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Autore: sony_97    27/05/2016    2 recensioni
L`amore è amore, ma cosa succede quando colpisce le persone sbagliate? Cosa succede se due persone che non dovrebbero mai amarsi, si innamorano? È corretto ignorare ogni impedimento e lasciarsi guidare dai sentimenti, o bisogna reprimere il proprio amore? Evidentemente non esiste risposta. Bisogna però prendere una decisione. Chissà quale sarà quella dei gemelli Kaulitz...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incest
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CAPITOLO 3 



 

-piacere.-

-salve.-

Si salutarono Tom e il signor Wittmore, lo psicologo. Ebbene, l`unico aiuto che una studentessa di psicologia, quale Serena era, avrebbe potuto consigliare, non poteva che essere una seduta psicoterapeutica. Quindi eccolo qui, Tom si era fatto convincere. Serena non era bastata evidentemente, erano state le suppliche di Bill a convincerlo, il quale ormai aveva ammesso di aver bisogno di aiuto. «Non possiamo andare avanti con questi sensi di colpa» aveva detto, confessando che anche lui, nonostante vivesse più sulle nuvole che sulla Terra, provava un enorme rimorso dopo ogni rapporto con Tom; solo che non lo dava a vedere, tanto meno lo ammetteva a sé stesso. Solo i suoi occhi gonfi di lacrime avevano convinto Tom a farsi visitare. Bill sarebbe arrivato subito dopo di lui per parlare col signor Wittmore. Serena aveva consigliato loro di sottoporsi separatamente alle sedute di modo da poter esprimere i loro sentimenti individuali riguardo alla loro relazione, anziché parlare esclusivamente della relazione. 

Quindi eccolo qui adesso, più determinato che mai a non spiaccicare parola. Innamorato come un folle, questo sì, ma mai meno orgoglioso. 

-accomodati.-

Disse il dottore, indicandogli una poltrona. Tom obbedì.

-allora, Serena mi ha parlato della tua situazione. Ha giurato di avere avuto il tuo permesso e ha detto che era necessario che fosse lei a mettermi al corrente perché tu non mi avresti detto niente. Aveva ragione?-

Domandò.

-pienamente.-

Sentenziò Tom.

-d`accordo, ma allora perché sei qui?-

Tom cominciava già a non poterne più di domande. Si muoveva continuamente sulla poltrona in cerca di una posizione comoda. 

-lo sa già, no?-

Ribatté.

-conosco la tua situazione, ma non so quali aspetti di questa relazione ti preoccupano maggiormente. Questo devi dirmelo tu.-

-non ci conti.-

Disse, sbuffando e alzandosi. Girò dietro la sedia e guardò fuori dalla finestra.

-okay, ci arriveremo con il tempo.-

Tom annuì, con un`espressione beffarda.

-c`è qualcosa in particolare che vuoi dirmi?-

Insistette il dottore. Ma Tom era cocciuto.

-dove siete nati?-

Domandò il dottore, che aveva capito che non sarebbe stato facile.

-in Germania.-

Rispose Tom, cercando di restare il più vago possibile.

-dove di preciso?-

-diciamo Lipsia.-

Lo psicologo annuì.

-e com'è stata la vostra infanzia?-

Tom sbuffò.

-sta cercando un qualche trauma infantile o balle del genere?-

Domandò, con aria da sbruffone.

-no, voglio solo sapere com'è stato fin dall'inizio il rapporto con tuo fratello.-

Tom ciondolava a destra e a sinistra, palesemente ansioso e agitato.

-eravamo bambini, che dovevamo fare?-

-giocare, magari.-

Tom sorrise ai ricordi di quei giorni spensierati e in cui la loro relazione era così pura e perfetta: amicizia. Innocente e spensierata amicizia. Perché non è rimasto tutto com'era prima?

Si domandò sconsolato.

-qual era il vostro gioco preferito?-

Tom dovette pensarci per un po’; ce n`erano così tanti.

-ci piaceva...arrampicarci sugli alberi.-

Disse.

-e a chi non piace.-

Ribatté lo psicologo, sorridendo. Tom continuava a guardare fuori dalla finestra.

-avevate una casa sull'albero?-

-no.-

Tom deglutì, teso.

-nostro padre ci lasciò prima ancora di prometterci che ce l'avrebbe costruita. Ma lui non è mai stato un problema. Bill e mamma sono sempre stati tutto quello di cui avevo bisogno.-

-okay.-

Disse il dottore.

-non mi soffermerò a chiederti di tuo padre quindi.-

Mentì. Sospettava che ci fosse qualcosa sotto dato che non ne voleva parlare, ma sbagliava. Il problema erano solo lui e Bill.

