Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Mistiy_Ronny    29/05/2016    2 recensioni
"Levi! " il chiamato arrestò i propri passi ma non si voltò.
" Là fuori, noi due ci rincontreremo sotto al sole " la voce tremante dall'emozione giunse così forte e chiara che non c'era bisogno d'aggiungere alcuna altra parola.
Levi andò avanti e un sorriso tirato si disegnò sul suo volto, voleva credere alla promessa silenziosamente stipulata.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Levi Ackerman, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Vecchi tempi – parte seconda


La incontrò pochi giorni dopo al mercato nero.
Levi s'era diretto verso un banco poco affollato, sopra alla lastra di legno stavano scatole cubiche, su una di queste c'era scritto “tè nero”. Senza indugio allungò la mano, era una merce cara lì sotto dato che era considerato un bene di lusso al quale molti cittadini della città sotterranea potevano rinunciare.
Le dita s'allungano ma una mano veloce l'anticipò sottraendo l'oggetto del desiderio. Levi indispettito, voltò il capo pronto a fulminare con lo sguardo l'usurpatore ma la palpebre si spalancarono nel momento in cui incontrò due grandi occhi neri.
<< Ciao! >> esclamò Erika con voce allegra e lo stomaco di Levi s'accartocciò su se stesso.
Lui ricambiò il saluto con un cenno del capo
<< Anche a te piace il the nero? >> domandò con curiosità e anche stavolta si limitò ad annuire.
<< Però c'è solamente una scatola … chi se lo prende? >>
Lui non rispose, in quel momento esistevano solamente le labbra a forma di cuore cucite sul volto della ragazza stante di fronte sé.

Sono un porco” pensò con accidia tra sé e sè

<< Hai ragione, non c'è alcun problema, vale la legge “chi prima arriva meglio alloggia”, perciò … >> tirò fuori dalla tasca qualche moneta per consegnarle al mercante
Levi infastidito da tutto ciò, girò le spalle pronto per andare via
<< Aspetta dove scappi? >> la ragazza s'affiancò a lui
<< Che vuoi? >> arcigno sputò fuori. Non interruppe la camminata perché non voleva guardarla in volto, la cinghia presente nello stomaco prendeva a stringere sempre più forte.
<< Ti va un tè? >> di sottecchi le rivolse una delle sue occhiatacce
<< Sai, è il minimo che posso fare >> proseguì lei guardandosi le scarpe << sai mi hai salvata e voglio ringraziarti … >>
<< Non voglio i tuoi fottuti ringraziamenti, mi sembra d'avertelo già detto >>
Erika gonfiò le guance e dalle labbra uscì un lungo e pesante soffio
<< Che uomo esasperante! Dai che diamine ti costa? >> si piazzò di fronte a lui ponendo le mani sui fianchi e Levi fu costretto a fermarsi.
<< Voglio ringraziarti a tutti i costi perciò ora verrai a casa mia, ti preparerò la cena e poi il tè, capito? >>
Levi storse il naso e corrucciò le sopracciglia dinnanzi a quel repentino cambio d'atteggiamento, poco fa era una ragazzetta dal fare giocoso e in tre quattro otto s'era tramutata in una piccola donna chiassosa.
<< Va bene >> sibilò acido << spero tu sappia cucinare >>
<< ah, ti stupirò! >> disse tutta contenta ritornando al suo fianco


. ***.


Erika viveva in una specie di monolocale, dall'esterno pareva una catapecchia pronta a cadere da un momento all'altro. L'interno della casa rispecchiava il degrado esteriore: i muri erano scrostati, le mattonelle decorate da lunghe crepe nere, ma per lo meno era un luogo pulito, non puzzava di sterco come l'intera città.

