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Autore: ELIOTbynight    29/05/2016    0 recensioni
"La loro mente era in tilt: nulla aveva più senso, nessun pensiero fermo, nessuna sicurezza. Solo la speranza, l’ottimismo e la fiducia trasmessi da tutti gli altri fecero in modo che i due fratelli si sentissero pronti ad affrontare quell’esperienza. [...] Flammar mormorò, tesissimo:
- Vediamo se ce l’abbiamo fatta … Procedete con la trasformazione.-
[...] Terminato il processo, le porte si risollevarono. Rivedendo la luce, i gemelli dovettero sbattere le palpebre per un attimo. Quasi nello stesso momento, avanzarono di un passo e gli altri poterono assistere al risultato dell’esperimento.
Ci erano riusciti. Bill e Tom erano diventati degli Alieni."
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{Sequel di "Kampf der Liebe (Ich bin Humanoid)"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '~ Humanoid ~'
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Quindicesimo capitolo
La fuga



Le porte dell’ascensore si aprirono nel buio della notte, illuminando il corridoio enorme con la fioca luce del neon. Sotto quello stesso bagliore, la pelle metallica di Romy brillava dopo molti giorni di pausa; brillavano anche le punte di vetro che decoravano la divisa di Georg, le bacchette di Gustav pronte a rilasciare le loro cariche elettriche, ma soprattutto brillavano gli occhi della ragazza, verdi come due smeraldi, traboccanti di vigore.
- Mi fa ancora male la mano … - mormorò il bassista, reduce da una rissa. - Questi alieni hanno la pelle dura!-
- Se non fosse stato per l’invisibilità di Romy, sarebbe stato ancora più difficile.- aggiunse il biondino.
Romy alzò il braccio a mezz’aria, intimando loro di fare silenzio. Lentamente si guardò intorno e poi sentenziò:
- Non dovrebbe esserci nessuno. Andiamo.-
La ragazza procedette a passo sicuro e costante, seguita dai due amici un po’ più incerti. Si chiedevano se sarebbero riusciti a starle dietro e da dove prendesse tutta quella forza psicologica.
“Probabilmente è solo impaziente di rivedere Bill.” pensarono, sorridendo.
Arrivati ad un angolo, Romy si appiattì contro il muro e gli altri due la imitarono.
- Secondo quanto detto da Flo e Holly, i gemelli dovrebbero essere rinchiusi nella cella d’isolamento qui dietro.- disse lei sottovoce. - Non sappiamo, però, se ci siano delle guardie a sorvegliare la porta … -
- Non puoi renderti di nuovo invisibile?- domandò Georg.
L’amica scosse la testa con disappunto:
- Pur di atterrare tutte le guardie che abbiamo trovato lungo la strada, ho utilizzato per troppo tempo l’invisibilità. Sono a corto di energia, purtroppo!-
- E allora che facciamo?-
Romy tacque e storse la bocca in una smorfia pensierosa. C’era troppo silenzio e la luce delle poche stelle di fuori era appena sufficiente per vedere a un palmo di naso. Come fare per capire se ci fossero delle guardie da abbattere?
Restò lì a riflettere; nel frattempo gli altri due ne approfittarono per controllare il loro equipaggiamento – Gustav aveva le sue bacchette elettriche, Georg aveva una sacca sulla schiena contenente munizioni di vario tipo. Romy li guardò e mise le mani sui fianchi con un sospiro, cercando di concentrarsi. Tuttavia, al contatto delle dita su di sé, Romy scattò.
- Ho un’idea.- fece lei in un soffio. - Voi state qui e aspettate un qualche segnale, prima di uscire allo scoperto.-
Docili come cagnolini, Gustav e Georg annuirono e tentarono di osservarla in mezzo al buio. Chissà che cos’aveva in mente!
