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Autore: Blueorchid31    25/05/2016    11 recensioni
Ritorno allo shippuden, dopo gli avvenimenti degli ultimi due capitoli. La mia personalissima versione circa il buco temporale che intercorre tra il 699 e il 700. Naturalmente ci saranno lacrime, risate e tanto, tanto Sasusaku. Penso che abbiate capito che faccio veramente schifo nelle introduzioni, quindi vi auguro solo una buona lettura.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
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#20 Dolce e amaro






Sasuke non riusciva a spiegarsi come fosse potuto accadere, quale sconosciuto e potentissimo jutsu lo avesse fatto capitolare, tuttavia era più che certo che ciò che stava accadendo sotto i suoi occhi potesse essere definito solo in un modo: disgustoso.

E lo disse: «È disgustoso.»

«Sì, lo è» convenne Sakura, seduta al suo fianco, intenta a capire dove iniziasse la lingua di Sai e dove finisse quella della Yamanaka perché a guardarli così sembravano un esperimento mal riuscito di Orochimaru.

«Ce ne andiamo?» propose Sasuke, confidando nella capacità di Sakura di cogliere le sottili sfumature e capire che il suo livello di sopportazione avesse appena superato il limite oltre il quale non sarebbe più stato consapevole delle proprie azioni.

«Non pensi che dovremmo avvertirli?» obiettò lei.

Sasuke non le rispose. Non a parole, per lo meno: le lanciò uno sguardo molto eloquente; talmente eloquente da farla alzare all'istante.

«Ciao, Ino! Ciao, Sai!» trillò, sperando di attirare la loro attenzione per non passare da maleducata – non come una certa persona che stava già percorrendo la strada di casa, incurante di averla lasciata lì - , ma non ricevette alcuna risposta.

Si affrettò a raggiungere Sasuke, già arrivato alla fine della strada, e d'istinto si gettò verso di lui, afferrando il suo unico braccio per fermarlo. Sasuke s'irrigidì, ancora poco avvezzo a quei gesti, soprattutto in pubblico.

«Stai tranquillo, non c'è nessuno in giro. La tua reputazione è al sicuro» dichiarò Sakura, leggendo nei suoi occhi un chiaro grido di aiuto.

Sasuke alzò un sopracciglio, indispettito e da quel contatto fisico assolutamente non richiesto e, a suo dire, inutile, e dal tono quasi canzonatorio usato dalla ragazza che da ''quella sera'' aveva iniziato a essere sempre più sicura di se stessa, facendogli quasi rimpiangere la buona, vecchia, noiosa, Sakura tutta rossori e balbettii.

Ciò nonostante poteva affermare con una certa sicurezza che ci fossero alcune cose di quella nuova Sakura che non lo irritavano più tanto: le sue labbra, per esempio – quelle volte che non le muoveva per parlare. Calde, morbide, profumate, labbra; capaci di adagiarsi sulle sue con delicatezza, come con irruenza, facendolo cadere in un oblio di emozioni che, stranamente, aveva deciso di non rinnegare.

Per ovvi motivi aveva evitato di spiegare a Sakura cosa provasse – sarebbe stato umiliante – e si era imposto di non prendere mai l'iniziativa, attendendo passivamente che fosse lei a richiedere di usufruire delle sue labbra, per non farle comprendere quanto gli piacesse quel nuovo passatempo, quanto fosse diventato indispensabile.

Quella sera, quando lei lo aveva baciato per la prima volta – a tradimento – qualcosa dentro di lui era esploso e il boato era perdurato per alcuni minuti, rendendolo quasi sordo. Era stata forse l'infinita attesa di quel momento a scatenare quella reazione, oppure la rapidità con la quale era avvenuto, fatto sta che era rimasto immobile, con gli occhi sbarrati e con le labbra di Sakura incollate alle sue in un bacio casto, impacciato, ma significativo.

Aveva avvertito uno strano pizzicore agli occhi, non dovuto allo sharingan o al rinnegan, bensì all'emozione. Le sue narici, improvvisamente a contatto con la pelle di lei, erano diventate sature del suo odore così dolce, avvolgente, che solo in rarissime occasioni aveva avuto modo di sentire così da vicino.

Nonostante la temperatura estiva, quando lei si era allontanata, aveva improvvisamente sentito freddo; un brivido lo aveva colto, sotto pelle, ed era stato così intenso da fargli credere che non sarebbe più riuscito a smettere di tremare.

Con un groppo in gola aveva alzato lo sguardo, fino a quel momento puntato sulle sue cosce e sulle mani di Sakura ancora saldamente arpionate alle sue ginocchia, e aveva cercato i suoi occhi, bisognoso di ricevere la conferma che non si fosse trattato di un sogno, o di uno scherzo della sua mente, che fosse accaduto sul serio perché era fin troppo assurdo che si fossero baciati e per di più che fosse stata lei a baciarlo.

