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Autore: Doomsday_    30/05/2016    3 recensioni
- Future!fic -
Dopo cinque lunghi anni di pace, la fragile quiete di Beacon Hills viene nuovamente spezzata. Un nuovo nemico minaccerà di sottrarre al Branco quel che per loro conta più della vita stessa.
Dal testo:
"Il corvo la fissava silenzioso, gli occhietti intelligenti sembravano scrutarle l'anima.
Fu allora che le piume si tramutarono in gocce di sangue. Colarono lente e calde lungo il braccio di Lydia. Eppure lei continuò a carezzare quel grumo rappreso fatto di morte con un sorriso pacifico a rasserenarle il viso.
"
Genere: Angst, Fluff, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kira Yukimura, Lydia Martin, Malia Hale, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quarto Capitolo


 





«Allison Lorraine Parrish!» tuonò Lydia tanto forte da far tremare le fondamenta della casa. Qualsiasi persona ne sarebbe stata facilmente terrorizzata, ma non sua figlia.
Quando si affacciò nella cameretta di Allie, la bambina le rivolse un sorrisino furbo, accompagnato da uno sguardo zuccheroso.
Lydia si dimenticò quasi all'istante di doverla sgridare, incrociò invece le braccia al petto e, con voce già più calma, disse: «Non hai ancora riposto i giocattoli. E ho trovato pezzi della tua merenda ad ammuffire sotto il divano!».
Allie abbozzò un sorriso che di dispiaciuto aveva ben poco e poi tornò ad imbrattare il suo foglio da disegno con tutti i colori che aveva a disposizione.
Lydia sospirò, chiedendosi tra sé come sua figlia potesse essere anche più testarda di lei.
«Dai, mettiti il giacchetto e andiamo all'asilo. Se non ci sbrighiamo chiuderanno i cancelli».
Allie le rivolse una smorfia, senza accennare a voler lasciare andare i pastelli: «Prima devo finire il disegno», si lagnò, infatti.
Lydia stava per ribattere quando Jordan le venne vicino.
Aveva l'aspetto trasandato, la barba di qualche giorno e indossava una tuta piuttosto logora che Lydia non ricordava di aver più lavato da un bel po'. Sembrava che nemmeno quel giorno avesse intenzione di andare a lavoro.
Una sorta di muro del silenzio li divideva da quando avevano discusso. Non si scambiavano più che qualche parola al giorno: mai erano stati tanto distanti.
Sentì un nodo alla gola nel ricordare lei e Jordan in cucina, lui che urlava fuori di sé mentre i motivi della sua rabbia divenivano per la donna dolorosamente chiari.
Ora Jordan evitava persino di guardarla negli occhi e Lydia non aveva più trovato la forza necessaria per ritornare sull'argomento.
«Lasciala a casa» disse con voce rauca. Sembrava stanco, a un passo dal crollare per il sonno arretrato.
«Ci penso io a lei», assicurò entrando nella cameretta e sedendosi sul lettino di Allie, per tenerla d'occhio mentre disegnava.
La bambina lo seguì con lo sguardo, ma non gli corse in contro per saltargli addosso e abbracciarlo come faceva sempre. Eppure sembrava tranquilla e piuttosto contenta del fatto che avrebbe potuto finire i suoi scarabocchi con tutta calma.
Lydia guardò suo marito, esitante, prima di annuire senza però nascondere la preoccupazione nel suo sguardo.
Si avvicinò a sua figlia per salutarla, la abbracciò e le baciò il viso. Jordan continuava a fissare le spalle di Allie, assumendo uno stato di trance che la fece rabbrividire.
Lydia lasciò la stanza, chiudendo dietro di sé la porta, quando gli occhi di Jordan si fecero di un arancio infuocato.