La ragazza afferrò delicatamente il gancio che le pendeva su un fianco e lo tirò fuori dal cinturone di metallo, estraendo il filo a cui era collegato. Con attenzione, mirò al soffitto e fece roteare il gancio per un po’, prima di lanciarlo e farlo aderire ad una trave. Il rumore non era stato molto forte, per fortuna. Sotto gli occhi curiosi dei due musicisti, Romy premette un tasto sull’altro fianco e si resse al filo: il suo corpo si sollevò da terra e dondolò nell’aria, finché lei non premette di nuovo il pulsante e si fermò a quasi un metro dal soffitto. Dal basso, Georg e Gustav la guardavano con ammirazione e ricordarono il momento in cui, durante la guerra contro Litio, l’intera band era stata sollevata e tirata in salvo grazie a quel gancio miracoloso.
Romy mimò un ok con le dita, imitata subito dagli altri due, poi allungò le braccia e si appese direttamente alla trave con le mani. Sfruttando l’incredibile forza che il suo corpo umanoide le dava, Romy procedette senza troppa fatica lungo le numerose travi del soffitto, cercando di essere più silenziosa possibile. Era talmente nervosa che tratteneva il respiro ogni volta che andava avanti di alcuni metri; intanto gli amici l’attendevano col cuore in gola.
Quando ormai Romy aveva girato l’angolo, si fermò rimanendo appesa e abbassò gli occhi. Illuminata da una debolissima luce, riuscì a scorgere la porta della cella d’isolamento, bloccata da sbarre e lucchetti, nonché sorvegliata da due guardie aliene.
“Dovrebbe essere facile metterli fuori combattimento.” pensò lei. “Ora devo solo avvertire Georg e Gustav!”
Tornare indietro sarebbe stato impossibile, perché aveva troppa paura di fare rumore ed essere scoperta. In quel momento di difficoltà le fu fin troppo spontaneo chiedersi che cos’avrebbe fatto Bill al suo posto. La risposta che si diede la stupì: non avrebbe forse improvvisato?
Attese qualche secondo per regolarizzare il respiro, poi buttò fuori l’aria imitando il suono del vento. La prima volta non successe niente, allora provò a farsi sentire di più.
- Uh? Hai sentito?- disse uno dei due alieni. - Ci sono gli spifferi in questa torre!-
- Spifferi? E da quando?-
- Non dirmi che non hai sentito l’aria che entrava …!-
Romy sorrise tra sé: in quell’insolita maniera aveva fatto parlare le due guardie, permettendo agli amici di registrare la loro presenza. A quel punto fu possibile entrare in azione.
Il primo a girare l’angolo fu Gustav, che lanciò le bacchette in direzione delle due guardie. Allarmate, loro le evitarono, ma a contatto col muro alcune scintille elettriche le distrassero. In quell’attimo anche Georg era uscito allo scoperto e corse verso le guardie insieme all’amico. Non fu difficile stenderli con qualche pugno ben assestato, avendo potuto contare sull’effetto sorpresa.
Soddisfatta, Romy saltò giù dal soffitto.
- Perfetto!-
- Che cos’era quella cosa?- chiese divertito il bassista, imitando poi con un leggero fischio il rumore che aveva fatto la ragazza per attirare l’attenzione delle guardie.
Lei alzò le spalle:
- Dovevo inventarmi qualcosa, no? Vi ho fatto capire che erano in due, quindi ha funzionato.-
Perplesso, Georg si voltò verso l’amico, che però si limitò a ridacchiare.
- Georg! Gustav! Siete voi?!-
I tre sobbalzarono. Dietro la porta si era sentita chiaramente la voce di Tom.
- Arriviamo, amico!- esclamò il biondino, prima di recuperare le bacchette e distruggere sbarre e lucchetti.
Non appena ebbe finito, l’impazienza prevalse e Romy si fiondò a spingere l’enorme porta per aprirla. Quando ci fu riuscita per metà, gli amici entrarono subito.
- Liberateli!- fece lei, mentre i due ormai erano già dentro. - Io controllo che non arrivi nessuno.-
I ragazzi non persero tempo. Gustav si precipitò verso Bill e si inginocchiò, prendendo una bacchetta e porgendo l’altra a Georg.
