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Autore: 999D666    29/05/2016    0 recensioni
-"Hai scoreggiato?"
Beh, questa non é esattamente la cosa più romantica che ci si aspetta di sentire la mattina quando convivi con una ragazza, ma cosa mai poteva aspettarsi Gilbert Beilshmidt dalla sua compagna Elizaveta Hedervary?-
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La storia di un incontro un po' eccentrico, tra siti web e padelle, incomprensioni e cadute epiche del Magnifico. La storia d'amore di Gil ed Eliza ed il suo catastrofico inizio!
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Coppie presenti nella storia(verrà aggiornato): PruHun, GerIta, SpaMano, FrUk e poi vedremo!
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Prussia/Gilbert Beilschmidt, Un po' tutti, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2, Il coinquilino strano é in realtà una coinquilina strana?!



 
"A-a-a-spetta! Tu sei una donna?!"

"Eh grazie, non lo vedi anche da solo? Coglione!" disse dolorante la strana tizia che poco prima Gil era convinto fosse un pazzo. Un pazzO, con la O, un uomo!
La ragazza era scivolata sul pavimento, portandosi dietro tutta la tenda della doccia, che però non riuscì a coprire quei piccoli -ma non tanto piccoli- particolari che l'avevano smascherata.
"Ma come puoi essere una donna?! Non l'hai letto per bene il mio annuncio? Diceva UOMO, l'ho specificato apposta per evitare queste situazioni di merda!"

"E io come potevo sapere che sarei caduta?! E poi, scusami tanto, la prossima volta mi calerò le braghe solo per assicurarti che sono una donna!"

Nel frattempo Gil si era voltato e come se non bastasse si era coperto gli occhi con una mano. Ma come faceva ad infilarsi sempre in queste situazioni assurde? Si era semplicemente iscritto ad un sito, dannazione, come poteva accadere una cosa simile?!
"Comunque, te ne devi andare. Non ho assolutamente intenzione di condividere l'appartamento con una donna, una pazza per di più."

Nessuna risposta. Gilbert non osava girarsi, ne aveva avute abbastanza di soprese per quel giorno.

"Hey, tu! Mi hai sentito?" continuò Gil, ancora senza voltarsi.

"Allora?!"
Quando Gil si voltò vide la ragazza ancora stesa sul pavimento, inerme. Era svenuta.
"Ohh, shei
ße*"
Gil nel panico cercò qualcosa con cui coprire la ragazza, senza riuscirci. -Possibile che in questa casa non si riesca a trovare niente di niente?!-
Optò per coprirla con la tenda della doccia, per poi prenderla in braccio.
"Sarai anche un ragazza, ma pesi come un cinghiale!" si lamentò Gilbert, sbuffando in direzione della stanza più vicina al bagno, la camera da letto.
Dopo aver rischiato di inciampare più volte nei vestiti e nelle cianfrusaglie buttate a terra, riuscì a mettere la ragazza sul letto.
-E adesso?- pensò il tedesco.
-Questa sì che é una situazione del cazzo. In certi casi qual è la cosa migliore da fare?-
"Beh, forse é meglio aspettare che si svegli. Perché si risveglierà...giusto?"

Questo dubbio assalì Gilbert.

La ragazza era pallida, aveva un aspetto malato, occhiaie nere, insomma non era proprio una bella visione.
Indeciso sul da farsi, avvicinò lentamente la testa sul suo petto, per assicurarsi che il cuore battesse ancora.
Quando poggiò la testa, cominciò a sentire il tipico battito di quando si è addormentati, e Gil si tranquillizzò.
Che bella sensazione, era così morbida, sembrava di essere coccolati da una mamma, anche se Gil non l'aveva mai conosciuta e quindi poteva solo immaginare che il contatto con una madre potesse essere così.
Improvvisamente i suoi teneri pensieri vennero interrotti dalla consapevolezza del fatto che era praticamente poggiato su un seno della ragazza.
-Aah, no no non è come sembra, mi accertavo che fosse viva, è per questo che ero in quella posizione ambigua- pensò Gil scusandosi a chissà chi.
Il tedesco si affrettò ad alzarsi in piedi, diede un ultimo sguardo alla ragazza, accostò la porta della stanza e se ne andò in bagno a sistemare il casino che quella tizia gli aveva combinato.
-Le donne...portano solo guai! Arrivano, si prendono quello che vogliono e poi cadono e svengono! Sono tutte uguali.-

3 ore dopo...
-Dove sono?-
La ragazza rinvenì, dopo un paio d'ore di sonno profondo.
"Hey"
Una voce catturò la sua attenzione.
Apparteneva ad un ragazzo completamente bianco, ad eccezione di due occhi rossi, che la scrutavano con un'ombra di preoccupazione.
"Ti sei fatta una bella dormita, stai...meglio?"