 
***


Malia, Kira e Lydia si incontravano due volte alla settimana al Caffé di Beacon Hills per fare colazione insieme. Era un'abitudine che piaceva seguire a tutte e tre, una breve pausa dalla famiglia, dalla casa e dal lavoro, ma – soprattutto – una ricorrenza che impediva agli impegni giornalieri di farle perdere di vista. Cosa che – a dispetto delle apparenze – sembrava succedere fin troppo facilmente.
Quando Kira arrivò trovò Malia già seduta al tavolo. Si ostinava a indossare magliette e felpe di Stiles anche per uscire, nonostante sia lei che Lydia le avevano regalato svariati vestiti dismessi delle loro precedenti gravidanze.
Quella mattina indossava una camicia di flanella del marito, quella a quadri rossa e blu che lui metteva dopo il lavoro, quando poteva finalmente togliersi l'uniforme.
Condividere l'armadio era stata la causa del loro primo serio litigio quando erano finalmente andati a convivere insieme: molti degli abiti di Malia si confondevano con quelli di Stiles; per lei non vi era poi tanta differenza, ma lui non era affatto felice di ritrovarsi incastrato dentro magliette cui non riusciva a far passare neppure le braccia.
Mentre aspettavano l'arrivo di Lydia ordinarono un caffé e un succo di frutta e iniziarono a chiacchierare del più e del meno.
Malia cercava di indirizzare la conversazione verso l'omicidio di cui Stiles non le aveva fornito altri dettagli, ma Scott aveva detto chiaro e tondo a Kira che Stiles non voleva farle sapere ancora nulla dei loro sospetti riguardo al Darach, almeno finché non ne sarebbero stati assolutamente certi. Così Kira continuò a mantenersi su un territorio neutrale, nella speranza che Lydia giungesse presto.
«... e poi Stiles si comporta in modo strano. Torna a notte fonda e la mattina è sempre di corsa. Sono giorni che non riesco ad avere una conversazione seria con lui. Ogni volta che provo a chiamarlo scatta la segreteria e ai messaggi risponde sempre con degli stupidi smile. Vorrei strangolarlo!», si lamentò Malia, dato che l'amica non sembrava darle corda.
Kira prese tempo, zuccherando con calma il proprio caffè, poi si limitò a rivolgerle un sorriso comprensivo e, con tutta l'innocenza possibile, tentò di cambiare nuovamente argomento, chiedendole: «Ormai hai quasi terminato il secondo trimestre di gestazione, giusto? Già inizi a sentirti affaticata?».
Finalmente Malia sembrò cedere e, con una smorfia, rispose: «Più che altro mi sento annoiata. Sono appena entrata in maternità e già non vedo l'ora di tornare a lavoro. Non so proprio come tu riesca a stare tutto il giorno in casa: io mi sento soffocare».
Solo in un secondo momento Malia si rese conto di quale espressione avesse assunto il volto di Kira.
Si allungò sul tavolino per stringerle il braccio «Ehi, lo sai che non era una critica, vero?».
Kira annuì: sarebbe stata una sciocca a offendersi per così poco, conoscendo quanta semplice ingenuità viveva dietro le parole di Malia. Eppure non fu capace di mandar giù quel magone che le era salito in gola.
«No, hai ragione tu. È una routine noiosa e spesso claustrofobica, che molte volte faccio fatica a sopportare. Ma poi penso ai bambini e l'idea di perdermi anche un solo attimo di quella routine mi toglie il respiro», strinse le labbra, come se volesse impedirsi di dire troppo. Per un momento pensò che sarebbe stato più facile lasciare che Malia le facesse tutte quelle domande insistenti sull'omicidio.
«Malia, alcune volte penso di aver sbagliato tutto. È arrivato tutto troppo presto» Kira, alla fine, esplose come un fiume in piena che non poteva più resistere entro gli argini, vomitò le paure che si teneva dentro e che la avvelenavano da chissà quanto tempo. Forse perché sapeva che Malia in fondo si era già accorta di qualcosa o forse per il senso di colpa che ormai la divorava o, semplicemente, perché non riusciva proprio più a nascondere quello che sentiva.
«Sono notti che non dormo. Amo Scott e amo i miei figli, ma vedo tutto questo enormemente sbagliato. Invecchieranno e moriranno e io starò lì con loro, ancora giovane, a veder questo succedere. Quale persona vorrebbe ciò? Voi tutti morirete mentre io resterò qui, sola, per altri novecento anni o forse anche di più e... non posso farcela», abbassò gli occhi, perché lo sguardo comprensivo di Malia la faceva sentire anche peggio.
Un singhiozzo sordo la scosse, prima di continuare in un mugugno quasi soffocato: «Adam ha già cinque anni, ti rendi conto? Il tempo sta passando così in fretta, ma non è nulla paragonato a quello che resta a me. Scott ne vorrebbe altri, lo dice tutti i giorni. Oddio, lui metterebbe su un'intera squadra di Lacrosse se potesse», a quel pensiero Kira rise tra lacrime che avevano iniziato a bagnarle le guance senza che se ne rendesse neppure conto, «Ma non capisce che per me non sarebbe crescere dei figli, ma come amare parti di me già morte», la voce della donna si spense con quell'ultima frase.
Malia, nonostante avesse notato da tempo la malinconia in fondo agli occhi scuri di Kira, non avrebbe mai immaginato quali tormenti si celassero dietro e si lasciò commuovere facilmente dalle sue parole.
In quel momento arrivò Lydia, la quale si bloccò sconvolta nel vederle.
Le due amiche si stavano guardando, in lacrime, tenendosi per mano in muto sostegno.
«Ma che diavolo sta succedendo qui?».


