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Autore: Paddy    25/03/2005    5 recensioni
Sono fondamentalmente una persona piuttosto equilibrata. Nella mia vita, ho saputo dare la giusta misura a lavoro ed amicizia. Non erano alla stessa altezza sulla mia bilancia personale, ma credo di avere fatto davvero un buon lavoro.
*Una vita perfetta, un lavoro perfetto. Manca solo il matrimonio, il secondo... e se l'ex-marito non volesse concedere il divorzio? Hermione è costretta a tornare al suo paese natale per convincerlo... come finirà?*
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FLURRY FLUSH

FLURRY FLUSH

 

 

4.

 

 

I came for you, for you, I came

for you, but you did not need

my urgency

I came for you, for you, I came

For you, but your life was on

long emergency...

“Per Te”, Bruce Springsteeen

 

 

________________________________________________________________________________

 

Forse non è stata una buona idea.

Se non fossi venuta sarebbe stato meglio.

Non credo che mi divertirò.

 

 

I miei pensieri sono affollati di forse, di se, di non. Non credo negli ultimi anni io sia mai stata così incerta.

 

 

“Avanti, Hermione!”

 

 

Non ho mai visto Ginny così eccitata; saltella, gli occhi le brillano, i pochi capelli che ha sembrano avere vita propria tanto ballano di qua e di là, cascandole sempre sul viso.

 

 

Balla una danza frenetica, scomposta, fizzante. Che io definirei con un’unico aggettivo: proibita.

 

 

“Vieni anche tu!”

 

 

Neanche morta! Mi ci vedo, a scatenarmi sulla pista... io, Hermione Granger e presto Potter?!

 

 

Del resto, non sono la sola a mantenermi in disparte, almeno dalla pista da ballo: Ronald è seduto al bar con degli amici, e ha spesso degli incontrollabili scoppi di risa.

 

 

Mi sento sola. Non voglio fare la vittima, ma è così. Sono sola. Esclusa.

 

 

Se Ginny ha sperato che io mi trovassi a mio agio qui all’ “Angelo notturno”, beh, ha sbagliato di sicuro. Non ha capito nulla di me.

 

 

E poi, non è che si dia un gran da fare per farmi sentire a casa: lei balla, lui non mi degna di uno sguardo e beve la terza lattina di Coca.

 

 

“La Coca non si dovrebbe bere. Viene da industrie che sfruttano paesi poveri. E io non voglio dare i miei soldi a persone meschine.” Afferma Ginny, ansimando. Si è avvicinata a me proprio ora che inizia un lento, una delle poche cose accettabili.

 

 

“Perchè non lo dici a Ron?” propone indicandomelo e fissandolo con amarezza.

 

 

“perchè non glielo dici tu?” mi astengo nervosa. “Ginny, sul serio: è stato un errore venire qui. Meglio che torni a casa.”

 

 

“Oh, avanti! Scatenati!” propone lei, sorridendo.

 

 

“Non mi va. Non sono il genere di persona che balla e beve tutta sera.”

 

 

“Non sei il genere di persona?? Beh, noiosa lo sei di sicuro!” Ginny scoppia a ridere.

 

 

Mi irrigidisco. Le farò vedere.

 

 

“Bene.” mi alzo in piedi dirigendomi verso gli uomini schiamazzanti.

 

 

Non appena mi vede, Ronald cambia espressione, facendosi serio.

 

 

“Oh. Sei tu.”

 

 

“Mi raccomando, non mostrarti così disponibile!” ribatto.

 

 

Uno dei suoi amici, brufoloso e tarchiato, dà di gomito a Ronald. “Però, niente male la pupa.”

 

 

Ronald lo fulmina con lo sguardo, ma lui prosegue: “Sei impegnata?” dice rivolgendosi a me.

 

 

“E tu?” credo sia una battuta d’effetto, ma sembra avere uno contrario: l’uomo ghigna e scuote la testa.

 

 

“No, baby. Ma si può sempre rimediare...” e ammicca alla mia direzione.

 

 

Sto sudando freddo. Cosa crede di fare? Lo sapevo che non era una buona idea, lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo...

 

 

Per fortuna Ronald viene in mio aiuto.

 

 

“Sì, lei è impegnata” afferma mettendomi un braccio sulle spalle. Mi accorgo che trema. “Con me.” Completa duramente.

 

 

“Ok amico, non ti scaldare” ridacchia nervosamente il ceffo. E riprende a parlare con gli altri.

 

 

Tolgo bruscamente il braccio di Ronald dalle mie spalle. “Che ti salta in mente?” sbotto.

 

 

“Bel modo di ringraziare!” sbuffa lui.  Noto subito che ha bevuto, e non solo Coca. “Io ti tolgo dagli impicci e tu...? Che ingrata.”

