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Autore: Black Mariah    01/06/2016    5 recensioni
-Michael è un ragazzo dell'alta borghesia di New York, erede di uno dei più ricchi banchieri d'America. Sarah lavora in un supermercato per pagarsi i materiali per i suoi dipinti e aspira a diventare un'artista. Perfetti sconosciuti, conducono stili di vita diversi, vivono in contesti sociali diversi, ma c'è qualcosa che li accomuna: un letto di ospedale.
Il destino ha deciso di farli incontrare in un momento sbagliato: non possono parlarsi, non possono toccarsi, non possono vedersi.
Sarah passa il tempo facendo volontariato al General Hospital di NY e si troverà inaspettatamente a provare dei sentimenti per quell'estraneo in coma: Michael.-
Dal primo capitolo:
"I suoi tratti somatici erano dolci, molto belli e delicati per un ragazzo. Aveva i capelli castano chiaro tendente al biondo e il mento ricoperto da una leggera barba dello stesso colore. Il suo viso in svariati punti era segnato da escoriazioni, mentre le braccia nude, presentavano fasciature, lividi e tagli.
Se non si fosse trovata in quella situazione, e se non ci fossero stati quegli evidenti segnali di incedente, avrebbe scommesso che il ragazzo stesse dormendo beatamente"
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Come ho già scritto sulla mia pagina di Facebook, per farmi perdonare per il fatto che siete stati più di un mese senza aggiornamento ho deciso di pubblicare un doppio capitolo: dunque questo aggiornamento contiene il 24° e il 25° capitolo della storia! Li troverete entrambi qui di sotto con le dovute divisioni! 
Grazie per la pazienza e per tutto l'interesse dimostrato! 
Buona Lettura!
 

24

 
20 Gennaio 2014
 
Era parecchio tempo che Sarah non passava un po’ di tempo nel caffè letterario di Jonathan. Era vero, ci era passata qualche volta nelle settimane precedenti per vedersi velocemente con Michael, ma non era stato del tutto soddisfacente: ci aveva passato sì e no venti minuti e poi,  prima per una ragione e poi per un’altra, se n’era subito andata.
Era un’ora del pomeriggio piuttosto tranquilla, per le strade non c’era tantissimo traffico e nemmeno il bar era strapieno, indice del fatto che probabilmente gli studenti non erano ancora usciti da lezione.
Il locale era pieno per metà, e Jonathan aveva riservato a Sarah il suo solito tavolino rotondo sotto la grande finestra che dava sulla strada principale su cui si affacciava.
Sarah entrò nel locale e rivolse un saluto gentile alla signora Gale dietro la cassa, intenta come sempre a dare il resto e a contare le mance, fece segno a Jonathan e il ragazzo le si avvicinò sorridente.
-Sarah!- esclamò il ragazzo, andandole incontro e dandole un abbraccio sincero.
-Ciao, Jonathan- gli fece eco lei, scostandosi una ciocca di capelli davanti agli occhi –Come stai?-
Il profumo di brioche e caffè le inebriò le narici nel momento esatto in cui varcò la soglia di ingresso, e il suo stomaco produsse un brontolio sommesso.
-Benone! Vieni, ti accompagno al tavolo. Karen non è ancora arrivata- fece il giovane dai capelli corvini.
-Immaginavo- commentò la giovane, togliendosi il borsone del ricambio a tracolla. Aveva fatto in fretta e furia a lavoro per poter arrivare in orario e Karen era ovviamente in ritardo. Avrebbe dovuto dare più ascolto alla sua voce interiore che le diceva di fare tutto con più calma.
Appoggiò il borsone sulla sedia e si sedette al suo solito posto con vista sulla strada, qualche secondo dopo girò la testa e rivolse lo sguardo verso il punto su cui di solito esponeva i suoi quadri.
Il posto su cui era appeso il quadro che aveva dato a Michael in quel momento era sgombro, e rivelava il colore avano scuro della parete, mentre gli altri piccoli quadretti di paesaggi, nature ed elementi astratti erano al loro solito posto.
-Dimentico sempre di portarti un altro quadro da mettere al posto del precedente. Non mi piace tutto quel vuoto su quella parete!- fece la ragazza, accennando un sorriso e incontrando gli occhi cervone di Jonathan.
Il ragazzo sorrise gentile e rispose nella sua solita maniera educata e pacata.
-Non c’è problema, quando hai tempo e voglia…Il posto tanto è sempre quello-
-Sai, ultimamente ho dato ad una signora un quadro che rappresentava una campagna di Dublino. Avrebbe dovuto piacerti, aveva un qualcosa di impressionistico…- commentò la ragazza sorridendo.
