Titolo:
Mano
nella mano, sempre nel modo giusto
Fandom:
Captain
America
Personaggi/Pairing:
Bucky
Barnes, Peggy Carter, Steve Rogers; pre
Bucky/Peggy, pre Steve/Peggy, pre Steve/Bucky, pre OT3 composta da
Steve, Bucky
e Peggy
Genere: ...eh? Boh? Pre-p0rn?
Avvertimenti:
What If?
Parte: 1/1
Rating:
Verde
limone, perché Bucky è uno zozzone
Conteggio
Parole: 302
Riassunto: Comincia
tutto con una risata.
Note:
Sì,
sono più lunghe le note della ff.
Prima ficlet/flashfic non deprimente che pubblico qui (era pure ora,
dai).
Ambientata in CA:TFA, nella sera in cui Peggy indossa quel
vestito
rosso, ma sappiamo tutti come va a finire. Titolo preso da The Lovecats,
dei Cure.
Enjoy~
Mano nella
mano, sempre nel modo giusto
Comincia tutto con una risata.
Più o meno. Bucky non ne è del tutto sicuro. Si
sente più brillo del previsto,
incantato dal vestito rosso e dal rossetto scuro sulle labbra di Peggy
Carter,
appena arrivata. Vorrebbe commentare riguardo a che disgrazia
siano le
uniformi militari, ma rimane in silenzio, osservandola interagire con
Steve.
“Agente, io non so ballare,” sta sorridendo,
imbarazzato e sobrio, lo sguardo
che scivola sulle sue spalle sottili, troppo rispettoso per andare
oltre. Non
ne ha mai avuto il bisogno, pensa Bucky, non ha mai avuto nessuna
ragazza da
invitare, nemmeno quelle che gli presentava lui. “Era Buck
quello bravo,”
continua, voltandosi, un labbro arricciato maliziosamente,
“non è così?”
Carter lo scruta pensierosa, meditabonda. Annuisce. Gli porge una mano.
Continua così: ha i polsi delicati, così sottili
da far dubitare della sua
capacità di imbracciare armi da fuoco e di mettere K.O. i
suoi avversari. Il
vestito fruscia leggero mentre con un braccio cinge la sua vita, lo
sguardo
divertito nel ricambiare i suoi ghigni deliziati, stringendola a
sé e volteggiando sulla pista da ballo. Ha ballato con molte dame, prima
della leva,
e nessuna è mai stata in grado di stare al suo passo come lo
è l’Agente, veloce
e precisa nei movimenti, impeccabile anche in quell’occasione.
Per tutto il tempo fissano Steve, e Steve ricambia lo sguardo.
Quando finisce la canzone il locale si riempie del rumore degli
applausi da
parte degli altri soldati. Tra varie urla e fischi, Carter, i capelli
scompigliati, si risistema il vestito, avvicinandosi al suo migliore
amico.
“Spero di essere invitata dal partner giusto, la prossima
volta,” mormora, il
suo accento inglese morbido e seducente, e Bucky la osserva andare via
e
ritirarsi nelle sue stanze, rapito.
“Un fantasma,” commenta, riferendosi a
sé stesso, e finisce com’è cominciata:
con una risata.