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Autore: Winry977    25/05/2016    1 recensioni
[https://it.wikipedia.org/wiki/La_collina_dei_papaveri]
Dal film di animazione "La collina dei papaveri" di Miyazaki.
Che vita si potrà mai condurre all'interno del Quartier Latin, dopo le ore scolastiche? Il punto di ritrovo di molti studenti appassionati, affascina e attrae tante nuove personalità, ognuna da scoprire singolarmente. C'è chi cerca cultura, chi cerca solitudine o persino passione; niente che al Quartier Latin non si possa trovare.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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I tasti scorrevano sotto le sue dita, sembrava che li sfiorasse a stento, ma la musica che proveniva dalla stanza, inutilizzata per così tanto tempo, era melodiosa. Il tempo avrebbe dovuto usurare le corde e il pianoforte avrebbe dovuto essere usurato, ma in realtà sembrava più nuovo di quello che sembrava.

Era come se Marienne fosse entrata in una sorta di stato di trance o forse di isolamento, nemmeno lei sapeva descriverlo: quando suonava entrava in un mondo tutto suo e non esisteva nient'altro.

Ecco, pensò, ecco cosa farò dopo la scuola.

Ma era solo un pensiero passeggero, effimero e presto annullato dalle note musicali.

Poi, un rumore.

Qualcosa alle sue spalle le fece mancare un tasto, distraendola.

Anzi, qualcuno.

Si voltò di scatto, interrompendo la melodia. Sulla soglia della porta diversi ragazzi si erano ammassati ad ascoltarla. Tra i primi ascoltatori c'erano il chimico, che l'aveva “protetta” dal gas arancione quando era arrivata, appoggiato allo stipite della porta con un mezzo sorriso, e un altro ragazzo, mai visto prima, nemmeno nei corridoi scolastici, alto, dai capelli corti ma leggermente mossi, che la scrutava con un'espressione indecifrabile dietro gli occhiali squadrati. Alcuni ragazzi, quando avevano visto che si era accorta della loro presenza, se l'erano data a gambe, e così facendo, ad ascoltarla erano rimasti circa cinque o sei ragazzi.

C'era pure il “filosofo”, apparentemente commosso. -B-b-bravissima.- tirò sul col naso, spazzando il silenzio imbarazzante.

-Concordo.- sogghignò il chimico. -Che ne dici, Maeda,- diede una gomitata al ragazzo con gli occhiali, -potreste riaprire il club di musica.

Il ragazzo soffermò lo sguardo su quello di Marienne ancora per qualche interminabile istante, accennò ad un sorrisetto e se ne andò.

Marienne si chiese se stesse ancora respirando o se stesse per collassare. Non si era mai sentita tanto a disagio: di rado qualcuno la ascoltava suonare, e da quando si era trasferita nel piccolo ostello in cui soggiornava al momento, privo di pianoforte o di qualsiasi altro strumento, non aveva più suonato.

Strinse i denti, avvampando, sentendosi tutti quegli sguardi addosso. Non sarebbero stati quei quattro ragazzi curiosi a impedirle di nuovo di suonare. Sarebbe tornata. E con questi pensieri, attraversò il gruppetto di curiosi, scese le scale e uscì dal Quartier Latin.

 

 

Passarono diversi giorni, e puntualmente, al termine delle lezioni, Marienne si recava al Quartier Latin per poter suonare, o semplicemente per poter stare da sola. Nelle rare occasioni in cui non suonava, si sdraiava sul pavimento e si lasciava andare ai suoi pensieri, nel tentativo di rilassarsi. Quando ciò accadeva, i curiosi diminuivano, anche se dal corridoio passavano spesso e volentieri il ragazzo del club di chimica e Maeda. Eppure non proferivano parola, né quando si immergeva nel silenzio né mentre suonava.

Il chimico aveva pronunciato solo una frase da quando era salito fin lassù, mentre il ragazzo misterioso non si era nemmeno pronunciato.

Solo a distanza di settimane la situazione cominciò a cambiare.

A lezioni concluse, proprio quando Marienne stava per avviarsi al Quartier Latin, proprio quando cominciò a piovere forte. Avendo dimenticato l'ombrello all'ostello non poté far altro che soffermarsi sull'uscio della scuola.

La pioggia era come un brano ininterrotto, per lei. Era la sua principale fonte di ispirazione, quando si trattava di comporre. Tuttavia, non accennava a smettere, e lei aveva bisogno anche solo di una tregua di due minuti per raggiungere l'edificio correndo.

Proprio non mi va di bagnarmi fradicia, sospirò appoggiandosi ad un muro.

-Devi andare al Quartier?- una voce dietro di lei la fece sobbalzare. Girandosi notò che era Maeda.

-Ecco…- con la coda dell'occhio guardò nuovamente fuori. No, la pioggia non aveva smesso di picchiettare forte sul cemento. -Praticamente si.

L'altro ridacchiò. -E teoricamente?

-Beh,- arrossì lievemente, cogliendo la battuta. -teoricamente avrei voluto correre fin lì in un momento in cui la pioggia si fosse placata un po', ma…- entrambi guardarono fuori. Marienne inspirò il profumo della pioggia per placarsi. Non sapeva nemmeno perché si stesse agitando.

-Non preoccuparti.- armeggiò lui con la cartella, tirandone fuori un ombrellino. -Per oggi sei salva.

Senza darle il tempo di obiettare, lo aprì e la tirò sotto con sé.

Quasi per tutto il tragitto, Marienne trattenne il fiato. Non era abituata a quel genere di cose, figurarsi stare sotto un ombrello con un ragazzo che le aveva rivolto la parola quell'unica volta.

Una volta arrivati al vecchio edificio, la ragazza si scostò da lui quasi bruscamente, lo ringraziò con un veloce inchino e scappò nell'aula di musica.

Una volta lì, si lasciò andare sullo sgabello del piano, quasi completamente affannata.

Pian piano ristabilì il suo respiro ed appoggiandosi con un gomito ad alcuni tasti del pianoforte emise tre note.

Quasi ebbe un sussulto.

Riprodusse quelle tre note. Ancora, ancora e ancora, finché guidata dal crepitio della pioggia, non si lasciò andare a qualcosa di nuovo. Una musica un po' agitata, ma che si alternava a brevi momenti di tranquillità.

Chiuse gli occhi, e passando da quell'esperimento a un brano conosciuto, riuscì a mescolarli, creando un perfetto mix di classicità e novità.

Continuò imperterrita, perdendo la concezione del tempo, e quando il brano stava per concludersi, lei lo riprendeva da capo. Proseguì su quell'andazzo a lungo, fino a quando le dita non le fecero male ed i polsi non cominciarono a scricchiolare, ma nemmeno quello le importava. Aveva bisogno di stare in pace con se stessa.

Nel suo mix di melodie, ad un tratto se ne aggiunse un'altra. Nuova. Non troppo distante da lei. Un violino.

  
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