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Autore: Tem_93    26/05/2016    12 recensioni
Lexa Woods è la giovane CEO di una società di costruzioni, fredda come il ghiaccio e bella come la neve.
Clarke Griffin è un'artista mancata e una barista che ha appena perso il proprio lavoro. Ora come ora ha davvero bisogno di soldi ed è disposta a tutto per guadagnarli.
[AU Clexa]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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~Capitolo 9~
 

Lexa aprì gli occhi pian piano, notando una leggera luce filtrare lievemente tra le tende rossastre che abbracciavano il letto. La sveglia non era ancora suonata ma il suo orologio biologico non poteva di certo spegnerlo. Voltò il viso alla sua destra e sorrise.

Tra lei e Clarke sarebbe potuto passare un treno più o meno. La bionda era ancora beatamente addormentata sul bordo del letto. Dormiva sul fianco, dandole le spalle, ma poteva notare il leggero movimento regolare del suo respirare.

Senza fare rumore uscì dal letto, cercando le pantofole bianche prima di dirigersi in bagno.


 

Clarke arricciò il naso e sbadigliò, voltandosi sull'altro lato prima che i suoi neuroni connettessero dove vi trovasse. Spalancò gli occhi terrorizzata dal fatto di essere troppo vicina a Lexa, ma notò il letto vuoto. Fece scorrere la mano sul materasso, sentendo quanto fosse freddo nella parte centrale e diventasse più tiepido lì dove Lexa doveva aver dormito. Si guardò intorno e sentì un rumore di acqua corrente, realizzando che la ragazza doveva essere sotto la doccia.

Constato ciò si rilassò un poco, stiracchiandosi come un gatto per poi mettersi a sedere. Era certa che la sveglia non fosse ancora suonata per cui doveva essere sicuramente molto presto. Ma ormai si era svegliata e non si sarebbe certo riaddormentata, sopratutto sapendo che Lexa era alzata.

Per cui scese dal letto, scalza, avvicinandosi alla porta finestra. Aprì i vetri e subito dopo gli scuretti, cosicché la luce chiara del sole inondò la stanza e accecò momentaneamente la giovane. Clarke si riparò gli occhi col braccio, avanzando sempre a piedi nudi sul terrazzo color sabbia.

Quando arrivò al parapetto ormai si era abituata al bagliore e sorrise ammirando il luogo incantato in cui si trovava. La struttura era situata nei pressi di un grande lago a cui facevano da riparo due basse montagne che ora erano anche riflesse nello specchio azzurro. Tra i due monti si vedeva in lontananza un fiume correre via, mentre un altro scorreva veloce alla sinistra dell'hotel. Più o meno tutto intorno vi era una vasta foresta di conifere di cui Clarke non vedeva i confini. Era uno spettacolo mozzafiato e si maledisse per non aver preso nemmeno un blocco di fogli e alcuni colori.


 

-Buongiorno- sentì Clarke alle sue spalle, rendendosi conto di essere in ammirazione da almeno una decina di minuti. Si volse verso la voce, vedendo Lexa avvolta in un accappatoio bianco latte che pareva sofficissimo, mentre con una salvietta della stessa stoffa si stava asciugando i capelli.

-Hey- le sorrise aspettando che le si avvicinasse. Notò come anche Lexa rimase felicemente stupita della vista che offriva loro quel terrazzo.

-E' stupendo, non trovi?- mormorò. Lexa annuì, con lo sguardo fisso davanti a sé.

-Forse dovresti mettere qualcos'altro se vuoi venire qui.. – disse poi la mora, tenendo il volto rivolto in avanti e un'espressione calma. Clarke subito non capì, ma quando realizzò di essere mezza nuda spalancò gli occhi e scappò dentro, bofonchiando qualcosa che l'altra non comprese.

Lexa tornò in camera poco dopo, recuperando un phon dalle sue cose per lasciare il bagno libero a Clarke, la quale ben presto vi entrò per lavarsi a sua volta. Ogni tanto spegneva l'asciugacapelli per pettinarseli e la seconda volta che lo fece si accorse di una cosa strana. Dalla doccia arrivavano due suoni differenti, anche se quello dell'acqua sovrastava di poco l'altro. Curiosa appoggiò l'orecchio alla porta, sentendo ora meglio la voce dell'altra ragazza che intonava chissà quale canzone. Un sorriso divertito le dipinse il volto; si girò e tornò a finire quello che stava facendo.

