« Chocolate;;
La confusione della Tana
era tale da stordirmi.
Ogni Weasley-Potter che si
rispettasse, amava le urla, i saluti, i giochi stupidi del week-end a
casa dei
nonni. Era sempre stato così, non ci si poteva fare nulla.
Ridere e scherzare
faceva parte del DNA della famiglia a cui io ero miracolosamente
sfuggita.
Esattamente…io
odiavo quei
pranzi domenicali. Troppe persone, troppe parole, troppi racconti dei
vecchi
tempi da parte dello zio Harry, troppe domande riguardo alla scuola da
zia
Hermione. Non sopportavo nulla di tutto ciò. Mi facevano
sentire in trappola,
come a voler sottolineare ancora di più le mie differenze
dal resto della
famiglia.
Infatti tutti quanti
adoravano ascoltare le avventure degli zii durante la guerra o
raccontare di
ciò che gli era successo durante il periodo scolastico. Io
invece non lo
sopportavo.
Trovavo patetico il modo
in cui zio Harry raccontava del passato con quello strano luccichio
negli occhi,
come non riuscivo a raccontare i fatti miei liberamente.
Non ero certo come Rose,
che si vantava in continuazione dei suoi meravigliosi voti, o come Lily
che
ridacchiava raccontando gli ultimi scherzi progettati con Hugo, sotto
lo sguardo
accusatorio di zia Ginny.
Albus solitamente
raccontava delle sue amicizie, così lontane dalle nostre,
visto che lui era
Serpeverde. Mio fratello Louis invece, adorava deliziarci con qualche
canzone
al pianoforte.
Solitamente mi piaceva
rinchiudermi in cucina con Teddy, visto che anche lui adorava la pace e
la
calma, come me. Quel minuscolo appiglio, però, era svanito
da quando Lupin si
era fidanzato ufficialmente con mi sorella e non facevano altro che
parlare con
maman e nonna Molly del matrimonio e
del corredo per il piccolino che era in arrivo.
Infine, ad accrescere la
confusione, c’erano i battibecchi di zio Ron e zia Hermione,
che non si
trovavano d’accordo nemmeno sul colore della nuova stanza di
Rose che,
teoricamente, avrebbe dovuto scegliere mia cugina.
E ad incorniciare quel
quadretto fantastico di confusione e chicchere, c’era Lui, il
mio peggior
incubo.
James Sirius Potter
continuava a vantarsi, facendo la cronaca della sua ultima partita di
Quidditch
o raccontando di come le ragazze sospiravano quando lui passava davanti
a loro
e si scompigliava i capelli con
I miei pranzi in famiglia,
perciò, li trascorrevo rinchiusa nella cucina di nonna
Molly, andando in
salotto solamente per mettere in bocca un minuscolo boccone.
Poi scappavo nuovamente e
mi sedevo sopra l’asola in marmo della cucina, mangiando una
mela. Quando
arrivava nonna Molly la aiutavo con i piatti, lavandoli a mano,
nonostante
adesso potessi usare la magia, non lo facevo. Era un modo efficace per
far
passare il tempo e cercare di ignorare gli altri.
Non che io li
odiassi…solo
che mi sentivo così terribilmente diversa da loro da non
poter sopportare di
starci troppo insieme. Era come accorgersi di essere una misera
margheritina,
nata nel bel mezzo di un enorme prato di magnifici girasoli. Ero bella,
bellissima, ma rimanevo comunque gelida e distaccata.
Era così che mi
conoscevano ad Hogwarts, la ragazza bella ed irraggiungibile. Se solo
qualcuno
avesse provato ad avvicinarmi, avrebbe scoperto che io non mordevo e
che sapevo
essere, nei limiti del possibile, una ragazza normale.
Invece i ragazzi avevano paura
a chiedermi di uscire con loro, sicuri, per chissà quale
strano motivo, che io
avrei rifiutato. Le ragazze invece mi giravano attorno come le api
facevano con
il miele. Volevano consigli per i vestiti, idee per le
acconciature…qualsiasi
cosa pur di assomigliarmi. Amicizie finte e di circostanza che avevo
iniziato
ad odiare. Non ero come James, che adorava avere ammiratori e
ammiratrici e li
usava per ogni evenienza e scopo.
Stavo lavando i piatti,
ammirando la neve leggera che cadeva fuori dalla finestra, quando
sentii mia
madre chiamarmi. Lasciai la mia occupazione e mi diressi in salotto.
-Ah ma allora
c’è anche
Nicky! Credevo fossi morta…- disse mio cugino James, con il
suo sarcasmo fuori
luogo. E poi io non sopportavo quando mi chiamava in quel modo.
-Cosa
c’è, maman?-
chiesi educatamente, cercando di
non pensare a quanto avrei voluto lanciare uno Schiantesimo a James.
-Volevo far vedere il tuo
vestito a nonna e alle zie…non trovate che sia magnifico?-
-L’hai fatto
veramente
tutto da sola?- mi domandò zia Ginny, prendendo un lembo
della gonna e
ammirando le rifiniture.