 
***


Quella mattina Stiles aveva deciso di tornare nel luogo del delitto da solo. Avrebbe dovuto portare con sé l'agente Jonas, ma la donna avrebbe finito certamente per privarlo della concentrazione necessaria, ponendogli solo domande irrilevanti. Inoltre – a dirla tutta – non sapeva bene neppure lui cosa ci faceva di nuovo lì o cosa esattamente stava cercando.
L'unica certezza che aveva in quel momento era di non voler passare un'altra mattinata chiuso nell'ufficio dello Sceriffo a sbrigare anche il lavoro al posto di Jordan come se nulla fosse.
Prese una lunga boccata d'aria, guardandosi attorno, quando tra gli alberi scorse una sagoma piuttosto famigliare.
Camminava a passo sicuro, spingendo il passeggino sull'impervio sentiero che a malapena si distingueva sul terreno boscoso.
L'aveva notata solo per quello: Malia non riusciva ad essere affatto silenziosa, quando doveva portarsi dietro Jamie.
Stiles la seguì con lo sguardo, dapprima incredulo, poi furioso. Le andò incontro.
Nonostante gli desse le spalle, Stiles sapeva che lei aveva già rintracciato il suo odore e udito i suoi passi dal modo in cui aveva raddrizzato la schiena e dato un passo più dolce al suo incedere.
«Cosa diavolo ci fate voi qui?» sbottò quando la raggiunse.
Malia sorrise, guardandolo con espressione di finta sorpresa: «Una passeggiata. È una così bella giornata!» rispose scrollando le spalle, «Tu, piuttosto, non dovresti essere in centrale? Questo tratto del bosco l'hanno già ispezionato Scott e Lydia e hanno detto di non aver trovato nessuna traccia del Darach».
«E tu che ne sai?», brontolò Stiles in risposta, sentendosi a disagio nell'averla lì.
«Lydia mi ha detto tutto», rispose Malia cercando di assumere l'espressione più innocente possibile.
Ma dato che sembrò non funzionare minimamente su Stiles, alzò gli occhi al cielo e sbuffò: «Oh, andiamo! Non guardarmi in quel modo! Sto solo dando un'occhiata».
«Ti sei portata dietro Jamie!» l'accusò lui, incrociando le braccia al petto.
«Tuo padre non poteva tenerlo e si tratta solo di una passeggiata in un bosco, Stiles» ribatté, tornando a spingere il passeggino «Non puoi pretendere che rimanga chiusa in casa in eterno!».
Stiles la seguì «Potrebbe non essere sicuro. Non abbiamo ancora idea di chi possa essere il Darach e...»
«... e bisogna che tutto il branco sia unito» Malia finì la frase al posto suo, «Lo sai bene, Stiles. Abbiamo già pagato troppe volte per le nostre decisioni sbagliate. Dobbiamo pensare prima ai nostri figli, adesso».
«Ma è proprio a loro che sto pensando!» esclamò, avvicinandosi a lei, «Davvero» confermò, ponendo le mani su i fianchi di lei e lasciando poi leggere carezze sul suo ventre.
«No, invece. L'unica cosa che fai è tenermi fuori. Fai sempre così: ogni volta che qualcosa ti spaventa davvero, ti allontani. Non lo trovo giusto. Non puoi semplicemente restartene sulle tue senza rendermi partecipe di ciò che ti succede» sbottò. «Non più» aggiunse, in un filo di voce.
Stiles abbassò lo sguardo, apparendo realmente ferito dalle accuse di sua moglie. Malia sembrava aver colpito un punto dolente.
«Ehi» mormorò lei, stringendo appena le labbra, pentendosi delle sue parole l'attimo stesso in cui le aveva pronunciate, «Va tutto bene, Stiles. Okay?».
Si avvicinò a lui, posando le mani sul suo viso e Stiles si rilassò sotto il tocco gentile di Malia, chiuse gli occhi godendo di quel leggero contatto ma poi un brivido gli corse lungo la schiena quando – nel riaprirli – si ritrovò a specchiarsi in iridi blu.
Malia strinse le labbra, i sensi visibilmente allerta e lo sguardo scuro.
«Cosa c'è?»,
«Sangue» rispose, corrugando la fronte.
«È impossibile», ribatté lui, «Scott ha detto di non aver sentito niente. Neppure l'odore di Thomas, come se non fosse mai passato per questi boschi».
Malia lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi, «Sembra vicino», aggiunse la donna, sorpresa quasi quanto lo era suo marito.
Bastò una semplice occhiata e si mossero: Stiles prese la radiotrasmittente e chiamò rinforzi, Malia ritornò alla guida del passeggino e gli fece strada.
Dopo pochi metri Stiles tirò fuori la pistola d'ordinanza e si accostò maggiormente alla moglie.
«Seriamente?» chiese sarcastica.
«Non si sa mai» la zittì lui.
«Tieni quell'affare lontano da mio figlio»,
«Ho imparato a usare la pistola, Mal. Grazie per la fiducia», disse, agitando inconsapevolmente l'arma nel gesticolare, ricevendo così una delle peggiori occhiatacce di sua moglie.


