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Autore: MadogV    01/06/2016    1 recensioni
L'isola che non c'è incontra alice nel paese delle meraviglie rivelando che esiste un delicato equilibrio fra i mondi, equilibrio che qualcuno ha rotto
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Ultimo capitolo breve e dal prossimo, gettata la trama, si comincia a fare sul serio.

Ps. Da sherlockiano sfegatato, ho inserito una citazione di Holmes, palese e al limite del plagio (spero che questo non mi crei problemi, se si avvertitemi senza cancellare il lavoro o bannarmi e provvederò a modificare il tutto)

Ps.ps. Ci sono citazioni come si piovesse.

Ps.ps.ps. Le idee espresse in questa opera appartengono all’epoca in cui sono collocate e ai personaggi, io non sostengo in alcun modo le idee espresse. (Come diceva Oscar Wilde- l’autore non deve essere ritenuto colpevole dell’agire dei suoi personaggi.)

La casa correzionale Pie Vergini Assassine, che sorgeva sul i resti del vecchio Arkham Asylum, era niente più che una grossa serie di umidi e sbozzati cuboni di pietra grezza, connessi fra loro da una lunga serie di corridoi angusti; l’unica struttura che si staccava dalle altre era la Casa del Custode.

La Casa del Custode era una “simpatica” struttura in stile vittoriano, che serviva da sala di cura, leggasi meglio di tortura, per le pazienti.

Infatti le donne sono troppo stupide e passionali per poter pianificare un assassinio che non abbia altra ragione che la follia amorosa e quindi piuttosto che condannarle alla prigione, le si dichiarava isteriche e le si mandava in questa casa correzionale.

Sulla stupidità e la passionalità delle donne aveva dubbi, e anzi contestava questa faciloneria di giudizio Ichabod Crane (ma anche l’autore alza le mani e si dichiara non solo estraneo, ma anche contrario al giudizio espresso poc’anzi).

Non che lui avesse una qualche attrazione verso le donne, la sua mente fredda e puntigliosa, ma mirabilmente equilibrata, aborriva tutti i sentimenti, soprattutto l’innamoramento.

Lui era, devo ammetterlo, la più perfetta macchina dotata di capacità di ragionamento e osservazione, eppure quando arrivò lì, anche lui cominciò ad avvertire una certa tensione, che lo ghermiva, ma si fece coraggio.

Sapeva di essersi giocato, per via dei suoi metodi e delle sue scelte, molte amicizie importanti e di essersi fatti altrettanto potenti nemici, che non avrebbero aspettato un minuto per farlo a pezzi, al minimo passo falso.

E questo, più che un passo falso, sembrava una lunga camminata di passi falsi: far evadere una condannata, reo confessa per giunta, sfruttando un falso lascia passare.

Comunque era lì, perché un suo vecchio amico, a cui doveva molto, aveva fatto questa richiesta e non poteva in alcun modo venir meno, ne sarebbe andato del suo onore.

Intanto nella sua stanza/cella Wendy era in attesa che arrivasse il suo primo turno di terapia: elettroshock, immersioni in acqua gelida e altre “amorevoli” cure, dello stesso stampo delle citate; inoltre sapeva che, tanto gli infermieri, quanto i, così detti, dottori, si prendevano pesanti libertà nei confronti delle pazienti.

Ma quando si aprì la porta rimase sorpresa: la figura che era dinnanzi non era un medico, né un infermiere.

“Chi siete?” Chiese

“Il vostro avvocato.” Rispose, con un sorriso cortese.

Wendy lo squadrò e poi rispose:” Avete una faccia troppo onesta e pulita, per essere un avvocato.”

“Touché” Rispose questi, affabilmente, e poi riprese:” Io sono Ichabod Crane e le assicuro che non ho cattive intenzioni.”

“Oh, di questo ne sono sicura.” Rispose sicura, ma poi rimase perplessa da quello che lo sconosciuto si era messo a fare: aveva tirato il suo taccuino e si era messo a scribacchiare.

“Che stai facendo?” Chiese incuriosita.

