Fanfic su attori > Johnny Depp
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Autore: beornotobe    25/05/2016    1 recensioni
PROLOGO
Una ragazza.
Un viaggio studio.
Un ragazzo.
Una compagnia.
Un'organizzazione.
Un pericolo.
New York corre dei rischi.
La parola chiave è ...
ASDAR.
Periferia.
Edifici nascosti.
Quartier generale.
ATTENZIONE.
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Mi svegliai verso le 3:00 di notte, e avevo bisogno di un bicchier d'acqua, così misi fuori i piedi dal lenzuolo e scesi. Camminai sul tappeto in punta di piedi, ma ad un certo punto urtai qualcosa. Allarmata, trasalii. Ero completamente al buio. Mi abbassai, per tastare l'oggetto. Non si trattava di questo, bensì di una persona, ne distinsi il viso passandogli le mani sopra. Stavo iniziando a preoccuparmi, se fosse stato un intruso? "Julia", sentii mormorare. "Johnny?", esclamai, scordando di controllare la voce. "Sh", lo sentii mettersi a sedere. Accese una piccola lampadina che lo illuminó completamente. Mi accorsi di avere il viso sopra il suo e le mani a due millimetri dalle sue guance. Le ritirai, imbarazzata. "Puoi toccarmi", rise lui, afferrandomi le mani e portandosele sulle guance. Le ritirai, scossi la testa e mi morsi il labbro: "Non fare lo stronzo, piuttosto spiegami cosa ci fai qui". Rise ancora. "Posso andarmene se vuoi", si alzó in piedi, barcollando. "Non hai bevuto, vero?", chiesi. "Dovrebbe essermi passata", si grattó la nuca, sorridendo. "Quando sei arrivato?", domandai, le mani sui fianchi. "Per l'una, credo", rispose lui, alzando le spalle. "Okay", risposi, avviandomi verso il letto. Mi afferró per una spalla, mi voltai. "Non volevo andare in camera mia, Winona voleva chiarire e mi aveva detto che mi avrebbe aspettato lì..." Alzai un sopracciglio, fingendo di non saper nulla: "Avete discusso ancora?", chiesi. Annuì. "Bene", gli sorrisi. "Un cazzo", fece, le mani nei capelli e lo sguardo torvo a fissarmi. "E ora che vuoi da me?", chiesi, indietreggiando. "Niente, volevo solo spiegarti perché sono venuto qui", fece. "Oh no, tranquillo Jo', non avrei mai pensato ti fosse venuta voglia di vedermi", mi rimisi a letto, coprendomi col lenzuolo e chiusi gli occhi. "Va via, ho bisogno di dormire", dissi poi, sentendolo avvicinarsi. Mi scostò una ciocca di capelli e me la sistemó dietro l'orecchio delicatamente. Finsi di dormire e respirai piano. Poi lo sentii allontanarsi e sorrisi. La mattina dopo venne a chiamarci Francis: "Forza ragazze, secondo giorno di lavoro!". Balzammo giù dai letti e andammo a prepararci. "È venuto il tuo adorato a farci visita", dissi a Sarah, mentre mi infilavo la maglia, in bagno. "Smettila", scosse lei la testa arrossendo subito. "Sei davvero molto sensibile", commentai, osservandola. "Senti, stanotte ho sentito dei passi", mormoró lei. Risi. "A che ora?", domandai. "Non saprei dirlo, ma mi ero addormentata da poco, verso l'una, presuppongo. Eri tu, vero?", fece, allarmata. "Mi piacerebbe poter dirti di sì, ma non ero io", risi ancora portandomi una mano alla bocca. "E chi era?", chiese, sempre più preoccupata. "Era Johnny", risposi, aprendo le braccia. "Johnny?!", mi fissó interrogativa. Le tappai la bocca: "Zitta, insomma!". "Si, scusa", rise lei, "ma... perché?". "Non voleva tornare in camera sua", spiegai, lavandomi la faccia. "Ah, io l'ho sempre detto che c'era qualcosa...", non la lasciai continuare: "Winona lo aspettava in camera per chiarire la loro discussione del pomeriggio", la freddai con lo sguardo, "e lui non voleva chiarirla", conclusi. Lei annuì non del tutto convinta e continuó a guardarmi con sospetto: "Non l'hai portato a letto o...", "Niente di simile", sbuffai, "Non ti si può raccontare niente", commentai, seccata. Non volli dirle della ciocca di capelli che mi aveva messo dietro l'orecchio, almeno per allora, o mi avrebbe ossessionata per