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Autore: GirlDestroyer1988    01/06/2016    0 recensioni
Soffia il vento dell'ultima lotta per Galkar, il robot che ha sconfitto le Gemme!
Genere: Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Crystal Gems
Note: Movieverse | Avvertimenti: PWP
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“Calcantite! Perché i nostri ricognitori non danno più informazioni sul Giappone?” “Mia Eccelsa Citrino, ritengo legittimamente che, al momento dell’infiltrazione, siano stati distrutti. L’isola è quasi impossibile da attaccare” “Nella storia terrestre questo si è dimostrato discutibile. Nel 1945 il paese è persino stato bombardato con delle armi nucleari, non credo sia impossibile per noi impadronircene” “Eccelsissima Citrino, il Giappone ha difese invincibili, colossali automi con armi da crociati duecenteschi, e glieli posso mostrare” “Lo faccia immediatamente” Calcantite non esitò a farle vedere, su uno schermo a occhio di trota, le battaglie intergalattiche di Goldrake, Gaiking, Danguard, Jet Robot, Starzinger. Alabarda spaziale e Maglio perforante! Croci rotanti e Magli perforanti! Frecce cosmiche e Pugni cosmici! Braccio perforante e Missile Rygar! Arpione cosmico! Fucile laser! Devastatore a catena! “e voi materialisti, col vostro chiodo fisso, che Dio è morto e l’ uomo è solo in questo abisso, le verità cercate per terra, da maiali, tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali; tornate a casa nani, levatevi davanti, per la mia rabbia enorme mi servono giganti.” Francesco Guccini-Cirano-D’amore, di morte e d’altre sciocchezze “Questo è fantastico. Ma c’è anche del vero?” chiese Citrino. “Osservi Lei stessa” disse di nuovo Calcantite, con quel tono ispirato da cantantina d’opera, mentre visualizza una pianura sulle coste dell’Hokkaido meridionale, dove I resti di Gemme guerriere emettono fumetti colorati mentre un imponente figura esce dal taglio dell’orizzonte spostandosi mano a mano verso il basso, seguendo un sentiero invisibile. “Qui c’è stato un gigante immenso” disse Calcantite come se non le fregasse nulla. “Il gigante! Dimmelo Calcantite, è una Gemma gigante come potrebbe esserlo stato Malachite, o Andalusite o Hiddenite, oppure…..cos’è quell’altro essere che ha sconfitto Malachite insieme a Cacoxenite, quella volta a Cesenatico?” “Galkar. È il gigante meccanico, come lei ha visto prima” al che Calcantite, con l’aiuto della gemma servetta Opale Rosso, fece vedere cosa la Nave Madre delle Gemme Native aveva avuto modo di riprendere standosene in una zona prossima alla costa. La pianura era spazzata dal vento. Malachite era lì, con Cacoxenite sotto di lei, in lento stritolamento. Kunzite, Ametista, Perla e Steven erano lì, sugli scogli, attoniti. Erano arrivati in Italia, a Cesenatico, se non prima che la città fosse stata evacuata prima. L’evacuazione non era però servita a molto; come avvenne a Napoli durante l’epidemia di colera, la città dov’era avvenuto l’esodo, a Cesena, era stata oggetto di un bombardamento a opera di una bomba a trinitite, rendendola collerica. I nostri eroi gemmologici erano stati quindi costretti a affrontare la probabile invasione dell’Italia dalle spiagge cesenaticensi quasi da soli. Nella colonia abbandonata dell’AGIP, sul lungomare Carducci, fuori stagione per le vacanze, in un Dicembre senza Natale, con la sabbia fredda e l’acqua ancora più intirizzente, Steven vedeva sua madre e il suo migliore amico Gemma stare lentamente annegando nella sabbia. “Ormai è la tua fine. Tutto quello che avete costruito….tutto quello che avete accumulato…quegli insulsi esseri umani che vogliono continuare a riprodursi come acari nell’abisso di un vecchio materasso in una discarica….spariranno. l’epoca dell’uomo è finita. Adesso le Gemme della Sacra Citrino domineranno questo vomitevole pianeta” Adesso, lì, su quella spiaggia, le cose stavano precipitando. Ma dagli abissi