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Autore: Francy_Kid    30/05/2016    4 recensioni
Marinette e Adrien sono in coppia per una ricerca scolastica. Durante una sua visita serale, Chat s'ingelosisce perché Nathanaël, innamorato di Marinette, la chiama tutti i giorni; era già da un po' di tempo che metteva in dubbio i suoi sentimenti per Ladybug. Chat, o Adrien, sarà in grado di trovare la risposta alle sue domande? Riuscirà a capire chi ama davvero?
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Dopo averla pubblicata su Wattpad, ho deciso di condividere anche con il popolo di EFP la mia prima fanfiction sul MEOW-raviglioso (Chat, please stop...) universo di Miraculous :D
Spero vi piaccia ^^
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Plagg, Tikki, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The masked serie'
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N.d.A. c'è un piccolo lime nella seconda parte della storia (quella dopo lo spazio più grande), se vi da fastidio o che altro non leggete e fermatevi prima. Oltre questo appunto, vorrei ringraziarvi per tutte le recensioni e per aver messo la storia tra i preferiti e le seguite, grazie infinite ^///^



Cap. 11

 

Marinette era sicura della sua risposta. Era quella giusta, si ripeteva in testa.

Gliel'aveva detto a Notre Dame che era innamorato di lei, e lei lo era di lui.

Chat s'irrigidì; non si aspettava una risposta del genere da parte sua, ma ne fu felice. Le accarezzò la guancia, perdendosi nell'azzurro dei suoi occhi, sentendo che la corvina si appoggiò contro la sua mano, inspirando al suo tocco.

Il biondo si sporse in avanti, attirando la ragazza a sé, poggiando la fronte contro la sua, e la mano sul suo fianco, volendo un contatto maggiore.

Il suo respiro si fece più veloce e irregolare: voleva baciarla, toccarla, possederla.

Deglutì rumorosamente, spostando lo sguardo dagli occhi alla sua bocca socchiusa.

«Marinette... Posso baciarti?» chiese titubante, leccandosi le labbra secche.

La corvina non rispose, ma si sporse in avanti, fino a catturare le sue labbra in un bacio.

Chat lasciò il respiro che aveva trattenuto fino a quel momento, sorridendo e avvicinando ulteriormente i loro corpi.

I due si staccarono, prendendo aria da quel bacio tanto desiderato, guardandosi negli occhi. Fu la volta del felino ad avviare il bacio, sporgendosi verso di lei e spingendola finché non fu sdraiata sotto di lui; lei portò le braccia al collo, intrecciando le dita nei capelli dorati, scompigliandoli ulteriormente, mentre il suo corpo premeva contro il suo come una sorta di magnete.

«Tu non sai quanto ho aspettato per questo.» sussurrò il biondo, accarezzandole la guancia.
«Anch'io, ma non credevo di piacerti in quel senso.»
«Se tu non mi piacessi allora non sarei qui, sopra di te, a baciarti e a dirti quanto tu sia meow-ravigliosamente purr-fetta.» miagolò, tornando a baciarla.

L'eroe parigino strinse leggermente la presa attorno al fianco della corvina, facendola ridacchiare.

«Chat, mi fai il solletico.»
«Ah davvero?» ghignò iniziando a solleticarle i fianchi.
«C-Chat! I-I miei ge-genitori so-sono al piano in-inferiore.» rispose tra le risate, facendolo fermare; per quanto volesse sentirla ridere non voleva essere scoperto.

Il felino sorrise. Il suono della sua risata era musica per lui, e il sapore delle sue labbra era diventato come una droga: appena provata non ne poteva più fare a meno.

Chat lambì di nuovo le sue labbra, rotolando di fianco e invertendo le posizioni: ora lei era sopra di lui; spostò le mani sotto la maglietta, accarezzandole la pelle dei fianchi.

I due si staccarono per riprendere fiato, mentre Marinette poggiò la testa nell'incavo del collo di Chat, coccolandosi e inspirando il delicato odore di colonia, con un una leggera e impercettibile sfumatura di formaggio —da lei riconoscibile grazie agli anni passati in pasticceria—

«Che ne dici di essere la mia ragazza?» domandò il biondo, baciandole la fronte.
La corvina alzò la testa, divertita. «Con quale spudoratezza.»
«Allora lo rifaccio: –si schiarì la gola– mia dolce Marinette, vorresti diventare la fidanzata del gatto più meow-raviglioso, purr-fetto, incantevole, bello, figo e strasexy di tutta Parigi?» domandò vanitoso, 
«È finita la lista?» ridacchiò la ragazza, facendogli fare una smorfia scherzosa, per poi dargli un bacio sulla punta del naso. «Però sì, voglio essere la tua ragazza.» aggiunse arrossendo.

Il ragazzo la strinse a sé, abbracciandola in un ringraziamento silenzioso, facendo le fusa quando lei gli grattò dietro le orecchie del costume.