Aveva trovato quella conferma stampata in rosso sulle sue guance e poi nei suoi occhi, colmi di speranza e di imbarazzo, e si era sentito per un attimo perso, razionalizzando che da quel momento in poi nulla sarebbe stato come prima e che, in fondo, per lui poteva andare anche bene così. Lo aveva desiderato, era tornato per questo, ma aveva fatto di tutto affinché non accadesse, consapevole che poi non sarebbe riuscito ad allontanarla ancora, a deluderla. A nulla erano valsi i ragionevoli discorsi sui pericoli che lei avrebbe potuto correre scegliendo di stare con lui, neanche la sua incostanza era riuscita a farla demordere: lei aveva preso la sua decisione molti anni prima, in una notte di luna piena.

Sarebbe stato completamente inutile continuare a combattere contro qualcosa che era sopravvissuto a un numero incommensurabile di difficoltà, diventando sempre più forte, e in tutta franchezza Sasuke era stanco di scappare, di auto-infliggersi brutali condanne per un bene superiore, rinunciando a ciò che desiderava davvero.

Animato da questa nuova consapevolezza aveva mandato al diavolo tutti i suoi dubbi, tutte quelle apocalittiche visioni sul loro futuro, e aveva mosso la mano, fino a quel momento arpionata al bracciolo del divano, verso di lei. L'aveva fatta passare tra i capelli morbidi fino a raggiungere la sua nuca, poi si era inarcato in avanti e contemporaneamente l'aveva tirata a sé, mentre gli occhi di Sakura si sgranavano per lo stupore. Aveva poggiato le labbra sulle sue quasi con rabbia e le aveva dischiuse subito, seguendo l'istinto, sentendo l'urgenza di assaggiare il suo sapore.

Sakura aveva accolto la prepotente intrusione della sua lingua con dolcezza; l'aveva accarezzata piano, languidamente, e ne aveva ridimensionato l'irruenza, imponendole un ritmo più lento. Le sue mani avevano lasciato le ginocchia per afferrare il suo viso, per sentire la sua pelle fredda, liscia, finalmente sua, sotto i polpastrelli, e lentamente lo aveva spinto all'indietro, portandolo a poggiare di nuovo la schiena contro la spalliera del divano. Solo a quel punto Sasuke aveva lasciato la sua nuca, facendo scendere la mano sulla schiena. L'aveva stretta a sé con forza, sollevandola da terra quanto bastava per averla quasi completamente addosso e aveva lasciato che la mano di lei si artigliasse alla sua spalla per reggersi e non interrompere il contatto tra le loro labbra.

Aveva visto i suoi occhi chiudersi e con un po' di titubanza l'aveva imitata, lasciandosi andare, in modo definitivo, al turbinio di emozioni e sensazioni che un qualsiasi ragazzo – uno normale – avrebbe provato.



Niente a che vedere con la pomiciata di Ino e Sai in quel ristorante. Sasuke ancora stentava a crederci. Come non riusciva a spiegarsi come Sakura fosse riuscita a convincerlo ad accompagnarla a quella stupida cena, o meglio, una mezza idea ce l'aveva, ma non si capacitava del fatto di aver ceduto.

Era stata furba… molto furba. Si ripromise che in futuro avrebbe prestato più attenzione e non si sarebbe fato incantare dai suoi subdoli stratagemmi: era impensabile che cedesse alle richieste di una donna per un semplice bacio.

Con quel briciolo di orgoglio appena ritrovato si liberò della presa di Sakura e ricominciò a camminare.

Sakura si accigliò per un momento, ma dopo essersi ripetuta per l'ennesima volta che ''non vi era alcuna ragione al mondo per farsi inutili pippe mentali'', ritornò alla carica, riagguantando di nuovo il braccio dell'Uchiha. Sasuke grugnì infastidito e alzò gli occhi al cielo: possibile che quella ragazza non ce la facesse proprio a non essere così appiccicosa?

«Sei il mio ragazzo» affermò Sakura, seria «E come tale, esigo di poter andare in giro abbracciata a te quando ne ho voglia» concluse, sforzandosi di sembrare minacciosa.

Il suo ragazzo?Quando era stato sancito che lui fosse il suo ragazzo?

Sasuke tentò di liberarsi di nuovo della sua presa, ma inutilmente: più tentava di divincolarsi più Sakura stringeva le mani intorno al suo braccio e cominciava sul serio a fargli male anche se lui, stoicamente, non lo dava a vedere.

«Vuoi lasciarmi?!» sbottò esasperato, pur cosciente che in quel modo aveva probabilmente ipotecato in via definitiva la possibilità che lei gli concedesse il bacio della buonanotte.

«Non ci penso neanche» replicò lei, con l'aria di una che piuttosto preferiva staccarglielo pur di non cedere.

Sasuke sbarrò gli occhi, indeciso su quale delle sue due abilità oculari utilizzare o se utilizzarle entrambe per sicurezza.

«Non oserai?!» esclamò Sakura.

Le palpebre dell'Uchiha si chiusero e le labbra si piegarono in un ghigno quasi divertito: la faccia di Sakura era diventata paonazza dalla rabbia e trovava quella sua ostinazione un po' fastidiosa, ma divertente.