Quando la ragazza tornò in camera Lexa era già vestita e pettinata e camminava avanti e indietro parlando al telefono. Clarke colse l'occasione per prepararsi a sua volta, poi si sedette sul divano ad aspettare che la chiamata si concludesse.

-Fame? - domandò Lexa, raggiungendola pochi minuti dopo.

-Sto morendo- annuì Clarke, alzandosi. Lexa fece per aprire la porta ma l'altra la fermò.

-Sarò più invadente del solito d'ora in poi, lo sai? - chiese, con un sorrisetto divertito. Lexa alzò il sopracciglio destro.

-Lo so, non c'è problema- affermò decisa.

-Ah ah- disse l'altra, aprendo a questo punto la porta e facendole gesto di uscire prima di lei. Appena furono fuori Clarke si assicurò di aver chiuso correttamente la serratura magnetica per poi cercare la mano di Lexa e incrociare le dita con le sue, cosa che non aveva mai fatto prima. Lexa cercò di non dare a vedere il piccolo sussulto che aveva avuto, per non darla vinta alla bionda.

Scesero le scale con Clarke che discorreva di quanto fosse spettacolare il posto in cui si trovavano, finché non giunsero a quella che doveva essere la sala da pranzo. I tavolini tondi erano tutti apparecchiati ma nessuno era seduto ad uno di essi. Entrando videro che da un lato vi era una porta che dava su una terrazza davvero ampia dove erano situati altri tavoli apparecchiati in cui diverse persone stavano facendo colazione. Decisero per cui che anche loro avrebbero mangiato all'aperto, comunicandolo al cameriere che si era avvicinato loro per aiutarle in caso di bisogno.

Appena varcarono la porta, sempre mano nella mano, videro occhi correre su di loro. Clarke si voltò verso Lexa, sorridendole, prima che il cameriere le facesse accomodare. Entrambe ordinarono del thé, dopodiché Clarke si diresse al grande buffet di dolce, salato e frutta situato al centro dei tavoli, ma solo dopo aver chiesto a Lexa cosa prendere per lei.

Tornò con una ciotola di frutta fresca e un piatto con due cornetti alla crema ancora caldi. Il thé fu servito poco dopo con biscotti appena sfornati e Clarke pensò che avrebbe voluto far colazione in quel posto per sempre.

Guardandosi intorno notò di essere circondata solo da coppiette più o meno giovani, più o meno affiatate, più o meno realistiche. Se quella signora sommersa da chissà quanti chili di trucco e il giovanotto che aveva a fianco, che doveva avere la metà dei suoi, anni erano una coppia, bé nessuno avrebbe potuto dire nulla su lei e Lexa. Sorridendo a ciò afferrò la mano sinistra della ragazza, risvegliandola dal suo continuo controllo del cellulare.

-Allora, tesoro, qual è il programma di oggi? - le chiese, avvicinandosi a lei per lasciare un bacio sulla guancia. Lexa sentì l'odore di albicocca dello shampo di Clarke, mischiato al profumo del thé e dei biscotti alla vaniglia avvolgerla contemporaneamente.

-Direi di individuare i Signori Murphy e fare quello che fanno loro – disse, bevendo l'ultimo sorso della bevanda calda.

-Passiamo la giornata da stalker insomma- notò Clarke, con un mezzo sorriso. Lexa scosse il capo.

-No! L'intera settimana – la corresse, accennando un sorriso. Clarke ridacchiò addentando una fragola ancora umida.

-Eccoli- sussurrò Lexa, indicandoli con un veloce cenno del capo. I due coniugi, che dovevano essere sulla sessantina, si sedettero ad un tavolo a pochi metri da loro e l'uomo ordinò velocemente la colazione per entrambi. Indossavano vestiti eleganti e lui le parlava arrotolandosi i baffetti grigi in un modo che sembrava abitudinario.

-Ora? - chiese Clarke, notando come Lexa cercava di non fissarli.

-Ora aspettiamo che ci notino e vengano a salutarci – asserì seria.

-E se lo facessimo noi ?- domandò la bionda, mettendo in fila i mirtilli nel piattino.