-Mmm, allora dovrei farmi lasciare un autografo sul tovagliolo da questo moderno Monet- esclamò una voce vispa e squillante alle loro spalle. La ragazza spostò con foga ed esuberanza la sedia e vi si lasciò cadere con molta poca grazia.
-Karen! Sei arrivata finalmente- fece Jonathan, mandandole una veloce occhiata imbarazzata.
-Oh, suvvia, ho fatto solo dieci minuti di ritardo!- esclamò la ragazza in sua discolpa. I lucenti capelli biondi le incorniciavano il viso, ricadendo svolazzanti sulle spalle e su parte del petto. Rivolse un sorriso a Jonathan e poi si rivolse a Sarah.
-Da quand’è che sei qui? Ammetti che sei appena arrivata anche tu!- fece la ragazza, facendo vagare i suoi luminosissimi occhi verde acqua sulla ragazza.
-Sì, non è molto che aspetto- rispose Sarah a cui non andava per nulla di battibeccare sul ritardo.
Karen assunse un’espressione di vittoria e poi si girò verso Jonathan che la stava guardando ancora un po’ imbambolato. Era da parecchio tempo che non vedeva la biondina e ogni volta che la incontrava, gli sembrava diventasse sempre più bella.
-Benissimo! Ordiniamo?- chiese Karen, sfilandosi il cappotto e sistemando la sua borsa sulla sedia.
Gli altri due ragazzi annuirono e qualche secondo dopo Jonathan andò via con il suo taccuino, rileggendo le ordinazioni delle ragazze.
-Allora! Da quanto tempo! Tu devi raccontarmi un po’ di cose!- esclamò la bionda, incatenando i suoi occhi in quelli della ragazza di fronte.
-Abbassa la voce!- la esortò Sarah guardandosi attorno –Ci sentono tutti!-
-Oh, chissenefrega! Allora? Tu e Abercrombie?- chiese. Era da un’eternità che moriva dalla voglia di fare quella domanda.
Sarah alzò gli occhi al cielo e scosse la testa.
-Non è che vuoi sapere prima come sto, dato che non ci vediamo da un mese?- chiese ironica Sarah, notando come l’amica fosse perfettamente truccata già a quell’ora del pomeriggio. Allora che la guardava meglio era vestita piuttosto bene, con una camicia chiara, ornata da qualche plissette argentata.
-Siamo state più di un anno e mezzo senza sentirci, cosa vuoi che sia un mese a confronto? E comunque so che stai bene, te lo si legge in faccia- rispose Karen spallandosi sulla sedia.
-Addirittura?- fece Sarah, guardando un po’ annoiata il menu. Non appena Jonathan sarebbe ritornato con le ordinazioni, gliel’avrebbe ridato.
-Certo, non hai più la tua solita espressione triste e malinconica, sorridi, sei sempre meno di cattivo umore…Stai decisamente bene- commentò con ovvietà la bionda.
Sarah si sentì le guance un po’ arrossarsi. Era davvero quella l’impressione che aveva fatto alla gente fino a quel momento? Sempre arrabbiata e insofferente?
Sarah fece per parlare, ma fu interrotta da Jonathan che aveva portato le cose da bere.
-Caffè latte con la schiuma e cannella per te- fece il ragazzo, intromettendosi timidamente fra le due e rivolgendosi a Sarah.
-Grazie- esclamò la mora, avvicinandosi la tazza calda.
-E questa tisana allo zenzero, limone e cardamomo per te- aggiunse Jonathan, porgendo la tazza alla bionda e rivolgendole un sorriso imbarazzato. Per qualche secondo i loro occhi si incontrarono e Jonathan sentì lo stomaco attorcigliarsi e fare una capriola.
Karen gli rivolse un mega sorriso dei suoi, e i suoi denti bianchi e luminosi risaltarono ancora di più a causa del rossetto corallo che portava.
Jonathan abbassò la testa imbarazzato e con il vassoio ancora in mano, mise sul tavolo due brioche appena sfornate, calde e fumanti.
-Queste ve le manda mia madre- fece il ragazzo, abbassando lo sguardo per non incontrare gli occhi chiari di Karen –Le offre la casa- aggiunse, rivolgendosi a Sarah, con cui aveva sicuramente molta più confidenza.
La mora gli rivolse un grande sorriso e Karen esclamò qualcosa circa il buono odore che quelle brioche emanavano. Jonathan guardò di sfuggita nuovamente Karen e poi tornò dietro al bancone, prendendo atto di come il locale stava iniziando a riempirsi.
