Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Ironicamente_caustica    28/05/2016    0 recensioni
una ragazza che fugge dalla sua vita può trovare la sua ancora di salvezza? e quando non hai la possibilità di mettere radici come puoi innamorarti del destino che ti è capitato?
fuggire in ogni posto e da nessuna parte, perchè finchè i mostri vivranno dentro di te, non sarai mai al sicuro, l'inferno sarai tu, non ciò che ti circonda.
dal testo:
< Ti amo, qualunque siano i tuoi mostri, qualunque sia ciò che ti perseguita (..) io ti amerò comunque > le disse
< Non puoi amarmi, perchè non sono reale, tu non sai chi sono (..) so questo, ma nonostante tutto vicino a te non ho paura, perchè per me profumi di sicurezza >
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sean la teneva tra le braccia, e Scarlett ne respirava l’odore. La depositò sul sedile del passeggero e fece tutto il giro per mettersi alla guida. Si diresse verso il proprio appartamento perché l’idea di perderla di vista per più di cinque secondi era terrorizzante. E alla fine anche Scarlett quando gli aveva chiesto di portarla a casa non intendeva il proprio appartamento, ma ovunque fosse lui, perché anche se lo negava a se stessa lo sapeva che ormai era lui la sua casa.
L’unica che aveva mai avuto. L’unica che avrebbe mai desiderato.
Scarlett riaprì gli occhi stretta al petto di Sean, mentre apriva la porta di casa, si era addormentata in macchina. Nessuno dei due emise suono, come spaventati dal rovinare quella quiete che si stava creando. Appena la testa della donna toccò il cuscino impregnato del profumo di Sean ricadde tra le braccia di Morfeo.
< Chi era quello? > chiese l’uomo buttando fuori il fumo dal naso, con le labbra strette.
< Nessuno. >
< Non mentirmi! > le urlò.
< Davvero, solo un compagno di classe. >
< E allora perché ti abbracciava? >
La ragazzina chinò il capo, in assenza delle parole.
< Voltati. > l’uomo non urlò, lo disse glaciale e controllato, era anche peggio quando era in quelle condizioni, lei lo sapeva, sapeva cosa stava per succedere, sapeva che non vi era modo per impedire quella tortura.
Le strappò via la maglietta leggera e l’intimo. < Così impari a mentirmi ed ad essere disubbidiente. Lo faccio per farti imparare le regole. >
La ragazzina curvò le spalle in attesa del primo colpo. Era il meno doloroso ma era quello che le faceva più paura perché non sapeva quando sarebbe arrivato.
Poi arrivò.
Poi un altro ancora, e ancora e ancora.
Sentiva la striscia di cuoio morderle la carne sottile della schiena aprendone squarci sanguinanti.
Un rumore forte ed acuto le giunse all’orecchie.
< Scarlett, Scarlett. Svegliati per favore! > le mani che la tenevano saldamente per le spalle scuotendola dolcemente non erano più quelle dell’uomo, ma di Sean.
Scarlett capì che quel suono era lei, un grido straziato che le uscì dalla gola. Poi agì d’istinto. Si lanciò tra le braccia di Sean nascondendo il viso nell’incavo del collo piangendo disperatamente, mentre quel profumo l’avvolgeva. Lui continuava ad accarezzarle la schiena, dove Scarlett avrebbe giurato sentire ancora lo schiocco della cintura e la pelle aprirsi sotto di essa. Le mormorava frasi dolci e rassicuranti ma lei continuò a singhiozzare ininterrottamente.
Erano lacrime diverse quelle. Erano lacrime accumulate in anni di silenziosa prigionia. Pianse per tutto il dolore che le era stato inferto, per l’innocenza mai avuta e troppo presto strappata via. Pianse per i segni che le attraversavano la pelle candida, per tutte le volte che era rimasta in silenzio intrappolata nel suo stesso corpo, come una prigione di carne dal quale non potersi liberare, pianse per ciò che le era stato tolto, per chi erano stati i suoi aguzzini invece che essere chi le dava amore incondizionato. Pianse per liberarsi di quel peso, di quei mostri che da quando ne aveva memoria le vivevano nel cuore. Pianse per quel cuore che non era mai stato amato ed accarezzato. Pianse per tutta la sua vita, lasciandosela forse per la prima volta alle spalle,pianse perché forse poteva cominciare a vivere invece di sopravvivere lasciandosi trasportare dalla marea che la scuoteva da uno scoglio all’altro alla deriva.
Quando le lacrime smisero di scendere, Sean la rimise sotto la coperta, fece per tornare a dormire sul divano ma venne bloccato da una piccola, tremante e ghiacciata mano.
< Resta con me. >
< Finche non ti addormenti? > le chiese.