Con un gesto veloce la tirò verso di sé, facendole perdere l'equilibrio e costringendola a lasciare la presa per non cadere rovinosamente di faccia a terra.

L'afferrò dalla vita poco prima che toccasse il suolo e la lasciò penzolante per qualche minuto, giusto il tempo per farla riprendere dallo shock e darle modo di meditare sui suoi errori.

«Mi lasci?» gli chiese lei, con gentilezza, sicura di sembrare una specie di sacco di patate.

«Non ci penso neanche» la rimbeccò lui, ripetendo le sue stesse parole.

«Non avrai intenzione di portarmi a casa così?» insinuò lei, spaventata, perché sapeva che Sasuke ne sarebbe stato tranquillamente in grado.

«Sei meno fastidiosa» le confermò, riprendendo a camminare.

«Sasuke-kun, fammi scendere subito o io...»

«O tu? Sentiamo... cosa vorresti fare esattamente, Sakura?» la sfidò apertamente, sadico come lo era stato un tempo.

«Fammi scendere e basta. Non pensi che qualcuno potrebbe vederci e trovare questa cosa un po' stramba?»

«Non sono libero di trasportare la mia noiosa ragazza come più mi aggrada?»

Sakura si ammutolì improvvisamente: lo aveva detto sul serio? Non noiosa, quell'altra cosa. Aveva detto la ''mia'' – omissis – ''ragazza''?

Istintivamente si portò le mani alla bocca per trattenere uno spontaneo urlo di incontenibile gioia mentre nella sua testa la sua vocina interiore canticchiava allegramente: ''Sono la sua ragazza, sono la sua ragazza…'', come una dodicenne decerebrata.

«Tutto ok?» le chiese Sasuke, temendo che stesse per vomitare.

«Oh sì! Va tutto benissimo, Sasuke-kun.» gli rispose e Sasuke, pur non riuscendo a scorgere il suo viso sotto quella massa di capelli rosa confetto, non ebbe alcun dubbio sul fatto che lei stesse sorridendo e in qualche modo si sentì appagato.


Una volta giunti davanti casa di Sakura, Sasuke la lasciò finalmente andare. Sakura si sistemò alla bene e meglio i capelli e la casacca e si avvicinò a lui con molta cautela, temendo qualche reazione inconsulta – dopotutto l'aveva appena trasportata fino a casa come un sacco di patate.

«Ci vediamo domani, Sasuke-kun.» gli disse, iniziando a percepire quella piacevole frenesia da bacio imminente tipica delle novelle fidanzatine.

«Mh» mugugnò lui, annuendo con il capo.

«Domani mattina devo svegliarmi presto, ho un altro incontro con l'Hokage...»

Sasuke non le diede modo di proferire altro: inarcò la schiena e la baciò, prendendola così tanto alla sprovvista che le sue labbra continuarono a muoversi sotto le sue, articolando le parole senza emettere alcun suono.

Aveva agito d'istinto, preso dal panico: era sicuro che Sakura avesse frainteso, che avesse pensato di averlo deluso non avendogli chiesto di entrare, quando in realtà a lui andava bene così perché aveva bisogno di abituarsi a quella nuova condizione, voleva andarci piano. Non che l'idea di dormire con lei lo preoccupasse particolarmente – era già successo in passato – anzi, sarebbe stato di giovamento per la sua insonnia, ma sarebbe stato un passo troppo audace, sicuramente sbagliato. Per come stava messo, e a suo dire ''molto male'', non si sarebbe girato dall'altro lato, dandole le spalle come sempre, ma avrebbe cercato le sue labbra per tutto il tempo fino a prosciugare l'ultima goccia di saliva – era sempre stato un tipo da '' o tutto, o niente ''.

«A domani» le sussurrò sulle labbra con una voce talmente roca che Sakura pensò che sarebbe anche potuta morire lì sul posto di crepacuore.

Lasciò a malincuore la sua maglietta, che per lo shock aveva afferrato con forza e poi stretto per tutta la durata del bacio, e fece qualche passo indietro ancora boccheggiante.

«B-buonanotte» balbettò, confusa, mentre lui infilava la mano nella tasca dei pantaloni e riprendeva il cammino verso la sua dimora.



♦●♦




«Potevi almeno avvisare» borbottò Ino, la mattina seguente.

«Ci ho provato, ma eri… » Sakura tentennò un po' alla ricerca di una definizione che non scadesse nel volgare «molto presa» decretò, infine.

«Già!» esclamò l'altra, con aria sognante, sbattendo più volte le sue chilometriche ciglia.

Sakura decise di sorvolare, sperando così di evitare che a Ino potesse venire la brillante idea di rivelarle particolari scabrosi circa la sua relazione con Sai: la pomiciata della sera prima le era bastata.

«Uffa! Ma quanto dobbiamo aspettare » si lamentò Sakura, guardando l'orologio appeso nel corridoio che conduceva all'ufficio dell'Hokage dove lei e Ino erano in attesa da oltre mezz'ora.

