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Autore: jo17    29/05/2016    1 recensioni
L’artista rimase turbata dalle sue parole, non era la prima volta che le sentiva, ma dette da lei, con quella naturalezza e sincerità assumevano tutt’altro valore rispetto a vederle scritte su una rivista da qualche critico che nemmeno conosceva. Si accorse che Ruth la stava osservando e cercò di celare quel piccolo disagio che sentì avvenire in lei.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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  • Posso entrare?

Ruth era appoggiata alla scrivania tenendo una mano sul collo, indossava i suoi occhiali dalla montatura scura e prima di essere interrotta stava esaminando delle foto che teneva ancora in mano. Sussultò sentendo quella voce inaspettata e soprattutto constatando che fossero le nove di sera.

  • Katrin..come mai sei qui…a quest’ora?
  • E tu? Come mai ancora qui?

La rossa si rese conto che la donna era ancora in attesa di una risposta.

  • Mi trovavo a passare da queste parti, mi sono domandata se fossi ancora qui. E soprattutto se avessi già cenato.

Le mostrò una busta e notò che nell’altra mano aveva una bottiglia di vino.

  • Non so se ti piace il cibo cinese ma ho scoperto che si sposa benissimo con il vino rosso. Ti va di provare?

Ruth si sfilò gli occhiami e si passo per un attimo le mani sul viso e con un tono infastidito le ripose la domanda.

  • Kat, perché sei qui?

La donna si spostò dalla porta dove ancora si trovava per andarsi a sedere di fronte a lei.

  • Ti da così fastidio la mia presenza? Non mi sopporti a tal puto?

La curatrice si rese conto di quanto fosse stata sgradevole e se ne vergognò.

  • Non dire sciocchezze. Non sei tu, il problema sono io, e ti chiedo scusa. Hai avuto un pensiero gentile, cosa che a quanto pare io non riesco ad essere.
  • C’è qualcosa che non va? Posso aiutarti se vuoi

Ruth rimase a fissarla e accennò un leggero sorriso.

  • No, ma ti ringrazio. Il mio socio è in vacanza e il lavoro semplicemente mi sta sommergendo.
  • Non pensavo che in questo periodo ci fosse così tanto da fare nel tuo settore.
  • Beh l’autunno arriverà primo o poi – sorrise di nuvo – bisogna arrivare preparati. Ma dimmi, se ti pongo la domanda con un tono differente pensi di rispondermi?
  • Perché sono qui?
  • Esattamente.
  • La tua segretaria mi ha detto chiaramente che non riusciva a trovarmi un buco per vederti e siccome rifiuti categoricamente di venire a cena con me ho deciso di portarla io da te.
  • Cosa devi dirmi di così importante?
  • D’importante poco, cioè ho bisogno che tu mi rassicuri, ancora una volta. Non ho potuto fare a meno di notare che eviti Victoria.
  • E’ stata lei a dirti che la evito?
  • Come ti ho appena detto ho avuto modo di constatarlo da sola. Quando è stata male hai fatto il diavolo a quattro per starle vicina e adesso so che nemmeno vi sentite. C’è qualcosa che dovrei sapere?

Ruth si irrigidì,  Victoria era una ferita ancora aperta e Katrin era l’ultima persona con cui ne avrebbe voluto parlare. Poi si disse che in fondo non c’era proprio nulla di cui parlare, in questo momento aveva altri pensieri e preoccupazioni che non perdersi dietro la delusione che per l’ennesima volta le aveva inflitto la pittrice. Era stanca di lei e delle sue montagne russe emotive.

  • Ovviamente no, se sono meno presente con voi è per quello che ti ho detto prima, ho molte altre cose da gestire. Non so cosa ti aspettassi che ti dicessi.

Katrin fece un profondo respiro.

  • E’ facile rimanere affascinati da Victoria. Ci sono persone che riescono a comunicare la forza del loro spirito e a calamitare l’attenzione delle persone che le circondano. Lei è una di quelle. Ma con la stessa facilità con cui attrae allo stesso modo sa respingerti e ferirti.
  • Katrin, non so dove vuoi arrivare con questo discorso, ma ti assicuro che ormai conosco abbastanza bene la tua amica, non ho bisogno di avvertimenti
  • Non voleva esserlo.

Dopo un momento di silenzio la rossa si aprì in un sorriso che le fece brillare gli occhi rendendoli ancora più verdi

  • Che ne dici di mangiare? Credo che si stia freddando.

