Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Cara93    31/05/2016    1 recensioni
Bellatrix Lestrange e Alice Paciock. Due tipi diversi di follie: quella di Alice, indotta dalle torture subite e quella di Bellatrix, che la prigionia portò a livelli estremi. Una mia interpretazione della follia di due personaggi del mondo di Harry Potter inesorabilmente intrecciati tra loro.
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alice Paciock, Bellatrix Lestrange
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Durante l'infanzia di Harry
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il Signore Oscuro era scomparso, senza lasciare traccia. Doveva sistemare un bambino, che, secondo una profezia, sarebbe stato la sua rovina. Lei si fidava ciecamente delle decisioni del suo Signore, ma sapendo che la soffiata veniva da Severus..non si fidava di Severus, quel lurido verme Mezzosangue, anche se sua sorella Narcissa lo riteneva innoquo e affidabile e il suo Signore gli aveva imposto il Marchio Nero. Doveva trovarlo, doveva trovare il suo Signore. Quei dannati Auror, sapevano qualcosa, sicuro. Doveva solo radunare quanti più Mangiamorte possibili e farli portare al suo cospetto. L'avrebbero fatto perchè tutti sapevano che, in assenza del Signore Oscuro, aveva lei il comando. Nonostante fosse sposata con Rodulphus Lestrange da anni, era la compagna naturale di Lord Voldemort, come tutti sapevano. La sua serva più fedele, ricompensata dal Signore Oscuro dalla sua completa fiducia. Rodulphus: quell'insignificante idiota. Poteva cruciarlo, insultarlo, minacciarlo, torturarlo eppure quello era più resistente del titanio. Lo aveva sposato su ordine della famiglia, un purosangue per continuare la stirpe purosangue. Sapeva che non poteva ucciderlo, -ah quanto avrebbe voluto lanciare un Anatema Che Uccide a quel poveraccio-, altrimenti il Voto Infrangibile che aveva stretto al momento del matrimonio, avrebbero ucciso lei stessa. Si consumava dall'odio, perchè non poteva stare con il suo destino, sempre per quel dannato Voto Infrangibile. Non l'avrebbe mai ammesso nemmeno sotto Crociatus, ma il vero motivo per cui non poteva soffrire sua sorella Andromeda non era per il fatto stesso che avesse sposato un nato babbano, anche se non riusciva a trattenere il vomito ogni volta che li immaginava assieme, ma perchè non era costretta a sottostare ad un Voto Infrangibile: non era un matrimonio stretto sotto contratto e non era necessario un Voto per sposarsi in quel modo. Odiava perfino Narcissa: anche lei aveva sposato un purosangue con le sue stesse modalità, ma almeno Lucius Malfoy era accettabile! Per di più, Narcissa aveva da poco avuto un bambino, cosa che lei non voleva fare, almeno non come Lestrange: era convinta che avrebbe dovuto portare in grembo l'erede del suo degno compagno, non quello di un essere inutile. Tutto si sarebbe potuto risolvere se il Signore Oscuro avesse ucciso Rodulphus, ma chissà perchè, Lord Voldemort non voleva renderla libera. E questo la faceva arrabbiare ancora di più. Doveva trovare quei maledetti Auror.

Alice e Frank Paciock vennero condotti al cospetto di Bellatrix Lastrange. Erano fieri e orgogliosi, non si sarebbero piegati né davanti a Voldemort nè davanti ad altri Mangiamorte. Vennero condotti in un corridoio buio, costretti a sedere con un incantesimo. Privati delle bacchette, che erano state spezzate come garanzia in più. I Paciock sapevano che sarebbero morti, eppure non avevano paura. Sapevano di aver fatto il necessario. Il necessario per rendere il mondo magico migliore, il necesario per salvare Neville, il loro unico figlio.

