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Autore: pandacattivo    13/04/2009    7 recensioni
Mi maledissi altre volte, mentalmente, prima che il timer del forno
suonasse e mi riportasse al mondo reale, senza strani pensieri su mio
cugino e i suoi occhi che sembravano cioccolato fuso.
Mi prese un colpo quando, mentre spargevo la glassa di cioccolato che
tanto mi ricordava i suoi occhi, qualcuno mi prese una mano ed
iniziò a spalmare insieme a me, accompagnando i miei
movimenti.
[James/Dominique]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, James Sirius Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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« Chocolate;;

La confusione della Tana era tale da stordirmi.

Ogni Weasley-Potter che si rispettasse, amava le urla, i saluti, i giochi stupidi del week-end a casa dei nonni. Era sempre stato così, non ci si poteva fare nulla. Ridere e scherzare faceva parte del DNA della famiglia a cui io ero miracolosamente sfuggita.

Esattamente…io odiavo quei pranzi domenicali. Troppe persone, troppe parole, troppi racconti dei vecchi tempi da parte dello zio Harry, troppe domande riguardo alla scuola da zia Hermione. Non sopportavo nulla di tutto ciò. Mi facevano sentire in trappola, come a voler sottolineare ancora di più le mie differenze dal resto della famiglia.

Infatti tutti quanti adoravano ascoltare le avventure degli zii durante la guerra o raccontare di ciò che gli era successo durante il periodo scolastico. Io invece non lo sopportavo.

Trovavo patetico il modo in cui zio Harry raccontava del passato con quello strano luccichio negli occhi, come non riuscivo a raccontare i fatti miei liberamente.

Non ero certo come Rose, che si vantava in continuazione dei suoi meravigliosi voti, o come Lily che ridacchiava raccontando gli ultimi scherzi progettati con Hugo, sotto lo sguardo accusatorio di zia Ginny.

Albus solitamente raccontava delle sue amicizie, così lontane dalle nostre, visto che lui era Serpeverde. Mio fratello Louis invece, adorava deliziarci con qualche canzone al pianoforte.

Solitamente mi piaceva rinchiudermi in cucina con Teddy, visto che anche lui adorava la pace e la calma, come me. Quel minuscolo appiglio, però, era svanito da quando Lupin si era fidanzato ufficialmente con mi sorella e non facevano altro che parlare con maman e nonna Molly del matrimonio e del corredo per il piccolino che era in arrivo.

Infine, ad accrescere la confusione, c’erano i battibecchi di zio Ron e zia Hermione, che non si trovavano d’accordo nemmeno sul colore della nuova stanza di Rose che, teoricamente, avrebbe dovuto scegliere mia cugina.

E ad incorniciare quel quadretto fantastico di confusione e chicchere, c’era Lui, il mio peggior incubo.

James Sirius Potter continuava a vantarsi, facendo la cronaca della sua ultima partita di Quidditch o raccontando di come le ragazze sospiravano quando lui passava davanti a loro e si scompigliava i capelli con la mano. Io odiavo quando lo faceva.

I miei pranzi in famiglia, perciò, li trascorrevo rinchiusa nella cucina di nonna Molly, andando in salotto solamente per mettere in bocca un minuscolo boccone.

Poi scappavo nuovamente e mi sedevo sopra l’asola in marmo della cucina, mangiando una mela. Quando arrivava nonna Molly la aiutavo con i piatti, lavandoli a mano, nonostante adesso potessi usare la magia, non lo facevo. Era un modo efficace per far passare il tempo e cercare di ignorare gli altri.

Non che io li odiassi…solo che mi sentivo così terribilmente diversa da loro da non poter sopportare di starci troppo insieme. Era come accorgersi di essere una misera margheritina, nata nel bel mezzo di un enorme prato di magnifici girasoli. Ero bella, bellissima, ma rimanevo comunque gelida e distaccata.

Era così che mi conoscevano ad Hogwarts, la ragazza bella ed irraggiungibile. Se solo qualcuno avesse provato ad avvicinarmi, avrebbe scoperto che io non mordevo e che sapevo essere, nei limiti del possibile, una ragazza normale.

Invece i ragazzi avevano paura a chiedermi di uscire con loro, sicuri, per chissà quale strano motivo, che io avrei rifiutato. Le ragazze invece mi giravano attorno come le api facevano con il miele. Volevano consigli per i vestiti, idee per le acconciature…qualsiasi cosa pur di assomigliarmi. Amicizie finte e di circostanza che avevo iniziato ad odiare. Non ero come James, che adorava avere ammiratori e ammiratrici e li usava per ogni evenienza e scopo.

Stavo lavando i piatti, ammirando la neve leggera che cadeva fuori dalla finestra, quando sentii mia madre chiamarmi. Lasciai la mia occupazione e mi diressi in salotto.

-Ah ma allora c’è anche Nicky! Credevo fossi morta…- disse mio cugino James, con il suo sarcasmo fuori luogo. E poi io non sopportavo quando mi chiamava in quel modo.