Sarah lo seguì con lo sguardo fino a quando non arrivò dietro la sua solita postazione, poi guardò Karen di fronte a lei e sorrise leggermente.
-Credo che dovresti venire qui un po’ più spesso- fece la mora, porgendo il piattino con i dolci verso l’amica.
-Mmm, certo- biascicò Karen, assaporando già la pasta morbida e calda della brioche
–Questa brioche è la fine del mondo! Tu la mangi vero? Perché se non la vuoi puoi darla a me!- esclamò la bionda.
Sarah la guardò un po’ insofferente. Perché certe persone erano così fortunate metabolicamente parlando?
-Sì, dai- replicò Sarah, vinta dal gustoso e intenso aroma del dolce di fronte a lei –Fanculo alla dieta- aggiunse, staccando un pezzetto con le mani e mettendoselo in bocca –E comunque- disse ancora –Mi stavo riferendo a Jonathan, credo tu gli piaccia-
Karen si fermò un attimo, smettendo di masticare e alzando gli occhi verso l’amica.
-Cosa?- chiese lei scettica, rimanendo quasi impassibile.
-Sì, insomma, lui è sempre molto intraprendente, mentre prima sembrava quasi in soggezione nello starti accanto- argomentò Sarah, rivolgendo lo sguardo verso il ragazzo in questione, che in quel momento stava servendo dei cupcake al bancone.
-Ehi, non ti girare!- esclamò qualche secondo dopo la mora un po’ troppo ad alta voce.
Karen si era praticamente girata sulla sedia, intenta a guardare Jonathan da lontano.
-Beh, non è male adesso che lo vedo meglio- commentò la bionda, ripensando alle parole di Sarah e soffermandosi un attimo a scrutare la figura del giovane.
Sarah scosse la testa e alzò gli occhi al cielo.
-E’ un bravo ragazzo, questo potrebbe già bastare a convincerti- disse Sarah, dando un sorso alla bevanda calda.
Karen soffocò una risatina malefica e maliziosa: l’amica era decisamente sempre troppo buona e caritatevole.
–Anche Michael è solo un bravo ragazzo? E’ per questo che ci esci insieme? Perché è gentile?- chiese la bionda, ironizzando e ammiccando maliziosamente.
Sarah trattenne un sorriso imbarazzato. Perché tutti dovevano sempre parlare di Michael? Se il ragazzo l’avesse saputo probabilmente si sarebbe inorgoglito ancora di più.
-Che centra lui adesso?- chiese Sarah, cercando di sviare il discorso.
-Stavamo parlando di te e lui prima, no?- fece Karen, atteggiandosi da ragazza civettuola e finendo la sua brioche.
Sarah sospirò, consapevole del fatto che avrebbe dovuto parlare con Karen di una cosa successa negli ultimi giorni.
-Mi ha invitato a casa sua negli Hamptons- ammise la ragazza velocemente, un po’ affranta e anche insofferente all’idea di quello che le aspettava durante il fine settimana.
-Wow, ha una casa negli Hamptons? E’ grandioso!- disse Karen, accorgendosi però che il suo entusiasmo non era affatto condiviso dall’amica -E questo è un problema?- chiese qualche secondo dopo, titubante riguardo l’umore di Sarah.
-Non lo so- fece lei, sentendosi un po’ imbranata a parlare di certe cose. Solitamente non amava condividere dettagli della sua vita, però la recente conversazione avvenuta con Michael e lo scorso incontro con la sorella e l’ex ragazza, l’avevano un po’ resa disincantata.
-C’è questa ennesima festa a casa sua, a cui andrà tutta l’élite di New York, per non parlare del fatto che ci sarà di nuovo tutta la sua famiglia a cui mi vuole presentare. Credo di non essere pronta…- disse la ragazza, lasciando metà della sua brioche nel piatto.
Karen la guardò di sbieco, cercando di capire perché per Sarah quella cosa fosse effettivamente un problema.
-E’ normale essere nervosi all’idea di incontrare i genitori del proprio ragazzo- fece la bionda –Ma non ci vedo nulla di male…Ne hai parlato con lui?-
Sarah sospirò, ripensando alla disastrosa serata con Martha.
-No ma…cioè in realtà sì, ma lui ci tiene, ha insistito…- iniziò a balbettare Sarah che si sentiva le guance arrossate per l’imbarazzo. Michael l’aveva chiamata in mattinata mentre lei era a lavoro e le aveva dato quella notizia flash che l’aveva letteralmente sconvolta.
“Ti va un week end negli Hamptons?” le aveva chiesto sornione, come solo lui sapeva fare.