-Dov'è?- chiese, la voce metallica, stridula.
I due Auror la guardarono senza parlare, fieri. Una rabbia scura le attraversava il petto. Il Signore Oscuro era scomparso e questi traditori del sangue, più feccia della feccia, osavano riderle in faccia? Bellatrix non sapeva trattenere le emozioni contrastanti che la assalivano e la confondevano. Odiava sentirsi confusa: la difesa naturale era fare quello che sapeva fare meglio:-Crucio!-

Due ore. Due ore interminabili. Alice non si capacitava della sua resistenza e neppure di quella della donna che aveva di fronte: due ore di immane tortura e dolore, con il suono delle loro grida nelle orecchie, il vomito e gli escrementi che lordavano il pavimento di pietra, rivoli di sangue si mescolavano all'orlo della gonna della Mangiamorte, anche se per lei, dalla gioia che le procurava stillare sangue dalle sue vittime -no, non gioia: appagamento- sembrava si avviluppasse in un bagno caldo. Alice si accorse che cruciarli fino allo sfinimento, la calmava: capì che per ridurre così quella donna doveva essere successo qualcosa. Non capiva esattamente cosa. La donna le faceva domande, nelle pause fra una maledizione e l'altra, ma la sua mente cominciava a tradirla; non capiva il significato delle parole, non conosceva quelle persone. Suo marito, Frank, giaceva riverso, la faccia sanguinante. Era ancora vivo, il petto si alzava ed abbassava, nonostante fiumi di sangue sgorgassero da naso, bocca e orecchie.
-Tu, essere immondo! Rispondi!-la donna si stava rivolgendo a qualcuno, Alice lo sapeva, ma non sapeva dire a chi.
-Dove sono il bambino e Lord Voldemort?- Bambino e un Lord? Interessante...forse aveva letto qualcosa del genere, ma l'aveva fatto in segreto, perchè la mamma non voleva. D'altra parte, aveva solo cinque anni!!
-Perchè diavolo non rispondi, cagna?- C'era un cane? E dov'era?
-Crucio!-

Si trovava in un luogo bellissimo. Luce, tanta luce. E c'era nell'aria il suo profumo preferito: rose. Adorava il profumo di rose.
-Ciao, amore. Eccoti, finalmente!- Frank. Erano morti? Erano vivi? Si, dovevano essere vivi, perchè con Frank c'era anche sua suocera, Augusta, con il suo bambino fra le braccia. Tese le braccia alla volta della suocera, voleva abbracciare il suo bambino, cullarlo, coccolarlo. Solo così sarebbe stata al sicuro. Lei e il piccolo. Insieme. Augusta l'accontentò.
-Ciao, piccolino. Adesso staremo sempre insieme, vero Neville?-

I corpi di Alice e Frank Paciock erano stesi su due lettini gemelli, al San Mungo. Erano vivi, ma la loro mente, forse per sopravvivere, si era piegata in se stessa. Era come se non ci fossero. Erano cadaveri vivi.

Bellatrix e gli altri Mangiamorte vennero condotti ad Azkahban. Il loro Signore li aveva abbandonati e loro dovevano pagare per i crimini commessi. Bellatrix venne condannata a 500 anni, un'eternità. Quattro Auror l'accompagnarono alla sua cella: da lì non sarebbe più uscita, lo sapeva. Ma non poteva fare a meno di sperare che lui tornasse: doveva tornare.

Era seduta su una sedia a dondolo e il suo piccolo poppava, grato. Sarebbe diventato grande e forte. Sarebbe sempre stato al sicuro, con lei.

La prima notte alla prigione dei maghi, lasciò Bellatrix indifferente. Come la seconda e la terza. Ma dopo un mese era logorata dal silenzio, dal poco cibo e dalla mancanza di stimoli. Fino ad allora, si era distratta ripetendo le lezioni del Signore Oscuro riguardo agli incantesimi senza bacchetta. Aveva ripassato mentalmente tutti gli incantesimi, le pozioni e le maledizioni che ricordava, anche i basilari che le avevano insegnato a Hogwarts. Ogni tanto, il Signore Oscuro veniva a farle visita ed era il momento più bello. Merlino, se la faceva sentire donna! La possedeva totalmente, come solo lui sapeva fare. Come lei aveva sempre immaginato che avrebbe fatto.

Il suo bambino, il suo piccolo Neville, era cresciuto. Correva e sgambettava felice. Per fortuna, lei e Frank avevano comprato una casa con giardino!