-Cosa c’è, maman?- chiesi educatamente, cercando di non pensare a quanto avrei voluto lanciare uno Schiantesimo a James.

-Volevo far vedere il tuo vestito a nonna e alle zie…non trovate che sia magnifico?-

-L’hai fatto veramente tutto da sola?- mi domandò zia Ginny, prendendo un lembo della gonna e ammirando le rifiniture.

Mi ero dimenticata di dirvi che l’unica cosa che mi piace fare è disegnare e cucire vestiti. Solo per me stessa, però. Ne avevo fatto uno per Rose, qualche mese prima, per un ballo, ma nulla di che.

-Si…l’ho fatto io…prima il disegno e poi l’ho cucito, senza magia- spiegai, vedendo le mie zie tutte interessante.

Anche le mie cugine erano arrivate ad ammirare il mio lavoro.

-Certo…il tuo corpicino da schianto aiuta molto, Nicky!- esclamò James, facendo un fischio, come quando volevo abbordare qualche ragazza per i corridoi.

Mi girai di scatto, ma prima che potessi ribattere o che avessi il tempo di afferrare la bacchetta, zio Harry prese il suo primogenito e gli propose una partita di Quidditch.

Tirai un sospiro di sollievo, quando vidi che tutti quanti accettavano di buon grado l’idea. Uno ad uno uscirono tutti quanti fuori, con le loro scope da corsa in mano. Rose, maman, Vicky, Ginny ed Hermione decisero invece di andare a fare una passeggiata per il bosco, per la mia felicità.

Nel giro di 15 minuti, mi ritrovai sola in casa con i nonni. Dissi a nonna Molly di non preoccuparsi per i patti ed il resto, che avrei messo tutto apposto io. Così lei andò a riposarsi sul letto e nonno Arthur la seguì poco dopo, quando ebbe finito di leggere la Gazzetta del Profeta e l’ultimo articolo sportivo di zia Ginny.

Quando fui finalmente sola, mi misi a sistemare la casa con qualche veloce incantesimo, finii di lavare i piatti, sempre con la magia e poi iniziai a fare un dolce.

Presi a montare le uova con lo zucchero con forse eccessiva forza, giusto per scaricare un po’ della tensione accumulata durante quella giornata in famiglia. Ripensai a James, mentre montavo le chiare e schizzavo leggermente, per la forza che ci stavo mettendo. Era tutta colpa di mio cugino, come sempre, pensavo, mentre ripulivo gli schizzi con una spugna. Aggiunsi gli ultimi ingredienti e poi infornai il dolce, prima di risiedermi sull’asola della cucina ed aspettare.

Era colpa di James, dei suoi capelli marroni e sempre spettinati, di quel suo sorriso che avrebbe fatto sciogliere chiunque, di quei suoi occhioni color cioccolato che mi facevano impazzire….

Bloccai il flusso dei miei pensieri. Non potevo nemmeno pensarlo, non andava bene. Presi a torturarmi le mani, mentre rivedevo nella mia mente mio cugino che si scompigliava i capelli. Odiavo quel gesto, si…ma solo perché lo faceva rivolgendosi alle altre. E il modo in cui le guardava, spogliandole solo con lo sguardo…e a me?

-E’ tuo cugino, dannazione!- esclamai ad alta voce, cercando di auto-convincermi.

Mi ero accorta di aver certi pensieri nei suoi confronti da diversi mesi e ciò mi aveva completamente spiazzata. Ma dal’altra parte…nessuna ragazza poteva resistere a James Sirius Potter. Lui non faceva altro che ripeterlo e io mi ero accorta, negli ultimi tempi, di quanto, purtroppo, quella affermazione fosse vera.

Mi maledissi altre volte, mentalmente, prima che il timer del forno suonasse e mi riportasse al mondo reale, senza strani pensieri su mio cugino e i suoi occhi che sembravano cioccolato fuso.

Mi prese un colpo quando, mentre spargevo la glassa di cioccolato che tanto mi ricordava i suoi occhi, qualcuno mi prese una mano ed iniziò a spalmare insieme a me, accompagnando i miei movimenti.

Mi girai dopo qualche secondo, quando mi fui ripresa dallo spavento.

Quando vidi che era James, il mio cuore fece una capriola. Ma allora esisteva, pensai, ricordandomi di quando, al mio quarto anno, avevo ascoltato alcune ragazzine in un bagno dire: “E’ gelida…quella ragazza non può avere un cuore, credetemi. Dominique Weasley è fatta di ghiaccio…”.

Ci ero rimasta malissimo, ma come al solito, non ero riuscita a piangere. Avevo finito, quindi, per credere alle loro cattiverie. Io da quel girono, non avevo più un cuore.

Eppure adesso lo sentivo, pulsava con forse eccessiva vitalità contro il mio petto, mentre chiedevo a James perché non fosse a giocare con gli altri.

