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Autore: Emmastory    29/05/2016    1 recensioni
Runa. Una lupa bianca e coraggiosa, che è anche stavolta impegnata in un viaggio alla ricerca delle sue radici. Alcuni lunghi anni sono passati, e il pericolo pare nascondersi ovunque. La luna, benevola regina dei cieli, l'accompagna in ogni passo verso quella che è la sua meta, anche dopo la caduta dell'amato Scott e della sorella Astral, membri del suo branco morti per mano di Scar. Un nemico che la nostra eroina si trova ad affrontare sin dalla nefasta notte in cui i suoi amati genitori Alistair e Nadia scomparvero, pronto a tutto pur di distruggerla. La sua buona stella continua a sorriderle, lasciandole ritrovare la felicità perduta e restituendole la forza d'animo che è solita caratterizzarla. Seguitela fino al suo traguardo, infondendole il coraggio che le manca per trovare se stessa e le sue radici. Anche stavolta, sperando che esca vincitrice dalla buia foresta, auguratele buona fortuna. (Seguito di "Luna d'argento: Cammino di luce")
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Luna d'argento'
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Luna-d-argento-III-mod
 
Capitolo XIV

L’alba del nemico

Il silenzio regnava sovrano nel buio della notte, la luna sembrava fissarmi con una calma a mio dire innaturale e mostruosa, brillando come era solita fare con l’aiuto del sole. Quella degli astri era una diarchia benevola e priva di contraddizioni, e mirando il cielo, mi godevo lo spettacolo offerto dalle stelle. Coraggiose e timide al tempo stesso, brillavano di luce propria, e per qualche arcana e a me ignota ragione, sembravano sorridermi, splendendo nella loro magnificenza. Svegliata da un suono conosciuto, mi guardavo intorno tenando di localizzarne la fonte, e fissando il mio sguardo su un robusto albero, li vidi. I miei custodi alati mi avevano seguita. Forse per paura di perdermi, o forse per assicurarsi che nulla di infausto mi accadesse. Non ne ero sicura, ma alla loro vista, sorrisi. Notandomi, mi si avvicinarono silenziosi. “Cosa fate qui?” chiese Owen, sussurrando al solo scopo di non essere sentito. “Viaggiamo verso nord, e riposiamo qui per questa notte.” Risposi, imitando alla perfezione il suo tono di voce, basso e quasi inudibile. “Cosa? Non avete saputo?” continuò la moglie India, sorpresa dalle mie parole. Mantenendo il silenzio, la guardai senza capire, sperando segretamente che fornisse ulteriori spiegazioni. “Ai piedi di quest’altura sorge una grotta, e una fiera attende solo di essere scorta. Incrociare il suo impervio cammino non dovrete, se vivi e vegeti restare volete.” Sapienti rime composte e pronunciate dal giovane Casper, che sollevando un’ala e chiudendo gli occhi, assumeva un’aria colta, saggia e intelligente. “Siete sicuri? Cosa dovrei fare?” chiesi, conservando la segreta speranza di stare vivendo un sogno o un incubo. “Restate qui. È un luogo sicuro, e di certo non sveglierete la bestia.” Rispose Owen, per poi tacere e sparire dalla mia vista assieme al resto della sua famiglia. In quel momento, mille dubbi iniziarono a ronzarmi in testa come fastidiosi e voraci insetti. “Si riferivano a Scar? Poteva esserci un nuovo nemico?” quesiti che mi tormentavano fino a portarmi al dolore fisico e morale. “Cosa? Chi.. Chi è la bestia?” chiesi, urlando con quanto fiato avessi in gola e sperando unicamente di essere sentita. Sfortuna volle che i miei amici fosse troppo lontani per ascoltare la mia supplica, e quasi ignorandomi, continuarono imperterriti a volare, raggiungendo i loro caldi e sicuri nidi. Dormendo profondamente, i miei congiunti non si accorsero di nulla, e parlando con me stessa, dovetti ammettere di aver paura. Il mio intero branco mi definiva coraggiosa, ma dopo quello che i miei custodi alati mi avevano riferito, non m sentivo capace di reagire. Non ne avevo mai parlato con anima viva, eppure quella era la mia più grande paura. Non essere in grado di aiutare coloro a cui volevo bene. Il tempo scorreva, e rifiutandomi per l’ennesima volta di dormire, tremavo. Pregando, speravo ardentemente che il mattino non arrivasse. Un desiderio patetico che non si sarebbe mai realizzato, e un fondato timore stando al quale il nemico ci avrebbe trovati con l’arrivo dell’alba.
   
 
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