"Ho un bernoccolo enorme."


"Si, beh, che ti aspettavi? Hai fatto un bel volo in bagno."

"Perchè ho addosso la tenda della doccia?"

"Sai, non ho avuto il tempo di trovarti qualcosa che si abbinasse ai tuoi occhi! Certo che per esserti svegliata da poco sei proprio una rompicoglioni!"

La ragazza si massaggiò il bernoccolo sulla testa. "Temo di non essermi presentata prima, mi chiamo Elizaveta, però puoi chiamarmi Eliza, non sono di qua." disse tendendo la mano al tedesco.
"Gilbert, neanchio sono di qua." disse stringendole la mano.

"Ah, ma puoi chiamarmi Magnifico o Maestà, se desideri, ci sono abituato ormai!" si passò una mano tra i capelli con nonchalance, probabilmente pensando di apparire un gran figo.

"Sei strano."

"Hey, come ti permetti! Ti ho appena salvata la vita, cara!"

"Si ok, senti, a proposito dell'appartamento..."

"Già...beh, come ti ho già detto non ammetto donne qui, quindi ti chiamo un taxi e te ne torni da dove sei venuta, ok?" disse Gil tirando fuori il cellulare dalla tasca dei jeans.

"No!  Non posso tornare indietro, tu non capisci!"

"Ma non sono problemi miei! Io volevo solo un coinquilino con cui fare baldoria, e invece mi ritrovo incastrato con te fra i piedi!"

"Non ti permetterò di cacciarmi!" Eliza si avventò su Gilbert, che cominciò a correre per l'appartamento, gridando.
"Lo sapevo che eri pazza! Lo sapevo! Il Magnifico Me sapeva che la sua ora era arrivata!" piagnucolò per tutto l'appartamento, cercando di evitare le grinfie della ragazza, che avvolta nella tenda cercava di acchiappare il tedesco.

"HEY MA CHE DIAVOLO E' TUTTO QUESTO BACCANO, STATE, TIPO, FUORI DI TESTA?!" gridò un vicino, bussando alla porta.
-Mein Gott*, grazie! Sono salvo!- pensò Gilbert.
"Signore, mi aiuti! C'è una pazza isterica in casa mia che sta cercando di uccidermi!"

"Sarebbe, tipo, anche l'ora! Avresti rotto a tutti gli abitanti del palazzo con il casino che fai, tipo, tutti i giorni!"

"Ma le pare il momento di rimembrare il passato adesso?! Chiami qualcuno! La polizia, i pompieri, chiami chi cazzo le pare, ma chiami qualcuno!"

In quel momento Eliza urlando salì sulla schiena del tedesco, che cominciò a dimenarsi come una donnetta.
La confusione diventò insostenibile, e alla fine la porta di casa si spalancò.
Gilbert era sdraiato a terra con Eliza sulla schiena e davanti a loro c'erano il rompipalle del vicino polacco Feliks Łukasiewicz e il cinese Wang Yao, che aveva spalancato la porta con un calcio.
-Però...è forte per essere una mezzasega- pensò Gil, distratto per un secondo dalla situazione in cui si trovava.
"Si può sapere che state facendo voi due? Stavo meditando, non so se conosci questo verbo Beilshmidt, meditare, vuol dire che non voglio che qualcuno mi rompa proprio quando finalmente posso godermi della sana tranquillità! Anche se in questo palazzo la tranquillità sembra che nessuno la conosca proprio-aru!"
Wang Yao aveva questo strano tic, fastidioso all'orecchio di Gil, di aggiungere -aru alla fine di quasi ogni frase che prununciava.

"Cioè, tipo, certe cose potreste farle anche senza gridare così forte, no?" aggiunse il polacco riferendosi alla posizione dei due.

"Ma che cazzo vai a pensare! Le mie erano urla di disperazione! Questa tizia mi ha aggredito!" disse Gil ancora immobilizzato a terra.

"E questa povera ragazza, così graziosa, ti avrebbe aggredito? Ma fammi il piacere, sei proprio un'idiota! Come ti chiami, ragazza?"

"Eliza...ecco, io sono qui per l'appartamento. Da oggi vivo qui, stavamo solo giocando, mi spiace di avervi allarmato!" disse con aria angelica la ragazza.

