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Autore: Eloreden    26/05/2016    0 recensioni
Asuafeld è una magica terra abitata da tredici razze differenti. Un uomo, un profeta, inizia il suo viaggio nel futuro guidato da entità mistiche. Nella sua mente tutto è confuso e poco chiaro come le visioni che egli ha. Trascrive ogni visione come un flusso di coscienza che trabocca dalla sua mente, descrivendo cosa vede accadere nel mondo nel presente, passato e futuro senza comprenderne la vera realtà delle cose.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Precisazione: Questa storia vuole essere una sorta di appendice per quanto riguarda il romanzo principale in quanto presenta o nomina personaggi che appariranno all'interno della serie "Il dominio dei troni". Lo stile vuole essere orientato verso uno stile "biblico", tuttavia è scritto seguendo il flusso di coscenza del narratore dell'apocalisse che trascrive le sue visioni sconnesse. Molte parti saranno poco o per nulla chiare. Prendetele per buone magari un giorno si comprenderà ogni cosa. Ho scritto questa parte quando avevo circa 16/17 anni e un cervello traboccante di idee, a volte trascritte in fretta e furia prima che esse svanissero nel nulla. Sono ben conscio della mancanza di punteggiatura e di imprecisioni linguistice. L'ho riletto più volte ma come si suol dire in questi casi "mi piace così com'è" perchè raffigura proprio l'idea che qualcuno prenda questo libro scritto a mano e lo leggesse come fosse pieno di cancellature e correzioni, scritto di corsa, per evitare di dimenticare le visioni avute. Ciononostante non ho mai voluto correggerlo. 

Oltretutto, per dovere di cronaca, è incompleto e non so quando deciderò di portarlo avanti con serietà. A voi la scelta di leggerlo o meno.

Buona lettura.
PS: Corretta la visualizzazione dei dialoghi
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La fine di tutto e l’inizio di tutto
 
L’avvento
 
Così come negli antichi libri fu scritto, così come nei canti elfici delle dimore di Iulur veniva proclamato, così come il signore Iraku dei gemelli ne parlava. Io lo racconto perché loro come me hanno visto, e come coloro che prima di loro sono venuti e sapevano io così come mi è giunto in visione lo scrivo. Narrerò il racconto contorto e confuso dei giorni prima della caduta di Asuafeld, così come io l’ho visto, così come il signore degli angeli me lo ha mostrato. Il mondo come lo conosciamo decadrà. Le spade è l’onore, la magia e l’ardore. Tutto apparterrà ad un’epoca lontana come quattordici ere che gli uomini contano dal tempo della venuta, dal momento dell’avvento del signore del mondo, dall’arrivo sul trono del dio in terra, dalla supremazia del signore degli inganni. Da lì la clessidra del mondo si è voltata in un’ineluttabile conto alla rovescia.
Il signore parlerà al mondo con parole soavi, di lussuria e depravazione. Da lì la disgregazione del mondo. Le parole del dio entreranno nei cuori deboli, nelle menti perverse, nei criteri contorti, negli arguti intelletti, nei modi di fare, nelle cose da dire. Porteranno furia pazzia crimini e morte. Da lì la disgregazione del mondo. Le parole della bestia entreranno nel cuore duro, nelle menti chiuse, nei fugaci pensieri, nei sogni notturni, nelle battaglie quotidiane. Porteranno furia pazzia crimini e morte. Da lì la disgregazione del mondo. Le parole dell’immondo entreranno nei cuori sicuri, nelle fantasie proibite, nei pensieri depravati, nelle furie indecise, negli ignoti all’uomo. Porteranno furia pazzia crimini e morte. Da lì la disgregazione del mondo. Le parole dell’ignoto entreranno nei cuori istintivi, nei giochi d’ impulsi, nello sfogo geloso, nelle manie paranoiche. Porteranno furia pazzia crimini e morte. Da lì la disgregazione del mondo. Le prime porteranno insicurezza nelle menti labili, le seconde porteranno insicurezza nelle menti forti, le terze porteranno nuovi istinti e nuove manie, le quarte sproneranno l’istinto al compimento.
La clessidra iniziò a girare.
Il giorno dell’avvento coincide con il colpo di spada dell’Eone.
Il giorno dell’avvento coincide con l’urlo dell’organo.
Il giorno dell’avvento coincide con il Torcan del nono rintocco.
Il giorno dell’avvento coincide con la caduta del dio.
Senza il quarto nessuno degli altri. Ma dagli altri il quarto ritornerà.
 
