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Autore: neverenough    31/05/2016    0 recensioni
Uno specchio in una città tanto bella quanto sfuggente.
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La bellezza di questo posto, secondo voi, quale potrebbe essere? E non fermatevi alle foto di quelle insulse cartoline che si trovano ovunque! Voi conoscete davvero Londra? Sapete cosa s’insidia in essa e quale, dei mille e mille segreti che vi sono nascosti, ritraggono il vero splendore di questa città?
Genere: Mistero, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NOTE:

Salve!
Sicuramente nessuno mi conoscerà ma spero che mi lascerete comunque l’opportunità di farvi conoscere parte del mio mondo.
Questa OS l’ho scritta durante l’inverno semplicemente perché ne sentivo il bisogno e non ho mai avuto la vera intenzione di pubblicarla. Ma oggi è un giorno speciale (per quanto odioso..), quindi ho deciso di rendervi partecipi di una della OS di cui vado più fiera! Anche se in verità è un po’ un esperimento, risalente a un’influenza da parte di Stephen King.
I luoghi che leggerete sono tutti posti che ho visitato quasi ogni giorno per un intero mese durante uno stage di due anni fa. Mi mancano così tanto che ho deciso di dedicare loro questa OS.
Credo di aver parlato abbastanza, ma avrei una richiesta da fare: leggete attentamente e con occhio critico. Se vi va, fatemi sapere secondo voi qual è il significato che ho voluto dare a tutta questa storia. Mi farebbe piacere leggere i vostri pareri e metterli a confronto con il mio personale.
Sicuramente troverete qualche errore grammaticale, di sintassi (fulminatemi) o di battitura, e vi sarei grata se me li fate notare, poiché per quanto controllo c’è sempre qualcosa che sfugge ^^” E ho detto tutto!
Non esitate a farmi sapere cosa ne pensate ^^
Buona lettura!
-Yogurt



Londra


Le strade di una caotica Londra sono gremite di persone. Nessuno si conosce, nessuno si ferma nemmeno a scrutare il volto del passante che gli cammina accanto. Si sentono gli squilli dei telefoni e voci seriose che parlano in quegli aggeggi, le serrande di alcuni negozi che vengono alzate, il rombo delle auto e di alcuni (forse troppi) double decker che viaggiano senza sosta in mezzo al traffico di quelle strade. Si avverte persino una brezza calda lì, vicino all’ingresso della metropolitana di Tottenham Court Road. E da lì si riversano decine, centinaia di persone solo in questo momento. Dove stanno andando? Chi lo sa. Lavoro? Molto probabile. Ma cosa interessa a noi di questo? Niente.
Questa è Londra, la città che appartiene a tutti ma che nessuno possiede. È una città internazionale, dove la maggioranza delle persone che la popolano viene da luoghi lontani e sconosciuti. Londra, la città dei mille volti. Londra, la città caotica. Londra, la città della perfezione e dell’imperfezione. Londra. Questo nome sembra spiegare altre mille cose.
Iniziamo a passeggiare per le strade. Nessuno ci degna di uno sguardo e tutti sembrano ignorare persino la nostra presenza. Tuttavia ci evitano abilmente, come se non avessero fatto altro per tutta la vita: evitarci e schivarci, così da non poter avvertire nemmeno il tocco di un altro corpo umano. Esilarante, non è vero? Sembriamo quasi essere il centro di uno dei disastri imminenti, di quelli che tutti ricordano per un mese ma che, non appena succede un altro disastro, si dimenticano del primo. Ma perché stiamo parlando di disastri quando siamo in una città così bella quanto sfuggente e decadente? La bellezza di questo posto, secondo voi, quale potrebbe essere? E non fermatevi alle foto di quelle insulse cartoline che si trovano ovunque! Voi conoscete davvero Londra? Sapete cosa s’insidia in essa e quale, dei mille e mille segreti che vi sono nascosti, ritraggono il vero splendore di questa città?
L’odore del caffè è penetrante e ce ne accorgiamo solo adesso. Alle nostre spalle, un po’ più distante dell’ingresso della metropolitana di Tottenham Court Road, uno Starbucks troneggia con i suoi due piani, e le persone sembrano prenderlo in assalto. Ma non è l’unico che serve caffeina: alla nostra destra, sull’altro lato della strada, vi è una specie di bar (come gli italiani lo chiamerebbero se si trovassero nel loro paese) dove è servita la colazione, ma vi sono anche panini per il pranzo e altro cibo confezionato già pronto. Sarebbe forse più corretto chiamarlo ristorante? O supermercato? Chi lo sa. L’insegna sopra di esso riporta la scritta «Pret a manger», accompagnata da due stelline (una all’inizio e una alla fine). Anche questo è affollato e notiamo una donna, che indossa una camicia bianca con dei fiorellini come fantasia, camminare su dei tacchi alti. Porta una borsa di Chanel in una mano, e un cappuccino fumante nell’altra. Osservandola bene sembra che sia una ragazza, ma il trucco pesante che tenta di nascondere le rughe ci conferma il contrario. Sembra quasi un’ipocrisia. Ma si può comprendere facilmente qualcosa che la caratterizza: lei è una donna impegnata, probabilmente con una bella carriera davanti. E le donne in carriera sono quelle maggiormente stressate, non neghiamolo.
