CAPITOLO QUATTRO.
«È così, ti dico.
Ci abbiamo parlato, ma non ricorda niente – a parte di aver dormito
per molto tempo, prima di essere svegliato da una forte esplosione...
Ma non ci sono dubbi.»
«Dev'essere uno dei
prototipi che si sono dispersi dopo il vostro attacco alla base di
Metatron. Dice di essere stato creato da Chuck, e anche i dati nella
sua matrice sembrerebbero confermarlo. È stato progettato almeno
dieci anni fa, ovvero quando ancora la Robotics Industry era gestita
da Chuck e non da Metatron.»
«Be', sarebbe un bel
colpo di fortuna. Chuck ha creato solo cose buone...»
«Infatti, credo sia
così. A me è sembrata una creatura sorprendentemente mansueta e
docile. Credo che dovreste parlarci... Ne verranno fuori sicuramente
delle cose molto interessanti. Ma andateci piano: non è ancora nel
pieno delle forze.»
Da qualche ora,
Gadreel passa continuamente dal sonno alla veglia. È intrappolato in
uno strano stato sospeso – ma i ragazzi gli hanno assicurato che è
perfettamente normale, nelle sue condizioni. Il suo sistema lavora a
sprazzi, alternando momenti di grande attività, in cui ripara da
solo i propri crash, a momenti in cui riduce il consumo di energie al
minimo per non danneggiarsi ancora.
In questo momento,
l'androide è quasi del tutto sveglio – se non fosse per quel
fastidioso intorpidimento generale e quella... Stanchezza... -
ma ha ancora molto bisogno di riposare. Il lettino è comodo e i due
giovani ricercatori gli hanno dato una coperta sotto cui
raggomitolarsi... Non potrebbe desiderare nulla di più.
Sta quasi per
riaddormentarsi, quando sente la porta del reparto riparazione
aprirsi. Così riapre gli occhi, si solleva lentamente a sedere e si
scosta la coperta di dosso.
Ci sono tre individui
sconosciuti, con Charlie. Il primo ha corti capelli castano chiaro,
occhi verdi e un velo ruvido di barba sulle guance. Ha l'aria dura e
lo sguardo deciso del militare di lunga esperienza, indossa una
giacca tattica di tela verde piena di tasche ed è pieno di armi che
non si cura affatto di nascondere. Sprizza sicurezza da ogni gesto: è
quasi aria di sfida, la sua. Il secondo uomo è di qualche anno più
giovane: ha capelli castani più lunghi rispetto al primo e anche la
sua espressione è decisamente più cordiale. È il più alto del
trio. ma non risulta minaccioso, anzi. Accenna un sorriso, entrando:
è l'unico che se ne cura. L'ultimo sconosciuto è
più difficile da decifrare. Sul metro e ottanta, capelli scuri,
occhi azzurri e pelle chiara; mantiene un atteggiamento neutro e
prudente, come per non esporsi troppo. Qualcosa in lui è familiare e
allo stesso tempo estraneo, per Gadreel: ma proprio non riesce a
capire di cosa si tratti.
«Ehi, ciao Gadreel,»
lo saluta la ragazza, disponendosi tra lui e il terzetto. «Come ti
dicevo, ti ho portato alcuni miei amici. Loro sono Dean», indica il
militare, «Sam,» il ragazzo coi capelli lunghi, «e questo è
Castiel. Anche lui è un androide, come te.»
Gadreel sposta lo
sguardo sui tre, curioso. Soltanto dopo qualche istante si rende
conto di non aver ancora spiccicato parola; così raddrizza la
schiena, rilassa le spalle, sorride.
«Piacere di
conoscervi.»
«Piacere di conoscere
te, fratello. Come ti senti?», chiede Castiel. Ha accennato un
sorriso, alla parola fratello.
«Molto meglio, ora,»
risponde Gadreel, guardandolo negli occhi. Non ha mai visto un altro
come lui, vorrebbe fargli una marea di domande ma ha a malapena il
tempo e l'autonomia per sostenere una piccola conversazione – e poi
teme di sembrare maleducato. «Credevo di essere morto... Ma poi
Charlie e Kevin mi hanno rimesso a posto.» Lo sguardo chiaro
dell'androide si sposta sulla ragazza. «Sarò eternamente in debito
con voi,» aggiunge.
Il militare, Dean,
aggrotta un sopracciglio.
«Morto? Gli
umani muoiono. Le macchine si spengono e basta,» sbotta,
seccato. Il commento gli vale un'occhiata di disappunto da parte di
Castiel, che lo rimprovera - ma senza la minima traccia di astio.
«Dean, sai benissimo
che non è così. Non fare l'insolente.»
I due devono aver
litigato, o qualcosa del genere. Ci sono molte cose non dette, tra
loro due, questioni che non hanno risolto. A Gadreel, nonostante la
poca esperienza, è bastato guardarli un attimo per capirlo.
Il ragazzo alto –
Sam – si schiarisce la voce e prende parole, mentre i suoi due
amici finiscono di battibeccare silenziosamente a suon di
occhiatacce.