-Maledetta, è furba...adesso che li ha rincoglioniti per bene avrà tutto il tempo di farmi fuori e magari mangiare i miei resti, con contorno di patate!- pensò Gil.
"Ah, se è così allora, tipo, ok. Benvenuta. Ci vediamo" disse il polacco, che se ne tornò a casa come se niente fosse.

"M-ma dove vai?! NO non crederle, lei mi ucc-"
Eliza tappò la bocca di Gilbert con le mani, continuando a sorridere ai vicini con l'aria più innocente che potesse mostrare.
Anche il cinese se ne andò, dopo aver lanciato un'ultima occhiata di sospetto ai due. O forse era solo lui ad avere gli occhi piccoli, boh.
"Senti, Gilbert, siamo partiti col piede sbagliato, ma se la smettessi per un secondo di comportarti come una checca isterica ti potrei spiegare perchè ho bisogno di un posto dove stare."
Gilbert, con ancora la bocca tappata, acconsentì con un cenno della testa.
Eliza si alzò, per poi sedersi sul divano, facendo cenno a Gilbert di sedersi accanto a lei.
Sospettoso, Gil si sedette sul bracciolo, a debita distanza. Non si sa mai.
"Vedi, ho viaggiato molto in questi giorni. Prima stavo in Austria, ma sono sorti un po' di problemi e allora non potevo più restare... ma lui è proprio insistente, non mi lasciava andare! E così sono arrivata qui."

"Ma lui chi?" chiese Gilbert.

"Il mio ex. Cioè, mio marito. Dobbiamo ancora divorziare."

"E tu dovevi scappare da tuo marito proprio qui?!"

"Ma non credo che venga qui, penso che ormai si sia rassegnato. O almeno lo spero."

"Ma si può sapere perchè stai scappando da lui?"

"Ecco...lui mi comanda. Vuole che sia un certo tipo di donna, degna di essere sua moglie. Una donna di classe, elegante, servizievole..."

"Insomma, é uno schizzato questo."

"Non è cattivo, ma tiene così tanto alle apparenze che non sembra essere in grado di vedere ciò che conta veramente nella vita. Io lo amavo, ma tutto ha un limite."

"Potresti semplicemente chiamarlo e chiarire, no? Invece di fare tutto questo casino scappando di stato in stato."

"Chiarire con Roderich Edelstein? Si vede proprio che non lo conosci."


Gilbert si bloccò.

"Chi?"

"Roderich Edelstein, mio marito. Lo so, ha un nome così altisonante. Gilbert, stai bene? Ti vedo un po' pallido."

Come poteva il povero Gilbert non essere pallido? Aveva appena scoperto che la tizia che pretendeva di diventare la sua coinquilina era la moglie di Roderich Edelstein, niente di meno che il bambino che da piccolo prendeva continuamente in giro.
Si sa come queste cose vanno a finire, la vittima alla fine prevale sul bullo una volta raggiunta l'età adulta, e Gilbert già si vedeva in una pozza di sangue.
Si era pentito dei suoi comportamenti da bullo di un tempo, ma non pensava che avrebbe rivisto quel bambino. Poi proprio in quella situazione! Chissà che avrebbe pensato! Ormai era ovvio che gli avrebbe spaccato il culo.
Un telefono cominciò a squillare.
"E' lui. Ho perso il conto delle volte che mi ha chiamato. Forse è davvero il caso di dirgli che la deve smettere." disse Eliza, che stava per rispondere.
Gilbert come un fulmine strappò il telefono dalle mani della ragazza e fissò il nome sul display con gli occhi spalancati, ancora sconvolto dalla rivelazione.
"Sei impazzita?! Chissà che diavolo di aggeggi ha a disposizione quello! Magari semplicemente rispondendo è in grado di rintracciarti e di presentarsi proprio sul pianerottolo di casa!"
Lasciarono squillare il telefono finchè non smise.
-Un messaggio in segreteria-
"Liz, sto perdendo la pazienza! Sappi che andrò ovunque pur di trovarti, quindi ti converrà dirmi dove ti trovi di tua spontanea volontà."
 
Un messaggio pieno d'amore, insomma.
Gilbert ed Eliza si guardarono.
"Beh, vedrò di mandargli un messaggio più tardi magari..." disse Eliza.
Gilbert si lanciò sul divano, con la faccia sprofondata nei cuscini.
"IO VOLEVO SOLO AVERE UN COINQUILINO!" gridò Gilbert.
Fortuna che l'urlo era attutito, altrimenti chi se li sentiva un'altra volta quei rompicoglioni dei vicini.

 
Continua...
Note*
Sheiße: merda
Mein Gott: Mio dio

 
  
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