»
I due ragazzi scuotono la testa. «Non ancora,» risponde Kevin.
    «Aggiornato su cosa?» domanda Gadreel, dubbioso, spostando lo sguardo su ognuno dei suoi nuovi compagni.
È Castiel a mostrare più empatia nei suoi confronti. Posa una mano sulla sua spalla e lo guarda negli occhi, gli parla con calma e serietà.   
    «Molte cose sono cambiate, fratello. C'è stata una grande guerra, tempo fa, che ha cambiato la geografia del mondo. Dopo un breve periodo di pace, un ingegnere di nome Metatron ha preso il potere e ha instaurato una dittatura, e uomini e robot sono rimasti coinvolti in una guerra civile che dura tuttora... Ci sono eserciti di androidi e di esseri umani che si danno battaglia, oggi: chi uno accanto all'altro, chi uno contro l'altro.»
    Lo sbigottimento sul volto di Gadreel si trasforma rapidamente in incredulo orrore, mentre il suo simile gli parla. «Vuoi dire che... Ci sono androidi che combattono? Uno contro l'altro...? E addirittura contro degli esseri umani...?»
    È impossibile, pensa l'androide. Questo va contro ogni etica--
Qualcuno gli infila una serie di cavetti sottopelle, dietro la nuca. È Kevin, che rileva i miglioramenti delle sue condizioni con uno strumento di diagnosi elettronica. Il macchinario emette una serie di piccoli, rapidi bip, mentre il ragazzo lo monitora.
    «Sì. Ma è molto più complicato di così, Gadreel. Aspetta di stare un po' meglio: con troppe informazioni, rischieresti il sovraccarico,» lo avverte il ricercatore, leggendo i valori sullo schermo.
    «Portatelo da mio fratello,» comanda Dean. «Ci penserà lui a dargli tutte le informazioni che gli servono... E poi potrà fare liberamente la sua scelta.»
    «Quale scelta?» Gadreel si era ripromesso di non fare troppe domande, ma proprio non può evitarlo.
    «Ti spiegherà tutto Sam più tardi. Ora, ragazzi, devo chiedervi di andare... Gadreel sta per esaurire di nuovo l'autonomia, deve recuperare le forze.» Kevin lo aiuta a distendersi di nuovo e il robot esegue. Si sente un po' scarico, in effetti...
    C'è un rapido scambio di saluti, poi Charlie riaccompagna di nuovo i tre uomini alla porta. Gadreel se ne sta raggomitolato su un fianco, con la testa posata sul braccio piegato e un misto di confusione e preoccupazione nel petto. Vorrebbe chiedere tante cose, farsi spiegare tutto subito, ma non ha sufficiente energia per prestare attenzione... I cavetti per la diagnosi formicolano, dietro il collo. Si sta riaddormentando di nuovo.
    Vorrebbe tanto chiedere a Chuck, ma chissà dov'è...

  
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