Cinque anni. Bellatrix era irriconoscibile: le guance scavate, i corpo scheletrico sembrava pendere su se stesso, i capelli una nera nuvola arruffata. Sedeva a gambe incrociate nel mezzo della sua cella. Fissava quel topo. Lo aveva notato qualche mese fa. Lo vedeva correre per la sua cella, briciole di cibo nella boccuccia. Lo vedeva correre veloce e un ghigno sinistro le spuntò dalle labbra.

Il suo piccolino è cresciuto. La lettera per Hogwats è arrivata.

Sei anni. Sei anni e il topolino era diventato il suo migliore amico, la sua unica compagnia. Gli parlava e ci giocava. Chi avrebbe potuto immaginare che Bellatrix Lestrange si potesse affezionare a un essere vivente, così innocente come un topolino?

Non può lasciare che Neville se ne vada. Non può lasciarlo da solo. Lo seguirà a Hogwarts. Sa che Silente glielo lascerà fare, per tutto quello che aveva passato.

-Bella, è arrivato il momento- la sua sua voce. Eccolo. Il Signore Oscuro è tornato. Tra poco sarebbe stata libera. Prese tra le mani il suo topolino. Avrebbero tutti pagato. Tutte le sue visioni allucinate provocate dall'isolamento e dal desiderio di vendetta, si sarebbero realizzate. Accarezzzò il topolino, affettuosa. Gli baciò la testolina. Poi, con le unghie, rese affilate dalla scarsa cura, gli trafisse la gola. Il sangue e il gorglio ferito dell'animale la eccitarono come non capitava da tempo.

Il suo piccolo era in pericolo. Lord Voldemort, Colui Che Non Deve Essere Nominato era tornato. E lei non poteva fare nulla. Sapeva, ormai era una certezza di essere bloccata nel suo stesso corpo. Voleva uscirne e a volte ci riusciva, ma, a quanto pareva, nel modo sbagliato: spaventava medici e infermiere. L'illusione in cui era calata era scomparsa, la voce di un ragazzo, che i suoi compagni avevano chiamato Harry, l'avevano fatta tornare in sè, per poco almeno. Una lacrima cadde sul mento.
Mi dispiace, piccolo mio. Mi dispiace tanto.

Lo schianto che precedette la fuga dei Mangiamorte venne udito da tutto il mondo magico. Chi distintamente, chi solo con un brivido lungo la schiena, chi con una sensazione di disagio indefinita. Ma i Mangiamorte liberi erano inquieti: il loro signore non era ancora presente, quindi avrebbe dovuto prendere il comando Bellatrix Lestrange, ma la donna non sembrava in sè. Sorrideva, estatica. Uno dei suoi compagni, che aveva ricevuto la pena meno severa, si azzardò a ipotizzare una defezione. Lei sorrise ancora di più, gli si avvicinò. Lo accarezzò e gli parlò dolcemente, un discorso mieloso sulla lealtà e la libertà che Lord Voldemort riservava ai suoi seguaci. L'uomo sorrise. Bellatrix era completamente impazzita ed era innoqua, bastava solo assecondarla. Qualcuno le ridiede la bacchetta, che era stata sequestrata. La accarezzò, estatica. Sembrava non avesse mai visto una bacchetta in vita sua. Il sorriso dell'uomo si allargò. E si spense. Gli occhi allucinati di Bellatrix Lestrange si posarono su di lui, dolci e comprensivi, poi, lentamente, puntò la bacchetta:-Avada Kedavra!-, un lampo verde e il Mangiamorte traditore giacque freddo sul terreno. Bellatrix gli si avvicinò e gli accarezzò la guancia, dolce.
-Mi dispiace, sai. Avrei voluto divertirmi di più, ma con quelli come te non ne vale la pena. Non ci si diverte a piegare i vigliacchi-
Gli altri Mangiamorte si irrigidirono. Bellatrix è peggiorata, fu il loro unico pensiero. Dovevano stare attenti.

La luce bianca era tornata. Alice sapeva che non doveva lasciarsi cullare dal suo calore, ma era così confortevole! Forse poteva starci ancora un pochino.

Il suo destino si sarebbe computo, Bellatrix lo sapeva. E ci andava incontro sorridendo, allucinata. 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Cara93