dell’Adriatico emerse la gigantesca Base Ξ, uno scintillante peso color cemento con una testa di marmotta al centro della circonferenza, con 2 malevoli occhi rosa. “Cosa sta succedendo adesso?” urlò Malachite, mentre Cacoxenite, approfittando della sua distrazione, abbracciò Malachite facendole scricchiolare la schiena, saltando poi in aria e eseguendole una Kinniku Buster. Ma contro Malachite non sarebbe bastato. E il combattimento riprese feroce, mentre la Base Ξ schizzava verso l’alto e prendeva poi a sorvolare lo spazio in cerchi concentrici. Eseguì una virata e da essa decollarono I tre robot Herumeth, Ga’at e Sangord entrarono trasformati in Galkar. “Cos’è uno scherzo? Cos’è quell’affare? È un robot? Glauconite! È come uno di quei tuoi accrocchi?” e Glauconite, nascostasi anche lei in preda al terrore per un simile combattimento tra giganti, fece la gnorri. Era un gigantesco mecha con una forma di giocatore di hockey, con l’elmetto con delle borchie punzonate lungo l’asse del parietale, il naso lungo un dito, piatto e con un gradino in corrispondenza delle cartilagini laterali, una casacca blu, un grosso due bianco a identificarne la posizione in squadra, un ombelico molto pronunciato con lungo la vita un solco nero, da mutande tenute troppo a lungo, stinchi e avambracci più grossi del quadricipiti e dei bicipiti. Malachite lo guardava atterrita, mentre Cacoxenite era di nuovo sottomessa, compiere la picchiata fatale contro di lei. Beccarsi Galkar in faccia equivaleva allo schianto delle sculture dei faraoni della diga di Assuan in faccia alla velocità di un TAV, e Dio se fece male. Anche perché Malachite era in un qualche modo “organica” mentre Galkar era d’acciaio. Galkar stava spezzando la schiena a Malachite poco a poco, mentre Cacoxenite estraeva la sua arma: un diablo i cui manici erano mazze ferrate con i manici provvisti d’aculei, il filo tagliente, il diablo in oggetto una coppia di altre due stelle del mattino attaccate in un modo simile al Doppio Tohmahawk degli Astrorobot. Lo lanciò verso Malachite, nel frattempo stata intrappolata alla spiaggia dal ghiaccio dello Sguardo invernale e con i capelli (la chioma di Wustite) messa a ardere dal Lanciafiamme. Perse un braccio mentre Galkar procedeva al suo ultimo attacco. Volando verso il mare estrasse la mazza che avrebbe dato poi in testa a Malachite, la Falce desertificatrice, lanciando prima il puck dell’apocalisse, non a caso il Puck esplosivo. Colpita la gigantessa, Galkar li tagliò la testa. Wustite e Lapislazzuli caddero nella sabbia, fredda e ostile. Cacoxenite e Galkar si avvicinarono agli astanti sulla scogliera (quella che cominciava dal Lungomare Forlì) e Cacoxenite si dissolse in Rubino e Rutilo e quest’ultima corse ad abbracciare disperata suo figliolo Steven. “Mamma…” “Steven [Rutilo aveva la parlantina alterata dai singhiozzi] ho avuto una paura immensa che quei brutti cattivi potessero ucciderti….” “ANCH’IO CE L’HO AVUTA MAMMAAAAAAHH!!!” e i due rimasero abbracciati, fondendosi per un attimo in Tanzanite la fusione della madre e del figlio (con Greg non funzionava…). Approfittandone, Rubino e Zaffiro corsero tuffandosi nel mare, insieme a una sgattaiolante Ametista. “Chi siete?” chiese Rutilo ai piloti del Galkar. “Qui dentro siamo Zack, Xavier e Zoey. Zack, cioè il sottoscritto, pilota l’elmetto di questo Galkar, Herumeth sotto di me c’è Xavier, il mio migliore amico, che pilota la casacca, Ga’at e infine, sottomessa a tutti noi, c’è il basamento portante, Zoey, che guida i parastinchi di Galkar, Sangord e sotto la guida del Dottor Rachesaux difendiamo la Terra dalle Gemme cattive! Noi siamo i Gems Destroyers!” e IMPROVVISAMENTE SUGILITE! La fusione tra Ametista e Uvarovite (e Uvarovite sarebbe poi Rubino, lo Ying, il principio maschile, e Zaffiro, il principio femminile, lo Yang, uniti insieme) emerse dall’Adriatico per farsi un “selfie” con Galkar. Poi però decisero di smetterla