-quindi cosa facevate, vi dondolavate dai rami, vi fingevate scimmie...-

Tom rise, ma era più una risata nervosa che sincera.

-no, facevamo a gara a chi arrivava più in alto, e poi restavamo sdraiati sui rami a guardare il cielo e parlare.-

-di cosa parlavate?-

Tom fece spallucce.

-cose da bambini, come…-

Si girò, pensiero, e tornò a sedersi sulla poltrona.

-come...-

Ripeté, passandosi una mano sulla testa.

-onestamente, parlavamo del nostro futuro. Sognavamo di diventare famosi, di cantare e girare il mondo.-

-avete realizzato i vostri sogni, allora.-

-già...-

Annuì Tom, immerso nei ricordi.

-e poi, ci rilassavamo dalla scuola.-

-molto impegnativa a quei tempi!- 

Ironizzò il dottore. 

-eravate alle elementari, suppongo…?-

Chiese. Ma Tom era serio.

-per Bill non è stato facile. Né alle elementari, né alle medie. Veniva sempre deriso e ridicolizzato, e io mi sono fatto espellere una decina di volte per aver picchiato quegli stronzi che lo maltrattavano.-

Il dottore prese a scrivere sul suo blocco degli appunti.

-e perché lo deridevano?-

-perché era diverso. Lui...è sempre stato più sensibile ed emotivo, e quindi veniva sempre chiamato "femminuccia", "frocio" e con tutti quei nomignoli offensivi. Poi si truccava e si vestiva sempre di nero.-

Tom tornò a quei momenti con la memoria. Ricordò tutte le volte che lo aveva consolato, tutti i giorni che avevano bigiato le lezioni perché Bill aveva paura, tutte le lacrime che aveva versato sulla sua spalla. Il suo povero fratellino ne aveva passate tante, troppe per un ragazzo così sensibile, e meritava per lo meno di trovare un amore che lo rendesse davvero felice. "Non me..." Pensò.

-e tu lo proteggevi?-

-si, sempre.-

-tu invece non venivi deriso?-

-beh naturalmente, ma non mi importava. Io rispondevo con pugni e insulti mentre Bill si chiudeva in sé stesso e soffriva in silenzio. Io stavo bene, era lui che aveva bisogno di aiuto.-

-pensi che adesso sia lo stesso?-

Tom poggiò i gomiti sulle ginocchia e piegò la testa di lato.

-che vuole dire?-

-pensi che anche in questa relazione che avete adesso sia solo Bill ad avere bisogno di te, oppure…-

-no, no, non è solo lui. Anche io.-

-anche tu cosa?-

Voleva farglielo dire, lo stronzo.

-anche io...provo...qualcosa per lui.-

Disse, sforzandosi. "Ma perché cazzo devo dirlo a te!" Disse al dottore, dentro alla sua mente.

Lo psicologo continuò a scrivere mentre Tom cercava con lo sguardo un orologio, non vedeva l'ora di andarsene.

-quali altri giochi facevate?-

Tom si mise a pensare. Queste domande innocenti gli piacevano, gli permettevano di ricordare la sua infanzia, il periodo più bello della loro relazione.

-nascondino. Era il nostro preferito quando fuori pioveva e non poteva arrampicarci sugli alberi.-

-capisco.-

Annuì il dottore.

-e come lo facevate voi? So che ci sono un sacco di versioni diverse del nascondino.-

-Mmh...-

Rifletté.

-uno contava fino a 30, e doveva andare a cercare l'altro che nel frattempo si era nascosto, e quando lo trovava...-

"Bene, e ora cosa gli dico? Dai, pensa in fretta, pensa in fretta!" Si disse Tom, che voleva aggirare la verità di cui si era dimenticato.

-quando lo trovava?-

Lo incitò il dottore.

Tom riprese a muoversi nervosamente sulla sedia.

-senta eravamo bambini, okay? Non sapevamo quello che stavamo facendo.-

-e cosa stavate facendo?-

"Insistente." Pensò Tom.

-se quello che si era nascosto veniva trovato prima di 30 secondi allora quello che l`aveva trovato poteva decidere la "punizione", che consisteva in...-

Ridacchiò, imbarazzato.

-ad esempio un bacio sulla guancia, una carezza sul collo, o sulla mano... Ma eravamo solo bambini, era un gioco innocente!-

-capisco. Punizioni peculiari, tuttavia.-

Disse lo psicologo. Tom annuì.

-a quel tempo non ci sembrava. Ci piaceva, e non vedevamo per quale motivo non avremmo dovuto farlo.-

Tom si prese la testa tra le mani e ormai era quasi deciso a vuotare il sacco.

-è dopo che le cose sono cambiate...o meglio, si sono evolute in una direzione sbagliata.-

-raccontami.-

 
   
 
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