< Finche  non mi sveglio. >
Sean scivolò sotto le coperte e se la strinse al petto, era una sensazione dolce-amara. Amava quella donna ed amava poterla stringere tra le braccia sotto le coperte, ma odiava chiunque l’avesse ridotta in quello stato e ancora di più detestava l’idea che per tenerla tra le braccia lei aveva dovuto aver rivisto qualcosa di orrendo. Scacciò via il pensiero beandosi di quel contatto, ascoltando il respiro lento e regolare di Scarlett che doveva essere riscivolata nel sonno. Cercò di combattere il sonno che lo chiamava come una sirena, per poterla osservare ma poco dopo la raggiunse nel mondo dei sogni.
Il mattino successivo ciò che svegliò Sean fu’ il profumo del caffè e della colazione che lo invitava ad alzarsi e mettere a tacere lo stomaco ringhiante. Entrò nella cucina sbadigliando e vide Scarlett di schiena che indossava una sua maglietta e il pantalone della tuta, destreggiandosi tra i suoi fornelli come gli appartenessero.
Era un’immagine che gli piaceva più del previsto.
< Buongiorno >
Scarlett sussultò. < Oddio mi hai spaventata non ti avevo sentito. >
< L’ho notato. > rispose con un largo sorriso < Cosa c’è di buono? >
< Caffè .. >
< Ovviamente > la interrupe con un largo sorriso.
< Dicevo.. caffè, biscotti al cacao, cornetti e muffin. >
< Hai fatto tutto tu? >
La donna annuì con un timido sorriso.
< Ma a che ora ti sei svegliata? >
< Presto, non dormo mai fino a tardi. >
Si sedettero sorridendosi a vicenda gustandosi quella ricchissima colazione. O meglio, Sean si gustò la ricca colazione Scarlett sorseggiò il caffè spilucchiando di tanto in tanto il muffin con lo sguardo assente.
<  A cosa pensi? >
< A nulla .. >
< Non è vero > ribadì l’uomo < Parlami. >
< Niente davvero, solo .. a ieri. >
< Ah. > Sean voleva chiederle di più ma temeva che si riferisse alla sua confessione, non sapeva esattamente come elaborarla. Cioè era ancora convinto di amarla ma sapeva che per lei era troppo, voleva darle tutto il tempo e lo spazio di cui aveva bisogno.

 < Dove? > lo quasi gridò.
< A casa mia .. ? >
< No, non ho intenzione di perderti di vista per un bel po’ di tempo, quindi resti qui. O vengo io da te. >
< Ma io .. >
< Scarlett no. Ieri sono morto mille volte da quando ho trovato il tuo biglietto a quando non ti ho avuta qui al sicuro. Non voglio ripassare lo stesso calvario, no. Non farmi morire mille volte anche oggi. >
La donna non pote’ ribadire nulla a quella affermazione, era sconvolta. Nessuno si era sentito morire pensando a lei che andava via. Era bello. Sentiva un calore nuovo e inaspettato montarle dentro. Era forse quello l’amore di cui aveva letto tanto? Non lo sapeva, ma sapeva che ormai la sua casa, il suo umore, la sua sensazione  di sicurezza era lui, non sapeva se era amore ma in qualsiasi modo venisse chiamato quel calore che le si diffondeva nel petto – facendole sentire per la prima volta il suo cuore battere, e non per la paura -  per lei era più che sufficiente. Era anche troppo per un guscio vuoto e fragile quale si sentiva, anche se non era amore.
< okkey .. > disse solo alla fine.
< okkey. > ripete’ lui per convincersene.
< Chiamo a lavoro per dire che non vado. >
< L’ho fatto io ieri sera. Abbiamo entrambi una settimana di malattia. > le disse Sean sorridendo.
Scarlett annuii ancora un po’ titubante, nonostante quello che provava lei non sapeva condividere la propria quotidianità con un uomo. Non che Sean la spaventasse, era certa che non l’avrebbe mai sfiorata per farle del male, ma si sentiva comunque a disagio.
< Cosa vuoi fare oggi? >
< Non lo so .. non ho mai avuto giorni liberi. > ammise la donna a testa china.
< Bene. Perché io ho un’idea. > guardò i vestiti che indossava < ma forse dobbiamo andare a casa tua per cambiarti.  >
 
                                                                        ***
 
Due ore dopo erano in macchina con i finestrini aperti che faceva entrare l’aria calda di inizio Maggio, Scarlett era inquieta ed emozionata allo stesso tempo. Sean non le aveva detto dove stavano andando perché voleva farle una sorpresa; per lei era spaventoso perché non aveva idea di dove l’avrebbe portata e dall’altra parte bellissimo perché nessuno le aveva mai fatto una sorpresa. Erano entrambi vestiti sportivi, Sean con la camicia aperta sulla canotta e Scarlett molto più coperta di lui. Aveva detto : < Sono freddolosa. >  ma nei suoi occhi c’era una scintilla di paura che a Sean non era sfuggita, e ancora una volta il sospetto che copriva dei punti strategici affiorò dentro di lui. Scacciò il pensiero ancora una volta e si concentrò sulla donna sorridente che gli sedeva accanto immaginando la reazione che avrebbe avuto quando sarebbero arrivati a destinazione.