e Uvarovite e Ametista si scissero, montando sulle spalle del robottone, 30 metri d’altezza per 280 tonnellate di peso, godendosi una citazione di Bernardo di Chartes. “Calcantite, fammi alcuni rewind e screenshot delle sequenze con quel coso. Devo analizzarle insieme a Trinitite in privato” “Stesse spalle massicce, stessa ombra in grado di rabbuiare il Sole….ma vedendone così poche immagini, senza, che ne so, leggerne una pagina enciclopedica, non riesco a farmene un idea più complessa. Però altri ricognitori, meno evidenti, nelle cupe foreste di Aokigahara, hanno ripreso meglio quello strisciante Stål Kæmpe che, sfidando i Mori no idenshi, sfracellava alberi strappandogli dalla terra vomitevole e spezzandoseli sul petto, chiudendoli in una morsa fracassante spingendo all’indietro con le braccia. Come un giulivo Paul Bunyan Zemon, nelle vecchie riprese di Trinitite, si lasciava dietro una mulattiera di alberi sfracellati. Non si limitava però a lasciare tutto così, come i branchi di elefanti nel fitto della jungla di Punjab. Alle sue costole aveva un enorme carrarmato con una cavità al centro, che si caricava del legname abbattuto. Sembravano davvero Paul Bunyan e il suo manzo azzurro. I due stavano costruendo un enorme abitazione, prima fondando le cunette di contenimento delle colonne vegetali-facendo esplodere esatte sezioni di terreno acquoso per la troppa attività fluviale carsica con dei missili-poi prendendo i tronchi gettandoli su degli enormi macigni, tagliando loro la testa con dei pugni a reazione in cui la mano gira su sé stessa con la chiusura a pugno trasformata in una gigantesca frusta da miscelatore maciullante, ponendoli ognuno nel buco ancora fumante. Non ci si faceva scrupoli a forzare i buchi purché i tronchi non “ballassero” quando li venivano dati anche sonore spallate, perché la “clientela” era esigente: anche se era folle pensarlo, quella capanna di tronchi sospesi sarebbe dovuta sopravvivere anche a una carica di Megatherium, i bradipi giganti che con uno scappellotto ti facevano fare touch down in mare aperto. Quell’omone di metallo lavorò con fare arrabbiato, senza però che la rabbia prendesse il sopravvento rendendo il lavoro frettoloso e impreciso. Venne poi la posa del tetto, o meglio, della tettoia di tronchi intrecciati, dopo aver transennato di trasverso i tronchi della prima posa, utilizzando delle liane rese più mollicce con un umidificazione, stringendole con dei robusti nodi. Fu soddisfatto solo quando costruì quella che sembrava una prigione. Ma a lui non importava, perché era così tanto bisognoso di un tetto da accontentarsi anche di una gattabuia. Ecco quindi l’edificazione della tettoia. Il lavoro sul legname fu di nuovo laborioso, creando una cascata di trucioli, ciocchi inutilizzati, cortecce scuoiate, che caddero a valle insieme a dei macigni che li comprimessero tutti, mentre altre liane informi venivano rese più semplici da utilizzare come lacci bagnandole a viva forza nell’acqua di un laghetto, anche qui spaccandosi la schiena fino a che, bisognoso di riposare, si sedette contro altri alberi la cui enorme schiena avrebbe arrecato altri danni, contemplando la scena, le giunture che cigolavano con un crepitio assordante. Sembrava una vecchia bandoliera arrugginita. La costruzione venne poi coperta di terriccio, fino a che poi vi si poté inserire dentro. “Ecco. La mia base è andata perduta, molto tempo fa. So solo che era una costruzione imponente, con colori scuri e minimalisti, e che svettava come un enorme montagna all’orizzonte. Sarebbe stata la cosa più imponente che voi avreste mai potuto vedere. Adesso con il senno di poi non sento più di averne chissà quale bisogno, ma all’epoca ero solo una macchina che non si sarebbe mossa di un micrometro. Ci rimarrete benissimo” “Noi avremmo una nostra base” durante la notte, Zemon, rimpinzantesi d’energia tauonica, fatica a disattivarsi. Come i tursiopi, dorme con un