«Hai per caso un appuntamento con Sasuke?» insinuò la Yamanaka che, al contrario di lei, non vedeva l'ora di venire a conoscenza di ogni singolo particolare scabroso della sua storia con l'Uchiha.

«No» negò l'altra, sperando che se la bevesse.

Ino si chiuse nelle spalle, sconfortata, e prese a giocherellare con un piede per ammazzare l'attesa.

«La smetti!?» l'ammonì Sakura, visibilmente alterata.

«Siamo nervosette, eh?» la canzonò la Yamanaka «Cos'è l'Uchiha non ti ha dato il bacio della buonanotte?» ipotizzò, maliziosamente.

Sakura ripensò alla sera prima, all'inaspettato bacio di Sasuke, e avvampò.

«N-non sono affari che ti riguardano»

«Invece sì, fronte spaziosa. Dopo che per anni ho sopportato i tuoi piagnistei credo fermamente che mi riguardino»

E Sakura non poté darle torto.

«Comunque sì, ci siamo baciati» si decise a risponderle «E stento ancora a crederci» aggiunse, sottovoce.

«Adesso manca solo una cosa, quindi» replicò la Yamanaka, guardandola in un modo un po' troppo malizioso per i suoi gusti: stava per dire qualcosa di osceno, se lo sentiva.

«Ino!» sbraitò l'altra, diventando paonazza.

Non che non ci avesse pensato, ma insomma, si erano da poco scambiati il primo bacio e non si erano fatti alcuna promessa di amore eterno, quindi le sembrava un po' prematuro pensare di … Oh Kami! Solo all'idea si sentiva quasi venire meno.

«Quanti anni hai, Sakura? Quanto ancora vuoi aspettare? Non penso che a Sasuke-kun dispiacerebbe più di tanto, dopotutto è un uomo. È vero, è un po' strano... - ci tenne a precisare - ma è un uomo. Io e Sai siamo già ai preliminari, se ti può interessare»

No, non le interessava. L'immagine di Ino e Sai che…

Scosse la testa per allontanare quel nauseabondo pensiero e prese a riflettere sulla prima parte del discorso. In effetti ormai aveva vent'anni e non aveva mai avuto alcuna esperienza in quel senso. Naruto e Hinata stavano cercando di concepire un bambino, mentre lei arrossiva ancora come una dodicenne solo per un bacio sulle labbra.

«Non ne abbiamo ancora parlato, io… insomma… non so» tartagliò confusa, realizzando che forse l'amica avesse ragione, che a Sasuke non sarebbe dispiaciuto, e si sentì improvvisamente un'idiota.

La mano di Ino si spiaccicò sulla fronte in un facepalm di disperazione.

«Non c'è alcun bisogno di parlarne!» urlò l'amica, attirando l'attenzione di un paio di Anbu che stavano transitando nel corridoio «Conoscendovi, se decideste di parlare anche di questo finiresti per andare in menopausa»

In effetti, i tempi con Sasuke, erano sempre stati dannatamente lunghi.

«E poi è una cosa naturale» concluse Ino, posando delicatamente una mano sulla sua spalla per rassicurarla.

Già… naturale.

Sakura ripensò al giorno precedente, al modo in cui Sasuke si era allontanato da lei, così, all'improvviso.

Aveva passato tutta la mattinata a guardare l'orologio in attesa della pausa pranzo. La sera prima era tornata a casa sprizzante di felicità, ma al risveglio, la mattina seguente, era stata colta da un attacco di panico: lei e Sasuke si erano baciati, ma questo non significava che sarebbe accaduto ancora. In verità dopo quel lungo e umido bacio, lui l'aveva gentilmente accompagnata alla porta e le aveva toccato la fronte con l'indice e il medio della mano. Non le aveva detto nulla se non una stentata ''Buonanotte''.

Scoccate le dodici, dopo una mattinata in cui aveva faticato persino a respirare tanta l'ansia che aveva addosso, si era quindi fiondata fuori dalla Clinica decisa a trovarlo. Si era diretta, sicura, verso il bosco al confine del Villaggio, dove Sasuke l'aveva portata tre anni prima. Aveva attraversato di corsa il quartiere Uchiha, ancora fatiscente, e costeggiato il lago, udendo solo il fruscio dell'erba alta al suo passaggio.

Sasuke, come previsto, si stava allenando in quel posto che gli era così caro, fendeva l'aria con calci e pugni, con quell'eleganza che lo aveva sempre contraddistinto. Piccole goccioline di sudore imperlavano la sua fronte e la manica sinistra della maglietta blu a maniche lunghe danzava leggera a ogni suo movimento.

Era rimasta a guardarlo, rapita, sentendo i battiti del suo cuore rimbombarle nelle orecchie, cacofonici rispetto al silenzio innaturale che regnava in quella radura.

«Non hai niente di meglio da fare che stare lì a spiarmi?» le aveva detto, all'improvviso, facendola sussultare dallo spavento: aveva creduto stupidamente che lui non si fosse accorto della sua presenza.

«Volevo vederti» aveva ammesso lei, con coraggio.