Camminarono in silenzio per alcuni minuti, Stiles non accennava ad abbassare la guardia rendendo Malia sempre più nervosa.
«Non è da me che ti sto allontanando, Malia» Stiles ritornò al discorso come se fossero ancora nel bel mezzo della discussione.
Intorno a loro si udiva solo il rumore delle fronde degli alberi spostate dal vento.
«Tu lo sai perché preferisco essere sicuro di ciò che sta succedendo prima di parlartene» aggiunse, lanciandole qualche occhiata allarmata, non sapendo bene come avrebbe potuto reagire alle sue parole.
Malia non disse nulla, continuò a seguire la traccia di sangue, ma Stiles sapeva per esperienza che i suoi sensi erano concentrati anche su di lui, sul suo odore e su i battiti del suo cuore.
«Sono passati cinque anni di pace, poi resti di nuovo incinta e la vita non mi è sembrata mai tanto bella. Però poi inizi a stare male per la metà del tempo, quindi ci informano che è una gravidanza a rischio, che probabilmente sarà addirittura difficile farla arrivare al termine. Ma penso "Okay, possiamo farcela. Starà a riposo e tutto andrà bene. La nostra bambina starà bene". E proprio adesso un Druido decide che Beacon Hills sia il luogo più adatto per scegliere le proprie vittime sacrificali».
Si erano fermati, l'uno di fronte all'altro quasi a fronteggiarsi.
«Ho paura, Mal. Semplicemente questo. Ho la sensazione che tutto potrebbe crollare da un momento all'altro. Ogni cosa bella sembra tanto precaria da poter essere spazzata via con una folata di vento. Non sono mai stato così spaventato in tutta la mia vita. L'idea di perdere questo bambino mi terrorizza.
«Forse questo nemico non è interessato a noi e al nostro branco. Ma finiamo sempre per farci coinvolgere alla fine, ed è giusto perché si tratta della vita di persone che devono essere salvate. Andava bene, prima. Ma adesso ci sono i bambini... come facciamo ad essere sicuri che non verranno coinvolti anche loro in tutto questo?»
«Non siamo più dei ragazzini» rispose Malia con voce roca, sebbene ora sentiva chiaro in fondo al cuore lo stesso timore di suo marito.
Si avvicinò a lui, posandogli le mani sul viso «Torturerò chiunque provi anche solo ad avvicinarsi a te e a Jamie», promise e si allungò con il collo per baciarlo. Vide gli occhi di lui farsi opachi e capì che quello che gli aveva appena detto era proprio l'ultima cosa che avrebbe voluto sentire.
Ma durò solo un attimo, poi chiuse le palpebre perché le labbra di Malia erano vicine e rappresentavano sempre un conforto e una tentazione troppo grande per essere rifiutate.
Il modo in cui Stiles la strinse tra le braccia, cingendole le spalle, con una mano poggiata sulla nuca come se le volesse impedirle di allontanarsi, lasciò in Malia una sensazione di perdita.
Quando Stiles le permise di scostarsi da lui quel poco che gli bastava per poterla guardare, qualcosa alle sue spalle catturò l'attenzione di Malia. A Stiles servì vedere la sua espressione mutare per capire che l'avevano trovato.
Malia si assicurò che Jamie dormisse ancora tranquillamente, prima di avvicinarsi al corpo.
Era coperto da alcune foglie secche appena cadute, la pelle violacea e gonfia era sporca di terra; eppure aveva la stessa espressione pacifica della prima vittima, di chi era morto in pace.
«È lui?», chiese conferma e un'ombra scura le rabbuiò il viso. Thomas Murray, il ragazzo scomparso dopo il ritrovamento del precedente cadavere.