«Davvero fai le fusa?» rise, alzandosi e mettendosi a sedere accanto a lui.
«I gatti fanno le fusa quando vengono coccolati.»rispose miagolando. «È meglio se torno a casa. Domani hai scuola e non voglio che crolli sul banco, anche se sono sicuro che sognerai il magnifico me.» aggiunse gonfiando il bicipite.
«Sì, certo. Contaci.» esclamò facendogli un buffetto di consolazione, lasciandolo con un'espressione di finta tristezza.
«Buona notte Principessa, ci vediamo domani.» la salutò con un casto bacio, prima di uscire dalla botola sull'attico.



 

La settimana passò veloce.

Marinette aveva smesso di balbettare in presenza di Adrien, parlando più volentieri con lui e sentendosi più a suo agio; entrambi avevano dimenticato cos'era accaduto a casa della corvina –il "quasi bacio"–, anzi, solo lei se l'era dimenticato; Adrien l'aveva messo in un angolino della sua memoria.

Non c'era giornata durante la quale l'adolescente non vedesse l'ora, nei panni di Chat, di poter riabbracciare e baciare la ragazza di cui si era innamorato. Le sue labbra, i suoi sussurri, il suo profumo; erano tutto ciò di cui aveva bisogno dopo una giornata trascorsa tra libri di scuola e tra i flash delle fotocamere.

Quella domenica pomeriggio, Marinette l'aveva passata in compagnia di Adrien a provare la poesia per la ricerca, ripetendo con indosso i costumi come se fossero realmente a scuola e qualche ora dopo che Adrien fu tornato a casa, Chat atterrò sull'attico per la sua visita serale.

Sbirciando dalla botola sul letto, vide la sua ragazza sistemare i costumi che aveva provato con lui il pomeriggio, con gli auricolari nelle orecchie, mentre canticchiava allegramente.

Il biondo scivolò silenzioso sul materasso, non staccando gli occhi dalla corvina: aveva i capelli sciolti, che gli cadevano leggeri sulle spalle e indossava una maglietta XXL nera, che le bastava per coprire ben poco delle sue gambe, e che, quando alzava le braccia o si chinava per raccogliere le parti dei vestiti che le cadevano, gli dava la possibilità di vedere le mutande azzurre. Anche se la luce della lampada era fioca, riusciva a vedere ogni minimo dettaglio grazie alla sua vista notturna.

Chat fece fatica a distogliere lo sguardo dalle gambe scoperte di lei: le caviglie strette, i polpacci e le cosce toniche e magre, fino ad arrivare al sedere, che s'intravedeva grazie ai movimenti bruschi che facevano alzare quella dannata maglietta.

Dio, il suo sedere!

"Adrien... Devi calmarti... Non pensare a cose sporche!" pensò tra sé e sé, cercando di tenere a freno i pensieri, non volendo trattare con una situazione scomoda.

Era impossibile per lui rimanere lucido con la ragazza della quale gli piaceva tutto –dal carattere al corpo– e di cui, in quel momento, riusciva a vedere la biancheria intima che aveva un unicorno bianco stampato sul davanti!

Chat iniziava a sentire caldo e il costume lo soffocava, ma doveva resistere.

Finalmente, Marinette si tolse le cuffie dalle orecchie, spense la luce della lampada e salì sulle scale per andare a letto.

«Ed io che stavo godendo della bella vista.» commentò il ragazzo, facendola sobbalzare.
«Chat!» esclamò sedendosi sul materasso, ripresasi dallo spavento –ormai era abituata a quel tipo di "saluto"– «Da quant'è che mi stai spiando?»
«Abbastanza per vedere la tua bellissima performance di ballo. E l'unicorno stampato sulle tue mutandine azzurre.» aggiunse ghignando e agitando le sopracciglia, facendola arrossire violentemente.
«Sei un pervertito!» esclamò lei, coprendosi il volto con le mani.
Chat ridacchiò. «Come siamo timide.»

Il biondo si sporse verso di lei, spostandole le mani dal viso per baciarla; vedendosi restituito il bacio, la attirò a sé, facendola salire a cavalcioni sul suo bacino e mettendole le mani sui fianchi, sotto la maglietta.

«Sai, lo spettacolino a cui ho assistito poco fa l'ho trovato dannatamente eccitante.» ghignò il felino, scendendo con le mani ad accarezzarle le gambe nude.

Voleva sentire la sua pelle sotto le mani, ma i guanti artigliati gli impedivano certe azioni che avrebbe voluto farle; non voleva farle male.

«Pervertito...» esclamò, mentre le braccia attorno al collo lo avvicinavano di più a lei per baciarlo di nuovo.

Marinette sentì la lingua di Chat leccarle le labbra per chiedere l'accesso, che, con titubanza, venne accettato.

Si erano già baciati con la lingua qualche volta, perdendosi nelle emozioni che il bacio nativo del loro Paese dava loro, ma ogni volta era fantastico.