Sasuke si era fermato e aveva leggermente girato il viso verso di lei, esibendo una delle sue espressioni indecifrabili che Sakura aveva, per ovvi motivi, interpretato negativamente, ipotizzando subito apocalittici scenari in cui lui le diceva che ciò che era accaduto la sera precedente non avrebbe avuto seguito e che, in vero, era stato un grande errore.

Le sue gambe, tuttavia, ignorando completamente quei funesti pensieri si erano mosse d'istinto e l'avevano portata ad avvicinarsi a lui, con cautela.

Aveva poi allungato una mano, leggermente tremolante, e gli aveva scostato un ciuffo di capelli dal viso. Sasuke era rimasto immobile, l'aveva lasciata fare, e questo l'aveva rassicurata.

«Sakura»

Aveva pronunciato il suo nome in quel modo speciale, con la sua voce profonda e impostata e lei aveva chiuso gli occhi, beandosi di quel suono meraviglioso, e si era avvicinata un altro po' a lui, poggiando la mano sul suo petto sudato.

«Sakura» aveva ripetuto Sasuke, ma questa volta a voce più bassa, quasi roca, con l'intenzione forse di fermarla.

Lei si era alzata sulle punte dei piedi e aveva sfiorato le sue labbra, trovandole straordinariamente calde rispetto alla sera precedente.

Sasuke si era irrigidito, ma non l'aveva respinta e questo l'aveva convinta a osare e approfondire un po' di più quel bacio: aveva stretto la sua maglietta e schiuso le labbra con la speranza che lui facesse lo stesso.

Le loro lingue si erano così incontrate di nuovo e avevano iniziato ad accarezzarsi con una lentezza estenuante, mentre le salive che si mischiavano tra loro producevano un suono quasi impercettibile, ma rilassante, avvolgente.

Quando aveva sentito il braccio di Sasuke cingerle la vita le sue paure si erano dissipate del tutto e con audacia aveva portato l'altra mano dietro la sua nuca, costringendolo ad abbassare il capo. Come era accaduto la sera precedente, il ritmo del bacio era aumentato, diventando sempre più famelico, e il braccio di Sasuke aveva iniziato a stringerla con possessività, schiacciandola contro il suo petto tanto da farle emettere un sommesso gemito. A quel punto, Sasuke, improvvisamente l'aveva allontanata. Si era portato il polso alle labbra, ancora umide della sua saliva, e l'aveva guardata in un modo nuovo, strano, sembrava come intimorito e angosciato.

«Devo riprendere gli allenamenti» le aveva detto, poco dopo, con un tono di voce incerto, non da lui, e Sakura si era fatta da parte, ancora un po' confusa da quello che era accaduto, non riuscendo a spiegarsi cosa avesse fatto di male.

«Stasera vado a cena con Ino e Sai» lo aveva informato «Mi farebbe piacere se venissi anche tu» aveva buttato lì, senza sperarci troppo.

Sasuke aveva abbassato le spalle e scosso lentamente la testa.

«Ma se non ti va non fa niente, io posso...» si era affrettata a dirgli, temendo di averlo contrariato con quella sua richiesta forse un po' troppo ardita.

«Va bene» le aveva risposto, invece, in un soffio.



♦●♦


Dopo un'interminabile riunione con Kakashi-sensei che l'aveva rinfrancata sulla possibilità concreta di ottenere quei fondi, Sakura ritornò a casa e lungo il tragitto continuò a pensare incessantemente alle parole di Ino, riuscendo quasi a convincersi che avesse ragione. Aveva avuto più volte la tentazione di cambiare strada e dirigersi verso casa di Sasuke, ma si era imposta di non essere soffocante, di lasciargli un po' i suoi spazi e che, dopotutto, avevano una vita davanti per stare insieme e...

«Sasuke-kun» sussurrò, con stupore, riconoscendo la sua inconfondibile sagoma appoggiata di schiena contro il muro esterno della sua abitazione.

Sasuke alzò appena lo sguardo, percependo il rumore dei suoi passi sull'asfalto, e si sentì terribilmente stupido realizzando di non aver elaborato una risposta plausibile all'inevitabile domanda che Sakura gli avrebbe posto.

«Cosa ci fai qui?»

Ecco, proprio quella domanda.

«Ci deve essere per forza un motivo?» borbottò sommessamente, brusco, giusto per mantenere un briciolo di dignità.

«N-no. Affatto» replicò Sakura «In realtà avevo avuto la stessa idea» gli confessò serenamente – perché lei la faccenda dell'orgoglio l'aveva superata già da un po' a differenza di qualcun altro che continuava ostinatamente ad alzare barriere invisibili per proteggersi da qualcosa che ormai era in grado di abbatterle tutte.

«Mh» mugolò Sasuke, costringendo i suoi occhi a fissare la punta dei piedi per mascherare l'imbarazzo.

Sakura fu costretta a dare adito a tutta la sua forza di volontà per non saltargli addosso e riempirlo di baci lì sul momento: Sasuke Uchiha imbarazzato... poteva esserci niente di più bello al mondo?

