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Autore: Onyxandopal    27/05/2016    1 recensioni
Era cominciato tutto con una scelta ed era finito allo stesso modo. Le due decisioni avevano inciso in maniera diversa sul futuro di chi le aveva prese.
SEQUEL di water, air & fire
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Laurent's pov (piccolo salto nel passato)

Michael era così triste per come stavano andando le cose tra lui e Kresley, non riuscivo proprio a vederlo in quelle condizioni. Era un ragazzo fantastico e non meritava di sentirsi in quel modo, non meritava di perdere la persona per la quale provava dei sentimenti di quella portata. Anche se non se ne accorgeva, lui provava qualcosa per Kresley e di quel passo lo avrebbe lasciato distrutto.

Bussai alla porta di Michael, che venne ad aprirmi con l'espressione di chi si è appena svegliato.

-Hey, posso?- Domandai cercando di abbozzare un sorriso, mentre Michael si spostava e apriva un po' di più la porta.

-Ciao Laurent, è un piacere vederti- SI sedette sulla poltrona. Era dimagrito, aveva le guance meno piene e le sue felpe già grandi sembravano ancora più enormi su di lui. Persino gli skinny jeans parevano più grandi di una taglia.

-Sono passato a vedere come stavi e a darti un consiglio- Mi sedetti davanti a lui, il suo sguardo era sospettoso e un po' dubbioso.

-Sto bene, grazie. Che consiglio devi darmi?- Mi sfregai le mani sui jeans e chiusi per qualche secondo gli occhi. Nella mia mente il nastro della videocassetta del tempo venne riavvolto e le immagini cominciarono a scorrere riportandomi a quel periodo che tutti noi volevamo dimenticare.

-Il mio migliore amico era un nominatore dell'aria. Si chiamava Adrian. Amava i fiori, lavorava come fioraio prima di essere catturati. Conquistava sempre il cuore di tutti con i suoi modi di fare, con la sua conoscenza di ciò che vendeva. E non solo, aveva gli occhi marroni, un sorriso mozzafiato e una simpatia estrema. Uscire con lui e con delle ragazze era una sfida per stare al passo. Un giorno avevo preso una cotta per una ragazza che veniva all'università con me. Era bellissima, dolce, intelligente. Era perfetta. Volevo conquistarla, ma ero una frana in queste cose. Così Adrian mi portò nel suo negozio e mi mostrò uno ad uno i fiori che vendeva. Ricordo cosa mi disse per le rose. Bianca, simbolo di amore puro. Rosa, da regalare ad un caro amico in segno d'affetto. Blu per la saggezza. Gialla per la gelosia, ma anche la vivacità. Arancio per il fascino. Rosa di Banks, la bellezza nel ridere e nel piangere. E infine quella rossa, credo sia chiaro cosa voglia dire. Adrian mi aiutò a scegliere quelle giuste, le confezionò in un bel mazzo, con dei bei nastri e un bel biglietto. Gliele fece consegnare e qualche giorno dopo la ragazza mi chiamò per ringraziarmi e le chiesi di uscire. Un'ora prima che passassi a prenderla, gli Oscuri rapirono me e Adrian, insieme ad altri dominatori. Ci torturarono, ci fecero esattamente ciò che hanno fatto a voi. Mi costrinsero a curare i dominatori che non riuscivano a resistere- Mi fermai per un secondo, il mio fiato era così corto da non riuscire quasi a parlare. Tirai su con il naso prima di continuare, anche se la mia voce era spezzata.

-Un giorno mi portarono Adrian. Volevano che lo curassi e ci provai con tutte le mie forze, era il mio migliore amico e non volevo perderlo. Morì tra le mie braccia insieme alla mia capacità di guarire le persone, avevo consumato tutto il mio potere per cercare di salvarlo. Scoprii che gli avevano messo della polvere cemento intorno al cuore e nei polmoni, così che lui morisse. E' morto tra le mie braccia e l'ultima cosa che mi ha detto è stata ''Non dimenticare il linguaggio dei fiori, mai''- Michael si passò una mano sull'occhio destro, era commosso. Stava piangendo per la mia storia, ma non era quello il mio intento. Dovevo aiutarlo a non perdere Kresley.