«Allora, Gadreel...
Charlie e Kevin mi hanno detto che non ricordi quasi nulla di ciò
che ti è successo. È così?», chiede, con gentilezza. Sam ispira
tranquillità... Come Chuck.
«Sì. Sono stato
dormiente, per un lungo tempo... Circa dieci anni, stando ai miei
riferimenti temporali interni,» è la risposta.
Dean e Castiel ora
sembrano di nuovo interessati a lui; Dean se ne sta a braccia
conserte per ribadire il suo tacito dissenso, però.
«E cosa sei?»,
chiede, brusco – come, a quanto pare, sembra essere sempre.
Gadreel solleva un
sopracciglio e stringe gli occhi, confuso.
«Non capisco,»
ammette.
Dean lo guarda
riflettendo più o meno la sua stessa espressione.
«Voglio dire, che
funzione hai? Sei un robot ricognitore, pulitore, raccoglitore...»,
elenca, guardandolo negli occhi.
Per Gadreel, però,
quella lista di termini non ha alcun significato.
«Io... Credo ancora
di non capire-- Tutti i robot hanno una sola funzione.» L'androide
lo dichiara con decisione. È uno dei pochi punti fermi della sua
esistenza, questo.
I tre visitatori, però,
sembrano non esserne altrettanto convinti: prima lo fissano, poi si
guardano a vicenda con aria interrogativa, poi lo fissano di nuovo.
Così Gadreel, leggermente a disagio, si sente obbligato a spiegarsi,
per dissipare ogni dubbio.
«Il compito dei
robot è proteggere l'umanità,» recita. Una sola frase, un
concetto semplicissimo. Il motivo per cui è stato assemblato, la
ragione della sua vita, il motore dietro ogni sua azione. Gadreel è
un guardiano e un custode, così come lo sono tutti gli altri
robot---
... O no?
Dean spalanca gli
occhi verdi e lo osserva, perplesso.
«Mi sa che ti sei
perso dieci anni di storia contemporanea,» commenta. E poi, rivolto
a Charlie e Kevin: «Non lo avete ancora aggiornato, vero?»
I due ragazzi scuotono
la testa. «Non ancora,» risponde Kevin.
«Aggiornato su cosa?»
domanda Gadreel, dubbioso, spostando lo sguardo su ognuno dei suoi nuovi
compagni.
È Castiel a mostrare
più empatia nei suoi confronti. Posa una mano sulla sua spalla e lo
guarda negli occhi, gli parla con calma e serietà.
«Molte cose sono
cambiate, fratello. C'è stata una grande guerra, tempo fa, che ha
cambiato la geografia del mondo. Dopo un breve periodo di pace, un
ingegnere di nome Metatron ha preso il potere e ha
instaurato una dittatura, e uomini e robot sono rimasti coinvolti in
una guerra civile che dura tuttora... Ci sono eserciti di androidi e
di esseri umani che si danno battaglia, oggi: chi uno accanto
all'altro, chi uno contro l'altro.»
Lo sbigottimento sul
volto di Gadreel si trasforma rapidamente in incredulo orrore, mentre
il suo simile gli parla. «Vuoi dire che... Ci sono androidi che
combattono? Uno contro l'altro...? E addirittura contro degli
esseri umani...?»
È impossibile,
pensa l'androide. Questo va contro ogni etica--
Qualcuno gli infila una
serie di cavetti sottopelle, dietro la nuca. È Kevin, che rileva i
miglioramenti delle sue condizioni con uno strumento di diagnosi
elettronica. Il macchinario emette una serie di piccoli, rapidi bip,
mentre il ragazzo lo monitora.
«Sì. Ma è molto più
complicato di così, Gadreel. Aspetta di stare un po' meglio: con
troppe informazioni, rischieresti il sovraccarico,» lo avverte il
ricercatore, leggendo i valori sullo schermo.
«Portatelo da mio
fratello,» comanda Dean. «Ci penserà lui a dargli tutte le
informazioni che gli servono... E poi potrà fare liberamente la sua
scelta.»
«Quale scelta?»
Gadreel si era ripromesso di non fare troppe domande, ma proprio non
può evitarlo.
«Ti spiegherà tutto
Sam più tardi. Ora, ragazzi, devo chiedervi di andare... Gadreel sta
per esaurire di nuovo l'autonomia, deve recuperare le forze.» Kevin
lo aiuta a distendersi di nuovo e il robot esegue. Si sente un po'
scarico, in effetti...
C'è un rapido scambio
di saluti, poi Charlie riaccompagna di nuovo i tre uomini alla porta.
Gadreel se ne sta raggomitolato su un fianco, con la testa posata sul
braccio piegato e un misto di confusione e preoccupazione nel petto.
Vorrebbe chiedere tante cose, farsi spiegare tutto subito, ma non ha
sufficiente energia per prestare attenzione... I cavetti per la
diagnosi formicolano, dietro il collo. Si sta riaddormentando di
nuovo.
Vorrebbe tanto
chiedere a Chuck, ma chissà dov'è...