-No, devono convincersi che è una coincidenza se mi trovo qui. Sono in questo bellissimo posto per passare una settimana con la mia fidanzata, non per spingerlo a vendermi l'azienda. Di questo ne deve essere certo- affermò lei, con due occhi da volpe. Clarke annuì, mangiando le bacche blu una alla volta, in attesa. Aspettarono una decina di minuti ma ancora niente.

-Forse dovremmo..- iniziò Lexa, ma fu interrotta da una fragorosa risata di Clarke. Lexa si accorse che aveva attirato tutti gli sguardi su di loro, anche quello dei Murphy,per cui si sbrigò a sorridere alla donna che aveva di fronte, avvicinandosi a lei per poterle parlare all'orecchio, lasciandole per la prima volta un bacio lei sulla guancia.

Clarke arrossì, cosa che sembrò molto naturale agli occhi degli altri dato che tutti la stavano guardando, ma era stato altro a scaturire un flusso sanguino maggiore sotto le sue gote.

-Ottimo – le soffiò Lexa all'orecchio, tornando composta molto lentamente. Gli altri tornarono alle proprie occupazioni, ma l'obiettivo era raggiunto.

-Signorina Woods, non avrei mai pensato di incontrarla qui – intervenne il Signor Murphy avvicinandosi al loro tavolo con la moglie a fianco. Lexa si alzò e Clarke la vide indossare la sua solita maschera di ghiaccio a cui ormai non era quasi più abituata.

-Signor Murphy, sono io ad essere stupita – rispose la mora, allungando la mano all'uomo.

-Le presento mia moglie, Marie- disse, mentre la donna sorrideva alla ragazza cordialmente.

-E io le presento la mia ragazza, Clarke- ribatté immediatamente Lexa, mentre a sua volta Clarke si alzava in piedi per salutare educatamente i signori.

-Piacere, Alex e Marie Murphy – sorrise l'uomo – così anche lei ogni tanto prende delle ferie! - esclamò poi, rivolgendosi a Lexa.

-Così pare – asserì lei.

-Ma non è stato facile strapparla dal suo ufficio – scherzò Clarke, sorridendo. L'uomo rise divertito.

-Immagino, è una vera stacanovista!- aggiunse, rivolto ora verso Clarke.

-Che progetti avete per la giornata?- chiese la bionda, notando l'espressione gioviale dell'uomo.

-Terme e relax, vero cara? - disse, aspettando come un cenno di conferma da Marie, che arrivò subito.

-Pare che sia la meta più ambita per il primo giorno- commentò Clarke, guardando ora Lexa e afferrandole quasi di nascosto la mano.

-Bene, allora ci vedremo lì! Buon soggiorno! – augurò l'uomo prima di allontanarsi con la consorte.

-Pronta per il tuo nuovo costume mai provato? - ridacchiò Clarke, attirando a sé Lexa in un abbraccio inaspettato. Subito la mora non sapeva che fare, ma poi pose le sue mani sui fianchi di Clarke, stringendola a sé.

-Guarda che io non provo mai gli indumenti nei negozi – le specificò, schioccando la lingua un po' infastidita.

-Lo so bene che sei buffa!- la canzonò la bionda, avvicinando i suoi occhi a quelli verdi dell'altra, vedendo le pupille ingrandirsi.

-No, intendevo che so scegliere la taglia anche senza provarla..- precisò Lexa, con una punta acida nella voce, chiudendo gli occhi a fessura.

-Ah ah- annuì Clarke, con un sorriso divertito sulle labbra.

-E smettila con questi “ah ah” - borbottò, quasi scocciata, la mora. Clarke si morse il labbro, staccandosi e trascinandola via.

-Ah ah- squillò un secondo dopo, mentre rientravano nell'edificio per tornare in camera. Lexa roteò gli occhi e strinse la mandibola, ma non disse nulla, lasciandosi guidare dalla bionda. Dopo essere passate per la camera e aver indossato costumi e accappatoi si misero alla ricerca delle terme. Si accorsero che nella hall dell'hotel vi era una grossa cartina colorata che spiegava in modo molto chiaro com'era organizzata la struttura. Per cui, appena si furono orientate, presero le scale che portavano all'accesso interno alle terme.

Entrando trovarono qualche vasca al coperto, ma c'erano ben due porte vetrate che mostravano le piscine di acqua calda esterne. Di comune accordo decisero di uscire, anche perché all'interno per ora c'era solo una coppia in posizioni ambigue e di certo non volevano trovarsi sole con loro.