«Entriamo?» si decise a dirgli perché conoscendolo sarebbero potuti rimanere lì fuori in assoluto silenzio anche per tutta la notte e lei era stanca e aveva voglia di baciarlo e magari di dormire con lui.

Mise la chiave nella toppa della porta e sentì il suo respiro caldo sul collo, proprio come la notte in cui lui aveva lasciato il Villaggio. Rabbrividì al ricordo e sentì quasi l'urgenza di girarsi e afferrarlo prima che potesse scomparire di nuovo. Oltrepassò la porta di casa con una rinnovata angoscia nel cuore che scomparve solo dopo aver razionalizzato che il respiro di Sasuke l'aveva seguita passo dopo passo nel genkan buio e si era scostato dal suo collo solo per chiudere la porta alle loro spalle.

Rimase ferma, al buio, davanti al gradino che separava il genkan dal corridoio, sollevata nel saperlo lì, ma agitata al pensiero che Ino potesse avere ragione e che Sasuke si fosse presentato inaspettatamente a casa sua per passare la notte con lei. Dopotutto, secondo la teoria di Ino, Sasuke era un uomo – ok, non era solo una teoria di Ino, ma un dato di fatto – e come tale aveva delle pulsioni – questo era ancora tutto da dimostrare – ed erano entrambi maggiorenni e vaccinati – totalmente inesperti, o almeno così sperava – non ci sarebbe stato niente di male, no?

Allora perché era così nervosa?

Si mosse piano, tastando alla cieca il muro alla ricerca dell'interruttore della luce che qualcuno doveva avere spostato perché era lì, ne era certa, doveva essere lì – per tutti i Kami -, eppure non c'era. Sentì la mano di Sasuke poggiarsi con una delicatezza inaudita sul suo braccio e prese a tremare, mentre il viso di lui sprofondava tra i suoi capelli.

«Hai ancora paura di me» constatò amaramente Sasuke, in un sussurro.

«No» gli rispose lei, con un tono di voce incerto.

«Allora perché stai tremando?»

Non aveva paura di lui, ma con lui. Per la prima volta stavano condividendo qualcosa, qualcosa di reale, non una delle mille fantasie che in quegli anni le avevano dato la forza di cercarlo, perdonarlo e, in ultimo, aspettarlo per quasi tre anni – o meglio da sempre. Il pensiero, ingenuo, forse assurdo, che anche lui stesse provando la medesima paura, riuscì a rasserenarla un poco e a convincerla a rispondergli.

«Stento ancora a crederci che stia accadendo davvero»

«Sakura» borbottò lui, prima di ritrovarsi le braccia di Sakura intorno al collo e la sua bocca di nuovo così vicina.

«Ti amo, Sasuke-kun. Ti amo con tutto il mio cuore. E sono così felice che ho paura di tutto, persino di me stessa» dichiarò lei, sorridente, e a Sasuke sembrò quasi di riuscire a percepire il sapore delle sue parole: dolce e amaro allo stesso tempo; una dicotomia costante nella vita di Sasuke che per un certo periodo della sua vita aveva assaporato solo il secondo, dimenticando come fosse il primo, e ora che stava riassaporando il primo, non riusciva comunque a dimenticare il secondo, ponendolo nella stessa situazione di Sakura.

Era vero: si era creata una connessione tra i loro cuori che li portava a percepire, comprendere e condividere i loro sentimenti. L'amore di Sakura era il suo di amore, la paure di Sakura erano le sue paure e per quanto tutto questo avesse dell'incredibile – solo tre anni prima avrebbe dato del pazzo a chiunque glielo avesse detto o pronosticato – era reale, era bello, e riusciva a farlo sentire parte, di nuovo, di qualcosa.

Sasuke si avvicinò alle sue labbra come per sigillare quei bellissimi pensieri dentro di sé, temendo che potessero scappare via, ma la mano di Sakura, posata con gentilezza sulla sua bocca lo fermò.

«Non ho ancora finito» lo avvisò, mentre Sasuke con un veloce gesto del capo si liberava della sua mano «Io non voglio che pensi che io abbia paura di te perché non è così, io...»

E Sasuke la rimise a tacere nell'unico modo che conosceva e che straordinariamente sembrava essere sempre molto efficace, evitando così di dirle che era noiosa e che non c'era alcun bisogno di spiegargli come si sentisse perché lo aveva capito, non aveva ancora idea di come avesse fatto, ma lo aveva capito.

Si baciarono a lungo, lentamente, nell'oscurità del genkan. Sakura tentò un paio di volte a riprendere il discorso nei brevi momenti in cui la necessità di respirare li aveva costretti a disgiungere le loro labbra, ma puntualmente Sasuke l'aveva messa a tacere. Nell'enfasi del momento non si era neanche accorta che dal centro del piccolo ingresso si erano spostati da un lato e ora le sue spalle toccavano il muro e sul suo corpo gravava il peso di quello di Sasuke. Le loro lingue avevano preso a muoversi più velocemente, i respiri si erano fatti via via più corti e l'aria intorno a loro sempre più calda, quasi insopportabile.