occhio solo, il che, essendo lui un ciclope, equivale a dire che è praticamente sveglio come un grillo. Nella notte sente l’immantinenza di qualcosa. Con la sua mole colossale cerca di muoversi nell’oscurità della notte, seguendo l’antica pista della furia arboricida. Ben presto, in un tacito accordo, Galkar lo affianca. In una sconfinata pianura assolutamente immobile una Gemma, colossale, simile a Feldspato, quella che sarebbe dovuta essere la fusione tra Rutilo, Uvarovite, Ametista e Perla E STEVEN!, con delle altre Gemme, simili a quelle che diedero a Zaffiro l’ultimatum di non innamorarsi di uno “schiavo penecefalo”, Rubino (o Corindone suo nom de plume): Americanite, dal naso a becco di picchio, Brasilianite, dalla cresta a Luna falciatrice, Europeite, dalle corna bovine, Tanzanite, dalla testa a casco, con due bulbosità auricolari. Ognuna la stava colpendo con sommo infierimento, ogni tanto accanendosi con ferocia inaudita mentre la poveretta era stravaccata a terra come un toro prossimo a ricevere la staffilata assassina dal matador, ogni tanto elicitandola a rialzarsi, ma proprio in quel momento scatenando tutta la loro truculenza tribale, diventando anche più sadiche, in quel loro accanirsi da vigliacche su una poveretta inerme. A entrambi l’acido fenico ribolliva nelle giunture. Fu così che, non temendo cosa sarebbe mai potuto succedere loro, Zemon e Galkar si scatenarono, irrompendo in mezzo a quella festa della cattiveria. Numero due! E dal numero di squadra di Galkar partono degli iperbolidi dorati a forma di 2 in rapidissima sequenza, che colpiscono la Gemma di Americanite. Aquilone spaziale! E Zemon divarica il suo tronco, aprendovi attraverso una cerniera parallela alla colonna vertebrale da cui decolla un drone violaceo simile a una manta senza coda, con due speroni bianchi sui reattori. L’oggetto volante non identificato vola troppo veloce, e dove passa, le ali e il muso hanno un bordo modellato come una sciabola, e si sente, e li basta un velocissimo tonneaux a botte per tagliare a metà Brasilianite, decapitandola come Anna Bolena. Galkar sguaina la sua Falce desertificatrice, e come un contadino in lotta contro un mostro vegetale miete letteralmente Europeite, la cui fine arriva in pochi sibili. Missili fuori! E dal cinturone El Charro di Zemon partono 12 raffiche parallele di V3 nerastri, che riducono Tanzanite a uno scolapasta. Le Gemme, le sorellastre di gemma, sono a pezzi. Le bambole cattive si sono sfasciate, e Zemon, che oramai sapeva come “moriva” una Gemma (Vi faccio vedere adesso come muore una Gemma cit.Fabrizio Quattrocchi), notò delle anomalie nei loro cadaveri. Le braccia, le gambe, persino le dure teste, come quelle dei modelli di malformazioni craniali gorillesche di Lombroso, erano un riversarsi, uno spogliarsi, di molle, componenti d’acciaio e silice nichelato, erano anche loro dei robot! “Questo giorno non doveva venire” disse Zemon, la cui voce era adesso simile a quella di un essere umano “le Gemme hanno costruito macchine assassine….COME TE!” sbraitò contro Galkar, buttandolo a terra. “Ti assicuro! Noi abbiamo voltato le spalle a tutto questo! Noi non apparteniamo più a Citrino e Calcantite!” “Chi sono? Perché ne parlate come se un tempo loro ubbidivate…..AAAAAAHHHHHHHH!!!! erano i vostri superiori! Saggia scelta tradirle, ma non mi fido. Quando saprò per davvero se o no sareste disposti a farle anche a pezzi, perché non le mostrate più alcuna riverenza?” “Aver combattuto insieme non è sufficiente? Adesso sto anch’io percependo un energia alterata. Ed è inevitabile: Gemme! E vengono da noi!” il Giappone era ancora una nazione inviolata. La difesa di Zemon era stata così veloce, un uragano, che le forze da sbarco, partite dalla Micronesia ferocemente strappata ai francesi, erano appena scese quando smisero di ricordarsene per mancanza di vita. “Vi prego….portatemi a Beach City….il mio nome è Titanite. Sono una delle