Fuori la zona termale era recintata da rocce di diversa grandezza e dai colori che sfumavano dal bianco al marrone. Vi era una grande piscina centrale con fontanelle e spruzzi di vario genere; ma intorno si potevano distinguere almeno sei o sette vasche di dimensioni minori, poste ad altezze differenti in base alla morfologia non proprio pianeggiante della zona. Al di fuori c'era un prato ben curato e un pavimento di piastrelle rosee in cui erano ordinati diversi lettini matrimoniali abbastanza isolati tra loro, con tanto di ombrellone e tavolino personale.

Era primavera e la temperatura era gradevole anche all'esterno, ma Clarke non vedeva l'ora di entrare nella vasca. Lei e Lexa scelsero un lettino e ben presto la mora estrasse dalla borsa che si era portata un tablet mettendosi a controllare cose per il lavoro.

-Non andiamo dentro? - chiese Clarke con un'espressione delusa. Lexa alzò gli occhi.

-Vai pure, ti raggiungo tra poco- le disse, annuendo distrattamente. Clarke strinse le labbra e sospirò leggermente.

-Ok- mormorò, slegandosi l'accappatoio e lasciandolo sul lettino accanto a Lexa, dirigendosi all'ingresso della vasca. La mora la osservò quasi di nascosto, notando solo ora per la prima volta come effettivamente quel costume verde aderisse in modo perfetto alle forme di Clarke, risaltando sulla sua pelle chiara. Arrossì e sperò che la ragazza non si voltasse, cosa che fortunatamente per lei non fece.

Clarke allungò un piede in acqua, sentendola incredibilmente calda e piacevole. Entrò velocemente, sorridendo mentre si immergeva completamente. Ogni suo muscolo si rilassò ed era una sensazione davvero gradevole. Immerse anche il capo, risalendo subito dopo, poi prese a nuotare lentamente, sentendo la differenza dei flussi caldi dell'acqua rispetto alla brezza fresca che le accarezzava il volto.

Dopo qualche minuto di estremo relax notò che intorno a lei c'erano solo coppie che chiacchieravano, ridevano, si abbracciavano o si baciavano. Lei era l'unica ad essere sola.

-Signorina Clarke, la sua ragazza si è già persa nel lavoro?- domandò ad un tratto una voce maschile alle sue spalle. Clarke si girò, notando i Signori Murphy che erano appena entrati a loro volta nella piscina.

-Salve, eh sì.. Ma mi ha promesso che tra poco mi raggiungerà- disse la ragazza alzando le spalle. L'uomo scoppiò a ridere.

-Si vede che non siete ancora sposate, mia moglie mi ha sequestrato ogni contatto col mondo esterno prima di colazione!- esclamò l'uomo.

-O si è in vacanza, o no – affermò la donna, con tono deciso.

-Ha ragione e mi ha dato una buona idea- rise la bionda, portando un indice davanti alle labbra.

-La Signorina Woods è sempre così presa dal lavoro che se non fosse stata in sua compagnia avrei potuto pensare che mi stesse inseguendo per cercare di comprare la mia azienda!- scherzò l'uomo, giocando con i baffi bagnaticci. Clarke scoppiò in una risata forzata, cercando di non fargli capire quanto fosse nel giusto.

-Questo è impossibile, ho scelto io la destinazione. Non sapevo nemmeno che lei lavorasse nello stesso settore di Lexa. Vede ci frequentiamo solo da qualche mese- raccontò Clarke, sistemandosi i capelli e lanciando un'occhiata a Lexa, che era ancora sul lettino, completamente assorbita dal dispositivo che aveva tra le mani.

-Capisco. Ho anche io una compagnia di costruzioni a New York, molto piccola. La vorrei vendere ma alle mie condizioni e la Signorina Woods..- iniziò a raccontare l'uomo prima di essere colpito da un buffetto della moglie.

-Quali erano i patti? - domandò lei, socchiudendo gli occhi a fessure. Lui alzò le mani colpevole, guardando Clarke come per dirle che era desolato ma non poteva continuare. Clarke ridacchiò.

-Vi lascio soli, vado a recuperare la mia compagna prima di arrabbiarmi seriamente – li salutò, allontanandosi e raggiungendo il punto da cui era entrata. Uscendo dall'acqua si strinse nelle braccia sentendo l'aria pungente ora che il suo copro si era abituato ad una temperatura di qualche grado superiore. Raggiunse la mora, che nemmeno si accorse che arrivava.