“Ti sto catalogando.” Rispose lui, riprendendo: Wendy Moira Angela Darling. Esemplare di femmina umana di età, mmh, circa 27/ 28 anni. Condannata per l’omicidio del Capitan Jim Hawkins.

“Che vuol dire “esemplare di femmina umana” Chiese stupita lei:” Perché tu non lo sei?”

“Ah, scusami, certe volte lo scordo.” Rispose lui divertito, per poi spostare i suoi capelli, rivelando due lunghe orecchie a punta:” Sono un vulcaniano e sono amico di Jim Hawkins, mi manda lui.”

“Il mio Jim, come sta?” Chiese lei con un tono fra la gioia e l’ansia.

“Come potrebbe stare uno che si è preso un colpo di fulminatore in pieno petto.” Rispose impassibile.

“Ah” Fu il suo commento.

“Ora, però, mi duole darle fretta, ma tempus fuggit.” Disse, leggermente allertato e poi si rivolse alla guardia:” Porto la prigioniera 24601 a Pequod Place, perché il suo caso venga esaminato.”

La guardia non fece motto e li lasciò passare, ma quando furono fuori dalla sua portata, i due, svicolarono per altra via e salirono su di una carrozza, dalle finestre oscurate

“Tempo tiranno e io ho da darle informazioni importanti, quindi mi ascolti e mi segua.”

Wendy non rispose, ma sapeva di potersi fidare di quello strano personaggio, glielo leggeva negli occhi: due palle nere strabordanti di curiosità e ingegno, ma anche di bontà e lealtà.

“Allora mi manda Jim, deve venire con me a Sottomondo, forse lo conosce come Paese delle Meraviglie, perché Londinium non è più sicura per lei, a meno che non ritorni in vita Jim, ma anche in questo caso le probabilità sono del 0,75 %. Per arrivare a Sottomondo sono necessari dei portali, che qui a Londinium sono posti in quasi tutti i punti nevralgici. Ora stiamo andando verso una vecchia fabbrica di cioccolato abbandonata. Li troveremo un conoscente, che la porterà e mi porterà, cioè ci porterà lì dove dobbiamo andare. Il perché è presto detto: io non appartengo a Sottomondo e pur conoscendo alcuni accessi, non ho le “chiavi” per aprirli.”

Parlò per tutto il tempo, anche di altre cose, mentre Wendy, col gomito appoggiato, era immersa nei suoi tristi pensieri.

Quando arrivarono però si accorsero della brutta sorpresa.

“C’è qualcuno laggiù e suppongo che sia ferito. Urge aiuto, buonuomo?” Chiese Crane, avvicinandosi al ferito.

“Non credo che resterò ancora un po' qui a sanguinare.” Rispose l’altro.

“Gradisce del tè per caso?” Richiese di nuovo Crane

“Pasticcini, non lingue di gatto. E un velo di latte.” Fu la risposta dell’altro.

“Ma siete pazzi?” Intervenne allarmata Wendy.

“Lui leggermente, io del tutto,” Rispose il ferito, per poi scattare in piedi:” Sono il Cappellaio Matto, della famiglia degli Alti Cilindri.”

Si rimise però la mano sul fianco:” Crane, la ferita non è guarita del tutto, ma ci sono altri problemi ancor più gravi.”

“Cosa?” Chiese

“Todd e Sparrow, sono tornati. Qualcuno che non è del tutto morto ha squarciato il velo della realtà, rischiamo il tracollo.” Disse lui con una calma raggelante.

“E questo sarebbe il tono di dare le notizie.” Intervenne sbigottita Wendy.

Ma fu zittita da Crane:” Se Todd è tornato, allora anche Turpin…” - “Buon dio. Mi scusi, miss.” Disse rivolto a Wendy:” Ma non posso più accompagnarla a Sottomondo. Ho fatto quanto mi è stato chiesto e il mio debito d’onore è stato pagato, ora però qui stanno sorgendo problemi che richiedono la mia presenza. La lascio nelle sicure mani di Alto Cilindro.”

E detto ciò disparve nella carrozza, lasciando li, un’allibita Wendy.

   
 
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