Spostiamo lo sguardo, continuiamo la nostra passeggiata. Ormai siamo distanti dalla metropolitana da cui siamo partiti e la nostra strada ha cambiato nome. Adesso siamo a Oxford Street. Scommetto che la conoscete! È una strada piena di negozi, famosi e rinomati, sconosciuti e omonimi. Le serrande della maggioranza sono già alzate, e con facilità notiamo che una decina vende souvenir: calamite, tazze, orologi, statuine, maglie, cappelli, ridicoli occhiali e tanto altro. Sembra che abbiamo tentato di racchiudere in minuscoli oggetti Londra, ma non quella vera: solo quella che i media e quasi tutto il mondo piace guardare. Osservando bene una calamita, distinguiamo bene i monumenti principali di Londra: Big Ben, Tower Bridge, London Eye. Questi sono solo quelli più conosciuti e famosi. Forse dovremo fare un salto più tardi. Dopotutto è d’obbligo, non pensate?
Riportiamo lo sguardo davanti a noi, e ci fermiamo di colpo. Ci siamo imbattuti in un gruppo di ragazzi che sembra essere in gita. Sono fermi al semaforo rosso e stanno aspettando che torni il verde per attraversare una strada e poter approdare al marciapiede successivo. Hanno tutti l’aria stanca, ma si guardano intorno con occhi luccicanti. Portano tutti lo stesso zainetto rosso, con sopra il nome di quella che dovrebbe essere la loro scuola. Confrontando i loro volti con quelli delle persone che abbiamo osservato lungo il nostro tragitto, in loro troviamo un’euforia piacevole. Loro non sanno e forse non sapranno mai. Questa città per loro è un perfetto sconosciuto, uno sconosciuto che non vedono l’ora di conoscere. Chissà, magari ci riusciranno più di tutte le persone che vivono e lavorano in questo caos.
Riflettendoci: tutti questi ragazzi avranno dai diciassette ai diciannove anni, e a giudicare dai volti stanchi vengono da qualche altro paese con un fuso orario diverso da questo. Nonostante tutto, ci danno la sensazione di boccata di aria fresca in tutto questo smog. Sono forse le persone più giovani che abbiamo visto fino a questo momento. Dopotutto Londra è una città di persone di affari, dove la gioventù trova svago nei vari negozi, ma presto tutta la loro attenzione si concentra su altri posti. Di certo non in una zona così trafficata qual è Oxford Street. O forse è solo una nostra impressione questa: è mattina, il cielo è grigio e il tempo non è eccessivamente caldo. Facendo due conti, a quest’ora tutti i bambini e ragazzi dovrebbero essere a scuola, di certo non in giro.
È per questo motivo che, quando vediamo un bambino con abiti bianchi e grigi tra la folla di questa scolaresca davanti a noi, restiamo ipnotizzati e sbalorditi. È tra di loro, eppure nessuno sembra farci caso. Sarà con i suoi genitori?
Il bambino, che fino ad adesso era di spalle, si volta, mostrando il piccolo volto contornato da dei bei riccioli biondi. Punta gli occhioni azzurri su di noi, come se non avesse mai avuto alcun dubbio su chi guardare in questo preciso istante. Ci scruta per un secondo curioso e, notando che stiamo ricambiando il suo sguardo, sorride mostrando i piccoli dentini ancora in fase di crescita. Quanto potrebbe avere? Al massimo sei anni, probabilmente anche di meno. Ci ipnotizza mentre il semaforo per i pedoni diventa verde e la folla tutt’intorno a noi inizia a camminare. Nessuno abbassa (anche solo per un secondo) gli occhi, nessuno sembra notare quella piccola creatura che tanto ha rapito il nostro sguardo.
Avanziamo di un passo: probabilmente si è smarrito e ha bisogno di un aiuto per tornare a casa. Dovremmo consegnarlo a un agente di polizia che sarà senz’altro capace di aiutarlo. Ma quando avanziamo di un altro passo, il bambino si gira e inizia a correre in mezzo alla folla. È veloce e agile nell’evitare i passanti, un po’ come le persone che vanno di fretta dentro Londra sono abituate a fare. E tutti continuano a ignorarlo. Perché?