- Non ci credo, siete venuti a salvarci!- disse il cantante, sorridendo dopo parecchie ore che non lo faceva.
- Non dirmi che non te l’aspettavi.- sorrise l’altro, mettendo la punta della bacchetta sulla catena che teneva bloccato il suo polso. - Georg, usa l’elettricità per sciogliere le catene!-
L’amico annuì e procedette, rischiando di incenerire Tom da quante scintille si stavano spargendo intorno. Il chitarrista sbottò divertito:
- Hey, vacci piano con quell’affare … -
- Non mi faccio problemi a lasciarti qui, sai?- rise Georg. - E’ solo che non voglio averti sulla coscienza.-
- Non posso neanche fare più battute adesso?-
Una volta libero, Tom abbracciò Georg senza riuscire ad aggiungere altro, felice come non mai. Un secondo dopo anche Bill ebbe le mani libere, così Gustav sentenziò:
- Li abbiamo liberati, Romy!-
Non appena udì quel nome, il moretto scattò in piedi, come se avesse recuperato tutte le energie che aveva perso da prigioniero in quella torre.
- Romy è qui?!- gridò emozionato, con gli occhi sbarrati.
Da fuori, la ragazza si sentì chiamare da una voce che non sentiva da troppo tempo. Entrò nella cella e si immobilizzò quando incrociò il suo sguardo.
- Bill … - mormorò soltanto, prima di avvertire un improvviso bruciore agli occhi umidi.
A quella visione, neanche lui resistette e una lacrima solitaria gli solcò la guancia sporca prima ancora che se ne potesse accorgere. Di scatto, i due balzarono in avanti e si abbracciarono forte, come non avevano mai fatto prima. Affondarono il viso l’uno nella spalla dell’altra, strizzando gli occhi e trattenendo il respiro dall’emozione. Accanto a loro, gli amici non emisero un rumore e li guardarono sollevati.
Fu Romy a separarsi per prima, ma quando provò a guardare Bill negli occhi, una fitta al cuore le fece distogliere lo sguardo con imbarazzo.
- S-stai bene, vero?- domandò, continuando a tenerlo stretto a sé.
- Sì … - rispose lui, provando la sua stessa sensazione di incompletezza, come se avessero qualcosa da chiarire una volta per tutte. - Ti sei ripresa.-
- Già … Senti Bill, mi disp-
- Va tutto bene.-
Romy aveva raccolto coraggio e stava per scusarsi come si deve, ma il ragazzo l’aveva interrotta con un debole sorriso che sprizzava energia soltanto dai suoi occhi lucidi. Lei non seppe che dire e riuscì solo a piangere silenziosamente quando sentì la sua mano accarezzarle il viso. Con un singhiozzo, mormorò:
- Ma … ti ho trattato male e-
- Lo so.- con delicatezza entrambe le mani di Bill si posarono sulle sue guance. - Anch’io ho sbagliato, ma vedo che mi hai perdonato. Ora io perdono te.-
Romy pensò amaramente che tutta quella tensione tra di loro era nata per una stupidaggine e si morse il labbro con una leggera risata. L’unica che aveva avuto davvero bisogno di essere perdonata era lei. Singhiozzando di nuovo, lo strinse a sé e pigolò:
- Mi sei mancato!-
- Anche tu, piccola, tantissimo … - aggiunse Bill.
Tom tirò un gran sospiro di sollievo, percependo la liberazione interiore che provavano sia il gemello, che la sua ragazza. Quest’ultima si asciugò le lacrime e guardò Bill col sorriso più grande che riuscì a fare.
- Ti faccio vedere una cosa.-
Con sorpresa di Georg e Gustav, che ancora non sapevano nulla, Romy sfoderò un trucchetto che aveva installato Flammar al volo nel suo corpo da umanoide, prima di partire per la missione di recupero: entro certi limiti, era possibile ritirare la pelle metallica da alcune zone, scoprendo la carne umana in caso ce ne fosse stato il bisogno. In quel momento erano la bocca e il mento a venire scoperti, con grande soddisfazione di Bill che poté avvicinarsi e baciare la sua amata Romy. Quel bacio profondo e sofferto come pochi sancì il reciproco perdono, donando loro una nuova forza.