Ruth sospirò e ricambiò il sorriso.

  • Ok, in effetti muoio di fame.

A fine cena si ritrovarono a sorseggiare l’ennesimo bicchiere di vino sedute sul divano.

  • Quante volte ti è capitato di dormirci sopra?
  • Meno di quello che pesi, sai riesco anche ad avere una vita fuori di qui.

Katrin si mise a ridere.

  • Si, non volevo offenderti, perdonami il vino inizia a fare il suo effetto. Magari potrei dire cose nel modo sbagliato
  • Troppo facile nascondersi dietro agli effetti dell’alcool.

Ruth in quel momento si era resa conto di quanto fosse grata in quel momento della preseza della donna. I discorsi leggeri e le battute, che rivelavano quanto la rossa sapesse essere divertente avevano alleviato la sensazione di angoscia mista alla rabbia che aveva ormai da settimane.

  • Allora Kat, parlami di te. Dimmi qualcosa che non si possa sapere già se si frequenta l’Upper East Side e tutta la fauna che c’è sotto.
  • Oddio, detta così sembra che frequento chissà che ambienti.
  • Solo il più esclusivo di New York.
  • Ti dirò, con grande e soprattutto finto rammarico dei miei genitori lo frequento veramente poco.

Bevve l’ultimo sorso svuotando il suo bicchiere e prendendo la bottiglia per riempirlo nuovamente.

  • Dannazione, è finito!
  • Volevi proprio ubriacarti? Ok, adesso ti svelo un segreto, ma non dirlo a nessuno.

Ruth si alzò e scalza si diresse verso il mobile bar e aprendo l’anta in basso tirò fuori un’altra bottiglia di vino rosso. Con aria soddisfatta si girò verso l’amica.

  • Qui non ci dormo ma ci consumo spesso i miei pasti.

Ritornò a sedersi e riempì ad entrambe il bicchiere.

  • Allora, di che parlavamo? Ah si. I tuoi genitori, non sono fieri di te?
  • Della loro unica figlia gay? Ti ricordo che la mia famiglia è sia la più in vista che la più bigotta. Mia madre ha provato a farmi “cambiare idea” presentandomi certi tipi assurdi e pensando che sarei dovuta cadere ai loro piedi solo perché facevano parte di questa o di quella famiglia. Poi ha giocato la carta “dell’allontaniamola da qui” e in fine ha rinunciato. Insomma adesso sto divinamente.
  • Quindi non ti è andata poi così male.
  • No, certo un po’ più di affetto e stima non avrebbero guastato ma ho sempre saputo che eravamo troppo diversi e ho accettato che le cose andassero così.
  • Sei una persona saggia

Bevve un altro sorso.

  • No che non lo sono, altrimenti non starei a morire dietro ad una donna che non mi considera nemmeno.

Ruth la guardò per un attimo non afferrando lo sguardo che le aveva lanciato la rossa, poi si illuminò.

  • Oh! Stai parlando di me?

Katrin scoppiò a ridere vedendo quella reazione stupita e così spontanea. Anche Ruth fu presa da quella risata contagiosa.

  • Si sto parlando di te.  Ma dimmi come procede la tua storia con quella donna che ti faceva impazzire?

Ruth ritornò seria e prima di rispondere vuotò il bicchiere.

  • Non c’è nessuna storia, non c’è nessuna donna.

La rossa sentì il cuore accellerare.

  • Dimmi che quella donna non era Victoria.
  • Sembri un pò ossessionata dalla tua amica.
  • Non è ossessione la mia, è solo l’aver vissuto una vita intera al suo fianco, e so esattamente cosa mi posso aspettare.

Ruth la guardò un attimo prima di risponderle.

  • Si è fatto veramente tardi e per quanto mi riguarda credo di essere alquanto brilla. Credo che chiamerò un taxi.

Si alzò dal divano per andarsi ad appoggiare alla sua scrivania. Ma l’altra donna era dilaniata da quello che sentiva in quel momento amplificato dalla quantità di vino bevuto, la raggiunse, le passò le mani sotto le braccia di lei all’altezza del seno stringendola a se e la baciò. Per un attimo fu invasa da una forte emozione sentendo il sapore di quelle labbra, la loro consistenza carnosa, sino a quando Ruth non riuscì ad allontanarla spingendola dalle spalle. Katrin vide lo sguardo interdetto e un po’ arrabbiato di Ruth. Si allontanò di qualche passo continuando a guardarla.