Stavano seduti al tavolo rettangolare, non avevano parlato un granchè, Erika aveva provato a instaurare una conversazione orientata sulle varie tipologie di the, Levi aveva partecipato in modo abbastanza attivo alla conversazione, ma quando alla fine giunsero alla conclusione che il te nero era imbattibile, calò il silenzio. Il vuoto di parole indusse Erika a sparecchiare la tavola, appoggiò sul tavolo due tazze di te e al centro pose un vasetto di vetro, al suo interno c'era un mazzo di primule appena sbocciate. Lo sguardo di Levi s'incollò su quei piccoli petali bianchi
<< Ti piacciono? >> chiese lei speranzosa d'instaurare una nuova conversazione
<< Non sono male >> disse allungando il pollice e tastando la morbidezza del piccolo petalo. I fiori nella città non sbocciavano mai, li aveva già visti in passato ma non ricordava dove, forse nel bordello ove lavorava sua madre?
<< Dove li hai presi? >> chiese incuriosito dal dubbio appena sorto.
<< li ho comprati al mercato nero, c'era un tizio che era riuscito a sgattaiolare fuori per qualche ora, ha preso su tutte le erbacce che ha trovato >>
Levi ci credette, o per meglio dire finse di crederci.
Continuò a tastare con le dita il morbido petalo, i fiori erano così rari nella città, eppure era convinto che al di sopra della volta grottesca, ce n'erano a bizzeffe. Probabilmente gli abitanti della terra sovrastante non li degnavano d'uno sguardo.
<< Se vuoi te li regalo >> la buttò lì così tanto per dire
<< No, voglio vederli incorporati ad un suolo mica in un vasetto >>
<< Vuoi comprare la cittadinanza? >> chiese lei incuriosita dall'affermazione
<< Certo, tutti vogliono uscire da qua >>
Alla risposta secca come una sentenza, lei scosse le spalle verso l'alto con disinvoltura.
<< Non tutti >>
<< Ti piace vivere nella spazzatura? >> chiese sarcastico incrociando le braccia, gli pareva un'affermazione talmente imbecille
<< Certo, non mi piace vivere qua sotto però anche in questo squallore posso trovare la bellezza >> si alzò in piedi così che Levi poté scrutarla da capo a piede. Indossava un vestito ampio, troppo grande per la sua corporatura
<< Tali volte la bellezza la ritrovo nelle cose, altra volte nelle persone. >>
Sotto l'occhio attento quanto vigile di Levi, Erika piegò le ginocchia dando un bacio a stampo sulla guancia diafana.
<< Che cazzo fai? >> chiese strabuzzando gli occhi, lo aveva sorpreso.
<< Niente, ti ho solo dato un bacetto >>
<< Perchè? >>
<< Perchè sei bello! >> la buttò lì come se si trattasse d'un fatto talmente scontato che non meritava neppure d'essere espresso.
Lei si chinò per schioccare un altro bacio a fior di pelle ma Levi arretrò un poco il busto, sospettoso ma la contempo stupito la guardò dritta negli occhi per cercare una risposta più soddisfacente.
Erika non s'arrese, colmò la distanza fra loro e si sedette sulle sue ginocchia, i muscoli di Levi s'irrigidirono.
<< Levati dalle palle >> disse arido, sentirla così vicina lo infastidiva.
<< Perchè? >> chiese lei un poco sorpresa da quell'atteggiamento così remissivo
<< Ti faccio così schifo? >>
<< Non mi fai schifo, devi solamente levarti da qui >> lo disse con tutta l'acidità risiedente nell'animo, ma nonostante ciò non si scansò via, neppure quando le braccia di Erika andarono ad allacciarsi dietro al suo collo
<< Senti, non so che problemi hai con il sesso però se lo si fa con la persona giusta al momento giusto, può rivelarsi un cosa bella >> alitò sul suo viso le seguenti parole, e la pelle di Levi cominciò a tremare. Quella vicinanza, quell'abbraccio emanavano un calore strano al quale non era affatto avvezzo. Kenny aveva dimostrato il suo affetto(se così si poteva definire), a suon di calci e schiaffi che Levi s'era dimenticato del calore derivante dalla vicinanza d'una altra persona. Non ricordava l'ultima volta che aveva avuto un essere umano così vicino, forse l'ultima persona che s'era avvicinato a lui in tal modo era stata sua madre, l'unica anima che s'era sprecata di trasmetterle un briciolo di calore.
Levi rimase immobile, guardò quelle labbra avvicinarsi alle sue rimanendo ascoltò delle sensazioni discordanti che si dimenavano all'interno del suo petto: il disgusto serrava il suo stomaco, il calore scaturito dalle calde labbra mandavano scosse elettriche lungo la pelle.
Dischiuse la bocca e lasciò che le lingue si scontrassero in quel bacio bagnato, sporco ma piacevole. Sì per quanto lo odiasse, per quanto lo ripudiasse il calore derivante dalle bocche era confortante.

Un 'immagine passò veloce e letale come un colpo di frusta: una donna dai capelli corvini viene schiacciata contro la parete, l'uomo la bracca, le blocca le braccia stringendole i polsi. La ingabbia, non le lascia alcuna via di scampo schiacciandola contro la parete con il peso del corpo. Il piccolo Levi guardava senza capire il motivo per cui quel vecchio si impegnava: lei non si sarebbe ribellata non lo faceva mai, sarebbe rimasta lì granitica a subire ogni forma di violenza.