Mi ero dimenticata di
dirvi che l’unica cosa che mi piace fare è
disegnare e cucire vestiti. Solo per
me stessa, però. Ne avevo fatto uno per Rose, qualche mese
prima, per un ballo,
ma nulla di che.
-Si…l’ho
fatto io…prima il
disegno e poi l’ho cucito, senza magia- spiegai, vedendo le
mie zie tutte
interessante.
Anche le mie cugine erano
arrivate ad ammirare il mio lavoro.
-Certo…il tuo
corpicino da
schianto aiuta molto, Nicky!- esclamò James, facendo un
fischio, come quando
volevo abbordare qualche ragazza per i corridoi.
Mi girai di scatto, ma
prima che potessi ribattere o che avessi il tempo di afferrare la
bacchetta,
zio Harry prese il suo primogenito e gli propose una partita di
Quidditch.
Tirai un sospiro di
sollievo, quando vidi che tutti quanti accettavano di buon grado
l’idea. Uno ad
uno uscirono tutti quanti fuori, con le loro scope da corsa in mano.
Rose, maman, Vicky, Ginny ed
Hermione decisero
invece di andare a fare una passeggiata per il bosco, per la mia
felicità.
Nel giro di 15 minuti, mi
ritrovai sola in casa con i nonni. Dissi a nonna Molly di non
preoccuparsi per i
patti ed il resto, che avrei messo tutto apposto io. Così
lei andò a riposarsi
sul letto e nonno Arthur la seguì poco dopo, quando ebbe
finito di leggere la
Gazzetta del Profeta e l’ultimo articolo sportivo di zia
Ginny.
Quando fui finalmente sola,
mi misi a sistemare la casa con qualche veloce incantesimo, finii di
lavare i
piatti, sempre con la magia e poi iniziai a fare un dolce.
Presi a montare le uova
con lo zucchero con forse eccessiva forza, giusto per scaricare un
po’ della
tensione accumulata durante quella giornata in famiglia. Ripensai a
James,
mentre montavo le chiare e schizzavo leggermente, per la forza che ci
stavo
mettendo. Era tutta colpa di mio cugino, come sempre, pensavo, mentre
ripulivo
gli schizzi con una spugna. Aggiunsi gli ultimi ingredienti e poi
infornai il
dolce, prima di risiedermi sull’asola della cucina ed
aspettare.
Era colpa di James, dei
suoi capelli marroni e sempre spettinati, di quel suo sorriso che
avrebbe fatto
sciogliere chiunque, di quei suoi occhioni color cioccolato che mi
facevano
impazzire….
Bloccai il flusso dei miei
pensieri. Non potevo nemmeno pensarlo, non andava bene. Presi a
torturarmi le
mani, mentre rivedevo nella mia mente mio cugino che si scompigliava i
capelli.
Odiavo quel gesto, si…ma solo perché lo faceva
rivolgendosi alle altre. E il
modo in cui le guardava, spogliandole solo con lo sguardo…e
a me?
-E’ tuo cugino,
dannazione!- esclamai ad alta voce, cercando di auto-convincermi.
Mi ero accorta di aver
certi pensieri nei suoi confronti da diversi mesi e ciò mi
aveva completamente
spiazzata. Ma dal’altra parte…nessuna ragazza
poteva resistere a James Sirius
Potter. Lui non faceva altro che ripeterlo e io mi ero accorta, negli
ultimi
tempi, di quanto, purtroppo, quella affermazione fosse vera.
Mi maledissi altre volte,
mentalmente, prima che il timer del forno suonasse e mi riportasse al
mondo
reale, senza strani pensieri su mio cugino e i suoi occhi che
sembravano
cioccolato fuso.
Mi prese un colpo quando,
mentre spargevo la glassa di cioccolato che tanto mi ricordava i suoi
occhi,
qualcuno mi prese una mano ed iniziò a spalmare insieme a
me, accompagnando i
miei movimenti.
Mi girai dopo qualche
secondo, quando mi fui ripresa dallo spavento.
Quando vidi che era James,
il mio cuore fece una capriola. Ma allora esisteva, pensai,
ricordandomi di
quando, al mio quarto anno, avevo ascoltato alcune ragazzine in un
bagno dire: “E’
gelida…quella ragazza non può avere un cuore,
credetemi. Dominique Weasley è
fatta di ghiaccio…”.
Ci ero rimasta malissimo,
ma come al solito, non ero riuscita a piangere. Avevo finito, quindi,
per
credere alle loro cattiverie. Io da quel girono, non avevo
più un cuore.
Eppure adesso lo sentivo,
pulsava con forse eccessiva vitalità contro il mio petto,
mentre chiedevo a
James perché non fosse a giocare con gli altri.
-Non mi piaceva
l’idea che
tu fossi qua da sola…- soffiò lui, con la voce
stranamente non strafottente.