A quel punto Sakura lo sentì.

Sentì il desiderio di Sasuke sfiorarle l'interno delle cosce, leggermente schiuse, e spalancò gli occhi, lusingata, imbarazzata e terrorizzata, mentre nella sua testa riecheggiavano le parole di Ino: ''È naturale, è naturale, è naturale...''

Con un movimento fluido Sasuke la sollevò di poco da terra, sfruttando la parete alle sue spalle come appoggio e Sakura si ritrovò a ricercare con urgenza un appiglio: fece leva sulle spalle di Sasuke e attorcigliò una gamba intorno alla sua.

La bocca di Sasuke abbandonò quella di lei, scendendo prima sul mento, poi sul collo con un'andatura cadenzata e un tocco talmente dolce da essere quasi impercettibile. L'erezione che adesso premeva contro la sua femminilità con lo stesso ritmo dei suoi baci e le provocava un piacere sconosciuto, ma così intenso da darle la sensazione di non avere più un briciolo di forza, di energia. Si aggrappò ai suoi capelli quando sentì i suoi denti affondare con dolcezza nella sua carne e un gemito roco sfuggì dalle sue labbra.

«Sa-suke-kun» sussurrò, senza fiato.

E a quel punto, Sasuke si fermò, di nuovo, come il giorno prima nella foresta. Si staccò bruscamente da lei, sbatté le spalle contro il muro opposto, frastornato, e rimase a testa bassa a contemplare il parquet chiaro del genkan incapace di alzare lo sguardo su di lei. Non riusciva a spiegarsi cosa gli stesse accadendo – o meglio una mezza idea ce l'aveva pure, più che mezza in verità: era lì nei suoi pantaloni e lo portava a comportarsi come un misero pervertito. Faceva bene Sakura ad avere paura di lui perché da quando si erano baciati aveva iniziato ad avere pensieri molto poco casti ed era stato colto da una strana frenesia che, a suo dire, lo stava facendo diventare scemo – quasi al pari del Dobe.

«Sasuke-kun?» lo chiamò Sakura, la cui attività cerebrale aveva iniziato a dare segni di ripresa «Va tutto bene?» gli chiese, subito dopo, avvicinandosi a lui con prudenza – sia mai gli fosse partito qualche embolo.

«Stammi lontana» le intimò Sasuke, pur sapendo che la sua richiesta – la sua imposizione – non sarebbe stata esaudita.

«Perché?»

Sasuke non sapeva cosa risponderle, troppo imbarazzato e troppo poco padrone di se stesso per riuscire a darle una spiegazione sensata che non contemplasse una umiliante confessione.

«È una cosa naturale, Sasuke-kun» azzardò Sakura, ripetendo le parole di Ino e sperando che l'amica ci avesse visto davvero giusto – in caso contrario l'avrebbe fatta a pezzi.

«Io...» sussurrò l'Uchiha e tentennò alquanto prima di continuare perché c'era del vero nelle parole di Sakura, questo era innegabile, dopotutto si amavano – lei glielo aveva ripetuto poco prima e lui non gliel'aveva mai detto, ma questo importava poco adesso – ma non riusciva a lasciarsi andare, bloccato da quella ancestrale paura di perdersi, di cadere ancora vittima delle emozioni «Credo che sia meglio che vada» decretò, infine, girandosi di tre quarti in direzione della porta, mantenendo sempre lo sguardo basso.

Sakura si lanciò letteralmente su di lui e lo strinse forte a sé, ignorando il movimento brusco compiuto da ciò che rimaneva del suo braccio sinistro, che da integro sarebbe riuscito di sicuro a fermarla, allontanarla.

Abbracciò anche la manica penzolante della maglietta insieme al suo corpo e Sasuke sussultò appena sentendosi come stretto da una corda invisibile, una corda che stringeva sempre di più tanto da togliergli il respiro.

«Non scappare» mormorò Sakura, con il viso nascosto tra le pieghe della manica del sul suo avambraccio mutilato «Non scappare più. Non ora» continuò quasi implorante «So di cosa hai paura. Anch'io, a mio modo, sono terrorizzata, ma per una volta, una stramaledettissima volta, sento che tutto andrà per il meglio»

«Con te è sempre tutto così difficile» ammise Sasuke, andando contro ogni più rosea previsione.

«Neanche con te è una passeggiata, sai?» replicò lei, sfregando il naso contro la sua spalla e Sasuke si lasciò sfuggire un laconico sorriso «Andiamo dentro?» gli propose, poi, con gentilezza «Ho una discreta fame» aggiunse, allentando così la tensione.

«Non hai mangiato?» le domandò Sasuke, sforzandosi di comportarsi per una volta – una stramaledettissima volta – come una persona normale, senza però imprimere nessuna inflessione particolare della voce che potesse far trasparire preoccupazione, o peggio allarmismo.

Sakura alzò lo sguardo verso di lui e gli sorrise dolcemente come per ringraziarlo dell'enorme sforzo appena fatto.