 

 

“Impicci? Me la cavo benissimo da sola.” Dico gelidamente. Forse dovrei ringraziarlo, ma non mi va proprio.

 

 

“Questo lo dici tu. Albert non è proprio uno stinco di santo.” Sussurra in risposta. Io non batto ciglio.

 

 

“Ehi, Ron!” esclama un tipo magro dai capelli biondi. “Qui ci stiamo annoiando! Chiama tua sorella per il gioco della Verità!”

 

 

“Il gioco della che?” mormoro a Ginny mentre si siede accanto a me.

 

 

“Davvero non lo conosci?” bisbiglia. “E’ semplice: si fa girare in mezzo alla tavola una bottiglia, e quando si ferma, colui o colei indicato da questa deve scegliere tra verità o penitenza. Solitamente la scelta cade sulla penitenza, che spesso però include il baciare qualcuno.”

 

 

Capisco immediatamente che il gioco non fa per me. E’ da poppanti, e...

 

 

“Io non partecipo.”

 

 

“Oh, ti prego!” Ginny incrocia le dita fissandomi con occhi imploranti. “Tipregotipregotiprego!”

 

 

“No.”

 

 

“Lascia perdere, Ginny” sibila Ronald. “Non ne vale la pensa.”

 

 

Gli lancio un’occhiataccia, ma non mi guarda già più.

 

 

“E allora... che sorte sia!” e detto questo un terzo ragazzo fa girare una bottiglia sul tavolo. La fisso insistentemente.

 

 

“...e il prescelto è... Thom!”

 

 

Un tipo che non conosco si batte la fronte con la mano. Tutti lo fissano.

 

 

“E va bene, va bene. Verità.”

 

 

“Posso fare io la domanda?” propone Ronald. “Ok... Ti piace Ginny, Thom?”

 

 

Ginny e Thom arrossiscono contemporaneamente. Che infantili.

 

 

“Ecco... ecco...”

 

 

“La verità, Thom. Oppure sei squalificato.”

 

 

“Sì, sì. Beh, insomma... non è che mi... insomma, è... beh, un pochino...”

 

 

Ginny è più rossa della bottiglia di vino poggiato sul tavolo. Tutti scoppiano in una risata e battono la schiena a Thom, la faccia che può far invidia ai capelli di Ronald.

 

 

Il gioco continua così, tra sciocche domande e imbarazzanti risposte. Nessuno sceglie la penitenza. Finchè...

 

 

“...e il fortunato è... Ron!”

 

 

Non so perchè, ma apro bene le orecchie, per sentire,... per sentire... cosa?

 

 

“Va bene. Mmmh... penitenza.”

 

 

“Ok” Ginny sorride maliziosamente. D’improvviso ho un cattivo presentimento. “Devi... devi baciare Hermione!”

 

 

“COSA?!!” esclamiamo io e Ronald in coro. Mentre lui arrossisce furiosamente, io raddrizzo le spalle: “Che storia è questa? Io non sto giocando, non potete includermi!”

 

 

“Mi dispiace,Herm... ma le regole sono regole, e questa è la penitenza di Ron.”

 

 

“Ma così è anche la mia!”

 

 

“Beh, te lo meriti per non aver voluto giocare” bofonchia Thom.

 

 

“Ma io,... io tra pochi giorni mi sposo!” esplodo.

 

 

Silenzio di tomba. Ron fissa insistentemente il pavimento.

 

 

“Davveeeeroo?” Albert si finge stupito.

 

 

“Un piccolo sacrificio, Herm... dai!” cinguetta Ginny. “Poi torneremo a casa... e domani dritto dall’avvocato... per favooore!”

 

 

“E va bene.” mi arrendo.

 

 

Ma quando Ron, rosso come un peperone, mi si avvicina, penso che forse... se... non... è tutto così confuso! Ma lo diventa ancor di più quando non vedo quasi più nulla, solo gli occhi di Ron e il rosso delle sue guance, e poi...

 

 

...e poi...

 

 

Il tocco delle sue labbra sulle mie. Roventi, morbide, delicate, esplorano la mia bocca con gentilezza. Il bacio è dolce, uno dei più dolci che abbia mai dato e ricevuto. O forse no... risveglia dei ricordi lontani, remoti, eppure ora così vicini...Sento le mie guance bollenti. E ad un tratto vorrei che questo momento non finisse mai...

 

 

Un errore!

 

 

Due parole mi martellano d’un tratto nella testa. Un errore! Un errore! Un errore! Basta! No! Fine!

 

 

“NO!”