-Basta, hai giocato fin troppo – la rimproverò, strappandole il tablet di mano. Lexa rimase con la bocca spalancata, cercando di riprenderlo, ma quando si alzò Clarke la strinse in un abbraccio.

-Clarke- bofonchiò lei, inutilmente.

-Non puoi lasciare la tua fidanzata da sola, vedi che tutti sono accoppiati- continuò la bionda, rilasciandola per slegarle l'accappatoio con un gesto veloce, scoprendo in un colpo il corpo esile ma tonico della giovane, fasciato solo dal costume nero. Per qualche secondo Clarke si interruppe mentre i suoi occhi correvano sulla pelle di Lexa, la quale non se ne accorse perché troppo impegnata ad imbronciarsi.

Clarke sbatté le ciglia ripetutamente, scuotendo il capo come a distogliere i pensieri che le erano corsi veloci nella mente.

-Su, in acqua!- squillò, spingendo lievemente la donna verso le vasche.

Sciaf

-Clarke!- strillò quasi Lexa sbarrando gli occhi e spalancando la bocca, rivoltandosi verso la bionda che aveva invece un'espressione davvero soddisfatta.

-Hai detto niente baci sulle labbra, non niente schiaffetti sul sedere- si giustificò, arrivandole vicinissima in uno scatto per lasciare un bacetto ruffiano sulla guancia. Le afferrò poi la mano guidandola in acqua.

Stranamente ci mise un po' ad entrare, ma quando fu dentro Clarke la guardò ambientarsi e rilassarsi a sua volta, riemergendo sulla superficie come una sirenetta dalle perle color corallo alle orecchie e due smeraldi per occhi. Nuotarono un poco assieme, in tacito silenzio, godendosi l'acqua calda e la bella giornata. Cambiarono vasca, accedendo ad una rialzata, forse la più alta, che era anche libera.

Da lì riuscivano bene a vedere gli spostamenti di tutti. Lexa si affacciò al bordo per vedere dove fossero i coniugi Muprhy, ma fu presto interrotta da un corpo caldo e morbido che si adagiò alla sua schiena. Non si voltò, sentendo che la sua temperatura corporea era aumentata tutto di colpo e sentì le braccia dell'altra circondarla debolmente.

-Il Signor Muprhy aveva un'idea assurda – mormorò Clarke, appoggiando il mento sulla spalla di Lexa.

-Tipo?- bisbigliò quella, cercando di controllare l'accelerazione del suo battito con molta fatica. Odiava quello che Clarke riusciva a fare su di lei quando faceva mosse così inaspettate, contando tra l'altro che più o meno tutto quello che faceva Clarke era inaspettato.

Proprio come Costia.

-Tipo che se non ti avesse visto in compagnia avrebbe pensato che fossi qui per affari- riportò la bionda, sorridendo quasi sulla pelle di Lexa. La donna non disse nulla, mantenendo un'espressione seria.

-Sai non penso che..- disse poco dopo.

-Io penso di sì invece – la interruppe Clarke, immaginando dove volesse andare a parare – se fossi qui sola la gente penserebbe che li stai fissando in modo molto inquietante; così invece penseranno solamente che ci stiamo godendo le terme, accoccolate mentre guardiamo il bellissimo panorama da cui siamo circondati. - spiegò, stringendosi un poco di più all'altra.

Lexa pensò che avesse ragione e le lasciò fare, stringendo a sua volta le braccia di Clarke che le circondavano il busto.

Rimasero così, un po' in silenzio un po' chiacchierando, per parecchio tempo, lasciandosi cullare dal calore dell'acqua, da una simpatica arietta, dal canto degli uccellini che volavano di albero in albero, dal leggero contatto dei corpi, dal battito regolare dell'altra e dalle lente carezze fatte forse, o forse no, sovrappensiero.

Trascorsero tutta la giornata lì alle terme, cercando di tanto in tanto di far conversazione con i Murphy, ma i discorsi non vertevano mai sul lavoro. A metà pomeriggio le ragazze tornarono in camera, per cambiarsi per la cena e perchè Lexa aveva diverse chiamate perse che voleva recuperare.


 


 


 

Clarke si chiuse la porta alle spalle e notò due fogli sul tavolino. Si avvicinò e iniziò a studiarli.