Stiles annuì, guardandola di sottecchi.
«Sembra così... piccolo»,
«Aveva quindici anni» confermò Stiles, «Non sarà affatto piacevole dare la brutta notizia al branco di Brett per la seconda volta».
Il rumore di un ramoscello calpestato spezzò il silenzio attorno a loro e un basso ringhio gutturale nacque in fondo alla gola di Malia. Era ancora rivolta verso Stiles, ma il suo viso aveva assunto i tratti del coyote: i suoi occhi brillavano di un blu accecante e i lunghi canini affondavano nel labbro inferiore.
Nello stesso istante in cui Malia aveva ringhiato, Jamie iniziò a piangere.
Stiles si voltò di scatto: una figura, coperta da una lunga veste rossa e con il volto celato da una maschera di legno, era china sopra al passeggino, una pallida mano già protesa verso il bambino. Malia reagì ancora prima che Stiles potesse comprendere quel che stava accadendo e, con un paio di veloci falcate, fu subito addosso alla minaccia. Lo afferrò per la gola e lo gettò a terra, bloccandolo, gli artigli infilzati nella carne del collo. Malia fece per togliergli la maschera, ma lui la bloccò torcendole il braccio e colpendole poi il volto, facendola cadere carponi.
Si alzò quindi da terra, sopraffacendo la donna.
Fu allora che Stiles sparò, colpendo il bersaglio in pieno petto. Eppure la figura non cedette, rimase in piedi come se il proiettile non l'avesse minimamente scalfita.
Ancora interdetto, Stiles non fu abbastanza rapido da sparare una seconda volta. Il nemico fuggì tra gli alberi, rapido come il soffiare del vento.
Stiles si precipitò a prendere in braccio Jamie per rassicurarlo.
«È proprio di questo che parlavo!» le gridò contro Stiles, «Ma cosa ti è passato per la testa? Portare Jamie con te!»
Malia era ancora a terra, pallida in volto e con il respiro affannato. Entrambi respiravano a fatica, come se la paura gli avesse interamente prosciugato l'aria dai polmoni.
«Stava per prenderlo, Stiles» mormorò in un filo di voce «Voleva Jamie. Perché voleva nostro figlio?» gli occhi le si riempirono di lacrime, ma neppure una le solcò il viso.
«È quello che cerco di dirti: non sappiamo ancora nulla!» continuò a gridare Stiles e Jamie riprese a piangere. «Ma tu devi sempre fare le cose di testa tua, senza rendere conto a nessuno! Cosa avresti fatto se...» Stiles si bloccò quando la faccia di Malia si fece ancor più esangue e venne attraversata da una smorfia di dolore. Strinse i denti, contorcendosi su se stessa.
Stiles si precipitò al suo fianco, lasciano a terra Jamie per poterle cingere le spalle.
«Mal?», la sua voce uscì strozzata, quasi stridula «Che hai?».
Malia si teneva con forza il grembo, digrignando i denti per impedirsi di gridare. Gli occhi lucidi di lacrime e arrossati per il dolore, furono ciò che di più sconvolsero Stiles.
Preso completamente dal panico, le aprì le gambe e scoprì una grossa macchia di sangue che andava ad allargarsi e a imbrattare i pantaloni all'altezza dell'inguine. Non vi erano ferite, capì Stiles. Si trattava del bambino.





Angolo Autrice: Chiedo umilmente venia per aver aggiornato con un giorno di ritardo! Purtroppo ieri ho avuto qualche imprevisto e mi è stato impossibile revisionare e pubblicare il capitolo >_< Comunque sia spero che l'attesa sia valsa la pena! Aspetto i vostri pareri riguardo questo capitolo!^^

Il prossimo aggiornamento ci sarà il 10 Giugno
   
 
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