  • Perdonami, non so cosa mi sia preso.
  • E’ stata solo colpa del vino.
  • Poco fa hai detto che sarebbe troppo facile nascodersi dietro l’alcool. E se non fosse così?
  • Kat, credimi, è meglio così. Domani mattina ripensando a questo momento mi darai ragione.

La donna provò ad avvicinarsi nuovamente a lei allungando la mano che rimase sospesa a mezzaria vedendo la reazione della sua interlocutrice, che si era scostata e aveva distolto lo sguardo.

  • E’ meglio se vai via prima che tu faccia altro di cui domani ti vergnognerai profondamente .

La rossa si allontanò.

  • Ruth, so che dovrei scusarmi, ma non posso. Non posso sentirmi in colpa perché mi sono innamorata di te, e si, potrei dare la colpa al vino, ma la verità è che mi ha semplicemente dato il coraggio di spingermi oltre.

Ruth la guardava mentre le apriva il suo cuore e provò un forte senso di protezione verso quella creatura dalla voce tremante e dallo sguardo lucido ma fermo. Sembrava una creatura di un mondo incantato, con i capelli ricci un po’ arruffati e la sua figura esile che sembrava poter sparire da un momento all’altro.

  • Kat, so che sei la persona più dolce che abbia incontrato ultimamente, posso dire che mi piaci, che sai essere divertente, una persona con cui è piacevole parlare. Ma per il momento non puoi essere niente di più e ti devo chiedere di andar via.

Dopo un primo momento di esitazione decise di accettare il suo consiglio, così iniziò a rimettersi in sesto e prima di andar via si fermò a guardarla con un mezzo sorriso.

  • Spero che quando mi sarà passata la sbronza mi ricorderò che hai detto “per il momento”.

****

  • Beth, davvero non ho voglia di uscire.
  • Guarda a costo di venirti a prendere di peso, stasera tu verrai con me a questa festa!

Ruth riumase a soppesare la minaccia dell’amica, la conosceva e sapeva che sarebbe stata in grado di farlo.

  • Che razza di festa è?
  • Katrin mi ha detto che festeggiano qualcosa come l’indipendenza del messico o di qualche paese spagnolo…. Non ho ben capito ma penso che ci divertiremo! Dai l’estate l’abbiamo strascorsa praticamente in città almeno l’illusione per una sera di essere in un paese esotico credo che sia concesso!
  • Ok, se ti prometto che ci andremo in vacanza fra qualche mese in un paese esotico mi lasci in pace?
  • No, anche perchè noi andremo comunque ma tu verrai lo stesso con me stasera! Adesso basta discutere, passo a prenderti per le 10.

Sentì il suono della chiusura della chiamata. Pensava che in fondo le avrebbe fatto bene distrarsi un po’. Aveva avuto giorni difficili, fortunatamente Harry era ritornato, la roccia a cui aggraparsi, e come sempre era riuscito a sollevarla sia dei problemi di lavoro che personali. L’amico era andato a trovare il padre in ospedale per rendersi conto delle reali condizioni di quell’uomo, cercando di capire perché proprio adesso cercava un riavvicinamento con la figlia. Aveva avuto una lunga conversazione con il fratello, ma non le disse cosa si erano detti. Al suo ritorno le aveva riferito l’unica cosa che gli aveva chiesto il padre, la rassicurava che comprendeva il perché della sua ostinazione nel non volerlo incontrare. Questa cosa fece arrabbiare ancor più Ruth, conosceva quel modo di fare, darti ragione facendoti sentire in colpa. Nonostante si dicesse che per lei la questione fosse chiusa, non era affatto così, il pensiero di quella richiesta la tormentava, buttandola in uno stato di frustrazione e di rabbia che ormai erano diventate le sue più fedeli compagne.
Quella situazione tra le altre cose aveva portato un ravvicinamento con Lexie, come sempre si era rivelata la persona presente e pronta a supportarla nel momento del bisogno, facendosi carico del suo dolore, dei suoi dubbi e delle incertezze che l’assalivano puntualmente quando aveva a che fare con la sua famiglia. Ma nonostante tutta la gratitudine che poteva provare nei suoi confronti continuava a non amarla, cercò di farglielo comprendere, apparendo indelicata ma non voleva illuderla, non si meritava di essere nuovamente ferita da lei. E dopo l’ultimo incontro con Katrin aveva capito che era meglio mettere in chiaro la sua posizione, con chiunque.
Lexie si illudeva, certo, ma non che lei ritornasse da lei alla prima difficoltà, quello che sicuramente voleva era che si rendesse conto di come lei fosse la persona giusta e affidabile sulla quale poteva sempre contare, con cui passare il  resto della vita. Quindi non fece l’errore di pressarla neanche quando le disse che per quanto apprezzasse il suo aiuto, questo non cambiava la situazione fra di loro.
Fu una sgradevole sorpresa per Beth quando la sera andando a prendere l’amica se la ritrovò davanti, ebbe per un attimo paura che Ruth fosse ritornata sui suoi passi, ma fortunatamente quello che le disse giustificando la sua presenza la rassicurò in parte.

