Seduta sul bordo del letto, tesa, ti torci le mani. Ti osservo, fermo sulla
porta, senza sapere bene cosa potrei dirti per alleviare il tuo dolore.
Posso
percepirlo nell'aria, posso vederlo nei tuoi occhi dorati.
Vorresti stare da
sola, Edward me l'ha detto. Vorresti non essere costretta a confessare che stai
soffrendo. Ma come puoi chiedermi di rimanere a guardare mentre, lentamente,
cadi a pezzi?
Non appena Bella mi ha esposto i suoi timori, al telefono, non
ho potuto non pensare a te. A come darti una notizia simile.
Ti volti a
guardarmi, tenti di sorridere. E' incredibile come tu sia decisa a fare di tutto
pur di non farci preoccupare. Ma non riesci a ingannarmi, e, d'altra parte, come
potresti? Tutti hanno visto il tuo sguardo, tutti hanno capito che qualcosa,
dentro di te, si è rotto. Mi avvicino, mi siedo accanto a te. Ti passo un
braccio attorno alle spalle, ti stringo a me, ti bacio i capelli.
Mia
piccola, dolcissima Esme.
Come posso alleviare la tua sofferenza, io, che
non ho mai capito cosa possa significare perdere un figlio? E ora che Bella è
incinta, come posso impedirti di ricordare il volto del tuo bambino? Come? A
quanto possono servire le mie parole, davanti all'enormità dei tuoi
sentimenti?
“Sono una persona orrenda.” sussurri premendo il volto contro la
mia spalla. “Bella rischia di morire, e io non riesco a pensare ad altro che a
me stessa.”
“Bella non morirà. E tu sei una persona meravigliosa. Non puoi
costringerti a dimenticare, Esme. Nessuno te ne fa una colpa.”
Non rispondi.
E nemmeno io so più che cosa dire. Non riesco a togliermi dalla mente il ricordo
del racconto che mi facesti, quasi ottant'anni fa.
Con noi c'era solo
Edward, ancora indeciso sulla strada che avrebbe desiderato prendere. E tu
venisti da me, con l'espressione affranta, a confessarmi che non eri caduta da
quello scoglio, ma che ti eri buttata, che avevi volontariamente scelto di
morire. Mi raccontasti ciò che tuo marito ti aveva costretta a subire, e solo
alla fine nominasti il tuo bambino.
“E' morto davanti ai miei occhi, senza
che potessi fare nulla.” mormorasti, la voce rotta dai singhiozzi. “Il medico ha
detto che era sta un'infezione polmonare. Quel bambino era l'unica gioia della
mia vita. Che senso avrebbe avuto vivere senza di lui?”
Torno a guardarti. So
che nella tua mente si susseguono le immagini di quel piccolo, del suo corpo
freddo tra le braccia.
“Non mi aspettavo che sarebbe successa una cosa
simile.” prosegui a voce bassa. “Non ero preparata a un evento come questo,
io... Sono stata colta di sorpresa.”
Non dico nulla. Come tutti noi, non sai
che cosa aspettarti da questa gravidanza.
Fai un respiro profondo, sembri
rilassarti. Ti mordi il labbro, poi sorridi.
“Bella ha bisogno di noi.” ti
alzi dal letto e raggiungi la porta in due passi. “E anche Edward.” Non aggiungi
altro, esci dalla stanza e corri a cercarlo. Sei già pronta a consolarlo, a
stargli vicino. Proprio come se fosse tuo figlio.
Perché è così che li
consideri, non è vero? Tutti, dal primo all'ultimo... Rosalie, che è la tua
migliore amica. Emmett, che ti fa tornare il sorriso quando sei triste. Alice,
che con la sua allegria porta un po' di luce nella nostra casa. Persino Jasper,
che nonostante abbia cinquant'anni più di te ti chiama “mamma”. E per finire
Edward. Il primo tra i nostri figli.
Raggiungo il salotto, e tu sei lì,
seduta accanto a Edward. Lo consoli, gli tieni un braccio attorno alle spalle.
Ogni traccia del tuo dolore sembra scomparso. Sei troppo occupata a prenderti
cura dei tuoi figli per poterti concentrare su te stessa, non è così?
Per
loro sei disponibile in ogni momento. E' da te che vengono a confidarsi se hanno
qualche problema, e tu sei sempre pronta ad aiutarli, ad ascoltarli e
consigliarli. Cosa non faresti, per loro? Niente, semplicemente. Non c'è niente
che sia troppo, se te lo chiedono i tuoi figli.
Non riesco a ricordare come
sia nato questo rapporto tra te e loro. Credo che non ci sia stato un momento
preciso, ma che, piuttosto, sia accaduto tutto un po' alla volta, quando avete
iniziato ad avvicinarvi. All'inizio, appena vi ho trasformati, eravate tutti
così distanti, così diffidenti... E poi?
Poi, quasi sessant'anni fa, in un
pomeriggio di pioggia Emmett ti chiamò “mamma” per sbaglio. E' impossibile
dimenticare il suo sguardo perso, timoroso d'aver detto qualcosa che ti avesse
offesa. E tu, invece, gli sorridesti. E fu uno dei sorrisi più splendidi e
luminosi che io abbia mai visto sul tuo volto.
E ancora oggi, tutte le volte
che ti chiamano così i tuoi occhi brillano, gioiosi...
E i ricordi dolorosi
scompaiono. I tuoi figli, i nostri figli, con la loro semplice presenza riescono
a rallegrarti, a farti sentire amata.
E tu, da brava madre, non puoi fare a
meno di amarli a tua volta, di dedicare loro tutta la tua vita.
Torno a
guardarti, mentre mormori qualcosa a Edward. Non riesco a capire ciò che dici,
ma sento la sua risposta, carica di affetto e di riconoscenza.
“Grazie,
mamma.”
Devo dire che, nonostante io mi sia classificata sesta, sono molto soddisfatta da questa fiction.
Volevo inoltre fare i complimenti a tutte le altre partecipanti del contest e in particolar modo alle podiste. Ringrazio inoltre CallieAM per aver indetto il contest e per il giudizio che ha stilato (tra l'altro, i bannerini sono stra-spettacolari! Me ne sono innamorata).
Sarei felice se mi faceste sapere cosa ne pensate.
Rolly too