-Michael non voglio che tu pianga, ma che tu faccia tesoro di quello che ti ho detto per tenere al tuo fianco Kresley. Devi salvarla prima che sia troppo tardi, perché una volta che l'hai persa non ti resta che un vuoto immenso nel cuore e credimi se ti dico che niente colma quella voragine al centro del petto- Mi alzai schiarendomi la voce e gli sorrisi.

-Spiegale quanto conta per te con le rose- Uscii dalla sua stanza prima che potesse replicare e andai in camera mia, dove potevo piangere da solo per la morte di Adrian.

Michael's Pov

Tenevo in mano un mazzo di rose, ognuna con un colore diverso. Raggiunsi Kresley sulla sua balconata e quando mi vide sorrise leggermente. Le mostrai le rose, il mio cuore batteva all'impazzata e sperai che quei fiori servissero a riportarla da me. Avevo bisogno di vedere la Kresley che mi aveva abbracciato quando eravamo rinchiusi, quella che mi aveva guardato negli occhi e mi aveva aiutato a mettere a tacere i miei demoni.

-Michael, che ci fai qui? Dovresti riposarti...- Mi rimproverò, ma il suo sguardo si rabbuiò quando vide il mazzo che tenevo tra le mani. Le spiegai cosa significasse ogni rosa, lei mi guardava impassibile e mi sentii malissimo. Era come guardare una statua, non mi piaceva quella sua reazione.

Prese la rosa della gelosia, ne spezzò il gambo e la gettò giù. Quella blu perse i propri petali, quella bianca essiccata. Quella rosa venne sbriciolata, quella arancio e quella di Banks furono fatte ammuffire tanta acqua vi irradiò all'interno e quella rossa venne chiusa in un blocco di ghiaccio.

-Ora questa rosa è come me- Ringhiò poggiando il blocco di ghiaccio tra le mie mani e ferendomi. Il mio cuore andò in mille pezzi e seppi che lei non era più capace di amare, che l'avevo già persa per sempre.

Kresley's pov

Entrai nella sala dei dominatori del fuoco e li guardai uno a uno.

-Bene. Oggi vi allenate con me- gridai dal fondo della stanza, senza preoccuparmi troppo di presentarmi. A giudicare dalla reazione di alcuni di loro, mi conoscevano a sufficienza.

-Ma Michael?- chiese una ragazza. La guardai con aria truce prima di replicare.

-Michael ha avuto un problema. E poi non saprete mai quanto siete messi male se non combattete con qualcuno dell'elemento opposto-. Mi guardavano come se fossi pazza.

-Ok ora pensate a qualcosa che vi fa incazzare. Tu con i capelli neri, vieni qui-. La ragazza avanzò lentamente, impaurita. Si fermò a qualche passo da me, credeva forse che l'avrei morsa?

-Cosa ti fa arrabbiare più di tutto?- Chiesi guardandola negli occhi. Erano grigi, profondi. Si stavano caricando di rabbia.

-Chi mi dice che non valgo nulla. Che non sono in grado di farcela da sola- confessò. Le girai intorno come un avvoltoio, come un'aquila che si prepara a scendere in picchiata sulla propria preda.

-Immagina che io sia la persona che ti insulta più di tutte. Immagina che io ti dica le cose peggiori che tu abbia mai sentito in vita tua.- Stava fremendo, era pronta a esplodere. Di lì a poco, avrebbe scatenato tutto il potere che c'era in lei, ne ero certa. Alzò una mano e generò una fiamma, puntandomela contro. Fu troppo lenta, le afferrai il polso e lo misi dietro la sua schiena, mentre con l'altra mano spegnevo la fiamma attraverso l'acqua.

-Troppo lenta e prevedibile. Va a posto, proviamo dopo. Su fatevi avanti uno per uno e vediamo chi riesce a tenermi testa-.