  • Visto che mi ha sopportata in questi giorni ho pensato che il minimo che potessi fare era regalarle una serata divertente.

Lexie la guardò con un mezzo sorriso canzonatorio

  • So quanto ti fa piacere la mia presenza.

Beth non disse nulla, ma con l’intenzione di farlo non appena avese avuto la sua amica a tiro.
Giunsero nel locale dove si teneva la festa, all’entrata ad attenderle c’era Katrin e poco più in là, intenta a parlare con un gruppo di persone vi era Victoria. La rossa andò incontro a quel piccolo gruppetto.

  • Sei riuscita a convincerla, non volevo quasi sperarci.
  • Avevi dubbi solo perché ancora non mi conosci bene. Ah questa è Lexie.
  • Si, ci conosciamo già.

Anche Katrin si domandava perché quella donna fosse lì, a dire il vero la sua presenza aveva turbato più persone di quanto si sarebbe mai aspettata Ruth.

  • Davvero Ruth, dopo quello che ho combinato l’ultima volta che ci siamo viste, non pensavo che accettassi un mio invito.
  • Kat, sta tranquilla. La prossima volta però staremo lontane dal vino ok?

Sorrisero entrambe.
Anche Victoria alla fine le raggiunse, fu contenta di rivedere Ruth dopo tutto quel tempo, la trovava bella e affascinante come sempre, con i capelli ondulati lasciati liberi sulle spalle, il neo sulla guacia destra che risaltava più del solito e che la faceva apparire ancor più sexie grazie anche al lieve trucco che ne esaltava i lineamenti degli occhi e delle labbra. I semplici jeans che indossava e la maglia larga con delle fantasie geometriche sul davanti, che incorniciavano la scollatura, la rendevano la donna più attraente e bella che avesse mai visto. E tutto questo era esaltato dalla tristezza del suo sguardo che lo rendevano magnetico e dal sorriso in forte contrasto con esso. Per quanto anche per lei vedere Lexie in sua compagnia, vederla tenersi al suo braccio mentre avanzavano verso l’entrata, le provocava una forte sensazione di disagio, non andò oltre, non le importava perchè fosse lì con lei, l’unica cosa veramente importante era rivedere Ruth, e questo le bastava.
Entrarono insieme, il locale era caldo e accogliente, con i tavoli e il bancone interamente in legno, lunghe fila di luci colorate adornavavo un po’ ovunque l’ambiente aiutate da alcune lanterne appese qua e là ad illuminare gli angoli più bui e a dare un’aria di intimità, al centro, attorniato dai tavoli era improvvisata una pista da ballo dove le persone si divertivano al suono di canzoni allegre e spensierate suonate da un gruppetto di musicisti, tutti latini. L’aria che si respirava era di serenità e di divertimento. Andarono a sedersi ad un tavolo e ad un cenno di Victoria qualcuno portò un giro di tequila per tutte.

  • Giusto per darvi il benvenuto.

Fu quello che pronunciò Victoria alzando il bicchiere in segno di salute e buttandolo giù tutto di un fiato.
Ruth la guardava, bella e sorridente, aveva legato i lunghi capelli scuri in una coda alta, con delle ciocche indisciplinate che scendevano lungo il collo e sul davanti ad incorniciarle il volto. Sorrideva, e come sempre Ruth non poteva non notare le piccole fossette che si formavano agli angoli della bocca. Soprattutto quando si apriva in un bella risata contagiosa, come stava facendo in quel momento, suscitata da una battuta di un ragazzo che le si era avvicinato non appena l’aveva vista entrare, salutandola calorosamente. Aveva uno sguardo sereno, anche quando lo rivolgeva a lei, era come se avesse totalmente dimenticato il tono e il contenuto delle loro ultime conversazioni, Victoria in quello sguardo le esprimeva che era semplicemente felice di vederla e non aveva nessuna intenzione di nasconderlo.
La pittrice però non poteva fare a meno di notare l’aria assente che spesso aveva Ruth, era seduta tra Katrin e Lexie,  inizialmente la fece sorridere per l’assurdità della cosa, e vederla restare lì ad ascoltare a malapena la sua amica, persa in chissà quale strano pensiero che le velava lo sguardo, e Lexie invece che vigilava su di lei le fece rendere conto che avrebbe tanto voluto scuoterla da quel torpore. Complice un’allegra canzone popolare appena iniziata la spinse ad agire.
Si alzò e le porse una mano.