Una risata cristallina risuona nelle nostre orecchie e, come richiamati, iniziamo a correre per tentare di raggiungere quel bambino. Sembra provenire da un mondo a parte e allo stesso tempo è come se appartenesse a questa Londra.
Corriamo, inciampiamo diverse volte, cerchiamo di evitare come meglio possiamo le persone intorno a noi e non sempre ci riusciamo. I nostri occhi non si staccano dalla piccola figura così da non perderla di vista. Quando ci sembra di averlo raggiunto, il piccolo svanisce nel nulla dopo aver schivato una persona proveniente dal senso opposto. Dalla nostra vista è scomparso solo per un secondo, coperto dal corpo di un adulto. Non è abbastanza tempo per dileguarsi in quella maniera.
Alzando lo sguardo, capiamo di aver corso per più tempo di quanto era nostra intenzione. Ma dove siamo?
Di fronte a noi abbiamo l’ingresso di un’altra metropolitana, mentre dalla sinistra proviene una lieve musica rock. Girandoci vediamo l’insegna Hard Rock London. Come abbiamo fatto ad arrivare fin qui? Dai ricordi che abbiamo di una cartina che abbiamo visto una volta, quel negozio è distante da Oxford Street. O forse è la nostra memoria e orientamento che ci sta facendo un brutto scherzo? In ogni caso, in questo luogo la folla sembra essersi smaltita di molto, mentre si sente un tranquillo vociare da un caffè accanto al negozio Hard Rock. Ci mettiamo qualche secondo per notare che il caffè ha lo stesso nome del negozio.
A scrollarci da questi pensieri, è il passaggio di un double decker a pochi passi da noi. Volgiamo il nostro sguardo al bus e, quando se n’è definitivamente andato, dall’altro lato della strada rivediamo di nuovo il bambino dai riccioli d’oro. Ci guarda e sventola la mano in aria, in un chiaro segno di seguirlo. È fermo alle porte di quello che sembra un parco: gli alberi alti svettano e sembrano portare in un mondo a parte rispetto a quello dove ci troviamo adesso. Ammaliati, attraversiamo la strada non appena un nuovo semaforo per i pedoni diventa verde, e ci sbrighiamo a raggiungere il bambino. Quando arriviamo dall’altro lato, lui non si è mosso dal suo posto e ci guarda con occhi lucenti e con un grande sorriso sulle labbra. Vorremmo prendergli la mano o chiedere qualcosa, ma il nostro corpo sembra essersi immobilizzato, come se un veleno adesso ci scorresse nelle vene e ci impedisse qualsiasi tipo di movimento. Eppure il nostro corpo è libero da qualsiasi costrizione. Una strana pace s’insinua in noi. È un po’ come quando, dopo una settimana di pioggia, finalmente un raggio di sole s’infiltra tra le nuvole, regalando il calore di un abbraccio con la sua sola luce.
Ci muoviamo di nostra spontanea volontà quando il bambino dai riccioli d’oro e gli occhi color cielo inizia a camminare, svoltando verso il parco e iniziando a percorrere una pista ciclabile. Stavolta non corre, cammina saltellando allegramente e lentamente, canticchiando una piccola melodia che non riusciamo a udire. Che sia muto? Non può essere. Se non riusciamo a sentirla... come facciamo a sapere che sta canticchiando?
Camminiamo dietro di lui, in silenzio. Intorno a noi il parco inizia a estendersi e le strade trafficate di Londra sembrano quasi un ricordo lontano. Si sentono ancora i rombi delle auto, ma sembrano distanti. Questo si che è una boccata di aria fresca!
Continuiamo a camminare e seguiamo la piccola figura, che svolta a destra e inizia ad attraversare un sentiero pieno di fiori che mostrano tutto il loro pieno splendore. Sono magnifici e il loro odore penetra nelle nostre narici, accogliendoci cordialmente in questo nuovo mondo, che comunque si trova nel cuore di Londra.
Un sorriso affiora sulle nostre labbra. Dove ci sta portando questo bambino? Che cosa nasconde quel suo tenero sorriso infantile e quegli occhioni che ci hanno rapito in un solo sguardo? È per caso un essere soprannaturale dotato d’infinita bellezza? In caso lo fosse, ci ha ammaliato con ben poco e questo non ci dispiace.