Passarono i minuti, poi le ore. Passarono i giorni e Michael stava a letto, stremato dalle cure. Stava lentamente migliorando, anche se aver avuto acqua in corpo lo aveva stancato molto. Era naturale, acqua e fuoco non erano certo amici per la pelle. Vederlo così però suscitava preoccupazione in me. Era sempre stato forte, aveva sempre tenuto lui le redini della situazione. Ogni giorno facevo allenare i dominatori, per quelle poche ore riuscivo a non pensare a quello che avevo passato. Ma la notte, quando andavo a dormire i ricordi tornavano. Quando toglievo gli abiti da combattimento per indossare il pigiama vedevo le cicatrici che il fuoco aveva lasciato, il segno del braccialetto ancora marchiava la mia pelle. Avevo provato a toglierli con i miei poteri, ma dopo il decimo tentativo avevo decretato che sarebbero rimasti lì per sempre. Cercavo di non farci molto caso, meno li avrei visti meno li avrei ricordati, eppure mi tornava in mente il fatto che alla fine, più guardi un tuo difetto meno lo vedrai quando ti ci sarai abituata. Allora fissavo quei segni per dieci minuti al giorno, così da arrivare al renderli invisibili ai miei occhi.

Passai a trovare Michael, volevo assicurarmi che non avesse una ricaduta.

-Sai che non sono un malato terminale, vero?- Chiese quando fui entrata nella stanza.

-Sì, lo so. Ma voglio solo vedere come stai. Ti infastidisce?- Mi sistemai i capelli dietro le orecchie mentre mi appollaiavo sulla poltrona.

-No, per carità. Ma non c'è bisogno che vieni a trovarmi ogni tre ore- Ridacchiò. Nel frattempo stava accordando la chitarra, seduto accanto alla finestra.

-Ok, d'ora in poi verrò a trovarti una volta al giorno-. Restammo in silenzio per un po', mentre il suo plettro sfiorava le corde tese dello strumento.

-Una volta Luke ha provato a insegnarmi a suonare e ci era anche riuscito... Avevo imparato a tenerla in mano senza spaccarla- Scoppiò a ridere, quanto tempo era che non sentivo quel suono?

-Non è difficile...- Mi portai un ginocchio al petto e lo circondai con un braccio.

-Quanti anni sono che suoni?- lui ci pensò su qualche secondo.

-All'incirca una decina di anni-. Sgranai gli occhi, ovviamente era facile per lui.

-Ci credo che è facile! Suoni praticamente da sempre-. Si sistemò il ciuffo passandoci le mani dentro e io distolsi lo sguardo, senza saperne il motivo.

-Vuoi provare? La sai già tenere, è un passo avanti-. Lo guardai male.

-Sfotti?- Lui guardò altrove con un sorriso divertito.

-Stai sfottendo, eh? Mi vuoi sfidare stronzetto- Lui ridacchiò.

-No, ma so che se non ti si istiga non fai nulla. Sei troppo orgogliosa per perdere l'occasione di vincere- Beh, ero orgogliosa sì, ma non mi andava che fosse lui a dirmelo.

-Non sono orgogliosa- Lui alzò gli occhi al cielo.

-Dai vieni qui- mi alzai e camminai fino al suo cospetto. Mi sedetti davanti a lui con le gambe incrociate. Mi passò la chitarra e io la posizionai come mi aveva insegnato Luke. Mi prese la mano tra le sue e me la posizionò nel giusto modo.

-Luke non la teneva così... Diceva che lui la tiene in modo strano- Mormorai guardando le dita di Michael sistemare le mie sulle corde.

Passammo circa due ore a cercare di farmi imparare qualcosa, fallendo quasi del tutto.

-Beh dai... Non sei malaccio- Disse poco convinto.

-No infatti... Sono peggio- Scoppiai a ridere scuotendo la testa. Notai che mi stava fissando, con un leggero colore rosato sulle guance e un sorriso accennato sulle labbra. Mi schiarii la gola e mi alzai, poggiando la chitarra sulla poltrona su cui ero seduta.

-Devo andare- annunciai alzandomi e dirigendomi verso la porta.

-Ci vediamo domani- Gli sorrisi prima di uscire chiudendomi la porta alle spalle.