  • Ti va di ballare?

Ruth la guardò sorpresa e divertita.

  • Dai su! Andiamo, non farti pregare.

La donna esitò ancora per un attimo ma poi la prese per mano e la seguì sulla pista da ballo.

  • Allora, è semplice, lasciati guidare.

Le passò una mano intorno alla vita e l’altra le teneva stretta una mano, fecero un paio di passi, Victoria le fece fare una piroetta tenendole ancora la mano. Ruth perse l’equilibrio e andò a sbatterle contro, mancado la presa al termine di quella giravolta. Risero entrambe.

  • Sono una frana.
  • Eppure con questo fisico da ballerina miss Devis, lei mi delude!

Riprovarono nuovamente quel passo e con lo stesso risultato, scoppiando di nuovo a ridere prendendo in giro la goffaggine di Ruth. Victoria le teneva entrambe le mani, la guardava ridere di cuore, felice di essere riuscita a cancellare quell’aria affranta che aveva dall’ultima volta che l’aveva vista. Il cuore inizò a batterle velocemente, trovava irresistibile il suono di quella risata. Le lasciò le mani e le prese il viso baciandola inaspettatamente.
Ruth non la respinse, e dopo restarono in mezzo alla pista da ballo con Victoria che la teneva per la vita e lei con entrambe le mani poggiate sulle sue spalle.

  • Non pensi di esserti compromessa a baciarmi davanti a tutte queste persone che ti conoscono?

Il tono era ironico e volutamente pungente. La risposta di Victoria venne accompagnata da un largo sorriso

  • Non mi importa di quello che pensano le persone.

Baciandola nuovamente, stavolta con più dolcezza e stringendola a se, cosa che fece anche Ruth circondandole il collo con le braccia.
Al tavolo si ritrovavano ad assistere a quella scena ognuno con un sentimento diverso, anche se quello che provavano Lexie e Katrin era molto simile. L’unica divertita ad assistere sia alla scena che alla reazione che si era dipinta sul volto delle due donne era Beth.

  • Colpite e affondate.

Fu l’unica cosa che disse, venendo fulminata da Lexie. Poi si rivolse a Katrin

  • Non vorrai mica restarci male vero?

La rossa si girò a guardarla molto arrabbiata.

  • Che non avessi avuto nessuna chance sin dall’inizio a quanto pare era evidente per tutti.
  • Non volevo offenderti, ma sono comunque contenta, almeno adesso inizierai a guardarti in giro.

Il tono malizioso che usò e la mano che le aveva poggiato sulla gamba, in quel momento la turbarono. Si alzò infastidita e decise di andar via, si voltò solo un attimo a cercare la sua amica e Ruth che stavano per fare la stessa cosa, tenedosi per mano e scambiandosi sorrisi si dirigevano verso l’uscita.
Durante il tragitto in taxi che le separava da casa di Ruth si tennero per mano,con le dita intrecciate, la curatrice guardava fuori dal finestrino, mentre Victoria non distoglieva la sua attenzione da lei, dal suo profilo, dalla voglia che aveva di averla solo per se, le strinse un po’ di più la mano attirando la sua attenzione. Si girò a guardarla sorridendo poi fu di nuovo distratta dal loro arrivo a destinazione.
Sole in ascensore nonostante entrambe sentissero il desiderio l’una dell’altra rimanevano immobili a guardarsi, come in attesa. Finalmente al piano, Ruth la fece entrare, la prese per mano e la condusse in camera da letto dove ad attenderle c’era il grande letto di Ruth. Victoria aveva tutta l’intenzione di godere di ogni singolo istante che avrebbe trascorso insieme a quella donna, aveva voglia di lasciare libera qualsiasi voglia e desiderio che aveva avuto da quando l’aveva rivista quella sera. O semplicemene da quando l’aveva incontrata. Ruth dal canto suo voleva semplicemente farla sentire di nuovo amata.

