Prompt: quando
la piccola piange ed il gelido demone si ritrova a consolarla.
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we are out for prompt.
Sesshoumaru
l’aveva notato da un po’:
quella sera, Rin era fin troppo silenziosa.
La
osservò con la coda dell’occhio
per alcuni istanti, chiedendosi il motivo di quell’insolito
silenzio. Le
palpebre un po’ calate sugli occhi lucidi e il visino pallido
pallido lo fecero
quasi preoccupare. C’era qualcosa che non andava, ne era
ormai certo.
A-un procedeva a
passo sostenuto al
suo fianco, insieme a Jaken. Anche l’animale sembrava essersi
accorto
dell’insolito mutismo della bambina,
tant’è che di tanto in tanto girava una
delle teste e guaiva come avrebbe fatto un cagnolino, ricevendo in
cambio solo
un mesto sorriso.
“Che
le prende? Cosa l’affligge?”.
Sesshoumaru
strinse con forza le
labbra e arrestò il passo. I raggi argentei della Luna
illuminavano la radura,
le cui fronde stormivano al sospiro del vento fresco della sera.
- Fermiamoci qui per questa notte.
- Eh?
Rin aveva
sollevato il capo corvino e
lo stava osservando spaurita.
- Proprio qui, signor Sesshoumaru? – chiese in un soffio.
- Ehi tu, mocciosa! – intervenne un irriverente Jaken,
sbraitando e agitando in
aria il proprio bastone – non osare contestare gli ordini del
padrone!
- No-non era mia intenzione, è solo che io... – e
tacque, portandosi un
pugnetto sotto al mento e distogliendo lo sguardo.
Sesshoumaru
rimase in silenzio per un
tempo indefinito, meditabondo. Odiava vedere la sua piccola seguace
così triste
e annichilita, nonostante il proprio orgoglio gli impedisse di
preoccuparsene
più del dovuto.
- Jaken – disse infine, volgendo le spalle a tutti
– resta qui con A-un.
- Sì, padrone!
Prima di
proseguire, però, il
principe dei demoni si volse per metà e guardò
Rin dritto negli occhi color
caffè.
- Vieni con me, Rin.
La bambina
trasalì e rimase alcuni
istanti interdetta, sorpresa da una richiesta simile. Scese lentamente
da A-un
e con un passo quasi malfermo lo raggiunse, titubante.
“Quali
pensieri la turbano a tal punto?” si chiese il
demone, osservandola
con attenzione, mentre continuava a lanciare sguardi furtivi e pieni di
terrore
a destra e a manca, come se temesse che chissà quale
creatura potesse spuntare
dall’ombra del bosco.
- Dimmi Rin – esordì a quel punto Sesshoumaru,
lontano dalle orecchie
indiscrete di Jaken – cosa c’è che ti
preoccupa così tanto da toglierti la
parola?
Si
fermò e si volse, trasalendo
impercettibilmente. Rin aveva a sua volta arrestato il passo e lo stava
osservando con il volto molle di lacrime. Un singhiozzo le
sconquassò il petto,
ricacciandole in gola le parole.
- Un po’ più a nord – riuscì
a dire infine, con un filo di voce – c’era il mio
villaggio, dove abitavano gli uomini cattivi che mi picchiavano. E dove
i
lupi... dove i lupi mi...
Non
riuscì a continuare e il suo
pianto si fece disperato.
- Non lo ricordavo – confessò Sesshoumaru, che si
ritrovò a maledirsi per
averla ricondotta di nuovo in quel luogo. Se avesse fatto
più attenzione,
probabilmente Rin non si sarebbe rabbuiata e, come sempre, avrebbe
invece
allietato quella serata con le sue chiacchiere e i suoi canti.
Il demone le si
avvicinò, piegandosi
su un ginocchio per portarsi alla sua altezza. Le sfiorò il
capo con una rude
carezza e le sollevò il mento affinché lo
guardasse negli occhi d’ambra.
- A voi umani i ricordi possono far male – le disse
– ma adesso nessuno, né
uomo né demone, ti farà più alcun
male. Io ti proteggerò sempre, Rin.
Un sorriso
sbocciò sulle labbra della
bambina, che smise subito di piangere.
- Signor Sesshoumaru... vi ringrazio!
Sesshoumaru le
asciugò le lacrime con
il pollice, racchiudendo in quel semplice gesto tutto
l’affetto che aveva
iniziato a nutrire per lei.
In fondo,
anche il principe dei
demoni aveva un cuore...