Camminai fino alla mia stanza e uscii sul balcone. Mi appoggiai alla ringhiera e guardai l'orizzonte. Era tutto bianco e verde, neve e sempreverdi. Verdi... Come gli occhi di Michael. No, i suoi erano più belli, più profondi, più intensi. Sentii il suono della chitarra arrivarmi dalla finestra della sua stanza aperta, note seguite dalla sua voce profonda. Mi sedetti sulla ringhiera, appoggiandomi al muro dietro di me. Mi piaceva la sua voce, era stupenda. Chissà come sarebbe stata affiancata a quella di mio fratello.

-My mind is a warrior- Sì, Michael, la tua mente era un guerriero che stava lottando per entrambi

-My heart is a foreigner- Forestiero? Non lo sentivo diverso, non veniva da un altro mondo. Ma forse per lui sì, forse considerava se stesso un estraneo al mondo che viveva.

-My eyes are the colour of red like the sunset- Erano rossi come il tramonto, o come il fuoco che era capace di piegare al suo volere? O come erano rossi i miei quando Luke era appena morto? Rossi di lacrime? Michael... Avrei voluto tanto capirlo, ma era un eterno enigma.

-Never keep it bottled up- Avrei voluto che esternasse ciò che provava, che mi dicesse chiaramente contro cosa combatteva ogni giorno, l'inferno che passava. Avrei voluto sapere se per caso fosse colpa mia.

-Left to the hands of the foreigner- No, Michael non era ancora morto, almeno speravo. Speravo che lui non fosse morto dentro come me, altrimenti sarebbe andato tutto quanto a rotoli, non potevo permettere che il suo cuore immenso si spegnesse come il mio.

-Be a true heart not a follower- Non volevo che cambiasse, che seguisse la massa dei falsi sentimenti, dei "Ti voglio bene" detti a caso, dei sogni altrui copiati e incollati sulle pagine della memoria di ognuno.

-We're not done yet now- No, non avevamo ancora finito di lottare, eravamo ancora in ballo. Dovevamo stringere i denti, affilare gli artigli e combattere. Difenderci e armare noi stessi fino ai denti, armarci di pazienza, speranza, perseveranza. Anche se stavo ad occhi chiusi, potevo immaginare il suo sguardo cristallino seguire le sue dita che si muovevano sulla chitarra mentre cantava quell'inno che sembrava parlare di noi

-I see it in your movements and I, If we can ever do this right- lo vedevo nei suoi movimenti che stava lottando con se stesso, da quando ci eravamo baciati, era stato un continuo negarsi sguardi e nascondersi dietro ad una maschera. Il rossore sulle sue guance, il sorriso accennato, i denti che cercavano di trattenere quel gesto spontaneo.

-Oh I'll never let you down- Non avrebbe mai potuto deludermi, era troppo bravo a proteggermi per farlo. Si era preso sulle spalle tutto il peso di quella situazione, aveva fatto gravare su di sé ogni responsabilità pur di lasciarmi il mio spazio per smaltire il dolore. E ancora mi stava dando tempo per reagire, per questo avevo voluto sostituirlo in quei giorni.

-Now keep it on the down low- Stavo tenendo segrete tutte le volte che avrei dovuto ringraziarlo per il mio fottuto orgoglio. Lui stava tenendo segreto ciò che provava, ciò che lo tormentava. Io lo sapevo, sapevo che dentro aveva l'inferno.

-And ill keep you around so ill know, That i'll never let you down- Sapevo che se gli fossi stata vicina non mi avrebbe fatto cadere mai... Ma non era quello il mio posto, accanto a lui doveva esserci qualcuno in grado di sostenerlo, di non far crollare lui.

La melodia di quella canzone terminò, per farne cominciare un altra. La riconobbi immediatamente, l'avevo sentita infinite volte dall'iPod di Luke, quando glielo rubavo. Creai delle scale fino alla sua finestra, che era un piano sotto rispetto alla mia, e un pianerottolo abbastanza in basso da farmi sedere comodamente sotto il davanzale senza essere vista. Scesi silenziosamente i gradini di ghiaccio e mi appiattii contro la parete, con lo sguardo rivolto al cielo e gli occhi chiusi, beandomi della voce di Michael.