Hauch mir deine Liebe ein …                                               Soffia in me il tuo amore ...
… ich will endlich bei dir sein.                                                                 … voglio restare per sempre con te.

- Ehm, non voglio fare il rompipalle, dico sul serio … - esordì Georg, schiarendosi la gola. - Ma siamo nel palazzo del nemico e non ci conviene restare qui ancora a lungo.-
- Scusate!- dissero in coro Bill e Romy, separandosi.
Prima di uscire dalla cella, tuttavia, Tom allargò le braccia e domandò:
- A proposito ragazzi, come avete fatto a trovarci?-
- Non ci sono arrivate vostre notizie e Flammar si è preoccupato.- rispose Gustav. - Ha fatto qualche indagine per capire che aria tirava nella dimensione aliena e ha solo saputo che il re Kronos sta riorganizzando l’esercito. Se non eravate riusciti a comunicarci una notizia così importante, doveva esservi successo qualcosa.-
- Siamo riusciti a trovarvi grazie a Romy che si è resa invisibile e ha pedinato alcuni alieni che erano di pattuglia nei dintorni.- terminò poi Georg, dandole un pugno amichevole sulla spalla e facendola imbarazzare.
Romy ricevette un’occhiata di meraviglia dai gemelli e mise le mani avanti:
- Non ho fatto niente di più rispetto a quello che faccio di solito! Adesso, però, è meglio andarcene.-
I ragazzi annuirono e la anticiparono uscendo dalla cella con cautela, evitando i corpi degli alieni di guardia che erano ancora svenuti. L’ultima fu Romy, il cui sguardo si posò su qualcosa di biancastro spuntare da sotto la porta. Si abbassò incuriosita e notò che era un foglietto, rimasto impigliato nella porta quando si era aperta. Lo prese e posò gli occhi sulle prime righe, ma non ebbe il tempo di sorprendersi che sentì la voce di Bill chiamarla:
- Romy, sbrigati!-
Mise distrattamente il foglio in tasca, ripromettendosi che l’avrebbe letto più tardi.
Il gruppo raggiunse l’ascensore quasi in punta di piedi, ma quando Romy alle spalle dei ragazzi stava per entrarvi, sussultò a sentire un rumore poco rassicurante e si fermò. Voltandosi, notò che gli alieni di guardia alla porta stavano riprendendo i sensi e il suo cuore perse un battito dallo spavento.
- Forza, vieni!- le intimò subito Tom, allarmato.
Le guardie ebbero appena il tempo di sgranare gli occhi, prima che le porte del grande ascensore si chiudessero e i fuggitivi sparissero dalla loro vista. Gli eredi degli Umanoidi erano ora al sicuro, illuminati dalle calde luci dell’ascensore che lentamente scendeva al pian terreno, ma non poterono lasciarsi andare ad un sospiro di sollievo.
- Uffa, di sicuro chiameranno rinforzi.- mormorò la ragazza mordendosi un labbro. - Che cosa facciamo?-
La sua espressione preoccupata diventò di pura sorpresa quando Georg e Gustav si scambiarono un ghigno complice. Anche i gemelli li squadrarono senza comprendere.
- Per una volta lasciate che siamo noi due poveri sfigati a brillare!-
Con queste enigmatiche parole, Georg si tolse dalla spalla la sacca di cui ancora non era ben chiaro il contenuto neanche a Romy. La aprì e Gustav ne tirò fuori il contenuto, al che Bill spalancò gli occhi allibito:
- Ma cosa … sono balestre, quelle?-
- Certamente.- rispose Georg ammiccando, prendendo in mano quella che l’amico gli porgeva con attenzione.