«No. Kakashi-sensei era parecchio impegnato oggi» prese a raccontargli, facendogli strada all'interno dell'appartamento «Abbiamo aspettato molto e francamente ero così agitata che non sono riuscita a mandare giù niente da questa mattina»

«Com'è andata?»

Sakura si fermò per un attimo, sulla soglia della cucina, e spalancò gli occhi per la sorpresa: la predente domanda di Sasuke poteva essere interpretata come di circostanza, ma questa... si stava interessando a qualcosa che la riguardava e se Sakura non avesse avuto il timore di rovinare tutto sul più bello con un urlo di felicità, avrebbe urlato, e forte, tanto forte da far echeggiare la sua voce per tutta Konoha.

«Kakashi-sensei sostiene che potremmo farcela questa volta» gli rispose, sorridente come non mai, mentre si dirigeva verso il frigorifero constatando, con amarezza, che non ci fosse al suo interno qualcosa di realmente commestibile.

Lo richiuse e si diresse verso gli scaffali nei quali riuscì a reperire un paio di confezioni di ramen liofilizzato.

«Ramen?!» esclamò Sasuke, arricciando il naso per il disgusto.

«Prima Naruto si fermava spesso a mangiare da me» gli spiegò, tentando di rassicurarlo del fatto che gli anni passati con Naruto non l'avessero fatta diventare una ramen dipendente come l'amico.

«Prima di cosa?» indagò l'Uchiha che già vedeva all'orizzonte una sonora scazzottata con l'Usuratonkachi.

«Prima che si sposasse. Lui e Hinata venivano spesso a cena da me per...» ed esitò prima di concludere la frase: non rientrava tra le sue prerogative far sentire Sasuke costantemente in colpa, soprattutto adesso, ma quando veniva fuori il discorso ''passato'' era quasi inevitabile «non lasciarmi sola» concluse , accanendosi poi sul barattolo di latta del ramen che proprio non voleva aprirsi.

La mano di Sasuke si posò sulla sua e Sakura alzò lo sguardo incontrando i suoi occhi, più caldi e rassicuranti del solito.

«Lascia, ci penso io»

Sakura alzò un sopracciglio, perplessa: era fisicamente impossibile che Sasuke con una sola mano riuscisse laddove l'erede di Tsunade-sama aveva fallito.

«O-ok» acconsentì, con qualche riserva.

Sasuke prese dalla sua mano l'apriscatole e si mise in ginocchio per terra ponendo il barattolo di ramen tra le cosce per tenerlo fermo. Incise i due lati opposti del barattolo e poi cominciò ad aprirlo con una facilità sorprendente.

«Ecco qui» dichiarò l'Uchiha appena terminato il lavoro «Non era poi tanto difficile» si premurò di aggiungere per sottolineare la sua evidente superiorità.

«Ma è stupefacente!» esclamò Sakura, davvero colpita dal modo in cui Sasuke era riuscito nel tempo ad abituarsi alla sua menomazione e a trovare ingegnosi escamotage per affrontare la quotidianità.

Si inginocchiò davanti a lui e gli prese il viso tra le mani, prendendolo così tanto alla sprovvista da ritrovarsi di fronte a una visione più unica che rara di Sasuke Uchiha, un po' ridicola a dire il vero, con quella ruga sulla fronte più profonda e lo sguardo perso, atterrito, ma indubbiamente adorabile.

«L'ho sempre detto: sei un genio» aggiunse e lo baciò, con ancora la scatola di ramen tra le cosce, perdendosi la successiva espressione del suo viso, anche più buffa della precedente.







Angolo Autrice


Buon pomeriggio a voi, carissimi lettori.

Sono sparita per un bel po', lo so, ma tra gli impegni di lavoro e una scarsissima ispirazione ho avuto diverse difficoltà a terminare questo capitolo. In verità non avevo idea di come far continuare la storia perché, pur avendo una mia scaletta mentale, è la prima volta che mi ritrovo a dover costruire passo dopo passo la relazione tra Sasuke e Sakura – benché io sia arrivata a ben 32 fanfiction su questa coppia. Di solito opto per scene molto passionali, poco riflessive: le mie lemon sono quasi sempre scatenate da qualcosa che in questo caso non ho e non voglio neanche avere. Ok, forse sto facendo uno dei soliti discorsi contorti che capisco solo io, ma vorrei riuscire a raccontare come sono arrivati in un modo più o meno ''verosimile'' alla loro prima volta. Ergo preparatevi alle mille e più paturnie di Sasuke. :-)

Chiedo venia per le recensioni a cui non ho ancora risposto; come molti di voi sapranno non lo faccio per cattiveria o perché non mi interessa il vostro parere, al contrario lo aspetto sempre con molta ansia, ma per semplice mancanza di tempo. Mi dispiace anche per quelle storie che sto seguendo assiduamente ma che non riesco a recensire – spero di recuperare quanto prima.

Ringrazio chi ha inserito la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate, chi ha recensito i precedenti capitoli e chi recensirà questo(prima o poi rispondo, giurin giurello).

   
 
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