Il ricordo lo disgustò a tal punto che afferra le spalle di Erika per allontanarla.
<< Perchè vuoi farlo? >> chiese lui serio, non c'erano spazio per i dubbi. << per ringraziarmi? >>
<< Te l'ho già detto >> affondò la mano tra i ciuffi corvini << Perchè sei bello >>
<< Tutto qua? >> chiese con un certo scetticismo, gli pareva una cosa così assurda che una donna potesse trarre piacere da un rapporto carnale. Gli uomini del bordello giungevano come ladri, ogni qualvolta uscivano con un sorriso, anche sua madre sorrideva eppure giorno dopo giorno diveniva sempre più tirato e suoi occhi sempre più spenti. Giorno dopo giorno si prendevano un pezzo della sua dignità fino a a quando non si ritrovò sdraiata nel letto, immobile con lo sguardo fisso chissà dove. A quel punto i ladri non venivano più avevano già preso tutto quello che potevano da sua madre, quest'ultima si lasciò morire derubata da tutte le emozioni, svuotata fino al midollo, morì sotto gli occhi impotenti del figlio, abbandonata dal bordello.
Erika abbozzò un timido sorriso poi si chinò
<< Tutto qua >> soffiò sulle sue labbra, Levi strinse forte gli occhi, stava lottando contro il suo istinto quello che assomigliava al ladro. Erika ignara della battaglia che s'agitava all'interno dell'animo del ragazzo, infilò una mano sotto la sua camicia. Il palmo si apre, aderisce contro la pelle e il suo petto vibrò.
Levi imprigionò tra le mani il volto della ragazza, scostò le lunghe onde gialle dal suo volto per guardarla dritta negli occhi. Erano talmente neri che parevano due pozzi senza fondo nel quale non si poteva far altro che precipitare. Decise, si lasciò cadere.


. * .



Avevano consumato un rapporto sessuale impacciato, quasi imbarazzato e Levi ne era convinto, Erika non s'era divertita affatto, eppure non glielo aveva fatto pesare, l'aveva congedato con un sorriso.
Al di là del piacere fisico Levi s'era sentito strano: i corpi privi di vesti che s'erano intrecciati la notte scorsa, gli aveva lasciato addosso uno strano calore. Il piacere che gli s'era cucito addosso non poteva essere in alcun modo paragonato all'orgasmo momentaneo. La pelle era calda e i muscoli parevano essersi sciolti sotto le carezze della ragazza.
Levi camminava ripensando alla notte precedente, doveva svolgere un furto per conto di un riccone abitante della città sotterranea ma aveva del tempo libero a disposizione, così decise d'andare nell'appartamento della ragazza. Non voleva ripetere la vicenda della notte scorsa, voleva semplicemente vederla.
Arrivata alla sua porta bussò. Un'occhiata fugace alla finestra e l'assenza di luce gli confermò che non era in casa.
Sarebbe passato più tardi, allora si direzionò verso il punto d'incontro ove si sarebbe svolta la rapina. Imboccò una strada qualunque, il mondo sotterraneo era talmente misero che bastava un paio d'ore per percorrerlo. Conosceva le strade, i sottopassaggi, le case dannatamente bene, eppure per pura causalità si ritrovò a percorrere la strada in cui stava il bordello. Volutamente ignorò la struttura marrone come la terra sottostante ma l'occhio cadde sul porticato, volente o meno era il luogo in cui era cresciuto e per quanto fosse disgustoso e deplorevole, era impossibile ignorarlo.
Vide una chioma gialla, e lo sguardo tornò dinnanzi a sé.
Non erano affari suoi e poi aveva un lavoro da svolgere.


. *** .


Levi stava nel suo appartamento seduto sulla sedia, con i gomiti posati sul tavolo e il volto intrappolato fra le mani.
Il lavoro era stato terminato con successo, sentiva il peso delle monete nella tasca del pantalone, eppure ogni pensiero era rivolto verso la nuca bionda ondulata intravista poche ore fa. Era Erika, ne era certo dato che aveva infilato le dita tra quelle onde gialle, come avrebbe potuto non riconoscerle?
Levi non era un ingenuo, il sospetto che la ragazza fosse una prostituta era nato la prima volta che l'aveva vista: aveva addosso vesti troppo appariscenti per essere indossate da una qualsiasi ragazza.
Sentì lo stomaco chiudersi, non aveva costretto Erika a intrattenersi in quel rapporto carnale, eppure non poteva fare a meno che sentirsi in colpa: la ragazza faceva sesso con gli uomini per vivere, e l'aveva fatto anche con lui durante il suo tempo libero.
I polpastrelli affondarono nella nuca e strinse forte i capelli. Doveva fare qualcosa per liberarsi dal macigno che s'era depositato nella bocca dello stomaco.


 Ciao a tutti:)

Il flash back riguardante la città sotterranea terminerà nel prossimo capitolo, solo allora comincerà la vera storia:)
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, spero di sentire le vostre opinioni <3
Ci tengo a ringranziare tutti coloro che hanno inserito la storia tra le seguite, preferite e ricordate, dedico un caldo ringraziamento a coloro che hanno commentato fino ad ora:)

un abbraccio
Mistiy

   
 
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