Oh my, my, my, what you do to me?
Like lightning when I’m swimming in the sea, From the very first time we loved, From the very first, time we touched, Walking on wires and power lines, When you put your body on top of mine
Everytime that you lift me up, To the heaven and stars above


Si fermarono ai piedi del letto, una di fronte all’altra. Victoria le poggiò il palmo della mano su una guancia, la lasciò scorrere in una lunga carezza, sfiorandole con la punta delle dita le labbra e continuando a scendere sino al collo e a soffermarsi sul petto. Ruth aveva chiuso per un attimo gli occhi sentendo quelle dita calde sfiorarle la gola in una leggera carezza.

Oh lord of mercy, I’m begging you, please, I’m feeling drained, I need love, You torch me up like electricity, Jumpstart my heart with your love

Si baciarono e Victoria ne approfittò per sfilarle la maglia che indossava, si avvicinò per baciarle la spalla e continuando accarezzandole un braccio sino a quando non le prese la mano e la portò alle labbra. Diede dei piccoli baci sul palmo della mano e iniziò a morderle il polso. Poi la spinse sul letto, le slacciò i pantaloni e sfilandoli li gettò sul pavimento. Victoria restò in piedi ad osservarla nella bellezza di quell’immagine, di quella donna dal corpo quasi perfetto coperto dagli slip, in quanto si era accorta piacevolmente che la padrona di casa non indossava il reggiseno.

There’s an energy when you hold me, When you touch me, it’s so powerful, I can feel it when you hold me, When you touch me, it’s so powerful

Ruth rimaneva a fissare Victoria, il fatto che fosse ancora vestita la faceva sentire vulnerabile, indifesa, ma il modo in cui la stava osservando la pittrice la riempiva di vanità.

  • Spogliati.

Victoria sorrise, e iniziò a slacciare i bottoni della camicia molto lentamente, poi si tolse i pantaloni e infine slacciò il reggiseno, lasciando libero il suo prosperoso e bellisimo seno. Poi si inchinò, iniziò a bacairle le caviglie salendo lungo le gambe, le baciò l’osso prominente del bacino, proseguì verso il seno e in fine si sdraiò sopra di lei, facendo aderire i loro corpi, sentendo ognuna la pelle calda dell’altra. Ruth le accarezzava delicatamente la schiena mentre si baciavano dolcemente, con lentezza.

I couldn’t leave if I wanted to, Cause something keeps pulling me back to you, From the very first time we loved, From the very first time we touched, The stroke of your fingers, the scent of your lingers, My mind running wild, the thoughts of your smile, Oh, you gotta give me some, You could give it all, but it’s never enough no

Victoria le fiorò il naso con il suo e si fermò un attimo per guardarla, Ruth ricambiò il suo sguardo, si illuse di leggervi amore ma consapevole che fosse soltanto desiderio, allora le prese la mano e la portò dove sentiva più forte il desiderio della sua presenza. Victoria ne fu piacevolmente sorpresa, come dalla sconceria che gli sussurrò all’orecchio che fece sorridere entrambe ma che le spinse a decidere ad abbandonare quello stato di contemplazione e lentezza per lasciarsi andare al desiderio e alla soddisfazione di esso.
Ruth quella notte aveva baciato ed accarezzato e posseduto ogni centimetro della pelle di Victoria, l’aveva sentita pronunciare parole sconnesse quando laveva portata all’orgasmo, e altrettanto aveva fatto la pittrice. Il modo in cui Ruth la guardava, era la cosa più erotica che avesse mai provato. Era un angelo disinibito che le faceva toccare le corde più alte del piacere. Alla fine quando si ritennero soddisfatte si lasciarono andare sui morbidi cuscini di quel letto che le aveva viste fare acrobazie per quasi tutta la notte.

When you hold me in your arms, Burns like fire and electricity, When you’re close I feel the sparks,
Takes me higher to infinity


I loro respiri affannosi riempivono l’aria, restavano sdraiate l’una accanto all’altra a fissare il soffitto coperte solo dal lenzuolo, unico superstite di quella notte di follia.
Fu Victoria a rompere il silenzio.

  • Perché sei triste?

Ruth si girò a guardarla stupita per la domanda. Si mise sul fianco avvicinandosi a lei e restando così una di fronte all’altra. L’artista le posò la mano sul suo fianco.
Le rispose con un sorriso e mordicchiandosi il labbro inferiore.