Alzando lo sguardo, notiamo uno scoiattolo muoversi frenetico lungo un albero, e poi scendere agilmente ai suoi piedi. Si alza sulle zampette posteriori, mettendosi dritto e odorando l’aria, probabilmente alla ricerca di qualcosa. Poi scuote la sua coda mentre, velocemente, si allontana correndo tra l’erba bassa.
E così, mentre il nostro sguardo è catturato dalle bellezze di questo parco, ci allontaniamo dai fiori e ci avviciniamo a un grande lago. L’acqua è limpida, e in essa sguazzano diversi tipi di uccelli: ci sono papere, oche e dei magnifici cigni che galleggiano elegantemente sul filo d’acqua. Questi ultimi sembrano quasi essere i padroni di tutti e, con la loro superba bellezza, troneggiano. Quel bianco puro delle loro piume è forse solo una mera finzione d’innocenza? Voi cosa ne pensate? Che cosa rappresenta la bellezza di quest’animale? Potrebbe essere paragonata a quella di Londra?
Non ci sono molte persone nei dintorni: qualche vecchietto che da’ da mangiare ad alcune papere che sguazzano nell’acqua, qualche donna che fa’ jogging, qualcuno che gioca con il proprio cane. Ma non abbiamo il tempo di osservare la bellezza di questo lago: il bambino che stavamo seguendo ci afferra la mano, in un gesto talmente delicato da sembrare inesistente. Ancora sorridendo, ci porta tra gli alberi, in un prato dove le fronde degli alti alberi non permettono al sole di battere. Eppure è così luminoso da sembrare che i raggi del sole non fanno altro che baciare questo posto. Esiste un luogo più bello di questo?
Guardiamo la piccola creatura, e lui ricambia il nostro sguardo. – Giochiamo! – esclama e, per la prima volta, udiamo la sua armoniosa voce. Sembra una melodia di un flauto ipnotizzatore. Come riesce questo bambino ad avere così tanta influenza su di noi?
Si porta le mani sugli occhi e poco dopo inizia a contare ad alta voce. E così, come degli scoiattoli che si nascondono nell’erba, tante testoline di bambini spuntano da diverse parti: da dietro i tronchi degli alberi, da un cumulo di foglie, da dietro i cestini dell’immondizia, da sotto una panchina. La voce del nostro accompagnatore sembra averli richiamati e, fin quando conta, i bambini guardano dalla nostra parte con sguardi curiosi e sorridenti. Da dove vengono? Perché sono qui? Perché sembrano interessati a noi? Dove sono i loro genitori?
La voce del nostro accompagnatore risuona ancora per poco. È arrivato quasi a trenta nel conteggio quando tutte le testoline scompaiono di nuovo, nascondendosi. Il bambino con i riccioli dorati si scopre gli occhi e, ridendo, inizia a correre. Arriva dietro un albero e urla qualcosa. Così spunta un altro bambino da esso e inizia a correre, ridendo a sua volta e inseguito dall’altro. Sembra stiano giocando a nascondino, e le loro risate risuonano nell’aria. Quanta innocenza!
Innocenza... perché ci sembra così flebile? Così leggera da sembrare quasi inesistente? Dovrebbe essere trasparente e chiara, come il riflesso dell’acqua limpida... e allora perché sembra così buia, così vuota? Quasi come un mare di notte: se ci immergessimo, sarebbe come sprofondare e galleggiare nel vuoto. Che cosa significa?
Sentiamo una piccola manina afferrarci il lembo della maglia, vicino al fianco. Ci voltiamo, nauseati e terrorizzati da queste contrastanti sensazioni. Davanti ai nostri occhi si è volatilizzata una bambina dagli occhi verdi e i capelli lisci e neri. Ha la pelle pallida che risalta ancora di più grazie alle ciocche scure che le circondano il viso. Sorride, ma i suoi occhi parlano con indecifrabile tristezza.
Sussurra solo una frase prima di iniziare a correre anche lei, raggiungendo il bambino dai riccioli d’oro. Poco dopo, tutti i bambini escono dai loro nascondigli, e le risate invadono l’aria mentre si divertono correndo, lanciandosi gli uni addosso agli altri e rotolandosi per terra.
Noi siamo spiazzati dalle parole della bambina, e in un secondo ci sembra di aver compreso tutto. Ladies and Gentlemen, siamo di fronte a uno dei misteri più lugubri che rappresentano lo splendore di questa fuggente quanto decadente Londra!
Mentre ripensiamo alle parole della piccola, in un battito di ciglia nessuno più si trova di fronte a noi. Le risate sembrano non essere mai esistite, così come quegli sguardi innocenti.
Dopotutto, l’ha sussurrato quella bambina... È divertente essere morti.

   
 
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