 
 
Il primo Avvento
 
Nimernur disse “E ora vedrai gli avventi come io stesso li ho vissuti, come io stesso li conosco e li vivranno tutti”
E caddi a terra, i muri della casa vibrarono come scossa di terremoto. Il mondo vortico in un turbinio di pensieri poi apparve.
E parole divine sciamarono dell’alto come pioggia, parole che nessuno poteva capire. E Nimernur disse “ Queste parole ora potrai comprendere”. E cosi fu. E quelle parole dicevano. “il primo passo è compiuto, lode all’Eone. La prima tassella è stata collocata, lode all’Eone. Le nove campane ora suoneranno nel giorno del Torcan. Gli angeli anno scosso le ali, e il loro battito spazzerà la terra nella cinquantaseiesima era, per centoundici generazioni di vite, per tre secoli elfici, per ventidue imperatori gemelli”. E la voce continuava come in una salmodia. Poi l’immagine apparve e due figure immerse nel buio dove una di Vampiriche fattezze troneggiava sul corpo debilitato di un uomo dalla folta chioma dai capelli neri. L’uomo non osservava l’esecutore. Lo sguardo era rivolto su di me che come spettatore osservavo la vicenda, in un altro tempo, in altro spazio ma ero lì. E il vampiro calò sull’uomo la spada che si bagnò del rosso sangue di una vita pura. Perché per quanto malvagia possa essere quella figura d’uomo, era d’animo puro. Tutto scomparve come in una pozza d’acqua.
Quando dal mio piccolo chiesi spiegazione il Dio della volta celeste, disse “Osserva e pazienta il momento di comprendere, forse ciò cha accadrà sarà ignoto alla tua comprensione, ma capirai un dì”. E quel dì era il giorno della mia morte per il ritorno allo spirito. Quel dì comprenderò il grande disegno che a me è ignoto. Poi il dio torno su di me come la montagna troneggia su un villaggio. E il suo corpo mi oscurò. E Nimernur tornò a parlare “Questo accadrà nel dì che segue l’avvento ma non nel giorno dell’uomo, ma nel primo dì dell’Eone”. Non compresi il significato di quelle parole ma ascoltando le parole del Divino angelo aspetterò il giorno della comprensione, perché io non osserverò la fine ma tutti ne saremo colpiti. Queste parole mi furono dette dal secondo e io le trascrivo come da me promesso.
Poi nel mio secondo sonno quando la luce brilla alta, una nuova visione. E il letto tremò, la casa scomparve e dal cielo si aprì un varco di luce. Il sentiero del L’Angelo, del secondo, la strada per il primo. Tutto passava per lì, per il sentiero del giorno perpetuo e della notte immortale il primo rintocco ebbe luogo nel momento della fusione. E la campana si spezzò per non suonare mai più. E un nuovo coro si levò, come pioggia dal cielo m’invase. “Lode alle Nove campane dal vibrante rintocco. Il Tocan sta avendo luogo. La prima campana è suonata e le altre otto non si potranno fermare” poi le parole cessarono e in lontananza come una seconda campana un eco si senti, poi mi attraverso, e sentii come la carne lacerarsi, la pelle strapparsi le ossa frantumarsi in un’onda di dolore indicibile ma né il mio urlo si udì perché nel momento in cui fui colpito dall’onda, l’onda era già passata. E il secondo parlò “Quello era il suono della prima campana” la prima campana aveva suonato, la prima come l’ultima. Il divino angelo spalancò le candide ali piumate e abbracciò il mondo. La campana suonò alla metà della notte e per quel giorno fu di nuovo giorno, quel giorno che stava nel mezzo del giorno e della notte per sessantaquattromilaottocento attimi brillò una luce dorata, la luce degli dei che di vita risplende, quella campana come l’ultima campana. In quel giorno nessuno morì nel mondo: né insetto né animale, né pianta né razza abbandonò Asuafeld. E tutti furono prescelti. Io l’ho visto ma non vissuto. Quel giorno un drago attraversò il cielo per nove volte e per nessuna di queste fu visto. Tanta era la luce che inondava il cielo. Ma dall’alto un voce parlò “Tu hai visto il drago del fuoco rosso e ne sarai il custode perché degno di portare le effige di fuoco. L’ elemento della furia implacabile, l’elemento della pace interiore, l’elemento del dominio sui draghi”. E un giovane comparve: portava vestiti che mai avevo visto, con un cappello in testa che ancora non esisteva, pantaloni neri di una stoffa che ancora non era stata concepita e non ne capii la lingua anche se sembrava qualche parola di un accento del Nirodan. “Questo umano viene dal futuro. Questo giorno ha brillato sia qui che nel passato che nel futuro. L’unico che ha visto il drago sei tu giovane guerriero” e dalla mano con il tatuaggio del volto del drago ne scaturì un piccolo esemplare lungo solo un paio di metri che volò verso il ragazzo e lo avvolse nelle proprie spire. Il ragazzo non si mosse e il drago mutò. La testa in elmo, il torace e la schiena avvolsero il petto il ventre e l’addome del guerriero scelto per volontà divina e aderirono come armatura. Le zampe della bestia in guanti e bracciali e schinieri e stivali. E l’armatura combaciò al corpo come in simbiosi con il ragazzo, rossa come il fuoco. L’ultima parte del drago mutò in una lama che come fuoco liquido ondeggiava ma sempre perfetta e delineata, il guerriero la ripose. Poi il secondo parlò “Tu sei il quinto angelo della morte, il quinto cavaliere della fine di tutto, il quinto che porterà nel mondo il volere di Dio. Il tuo nome sarà Urue la furia del vulcano, cavalcherai Loenor il drago supremo dal fuoco mortale. Ora siedi nel quinto trono degli angeli dove aspetterai il tempo che venga la tua ora” quelle erano parole di Nimernur e il condottiero del fuoco rispose “così avvenga se nella volontà del secondo”. Poi scomparve in una fiamma rossa come le gemme dell’ade. 
 
   
 
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