La ragazza non poté fare a meno di gemere quando il felino le posò le mani sul sedere, spingendola contro il suo cavallo, facendolo sospirare pesantemente.

«Mari...» si lamentò di piacere, quando la corvina mosse i fianchi, sollecitando la sua eccitazione.
«Vedo che qualcuno qui è bello sveglio.» ridacchiò lei, continuando con i movimenti giocosi, ma dolorosi per l'altro.
«Se tu mi vuoi uccidere, questo è il modo giusto.» commentò riprendendo a baciarla, salendo con le mani fin sotto i seni.

Marinette inarcò la schiena, in cerca di un contatto maggiore, mentre le sue mani vagavano dai capelli al petto muscoloso, volendo sentire di più del corpo di Chat.

Gemette di nuovo: il suo tocco delicato, malgrado gli artigli, sulla sua pelle; le labbra che si muovevano affamate sulle sue, mentre le loro lingue lottavano per il predominio; il suo nome detto con un gemito. Tutte quelle sensazioni le facevano sentite il corpo febbricitante; tutto il calore si espanse dal basso ventre fino agli arti, risvegliandole i sensi.

«Chat... ho caldo...» respirò, cercando di togliersi la maglietta, ma venne fermata dal ragazzo.
«Aspetta, così poi ti vedo in...»
«Non importa –lo interruppe– e poi è come se fossi in costume.»

L'eroe la guardò, come a chiederle se ne fosse sicura e, dopo aver ricevuto un cenno positivo con la testa, lasciò la presa attorno ai polsi, guardandola spogliarsi.

Un groppo si gli formò in gola alla vista del reggiseno: era azzurro come le mutande e sosteneva perfettamente i seni, che erano una taglia poco più piccola della terza. Il suo sguardo vagò dal petto al ventre, meravigliandosi quando notò la linea appena visibile degli addominali, per poi tornare subito sui seni.

Il ragazzo deglutì, appena prima di baciarle il collo, scendendo fin dove la stoffa del reggiseno glielo permetteva, succhiando e mordicchiando la pelle scoperta, facendo aumentare i gemiti della ragazza, che strinse la presa attorno ai capelli del felino.

Entrambe le loro menti erano offuscate dalle sensazioni che stavano provando in quel momento: i baci, i morsi, le carezze, i sospiri, i gemiti. Tutto circondato da un senso di eccitazione e desiderio.

Ma bisognava fermarsi.

Senza nemmeno accorgersene, Marinette si trovava inchiodata al materasso da Chat, mentre continuava a succhiarle la pelle del bassoventre, lasciando segni rossi al suo passaggio.

Per il biondo era troppo; il costume era eccessivamente caldo e stretto per continuare a giocare in quel modo. Non poteva più resistere: o si fermava o andava fino in fondo, ma per farlo doveva annullare la trasformazione.

«Chat, è meglio se ci fermiamo.» disse l'adolescente con il fiato corto.

Il ragazzo la guardò con gli occhi velati di desiderio: aveva il volto rosso e gli occhi lucidi e dei succhiotti rossi sparsi appena sotto le clavicole, sui seni e sul ventre, che terminavano all'altezza dei fianchi. Una vista che lo spingeva a voler assaggiare più della sua pelle, a spingersi oltre il bordo chiamato "ragione".

«Tu dovresti annullare la trasformazione... e non devi mostrarmi chi sei...» aggiunse.

Il biondo si arrese, coccolandosi nell'incavo del collo e inspirando il dolce profumo che emanava.

La mano che era appoggiata al fianco opposto le accarezzava la pelle, disegnando leggere figure con gli artigli.

«Dovrei venire più spesso quest'estate se hai caldo così.» scherzò lui, strofinando il naso sulla guancia della ragazza, che ridacchiò.
«Ah sì? Vorrà dire che installerò un climatizzatore, così dovrò chiudere le finestre e tu resterai fuori.»
«E quando avremo ancora il nostro piccolo divertimento?» ammiccò, salendo con il dito sopra i seni, tracciandone la forma.
«Ci sarà tempo per quello. Ora ho sonno.» rispose spostando lo per mettersi a sedere, recuperando la t-shirt ed infilarsela. «Domani devo esporre la ricerca e tu devi ancora risolvere il tuo "piccolo" problemino.» aggiunse, indicandogli il cavallo ancora gonfio.
«Allora ti auguro buona notte, Principessa. E di Chat Jr. me ne occupo appena arrivo a casa.» disse baciandole il dorso della mano, con fare da gentiluomo.
«"Chat Jr."? Davvero?» rise, cercando di fare meno rumore possibile.
«Io sono Grande Chat, lui si chiama così.» esclamò facendola ridere ancora di più, finché non si calmò. «Buona notte, Mari.» la salutò con un bacio, uscendo dalla botola dalla quale era entrato.

Marinette doveva ammetterlo: era stata una delle serate più belle di sempre!

  
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