Romy le osservò. Non aveva mai visto una balestra da vicino; quelle che i due amici stavano tirando fuori e preparando erano di metallo chiaro, di un colore simile alla sua pelle metallica da umanoide. Incuriosita, chiese:
- Perché non ne sapevo nulla?-
- Mentre eri convalescente, cara Romy, sappi che non ce ne siamo stati con le mani in mano.- continuò il bassista furbetto. - Flammar ha fatto delle ricerche e ha condotto degli esperimenti, arrivando al risultato che vedi qui.-
Le porse la balestra con un gesto fiero e Romy la toccò senza togliergliela dalle mani. Intanto Gustav spiegò:
- Le frecce di queste balestre sono state studiate per perforare le tute degli alieni e ferirli gravemente. Sono imbevute di un veleno acido che tu dovresti conoscere bene … -
- Il veleno di Holly!- esclamò Bill, anche se pure gli altri erano arrivati alla sua stessa conclusione in quel momento.
- Esatto. Il veleno è stato analizzato, riprodotto in serie e inserito in queste frecce.- Georg indicò un fascio di frecce nere legate insieme nella sacca che poi si sarebbe rimesso in spalla. - Ah, e non è tutto. Tom!-
Fece appena in tempo ad accorgersi di essere stato chiamato, che il chitarrista dovette afferrare al volo una scatoletta lanciata dall’amico. La fissò incuriosito insieme al fratello e non ci mise molto a riconoscere i proiettili all’interno.
- Il veleno di Holly è stato inserito anche lì dentro. Prendete, vi serviranno.- sorrise ancora il bassista, dando loro i due fucili che di solito Tom portava con sé in assetto da battaglia.
L’aria divertita che avevano Gustav e Georg contagiò anche i gemelli, i quali non persero tempo e caricarono le armi. Bill si sentì come rigenerato dopo quella sfilza di buone notizie:
- Siete stati grandi, ragazzi!-
- Ah, un’ultima cosa … Georg, perdonami.-
Il batterista mormorò quelle parole un attimo prima di abbassarsi e trafficare con la cintura incorporata nella tuta del collega, il quale sobbalzò:
- Hey, avvertimi prima!-
- Scusa se non abbiamo tempo.- rispose l’altro come se nulla fosse, prima di estrarre delle siringhe piene di un liquido verdognolo dagli scomparti appuntiti della cintura. - Ecco, due a testa.-
Ognuno ricevette due siringhe di veleno e le conservò nelle tasche, facendo estrema attenzione a non romperle.
- Iniettatevele se doveste essere colpiti da un’arma aliena ... non vogliamo che accadano altri incidenti come quello di Romy.- sentenziò Gustav, più serio di prima.
Lei lo guardò preoccupata:
- Ma se ce le iniettiamo, finiremo comunque per perdere i sensi e indebolirci. Mi ci sono voluti giorni per rimettermi in sesto!-
- Flo ha pensato anche a questo.- rispose Georg, inserendo la prima freccia nella balestra, tenendola puntata verso il basso per sicurezza. - A quanto pare non si è messo semplicemente a giocare al piccolo chimico … -
- L’effetto paralizzante che hai avuto tu, Romy, durerà solo alcuni secondi.- chiarì il biondino con un sospiro di rimprovero nei confronti dell’amico che non si risparmiava mai le battute.
L’erede degli Umanoidi si voltò a guardare i gemelli con un’espressione meravigliata che ebbero anche loro; solo allora si concedette il lusso di sorridere.
- Siamo a posto! Come al solito Flammar è fenomenale.-
Proprio in quell’istante, le porte dell’ascensore si aprirono. I cinque fuggiaschi persero un battito del cuore e in una prova di riflessi si misero in posizione di guardia.
- State attenti.- mormorò Romy, che si maledì perché il tono che aveva usato era meno sicuro di quanto avrebbe voluto.
I Kaulitz impugnarono un fucile a testa, Georg tenne pronta la sua balestra e Gustav fece lo stesso, anche se per ogni evenienza aveva sempre le fedeli bacchette al suo fianco. Romy era l’unica ad avere le mani libere, ma sapeva che non sarebbe stato un difetto per lei. Quel corpo da umanoide era la sua arma e con essa avrebbe fatto di tutto per permettere ai compagni di tornare a casa sani e salvi.






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