-Cosa ne sapevi che non
ero in compagnia?- ribattei rapida, con una punta di acidità.
-Chiamalo sesto senso, se
vuoi…- mi fece, mentre continuavamo a spargere la glassa al
cioccolato sopra l’enorme
torta che emanava un odore delizioso.
Quando finimmo, lui non
disse nulla, ma fissava il dolce così intensamente, che
capii che ne voleva una
fetta. Mi sembrava quasi un bimbo piccolo, in quel momento.
Nonostante il fatto che la
glassa avrebbe dovuto freddarsi, tagliai un pezzo e lo misi su un
piattino,
porgendolo a James.
-Non c’era bisogno
che tu
ti scomodassi…io sto bene da sola…e soprattutto
sto bene senza te!- esclamai,
cercando di sembrare più sgarbata possibile. Averlo intorno
era una tortura…come
facevo a non pensare a quanto mi piacesse, se me lo ritrovavo
continuamente
intorno?
-E’
dolce…- disse
semplicemente mio cugino, fissando la fetta di torta, mezza
morsicchiata.
-Cavolo, hai scoperto
l’acqua
calda, Jim! Se si chiama “dolce” ci sarà
un motivo, no?- Sempre più acida,
sempre più stronza…sperai che la tattica
funzionasse e lui se ne andasse
irritato, ma non accadde.
-Eh, ma mi sembra strano
che dalle tue mani sia uscito qualcosa di così dolce,
Nicky…-
-Già...
perchè io sono
acida…e non ho un cuore…e sono di
ghiaccio…- borbottai tra me e me, maledicendo
mio cugino, la sua bellezza e la sua testa vuota, che però
non riuscivo ad
odiare pienamente. Anzi…era tutto il contrario.
Vidi James che posava il
piatto sul piccolo tavolo della cucina e mi veniva incontro, visto che
io mi
ero allontanata di diverso spazio.
Me ne stavo imbronciata,
con le braccia incrociate sul petto, quando sentii che lui mi prendeva
il viso
fra le sue mani e mi costringeva ad alzare lo sguardo. Incontrai i suoi
occhi
in un istante che mi parve un’eternità e rimasi
senza fiato per diverso tempo. Eravamo
là, vicini come non mai. Uniti, ma comunque lontani. E non
riuscivo a capire
cosa stesse pensando James, perché nei suoi occhi
c’erano così tanti sentimenti
messi assieme, un’accozzaglia di scaglie di colore che si
amalgamavano perfettamente
in quel marrone cioccolato, che non riuscivo a leggervi nulla.
-A cosa stai pensando,
Jim?- gli domandai, sussurrando, per paura di essere sentita da altri.
-A quanto sei magnifica,
Nicky…- mi rispose ed io, per la prima volta, non ebbi da
ridire su quell’odioso
soprannome. Rimasi paralizzata. Non ci potevo credere, non poteva
essere.
- I-io…?- domandai,
con
una punta di scetticismo leggero e velato nella voce, che mi usciva a
fatica,
vista la mia vicinanza con il volto di James.
-Non è vero che non
hai un
cuore…io lo sto sentendo- fece lui, spostando una mano dalla
mia guancia, sul
mio petto, passando lentamente per tutto il mio viso, per il collo,
prima di
fermarsi sul mio cuore pulsante che batteva con prepotenza sul mio
petto.
Rimanemmo così per
qualche
secondo, prima di ritrovarci stretti in un bacio. Ci eravamo avvicinati
con
lentezza estenuante, a tal punto che io potessi vedere ogni piccolo
centimetro
del viso di James, che già conoscevo a memoria.
Ci baciammo per diverso
tempo, sapendo che era sbagliato, che era immorale. Consapevoli del
fatto che era
tutto solo un’illusione, che quella strana bolla di
felicità che si era creata
fra di noi, sarebbe esplosa da un momento all’altro. Quel
cuore che lui sentiva
sotto la sua mano, vivo, sarebbe morto di lì a poco, quando
ci saremmo
staccati, quando la realtà ci avrebbe risucchiati
nuovamente, con i suoi dolori
e le sue ingiustizie. Sentii una lacrima rigare il mio volto ed il suo,
mentre
continuavo a baciarlo e mi aggrappavo a lui, che mi sembrava la mia
unica
ancora di salvezza, in quel momento.
Mi staccai dopo qualche
minuto, borbottando che avrebbero potuto vederci, ma lui mi
attirò nuovamente a
sé.
-Siamo solo noi…non
preoccuparti…- mi disse, prima di baciarmi nuovamente.
Noi. In quel momento mi sembrava la parola più bella del mondo. E mi lasciai cullare dal suo suono, mentre James continuava a baciarmi ed io mi dimenticavo di tutto. Eravamo Noi, soltanto Noi.
Spazio autore:
Non chiedetemi da dove sia uscita questa cosina..nemmeno l'ho riletta, sinceramente..XD
Ditemi cosa ne pensate, erò...mi farebbe tanto felice!!! ^^
XOXO, Ale...