Gemme ribelli. Voi siete delle fusioni?” “No signorina. Io sono un drone anti-Gemme invasive, lui un mecha costruito da tre Gemme alzatesi contro Citrino, che lo pilotano per non perdere tempo in una fusione, dato che mentre la eseguono potrebbero diventare vulnerabili” “Lei” chiese Glauconite “E’ per caso una fusione. Lo chiedo per le sue dimensioni colossali” “Certo. La mia arma è un enorme roncola. Io sono composta da tre Gemme, come l’Alessandrite del gruppo del crisoberillo, o l’Eliotropio del gruppo del calcedonio. Le mie Gemme sono Pomice la cecchina, Torio la baleniera, Desert Rose la reziaria. Thitanite Thitanite the neosilicate Le mie Gemme sono Pomice la cecchina, Torio la baleniera, Desert Rose la reziaria. Dovevo essere una delle forze d’occupazione micronesiane, ma durante l’attraversamento dell’Oceano Pacifico Settentrionale mi sono divisa in corrispondenza del gorgo del Mar delle Filippine, precedendole. C’erano delle balene-sommergibile” “Balene-sommergibili? Che razza d’armi sarebbero? Sicura che non ti sia confusa con dei veri sommergibili? Quelli costruiti dalla Germania come U-Boot, quelli con le rotelle giganti da triciclo Altrike costruiti in America come , quelli con rampa di lancio incorporata per il decollo d’idrovolanti costruiti in Italia come ? Non sei l’unica. Nei primi incontri con queste macchine da guerra, da Ventimila leghe sotto i mari a La grande battaglia delle navi sul fondo del mare-Kaitei gunkan di Shunro Oshikawa” “No…..non è così. Io so come sono fatti gli animali della Terra. Vi farò vedere qualcosa. Voi li conoscete i libri?” “Sì. Di carta, su Playstation….non importa. L’importante è che tu ce li faccia vedere” e Titanite estrasse dallo spacco delle sue mammelle una serie di tascabili: Moby Dick di Hermann Melville, Ruggine e ossa di Craig Davidson, Addio e grazie di tutto il pesce di Douglas Adams. “Conosci la cetologia?” “Ci hanno addestrate. Conoscete le Ametista del gruppo delle basaltiche subalcaline? Si possono trasformare, in creature terrestri. E inoltre dovevamo imparare per essere le meglio preparate all’invasione. Nessuna generalessa renderebbe le sue soldatesse ignoranti sulla missione amazzonica che devono compiere. I cetacei hanno imparato a pervertire le loro rotte per allontanarsi dalle coste giapponesi. Trovano asilo presso le correnti oceaniche che circolettano l’America Settentrionale, attraversando il canale di Panama, le coste messicane, quelle della Florida, della Georgia, di ambo i Carolina, della Virginia e del Connecticut, riversandosi anche sul Canada, le coste del Quebec, del Nunavut e dello Yukon, arrivando anche nell’Alaska, ricominciando il giro dal gelo di Juneau all’afa di Guadalajara. Non potevano essere giapponesi. I giapponesi cacciano le balene per il grasso e la carne per farne il sushi. Dovevano essere papuasiane. Ma non mi stavo confondendo con sommergibili costruiti in Papuasia, varati a Abau, erano giganteschi mammiferi marini con innestati delle navi da guerra, cariche di bombe, siluri, spolette e torpedini. Mi hanno evitata, credo perché mi rifugiai nella fanghiglia a 11034 metri sott’acqua. Bombardarono le mie ex compagne….quelle erano venute a punirmi….ma non erano extraterrestri….erano state costruite sulla Terra. Tutti quei pezzi sparpagliati in aria vi avrebbero dovuto imbeccare nella giusta direzione” “A che gioco stanno giocando? Chi le ha costruite? Cosa vogliono da noi quei luridi bastardi?” “Robolab ltd, Ishinomaki. Hanno filiali a Odaiba, Toyama, Aizuwakamatsu, Murakami, Shizuoka. Hanno persino le targhe imbullonate. E abbiamo già saggiato l’appartenenza alla Terra di quelle balene d’attacco” “Hanno copiato quella tecnologia….maledetti, mi hanno tradito, SONO VENUTI MENO ALLE LORO STESSE PROMESSE!” “Adesso tu non devi più combattere noi Gemme. Adesso siamo alleati. Qualunque cosa stia montando laggiù, da Tokyo, suppongo, noi l’affronteremo uniti!” Tokyo, Tokyo In a