- My ship went down

In a sea of sound

When I woke up alone

I had everything

A hand full of moments

I wished I could change

and a tounge like a nightmare

That cut like a blade

In a city of fools- Sorrisi, aveva davvero una bella voce, profonda, leggera, che metteva i brividi. Ti entrava sottopelle e non ne potevi nulla, se non di tenerti la sensazione che ti dava.

-I was careful and cold

but they tore me apart like a hurricane

A hand full of moments

I wished I could change

but I was carried away- Ecco, la sua voce era un uragano, ti investiva e ti lasciava segnato dentro, nel profondo.

-Give me therapy

I'm a walking travesty

But I'm smiling on everything

Therapy you were never a friend to me

and you can keep all your misery - In effetti, non eravamo mai stati amici. Eravamo qualcosa in più rispetto a due estranei o due semplici conoscenti, ma eravamo anche qualcosa in meno rispetto a due amici. Probabilmente eravamo solo due complici in quell'assurda follia.

-My lungs gave out

as I faced the crowd

I think that keeping this up can be dangerous I'm flesh and bone

I'm a rolling stone

And the experts say I'm delirious- Stavamo rotolando nella pazzia come due pietre, deliravamo mentre qualcosa dentro di noi voleva che ci unissimo in una cosa che non poteva esistere. Avevo certamente delirato, quando gli avevo dato quel bacio.

-Give me therapy

I'm a walking travesty

But I'm smiling on everything

Therapy you were never a friend to me

and you can take back your misery

Arrogent boy

love yourself so no one has to

They're better off without you

(They're better off without you)

Arrogent boy

Cause a scene like your supposed to

They'll fall asleep without you

You're lucky if your memory remains- Era davvero migliore senza di me? Probabilmente sì, era migliore da solo, senza il pensiero di me sarebbe stato molto più spensierato

-Give me therapy

I'm a walking travesty

But I'm smiling at everything

Therapy you were never a friend to me

You can take back your misery

Therapy

I'm a walking travesty

But I'm smiling at everything

Therapy you were never a friend to me

and you can choke on your misery-. La versione studio a cui ero abituata era fantastica, ma la versione di Michael era assolutamente magnifica. Restai immobile, cercando di non fare rumore.

-Kresley so che sei lì sotto, vieni qui prima che cadi- Mi chiesi come diamine facesse a saperlo, come mi aveva scoperta?

-Ci sono due motivi principalmente. Uno è che sono un Alpha e leggo nei pensieri, ho sentito i tuoi- Mi sentii avvampare, non poteva aver davvero letto ogni mio pensiero.

-E il secondo motivo è che ti sento vicina. Quando sei a pochi passi da me come in questo momento, sento il tuo calore e il tuo profumo- spiegò affacciandosi e guardandomi con un sorriso. Mi alzai e arrivai all'altezza della sua spalla, avendo fatto alzare il pianerottolo. Mi morsi il labbro.

-Scusa... È che mi piaceva la tua voce- Abbassai lo sguardo sulle mie scarpe. Due dita si poggiarono sotto il mio mento facendolo alzare.

-Tranquilla, non mi da fastidio. La prossima volta però non aspettare fuori dalla finestra, bussa alla mia porta, ok?- Scoppiò a ridere guardando la scalinata che avevo creato.

-Mi devo preoccupare di quella?- Chiese indicandola.

-Direi di no- Con un gesto della mano la feci cadere a terra sotto forma di neve -Posso entrare? Sai non volo- Chiesi. Mi porse la mano e quando la afferrai, mi issò e mi fece entrare. Misi male un piede e feci per cadere, ma prontamente lui mi afferrò. Mi sedetti Sulla poltrona e mi guardai i piedi.

-Cosa facevi da piccola? Insomma... Solitamente i dominatori usano i poteri anche inconsciamente-. Lo guardai.

-In realtà non mi è mai successo. Di solito facevo disperare Luke... Gli prendevo le sue cose, mi nascondevo nel suo armadio per fargli dispetto. Oppure gli spettinavo i capelli- Sorrisi, ricordando del piccolo Luke che cercava di sgridarmi ma non ci riusciva. Si metteva a ridere sempre subito dopo.