-Lexa qui c'è tipo il programma della settimana, ci sono parecchie attività programmate. Forse potrebbero interessare anche ai signori Murphy – constatò, facendo correre gli occhi sui caratteri stampati in un blu vivace.

-Prova a dire- si voltò Lexa, attirata dall'affermazione. La raggiunse e si sedette sul comodo divano; Clarke fece lo stesso mettendosi al suo fianco e condividendo con lei il depliant.

-Mmh..Gita alle cascate del Niagara, corsi di cucina, di yoga , visita al lago, al bosco eccetera eccetera – riassumette velocemente la bionda, voltandosi poi verso l'altra – secondo me ci sta, è possibile che siano interessati a parteciparvi – constatò, aspettando però l'approvazione dell'altra.

-Allora domani si va alle cascate!- asserì Lexa con un mezzo sorriso.

-Ottimo- le sorrise Clarke, dandole una leggera spallata – qui invece dicono che se vogliamo la cena, o qualsiasi altro pasto, può essere servita in camera. Poi c'è il regolamento dell'hotel– aggiunse, sventolandolo l'altro foglietto.

-Bè noi dobbiamo puntare a trovarci in tavolo con i Murphy, quindi ceneremo giù. – mormorò Lexa, sistemandosi i capelli ancora umidicci. Clarke annuì, continuando a fissare la giovane al suo fianco. I suoi occhi, senza volere, corsero sul suo corpo che si intravedeva appena poiché l'accappatoio era un po' allentato.

-Vado a fare una lunga doccia, chissà in quanti germi abbiamo nuotato oggi- sbuffò Lexa, sospirando avvilita. Clarke alzò il capo e rise, capendo solo in quel momento perché era stata così restia ad entrare in acqua.

La cena, come deciso, la passarono nel salone che avevano visto apparecchiato la mattina; invece i coniugi, che si aspettavano di trovare lì, avevano probabilmente optato per mangiare da soli in camera.

Finito di mangiare tornarono per cui nella loro stanza, poiché Lexa non aveva alcun interesse di stare in mezzo a quelle coppiette se il suo obiettivo non era presente. Clarke propose di spostare due sedie sul terrazzo e rimasero lì un'oretta, di lunghi ma piacevoli silenzi. Non c'era il bisogno di parlare per tenersi compagnia, solo ogni tanto una faceva notare all'altra il riflesso della luna sul lago, lo spostamento più o meno rapido delle nuvole scure o indicava alcune stelle più luminose di altre.


 


 

Clarke si infilò nel letto, accucciandosi sotto le coperte contenta del bel tepore che le procuravano. Osservò Lexa pettinarsi i capelli in modo accurato come la sera precedente prima di mettersi a letto con lei.

-E' stata una bella giornata, anche se non abbiamo concluso molto. Non trovi? - sussurrò, cercando gli occhi verdi dell'altra. Lexa la osservò. Era appoggiata sul cuscino, con la coperta tirata fin sul mento, con i capelli sparpagliati ovunque, gli occhi stanchi ma che ancora le brillavano, il sorriso spontaneo solo per lei. Il suo cuore iniziò a correre così forte che dovette interrompere il contatto visivo.

-Sì- sussurrò, sistemando le lenzuola e lisciandole con le mani.

-Grazie – mormorò Clarke, chiudendo gli occhi – non sarei mai stata in questo posto da favola se non fosse stato per te –.

Lexa avrebbe voluto risponderle qualcosa, ma non sapeva cosa. Nulla di quello che le venne in mente poteva andare bene. Ed era strano, non era da lei.

La guardò per l'ultima volta prima di spegnare la luce, senza dire nulla.

-Buonanotte Clarke- bisbigliò, sdraiandosi.

-'Notte Lexa-.


 


 


 



 

Alla fine ce l'ho fatta a pubblicare entro oggi :)

Mi sono divertita molto a scrivere questo capitolo, spero sia divertente anche da leggere.

Se vi aspettavate un risveglio imbarazzante mi dispiace, magari un'altra volta ;)

Per il resto ho voluto sottolineare alcune differenze tra i comportamenti di Lexa e Clarke, spero si colgano, ma sono solo dettagli u.u

Per i signori Murphy sono completamente di mia invenzione anche perchè non so se sono mai stati citati nella serie.

Grazie a tutti i lettori e i sempre più dolci recensori <3

A presto,

Tem_93

  
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