 

 

Mi stacco bruscamente da Ron, ansimando. Il cuore mi batte all’impazzata, come non ha mai fatto. Lui ha un’espressione beata  per qualche secondo, che poi si cancella dal suo viso, lasciando posto ad uno sguardo confuso ed imbarazzato.

 

 

Mi siedo senza una parola, gli occhi pieni di lacrime che non so spiegarmi. Ho baciato Ronald. E devo sposarmi.

 

 

Non sono queste due frasi le più ricorrenti nella mia mente ora, però. Penso solo che... è stato bellissimo. Al contrario di quello che pensavo. E che... vorrei baciarlo ancora.

 

Oh, no! Mi schiaffeggerei per averlo anche solo immaginato.

 

 

“Hermione, tutto bene?”

 

 

Ginny mi si avvicina, preoccupata. Solo ora mi accorgo che i fischi, le risa e gli applausi che si sentivano in sottofondo durante il bacio con Ron, sono cessati... e che sto piangendo sul serio.

 

 

“Io... io...” balbetto. Mi sento malissimo.

 

 

“Scusa, Herm.” Sussurra Ginny. Ma lei non c’entra. Sono io... sono io... mi sto rovinando la vita. Mi devo sposare e sto desiderando un altro. Per giunta, colui su cui non avrei scommesso una falce sul fare breccia nel mio cuore.

 

 

No... sono scema? Totalmente fuori? Ma cosa mi viene in mente... eppure, non riesco a fermare le lacrime. E non riesco a capire se sono di rabbia, di amarezza, di dolore, di confusione...

 

 

Non mi capisco più...

 

 

“Problemi pre-matrimonio, eh?” bofonchia Albert. Ron è qui vicino, con la schiena rivolta al muro, attorniato da qualche amico, con una bottiglia in mano.

 

 

“Io i problemi li affogo sempre nell’alcool.” Albert mi allunga una bottiglia di vino, quello forte. Scuoto debolmente la testa. Non bevo. Mai.

 

 

Con la coda nell’occhi vedo però che Ron mi sta fissando. E d’un tratto provo un senso di insofferenza, di odio verso di lui. Voglio fargliela vedere.

 

 

Afferro la bottiglia e ne tracanno un sorso. Albert ridacchia.

 

 

“Ehi, non così in fretta, piccola. Se non ci sei abituata potrebbe portarti ad effetti negativi...” ma non cerca di togliermi l’alcool dalle mani.

 

 

Così, ne bevo ancora. E ancora. E ancora. E’ buono. E’ dissetante. D’improvviso mi sento calma, tranquilla, rilassata.

 

 

Funziona. Sì. Ancora...

 

 

Sento voci lontane, non capisco... appannati, come dietro a un vetro, vedo Ginny che litiga con Albert... e Ron, perchè lo chiamo così?, che mi fissa, mi fissa...

 

 

Appoggio la bottiglia sul tavolo. Cade ma niente esce fuori. L’ho finita. Hai visto, Ron? L’ho finita. Tutta. Io.

 

 

Albert mi si avvicina, incurante di Ginny che... urla?... non so, non capisco... non vedo, non sento,... non ci riesco...

 

 

Però percepisco una mano tozza che mi afferra il polso... mi porta fuori, sento poco il movimento... e poi, pioggia... una pioggerellina all’aperto... sono fuori dal locale...

 

 

Mani forti mi stringono... è Albert? Forse... ma magari è Ron... se fosse lui... per questo non faccio resistenza al bacio prepotente che mi pone sulle labbra...

 

 

Però non mi piace... è troppo violento... provo a scacciarlo, ma mi stringe ancor di più... mi fa male...

 

 

Ahi, mi fa male... molto male...!

 

 

Vedo Albert che barcolla all’indietro e casca a terra... non sono stata io a spingerlo... non sono abbastanza forte... è stato...

 

 

...Ron!

 

 

Sento braccia calde, il suo petto ansimante. Mi stringe. Mormora frasi che non capisco,...

 

 

“Non temere, Hermione... è tutto ok... Albert non ti toccherà più nemmeno con un dito... tranquilla...”

 

 

Mi accorgo solo adesso che sto piangendo, e tanto... sono scossa dai tremiti e dai singhiozzi... mi stringo forte a lui, forte, forte...

 

 

....Ron...

 

 

Accarezzo il suo collo con le mani e mi avvicino al suo viso. Sento che è diffidente, preoccupato...

 

 

Però, quando lo bacio mi ricambia con passione...

 

 

Le sue labbra sulle mie... sono l’ultima cosa che sento, prima di...

 

 

...non ricordare...

 

________________________________________________________________________________

 

Ringrazio:

 

 

Daffydebby*

 

Egoioegoio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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