  • Ti sermbro forse triste?

Anche Victoria sorrise.

  • Magari non adesso. Ma lo sei stata per tutta la sera, e credo che lo fossi anche durante il nostro ultimo incontro. – fece una pausa – e per quanto  tenda all’egocentrismo non credo che fosse per causa mia.

Ruth si perse nello sguardo limpido e profondo della donna che aveva difronte. Non riuscì a sostenerlo e concentrò la sua attenzione sulle sue labbra.

  • Quello che ti dissi non era vero. Il mio cuore era spezzato.
  • Perdonami.

Ruth sorrise tornando a guardarla.

  • No, non per colpa tua. Anche se in effetti lo hai un pò incrinato. -  Fece una pausa – A dire il vero non ricordo nemmeno più se sia mai stato sano e forte. Forse da bambina, prima che mia madre morisse. Ma dopo è andato in frantumi. Ho provato nel tempo a rimetterlo insieme, ma mi rendo conto che è sempre successo qualcosa che rendeva vani i miei sforzi.

Poi si riscosse rendendosi conto che parlava più a se stessa che non con la donna che in quel momento la fissava in cerca di risposte.
Ruth si limitò a scostarsi da lei e guardò il cielo fuori dalla finestra.

  • Drovremmo riposare almeno un po’. Inizia a fare giorno.

Si mise sul fianco dando le spalle a Victoria che l’avvolse in un abbraccio. La strinse a se, era in uno strano stato di agitazione, colta dal desiderio di volerla proteggere, il modo in cui aveva chiuso la conversazione, se mai si fossero potuti chiamare così quei pensieri detti ad alta voce,  le fece capire che non le avrebbe dato modo di porle qualsiasi altra domanda.
Dormirono per tutta la mattina, la luce entrava prepotente dalla finestra che avevano lasciato aperta, illuminando la stanza e le due figure che si trovavano ancora avvolte in un abbraccio. Fu Victoria la prima a svegliarsi, sentiva il profumo della pelle della sua compagna esserle entrato in circolo con il sangue, si sentiva inebriata da esso, dall’essere circondata da quelle pareti, da quegli oggetti che parlavano di lei. Non sapeva comprendere quel mare di sensazioni che stava provando e nemmeno la forte emozione di vederla aprire gli occhi e sorrirderle. Non sapeva riconoscere quel sentimento che iniziava a provare. Ruth si stiracchiò, con il fare di un gatto appena svegliato da un lungo sonno.

  • Buongiorno

Victoria le sorrise come unica risposta.La padrona di casa si sistemò meglio per poterla guardare bene in viso.

  • Dormito bene?

Fece un cenno di si con la testa.

  • Il gatto ti ha mangiato la lingua?

Stavolta in tutta risposta Victoria la baciò in un modo che avrebbe aperto la strada a molto altro.

  • Uhmm.. direi di no.

Le sussurò in un’orecchio

  • Continua

E natutalmente Victoria non se lo fece ripetere due volte.
Ruth subito dopo aver soddisfatto le sue voglie aveva lasciato una Victoria distrutta sul letto andando a fare una doccia. Quandò usci, si stava strofinando i capelli con una asciugamano.

  • Ci sono degli asciugamani puliti in bagno se vuoi fare una doccia.

Victoria prese al volo il suggerimento, una volta in bagno si rese conto che quella stanza era grande quanto la sua camera da letto. C’era sia un’enorme vasca che una doccia molto comoda in un angolo. Il doppio lavello era sormontato da uno specchio enorme e ben illuminato.
Se la prese comoda facendosi massaggiare dal getto dell’acqua, poi quando uscì raggiunse la padrona di casa in cucina andandosi a sedere al tavolo in modo da averla di fronte. Ruth aveva indossato una maglietta larga che le arrivava sotto il sedere lasciando le gambe nude, i capelli sciolti ancora umidi le scendevano lungo le spalle. Victoria la osservata intenta a preparare il caffè e a tostare del pane. La guardava incantata da quei gesti sicuri, da quell’espressione concentrata. Ruth aveva la testa inclinata verso il basso presa da quell’occupazione, alzò gli occhi verso la sua ospite con un sorriso obliquo

  • Che c’è?

Si era accorta dello sguardo fisso su di lei, del modo in cui la stava scrutando, aveva un’espressione che non riusciva a decifrare.

  • Da quando ti sei svegliata non hai detto una parola.

Victoria si schiarì la voce.

