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Autore: Florence Rhymes    28/05/2016    0 recensioni
L'aria stantia le penetrava nei polmoni come tante piccole lame e li dilaniava dall'interno con volute che sapevano di angustiosa malattia,costringendola a vivere quella sensazione come una punizione per aver sperato,forse con troppa ingenuità,che lui potesse essere là.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In Assenzio di Te.

La stanza diventava sempre irrespirabile,quando non c'era,come se avessero sradicato tutti gli alberi del mondo e lui fosse,in qualche modo,capace di farle ricordare cosa significasse respirare.

L'aria stantia le penetrava nei polmoni come tante piccole lame e li dilaniava dall'interno con volute che sapevano di angustiosa malattia,costringendola a vivere quella sensazione come una punizione per aver sperato,forse con troppa ingenuità,che lui potesse essere là,insieme agli altri,e non lontano chilometri che sembravano anni luce poiché distante era il suo spirito. Ripiegava quel pensiero come un canovaccio,disillusa. Non lo avrebbe rivisto, non quella volta.

Ed invece quella stanza era incredibilmente piena sino all'asfissia di persone di cui,poi,poco le importava chi fossero o meno,sembrava di navigare in un mare nero senza fine,formato da individui privi di spirito e,forse,voglia di spiccare fra tutti.

E bevve un sorso e s'inebriò del sapore dell'alcol,lo lasciò scorrere per offuscargli la mente quel tanto necessario a sedare,nuovamente,quei rencoditi desideri che mai avrebbe esternato.

Od era, magari,la sua immaginazione a giocare con la sua mente? Che fosse solo una vaga impressione quella sensazione di vuoto incolmabile con cui il suo cuore s'incontrava e scontrava,lasciando che la facesse a pezzi per poi riformarsi in esso e diventare,nell'apparenza,più forte? Certo,doveva essere così,perché nel momento in cui quegli individui che a lei sembravano gusci vuoti,esseri che non le suscitavano il benché minimo interesse,s'apprestavano a rivolgerle la parola,vedeva in loro quel barlume necessario a distinguerli. In realtà,anzi,vedeva in loro quella scintilla che sapeva di lui,la sola flebile luce a cui avrebbe potuto dissetare la passione insoddisfatta che le bruciava in vena come fuoco,forte ed imperiosa come non l'aveva mai provata. Certo,lei non posava il proprio sguardo sulle altre persone per un motivo ben preciso,più profondo ed intenso di una semplice mancanza d'interesse,era assurdo non pensarci né rendersene conto.

Perché fra le tante vite che gli passavano accanto,le milioni di ombre che la sfioravano solo per il tempo di labili attimi,ce n'era una la cui assenza rendeva vana tutte le altre,era impossibile negarlo ed ancor più difficile accettarlo.

E bevve un sorso. L'assenzio cadde come acqua fresca sul suo cuore torpido,spegnendone le fiamme vive in cui ardeva,in cui bruciava quel nome che le si era incastrato in gola e le impediva di sciogliere quel fastidioso nodo. Provò una piacevole amarezza,come lo era il particolare sapore che le lasciava quel distillato,nel pensarlo in luoghi e momenti diversi,fra altre genti che non erano lei ma che al contrario di coloro che la circondavano avevano un aspetto preciso,un identità. Erano per lo più pensieri pessimistici di chi pensava -peggio,credeva e sapeva- di non essere riuscita a farsi amare dall'unico uomo che avrebbe mai voluto accanto a sé. Pensieri complessi,come complesso era l'assenzio. Desiderò poter mettere a tacere quelle parole che le scivolavano addosso,sature d'una tristezza che non le apprteneva,poiché seppe di non esigere altro per porvi rimedio. Le braccia che avrebbero dovuto stringerlo erano,dopotutto,vuote.

Tirò un lungo,ultimo sospiro,come un lamento,e bevve, in assenza di lui.

   
 
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