strictly guarded industrial facility In the outskirts of the city Where future is made of iron and plastic I experienced something fantastic 科学博物館 現代美術 - 国際と日本の博物館 自然史博物館 “Tokyo…. La mia città. Sentirla minacciata è per me un ansia intollerabile. Dobbiamo muoverci. Se solo avessi il Guregdeira con me potrei trasformarmi e raggiungere il luogo da cui immancabilmente verrà fatto raggiungere l’acme all’attacco, Shibuya, l’attraversamento oceanico. Lo so perché la prefettura di Inokashira è la via perfetta per compiere un aggressione laterale. Ma il mio modulo bulldozer rischia d’appesantirmi. Anche se potrei volare. Ciononostante anche in queste circostanze rimarrei piuttosto limitato. Tu soffri di problemi simili?” “Per tua e mia fortuna no” rispose Glauconite. Posso raggiungere la mia base e scortarti lì” Viale di Hanami, 1897 i grandi magazzini di Honmachi, 1936 le strade di Tokyo, illuminate dagli schermi della Mitsubishi, nel 1982 Mike Tyson, “turista per caso” nel 1988 uno Zeppelin attraversa Tokyo, nel 1926 Tokyo flagellata dai bombardamenti americani, dopo Pearl Harbor, aspettando Hiroshima, nel 1943 La televisione arriva nelle case, 1958 un po’ stretti sulla metropolitana linea Chiyoda, 1985 “Non starti a crucciarti, Zemon” disse Glauconite, mentre Galkar scendeva su Shibuya, la Falce desertificatrice sguainata. “Eccomi qui” disse Zemon, affiancandosi a Galkar, con lo Scudo rotante sguainato anch’esso, mentre, come nei duelli finali dei western di Gianfranco Parolini, dove i due eroi devono combattere i cattivi nei quartieri della vecchia Santa Fe mentre tutti gli abitanti o hanno fatto tutti i Giuda Iscariota vendendoli per 30$, o i Pietro di Betsaida che li rinnegano mentre un gallo, sulla staccionata, canta In the middle of all that trouble again degli Oliver Onions, la città era deserta. Oh, almeno qui la cosa aveva senso. Si sarebbero fatti uccidere inutilmente da Gemme grandi come Gamera e Anguirus, cose contro solo Galkar e Zemon possono affrontare. “Guarda laggiù” disse Zemon, a poco a poco passato dall’essere un Astroganga con cuore e anima umani, con una voce simile a quella di Val Bettin, di nuovo in un Balatack che viene temporaneamente usato dagli Shayzack, una macchina per uccidere senza niente da offrirti. Se prima era il robot di News of the world dei Queen, triste, umanissimo nel suo lutto sheakspeariano, adesso era un pupazzone di metallo indifferente su uno sfondo monocromo, come l’elefante-aspirapolvere di Max Ernst “Non c’è fumo. Se si stanno avvicinando, molto probabilmente si risparmieranno le distruzioni per dopo” “Lo temo anch’io” rispose il copilota Wustite, ricordandosi di quando dovette affrontare, in un combattimento voluto da Trinitite e Calcantite, Crisocolla, la fusione di Lapislazzuli e Glauconite, sue alleate, perché il solfato idrato voleva testarne le abilità in battaglia [come se già non vi fosse bastato quello che mi avevate fatto prima, STRONZE!], e come fosse disagiato rispetto allo scopo di quell’esame. Erano davvero così disumani da chiedergli una cosa del genere? Si sentiva come Bart Simpson quando Nelson e i suoi bulletti circondano il povero Ralph per prendersi gioco di lui. Ralph “ralfuccio” Winchester sarà pure stato il più rimba di tutta la scuola elementare di Springfield, ma a Bart faceva ingiustizia. D’altronde Bart non è né Nelson, né Serpente, né Montgomery Burns. Lui, come suo padre, in fondo ha un cuore d’oro. Le tre Gemme, da cui erano discese Danburite, Eckanite e Hackmanite: Apofilite, Piropo e Smeraldo. Il papavero dell’oppio verde che esce dal portacipria giallo, la satanassa tettona con la lingerie di Lavinia Kean di Il lupo la volpe e l’oca selvaggia, il granchio color anice a due teste. Apofilite (a sinistra), Piropo (al centro), Smeraldo (a destra) “Preparatevi a diventare di Citrino, nostra regina!” “Citrino? Volete dire il quarzo giallo scintillante? So perfettamente chi sia. E non credo