-Non mi piaceva l’idea che tu fossi qua da sola…- soffiò lui, con la voce stranamente non strafottente.

-Cosa ne sapevi che non ero in compagnia?- ribattei rapida, con una punta di acidità.

-Chiamalo sesto senso, se vuoi…- mi fece, mentre continuavamo a spargere la glassa al cioccolato sopra l’enorme torta che emanava un odore delizioso.

Quando finimmo, lui non disse nulla, ma fissava il dolce così intensamente, che capii che ne voleva una fetta. Mi sembrava quasi un bimbo piccolo, in quel momento.

Nonostante il fatto che la glassa avrebbe dovuto freddarsi, tagliai un pezzo e lo misi su un piattino, porgendolo a James.

-Non c’era bisogno che tu ti scomodassi…io sto bene da sola…e soprattutto sto bene senza te!- esclamai, cercando di sembrare più sgarbata possibile. Averlo intorno era una tortura…come facevo a non pensare a quanto mi piacesse, se me lo ritrovavo continuamente intorno?

-E’ dolce…- disse semplicemente mio cugino, fissando la fetta di torta, mezza morsicchiata.

-Cavolo, hai scoperto l’acqua calda, Jim! Se si chiama “dolce” ci sarà un motivo, no?- Sempre più acida, sempre più stronza…sperai che la tattica funzionasse e lui se ne andasse irritato, ma non accadde.

-Eh, ma mi sembra strano che dalle tue mani sia uscito qualcosa di così dolce, Nicky…-

-Già... perchè io sono acida…e non ho un cuore…e sono di ghiaccio…- borbottai tra me e me, maledicendo mio cugino, la sua bellezza e la sua testa vuota, che però non riuscivo ad odiare pienamente. Anzi…era tutto il contrario.

Vidi James che posava il piatto sul piccolo tavolo della cucina e mi veniva incontro, visto che io mi ero allontanata di diverso spazio.

Me ne stavo imbronciata, con le braccia incrociate sul petto, quando sentii che lui mi prendeva il viso fra le sue mani e mi costringeva ad alzare lo sguardo. Incontrai i suoi occhi in un istante che mi parve un’eternità e rimasi senza fiato per diverso tempo. Eravamo là, vicini come non mai. Uniti, ma comunque lontani. E non riuscivo a capire cosa stesse pensando James, perché nei suoi occhi c’erano così tanti sentimenti messi assieme, un’accozzaglia di scaglie di colore che si amalgamavano perfettamente in quel marrone cioccolato, che non riuscivo a leggervi nulla.

-A cosa stai pensando, Jim?- gli domandai, sussurrando, per paura di essere sentita da altri.

-A quanto sei magnifica, Nicky…- mi rispose ed io, per la prima volta, non ebbi da ridire su quell’odioso soprannome. Rimasi paralizzata. Non ci potevo credere, non poteva essere.

- I-io…?- domandai, con una punta di scetticismo leggero e velato nella voce, che mi usciva a fatica, vista la mia vicinanza con il volto di James.

-Non è vero che non hai un cuore…io lo sto sentendo- fece lui, spostando una mano dalla mia guancia, sul mio petto, passando lentamente per tutto il mio viso, per il collo, prima di fermarsi sul mio cuore pulsante che batteva con prepotenza sul mio petto.

Rimanemmo così per qualche secondo, prima di ritrovarci stretti in un bacio. Ci eravamo avvicinati con lentezza estenuante, a tal punto che io potessi vedere ogni piccolo centimetro del viso di James, che già conoscevo a memoria.

Ci baciammo per diverso tempo, sapendo che era sbagliato, che era immorale. Consapevoli del fatto che era tutto solo un’illusione, che quella strana bolla di felicità che si era creata fra di noi, sarebbe esplosa da un momento all’altro. Quel cuore che lui sentiva sotto la sua mano, vivo, sarebbe morto di lì a poco, quando ci saremmo staccati, quando la realtà ci avrebbe risucchiati nuovamente, con i suoi dolori e le sue ingiustizie. Sentii una lacrima rigare il mio volto ed il suo, mentre continuavo a baciarlo e mi aggrappavo a lui, che mi sembrava la mia unica ancora di salvezza, in quel momento.

Mi staccai dopo qualche minuto, borbottando che avrebbero potuto vederci, ma lui mi attirò nuovamente a sé.

-Siamo solo noi…non preoccuparti…- mi disse, prima di baciarmi nuovamente.

Noi. In quel momento mi sembrava la parola più bella del mondo. E mi lasciai cullare dal suo suono, mentre James continuava a baciarmi ed io mi dimenticavo di tutto. Eravamo Noi, soltanto Noi.

Spazio autore:

Non chiedetemi da dove sia uscita questa cosina..nemmeno l'ho riletta, sinceramente..XD

Ditemi cosa ne pensate, erò...mi farebbe tanto felice!!! ^^

XOXO, Ale...

   
 
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