  • Sinceramente non saprei cosa dire.

Ruth le portò una tazza di caffè e le sedette accanto. Le prese una mano.

  • Senti, a me basta sapere se ti va di mangiare qualcosa. – Sorrise – O se vuoi andar via e basta.

Anche Victoria sorrise, si sporse in avanti per baciarla.

  • Credo che posso bere una tazza di caffè prima di andare via.

Victoria una volta uscita si recò direttamente a casa di Katrin, la donna quando aprì la porta esitò a far entrare l’amica.

  • Ti sei divertita?

L’artista non rispose.

  • Se sei venuta a raccontarmi i particolari ne faccio a meno
  • Sono venuta per scusarmi, non volevo ferirti.
  • E invece lo hai fatto. Mi hai ferita profondamente.

L’artista non si sarebbe aspettata una risposta del genere, soprattutto dallo sguardo carico di rabbia che aveva accompagnato la frase.

  • Andiamo Kat. Ti prego. Lo so che avrei dovuto dirti dal primo momento che io e lei..
  • Davvero credi che sia soltanto per questo? Perché sei riuscita a fare in modo che lei ti preferisse a me?

Non ricevendo nessuna risposta l’aggredì alzando la voce.

  • E’ la considerazione che hai di me, il modo in cui mi tratti! Sono meno idiota di quanto pensi!
  • Ma che diavolo stai dicendo?
  • Tu non riesci ad  avere un minimo di sincerità con me. Certo vado bene per le questioni pratiche, anzi no, per sostenerti solo per le cose che decidi nella tua somma bontà di condividere con me! Quando io… mio dio, tu sai tutto di me. E invece tu, davvero non so che considerazione hai di me.

Victoria la guardò a bocca aperta

  • Sei ingiusta. Sai benissimo che sei importante per me, e sono sempre stata sincera con te.
  • Lo sei stata? Io ti ho chiesto se provavi qualcosa per lei e tu mi hai mentito guardandomi dritta negli occhi!
  • E’ più difficile di così.
  • Certo, figurati! E’ per questo che sei andata via con lei? Perché è difficile?

La rossa la fissò stringendo gli occhi.

  • Lei lo sa che per te è solo una scopata?

Victoria distolse lo sguardo e prese qualche secondo prima di risponderle.

  • Non lo è. Non so cosa sia. Ma mi fa stare bene.
  • Dovrei essere contenta per te. Perdonami però se non ci riesco. Questa tua ritardata schiettezza me lo rende difficile.
  • Kat non volevo ferirti.

La padrona di casa sorrise.

  • Per te è sempre stato facile ottenere quello che vuoi, e anche quello che in realtà non desideri.
  • Cosa?Di cos’altro mi stai accusando? Senti, il fatto che io non riesca ad esternare ogni mio singolo sentimento non fa di me un’opportunista. Perché è questo che mi stai dicendo.

Victoria rimase in attesa di una sua risposta che non arrivava.

  • Questa visione che hai di me voglio sperare che sia venuta fuori solo a causa di Ruth. Per quanto in questo momento tu non mi voglia credere, ti dico che sei importante per me e mi dispiace profondamente per il male che ti ho causato. Credimi, non era voluto. Non avevo nessuna intenzione di lasciarmi coinvoglere da lei.
  • Coinvolgere? Mi domando in che cosa, so che sei ancora profondamente attaccata al tuo passato. Ti stai comportando da egoista.
  • Brava, mancava solo l’egoismo. Vuoi aggiungere altro?
  • No nient’altro. Ma è meglio se vai via..

Victoria restava a guardarla esitando.

  • Katrin, ricordi cosa ci diceva la nonna quando litigavamo?
  • Si, di non rimanere a macerare nella rabbia e nel rancore. La tua abuela è sempre stata molto saggia.
  • La mia? Sul serio Katrin? Per lei siamo sempre state le sue nietas. Ti ha trattata sempre come tale.

Fu evidente come le parole e il ricordo della donna fecero cambiare l’espressione sul volto della rossa. Fece un cenno di assenso con la testa, poi le voltò le spalle e da quel gesto Victoria capì che sarebbe dovuta andare via.


Bene gente, ecco un alltro capitolo, ringrazio tutti quelli che stanno avendo la pazienza di leggere il mio racconto, ma devo ammettere che sapere cosa ne pensate (nel bene o nel male) mi farebbe veramente piacere. Quindi non vergognatevi XD ditemi pure il vostro parere ;)

  
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