-E gli facevi i dispetti tutto il tempo?- Domandò Michael sedendosi davanti a me. Mentre scuotevo la testa i capelli mi caddero nuovamente davanti al viso. Li scostai e parlai.

-Mi spingeva spesso sull'altalena, mi sembrava di volare. Chiudevo gli occhi e immaginavo di essere una farfalla, un passerotto, qualsiasi cosa potesse volare. Anche una fatina. Mi spingeva così forte...-

Chiacchierammo ancora un po', ma poi le maniche della maglietta si alzarono e Michael mi si avvicinò.

-Mi guardò i polsi scoperti.

-Cosa ti hanno fatto quei bastardi?- Mi sfiorò leggermente le piccole cicatrici che il fuoco aveva lasciato su di me. Mi sottrassi dal suo tocco.

-Ti ho fatto male?- Scossi la testa.

-Sto cercando di non farci troppo caso... Ma è difficile e ...- Ebbi un capo giro.

-Kres?- Domandò Michael preoccupato. Mi appoggiai al muro e chiusi gli occhi.

-Sta succedendo qualcosa nella foresta, qualcosa sta assorbendo acqua tra gli alberi- Mormorai guardando fuori dalla finestra, in direzione degli alberi innevati.

-Cosa intendi? Magari è un animale.- Lo guardai seria.

-Un animale non mi farebbe girare la testa, nemmeno se fosse un mammut. Andiamo- Mi alzai, ma facevo fatica a camminare. Quando fummo nel giardino, diretti verso il centro del mio indebolimento, Michael prese un mio braccio e se lo avvolse intorno al collo, mentre mi sorreggeva dai fianchi con il braccio destro.

-Ti aiuto- Disse, mentre sulle sue guance compariva un leggero color rosso. Le nuvolette dei nostri respiri si disperdevano pochi secondi dopo essere comparse, mentre camminavamo verso il punto in cui l'acqua si stava ritirando. Guardai verso il cielo della sera, la luna era piena. Non avrei dovuto sentirmi più forte?

-Stavo pensando ad una cosa... che mi raccontava mia nonna- Sussurrò Michael, vicino al mio orecchio. Non volevamo farci sentire da ciò che poteva nascondersi al di là di quegli alberi.

-Di che si tratta?- Chiesi. Lui aggrottò la fronte, guardando davanti a se e scostando un ramo per farmi passare.

-Una specie di profezia. Diceva quando la luna del terzo ciclo lunare sarà piena, essi ritorneranno per riprendersi il potere toltogli, calpestando ogni essere che oserà interferire con il loro progetto- Lo guardai dubbiosa.

-Credi che centri qualcosa? Chi pensi che possa essere?- Lui negò con un cenno del capo.

-Non lo so, può anche darsi che non centri nulla. Voglio dire, non siamo sicuri di quale sia il ciclo lunare in corso. Potrebbe essere il primo o anche il diciottesimo. Non ha senso affidarsi ad una storiella.- Annuii, mentre sentivo che ci avvicinavamo sempre più al ladro di acqua.

Ci fermammo vicino ad un pino mugo e sentii una strana energia avvolgerci. Chiusi gli occhi, sentendomi improvvisamente forte. Intorno al pino sembrava primavera, come se la neve lì non fosse mai passata. Mi sentii sollevare e quando guardai Michael, era alla mia stessa altezza, a circa mezzo metro da terra. Forse poco di più. Istintivamente portai una mano in avanti, mentre l'essenza dell'acqua si manifestava. Gli stessi movimenti li fece Michael, solo che con entrambe le mani dato il suo doppio dominio. Un'apertura si stava formando sul tronco del pino, come un varco. Dopo circa mezz'ora di intenso lavoro sull'essenza pura dei nostri poteri, una ragazza venne fuori dall'albero, sorridente e formando una scalinata con i rami del pino. Era Veronika.

-Ciao ragazzi. Sono io la dominatrice della terra. Ci credete?-

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Sono tornata :) 

   
 
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