sempre. Io volevo invece andare con calma... Dopo che ci preparammo seguimmo Francis nell'ala ovest ed entrammo dalla grande porta. Diana ci aspettava, sorridente come al solito, ad uno dei tavoli al centro della stanza. "Oggi decoreremo le cornici già pittate". "Non sono mai stata una cima in disegno", commentai, imbarazzata. "Non è necessario, ci si limita a un paio di linee curve, spirali e pallini", spiegó. "Penso tu sappia farli", aggiunse, allungando una mano a prendere una delle cornici allineate una sopra l'altra. "Dovrei riuscirci", feci. "Vi mostro come fare", disse lei, impugnando un pennello dalla punta piuttosto sottile. La cornice era stata pittata di rosso, perciò come tinta decorativa scelse il nero, e cominció a distribuire pallini tutt'intorno ai vertici. Ci passó due pennelli e ci invitó a fare lo stesso. Presi una cornice di legno bianca e vi dipinsi spirali, triangoli, puntini di color arancio. Lo stesso fece Sara con il blu su una cornice grigia. Diana apprezzó il lavoro: "Bene ragazze, avete capito, continuate allo stesso modo. Io vado un attimo in Direzione". Detto ciò uscì dalla porta e noi continuammo impreterrite il nostro lavoro. Non era il massimo, ma meglio di star senza far nulla di sicuro. Ripensai alle mie giornate prima dell'agenzia... Scuola, telefono e dormite. Qualche volta qualche buon libro. Vita totalmente monotona. Il sabato era l'unico giorno decente, uscivamo e ci ficcavamo in uno di quei pub carini che ospitavano complessi musicali con un paio di altre amiche e qualche ragazzo. Lá di solito rimanevamo fino all' 1:00, poi i ragazzi ci accompagnavano a casa e filavamo a dormire. Era piuttosto presto l'ora in cui ci ritiravamo messa a confronto all'ora media degli altri ragazzi di Los Angeles. Quando noi rientravamo molti uscivano e passavano la nottate per strada o in una di quelle discoteche dove non avevo mai messo piede per volontà dei miei. "E se poi vi ubriacate?", Come torni a casa?", "Potreste fare un incidente", "Stai sempre attenta", le solite cose. Mi ritrovai ancora una volta a pensare a quando Johnny mi aveva chiesto se avessi mai bevuto tanto da ubriacarmi e sorrisi. "Eppure quando ti ho vista per la prima volta ho pensato dovessi essere una ragazza piuttosto spericolata e senza regole", le sue parole. Potevo sembrare, ma non lo ero proprio. Insomma, una che si ritira all' 1:00, vergine, non beve, non fuma, che studia, ha un'ottima media e che ha avuto solo 1 ragazzo in terza liceo... Non può di certo essere una ragazza spericolata e senza regole. Ma quando me lo aveva detto non ero riuscita a dirgli questa verità, e non avevo risposto pressapoco niente. Avevo invece fatto un'altra domanda, gli avevo appunto chiesto cosa avrebbe comportato se lo fossi stata. Lui mi aveva risposto che gli sarebbe piaciuto. E in quel momento m'era venuta una dannata voglia di toccarlo da non riuscir quasi a resistervi... Quasi. Diana ricomparve, osservó il nostro lavoro e ci congedó: "Potete andare a pranzo, ragazze, Johnny vi aspetta nella sua stanza". Non potetti fare a meno di sorridere, Sarah se ne accorse e mi diede una gomitata. "Ehi", le schiaffeggiai la mano io, "Mi hai fatto male". "Eh vabbè" fece lei, ammiccando. "Se vuoi lascio andare solo te", aggiunse, ridendo. "Davvero?", feci io, speranzosa. "Muori dalla voglia di starci insieme", scosse la testa ridendo, "Ovvio che te lo lascio". "Non muoio da nessuna voglia", la freddai. "Comunque ok", feci, arrossendo, "vado da sola se vuoi". Dentro di me ero pressochè entusiasta ma mi girai, cominciai a camminare piano e non dissi nulla. "Mangerò da Alice", disse Sarah. "Okay", la salutai e mi avviai verso l'ala est e quindi la camera di Depp. Mi fermai davanti alla sua porta, feci un respiro e bussai, mordendomi furiosamente il labbro per l'agitazione.
  
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