Dopo un quarto d’ora accostò sul ciglio deserto della strada e disse: < Siamo quasi arrivati, ma vorrei bendarti per non farti vedere la sorpresa prima del tempo .. te la senti? >
Scarlett ci pensò su un po’. La normale reazione di paura si innescò dentro di lei, ma quello era Sean e non voleva avere paura di lui. L’unico che l’aveva trattata con rispetto, delicatezza ed amore, quindi non poteva e voleva aver paura di lui.
Alla fine lo guardò negli occhi cercando di sorridere in maniera rassicurante e annuì. Le fece scivolare con delicatezza il tessuto morbido sugli occhi, preoccupandosi di non stringere troppo.
< Se per te non va più bene, in qualsiasi momento, dimmelo e la tolgo. >
< Va bene. > rispose con il cuore in fibrillazione < Stai tranquillo. Sbrigati che sono curiosa! >
Sean la guardò sorridere, c’era un innocenza deturpata in quel sorriso che gli fece stringere il cuore al solo pensiero di quello che aveva passato. Insieme al dolore montava la rabbia. Ripartì cercando di non rovinare la giornata con quei pensieri orrendi.
< Metti un po’ di musica, per favore? >
< Certo > disse armeggiando con le manopole. < Che vuoi sentire? >
< E’ uguale .. >
< Scarlett .. >
< Okkey. Magari del blues se hai la stazione. >
L’uomo si mise a cambiare stazione finche non trovò quella del blues. La ragazza divenne sempre più sorridente, muovendo le dita sulla gamba come su una tastiera invisibile.
< Suoni il piano? >
< Che? Ah no .. il violino, mi sarebbe sempre piaciuto suonare il pianoforte .. >
< Bhè potresti sempre cominciare .. > disse Sean cercando di alleggerire la conversazione.
< Si, magari un giorno. >
Rimasero in silenzio per il resto del viaggio. Era questo che Scarlett trovava meraviglioso in Sean, non aveva bisogno di riempire gli spazi della conversazione con chiacchiere vuote, ma si godevano l’uno il silenzio dell’altra, in pace.
Dopo altri venticinque minuti finalmente Sean fermò la macchina e scese ad aprire lo sportello del passeggero per aiutare la sua compagna.
< Okkey ora devi restare qui per dieci minuti. >
La donna annuii, lo sentì aprire il bagagliaio della macchina estrarre qualcosa e dirigersi lontano dalla macchina. Dieci minuti dopo fu di ritorno come promesso, la prese per mano, guidandola su una piccola salita.
< Voltati. > la prese per le spalle girandola. Scarlett sentiva l’aria fresca e pulita di quello che doveva essere un prato o qualcosa di simile. La brezza frizzante le accarezzava le guance, l’uomo alle sue spalle le fece scivolare la benda dagli occhi e dopo un attimo di stordimento iniziale quello che si aprì davanti ai suoi occhi la lasciò senza fiato.
Erano su un piccolo promontorio immerso nel verde, con i colori sgargianti della natura che si sveglia dal lungo letargo invernale. Nella vallata sottostante si stavano ammassando dense nubi di nebbia che creavano una specie di lago d’argento che rifletteva, chissà com’era possibile, le montagne che la circondavano e il cielo terso di un azzurro profondo. Alla sua destra Scarlett trovò un’altra sorpresa: un cavalletto con una tela bianca e un intero set di pennelli e colori ad olio.
Nessuno le aveva mai fatto una sorpresa, ma anche se non fosse stato così, quella sarebbe comunque stata la più bella mai ricevuta.
< Sean .. > gli occhi le si velarono di lacrime dolci e piene d’amore. Agì ancora prima di pensare; slanciò le braccia aggrappandosi al suo collo e posando le labbra su quelle dell’uomo.
Fu un bacio lungo, dolce e casto. Un semplice sfiorarsi di labbra, ma provocò ad entrambi scariche di adrenalina ed energia che fluiva dall’uno all’altra.
Rimasero l’intero pomeriggio su quel piccolo angolo di paradiso. Sean a stuzzicare le cose da mangiare che aveva portato osservando Scarlett perdersi nel suo mondo di colori e forme. Era meravigliosa la concentrazione e l’armonia che gli vedeva accendere gli occhi per poi fluire dalle sue eleganti ed abili mani al pennello.
Quando il quadro fu quasi asciutto ripartirono alla volta dell’appartamento di Sean, era stata una giornata carica di emozioni per entrambi i ragazzi, ma la notte era ancora giovane e quella sarebbe stata la prima di tanti notti che avrebbe stravolto per sempre la vita di entrambi.
Solo che dovevano ancora scoprirlo.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Ironicamente_caustica