che a me, che adesso sono pura robotica, importi niente, mai più. Vedete questo pugno? [agita uno dei suoi pugni davanti alla corolla di Apofilite, la faccia paonazza di Piropo, il prosoma di Smeraldo] VE LO SPIACCICHERO’ IN FACCIA!” al che Piropo li afferrò le spalle gettandolo a terra, con uno schianto che gettò la testa di Zemon nell’alto dei cieli. Ma, come Nick Quasi-Senza-Testa Zemon può comandare a distanza il suo organismo anche decapitato. E Piropo non solo ricevette l’umiliazione dell’essere spogliata “in pubblico” ma Zemon l’afferrò per le caviglie e la scagliò addosso a Apofilite, per poi rimettersi spalla a spalla con Galkar. Lui fuggì in cielo mentre il possente Apofilite cercava di stritolarlo, ma il “giocatore di Hockey” se ne disinteressò con gli Scudi mortali: i due brocchieri lanciati dall’interno del torace che ridussero l’enorme papavero a un sedano alla julienne. Zemon scagliò la sua Ghigliottina deltaplano (anche detta Lama volante, è una gigantesca mannaia a V, ottenuta dal suo brocchiere in un marsupio sulla schiena, a cui vengono attaccate due grosse lame da taglierino, potendo anche roteare a fresa) contro Piropo, moncandole una gamba. La baldracca demoniaca-che dopo essersi giocata una gamba era riuscita a rivestirsi-venne segata in due da uno dei brocchieri del Galkar, mentre Zemon finiva Apofilite con i Raggi R.E.M. In alto, la Base O fece partire il Morbo della rosa rosa contro Smeraldo, contro cui Galkar stava nel frattempo lottando, con le Punte acuminate, contro le chele del granchio. Quello gli aveva mozzato ambe quelle dei gomiti, ma quelle delle ginocchia intervennero con un effetto Booby Trap ficcandosi negli occhi. La pioggia color confetto di Hylocereus Hondatus (frutto del dragone) colpì come grandine acida il carapace smeraldino del granchio, con Galkar che lo fece scoppiare prima con lo Sguardo invernale, a cui si unì un Maglio frullante di Zemon. Contemplando i danni, Shibuya Square era abbastanza martoriata. Sembrava il “cratere” di un dente affetto da carcinoma gengivale dopo che l’aborto maligno era stato reciso dalla carne e il dente, saltato, aspettava il colpo di grazia. “Tranquillizzati” disse Glauconite. “Non è più del danno che fecero gli Aum Shinrikyo di Shoko Asahara quando gettarono gas venefico nella metropolitana!” “sai anche quest’altra, terrificante storia?” “Ahimè la so. È una notizia che tutti hanno dimenticato. Persino i giapponesi, immagino. Ma credimi, sono fatti molto peggio di quello che credi. Prendiamo l’invasione della Manciuria durante la Seconda Guerra Mondiale, l’Unità 731, i torturatori giapponesi sul modello di Himmler, Freinberger, Ruzzier e John Williams, poi gli anni delle Okkupazioni studentesche, le violenze dell’Armata Rossa di Fusako Shigenobu, il massacro di ragazzine a opera di Tsutomu Miyazaki, e l’intervento militare del Giappone durante la prima guerra afgana con il ministro Kaifu che elargiva ¥ come se non ci fosse un domani…..se vuoi salvare il Giappone, SII TU PER PRIMO il salvamento che vuoi vedere sulla tua nazione!” A Quel ritorno al “presente” Wustite, che era stato il Magnifico Disturbatore di quella conversazione, gettò giù da 30 metri e 280 tonnellate una sigaretta di 60 millimetri per 280 milligrammi, mentre il cielo sopra Berlino Taranto si accendeva dei colori del tramonto, l’ultimo carosello di sbandieratori atmosferici prima del “monoscopio” della notte buia, o, altrimenti, l’accensione, il 16 Novembre del giorno, con i lumini, le candeline aromatiche della notte, libera da proteste, barricate, scontri di piazza e bugigattolo, lacrimogeni, cozzi di scudi di plexiglas e manganelli improvvisati, okkupazioni, Male chiamato Bene e Bene chiamato Male. “Il giorno fu pieno di lampi; ma ora verranno le stelle-le tacite stelle” (cit. Giovanni Pascoli) “Il cielo è stato il primo televisore” (Cit.Nam June Paik)
   
 
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