-E poi ci sarà di nuovo sua sorella a cui non credo di stare simpatica, probabilmente ci sarà di nuovo anche la sua bellissima ex ragazza e tutti avranno l’attenzione su di me, saranno lì solo per giudicarmi e non voglio sentirmi perennemente osservata da loro- ammise la ragazza, che avrebbe trovato sicuramente grandiosa la gita fuori porta solo se fossero stati lei e Michael da soli.
-Ehi, ehi, ehi! Calmati! Per prima cosa, chi sarebbe questa ex bellissima? E poi, ricordi cosa mi ripetevi sempre al liceo quando andavo in paranoia?- chiese Karen, che agli occhi di Sarah si stava rivelando davvero comprensiva.
-No, cosa?- fece la ragazza, che sembrava essere andata totalmente in tilt.
-“Karen, sai cosa scriveva Shakspeare nel monologo dell’Amleto?!”- disse la ragazza, imitando la voce di Sarah e le sue movenze.
Sarah rise di gusto, ricordandosi della citazione in questione e continuandola lei stessa.
-“Il pensiero inibisce l’azione”-
-Esattamente!- replicò Karen, avvicinandosi il piattino con la brioche di Sarah e addentandolo con molta grazia. La mora la guardò per qualche secondo trattenendo un sorriso e poi ritornò ad ascoltarla con attenzione.
-Perché non ti butti e basta? Devi smetterla di stare a pensare e a ripensare a delle situazioni che potrebbero metterti in difficoltà. Sei una brava ragazza, sei onesta e per quello che posso vedere, a Michael ci tieni. Qual è il problema?- chiese Karen sincera e con ovvietà.
Sarah la ascoltò in silenzio, prendendo atto di come l’amica avesse effettivamente ragione, ma ancora titubante a riguardo. Era più forte di lei, non riusciva a non pensare e a non farsi problemi su ogni cosa.
-Non so, mi sento a disagio all’idea di essere lì con lui, in mezzo a persone che non conosco e che probabilmente spendono in un giorno quello che io guadagno in un mese…- rispose la mora, abbassando lo sguardo.
-Hai detto bene, sarai lì con lui. Non sei sola. E poi Michael lo vedo piuttosto intelligente e non ti metterebbe in situazioni assurde solo per il piacere di farlo. Evidentemente lui crede che ce la puoi fare. E per favore, smettila di frenarti! Come hai detto prima, lui è un bravo ragazzo, e il fatto che sia ricco e terribilmente bello di certo non guasta. Hai aspettato tanto tempo prima di trovare qualcuno che facesse al caso tuo, non rovinare tutto solo perché hai paura- rispose la bionda, che in quei cinque minuti di conversazione si era rivelata molto più profonda di quanto non desse a vedere.
Sarah alzò lo sguardo e incontrò i vispi occhi verde acqua di Karen. Sospirò e le rivolse un sorriso sincero e imbarazzato.
-Ci proverò- commentò solamente. Non era molto abituata a ricevere consigli e soprattutto a confidarsi, e allora che l’aveva fatto si sentiva un po’ strana.
-Gli unici problemi che ti dovrai fare in questi giorni dovranno riguardare solo i vestiti e i completini intimi che dovrai indossare la sera. Urge un po’ di shopping!- esclamò Karen.
Sarah alzò gli occhi al cielo e scosse la testa, riconoscendo in lei le solite parole briose e maliziose. No che non avrebbe fatto shopping, soprattutto per comprare completini intimi.
-Infatti ora che ci penso dovrò decidere cosa mettermi- commentò solo la ragazza, spallandosi sulla sedia.
 
 
23 gennaio 2014
 
Sarah richiuse la cerniera del borsone e nervosa diede un’occhiata all’orologio appeso sopra la cucina. Michael sarebbe arrivato a momenti e lei era tutto un fascio di nervi. Alla fine aveva accettato l’idea di partecipare a quella specie di Gala nella sua villa fuori New York e si era appena finita di sistemare. Si diede un’occhiata fugace nello specchio accanto all’armadio: tutto sommato non stava male, ed era piuttosto elegante.
Aveva optato per una gonna nera a tubino e una camicia avorio con dei ricami particolari, non molto elaborata, ma elegante al punto giusto, aveva indossato delle scarpe alte nere, delle calze velate scure e aveva lasciato i capelli sciolti, ricadenti in ciocche sul petto.
Gli occhi erano contornati da ombretto scuro e matita, mentre aveva deciso di lasciare le labbra al naturale in modo da non appesantire ulteriormente il trucco.
Si guardò per qualche altro momento nello specchio, poi prese il cellulare con la borsa, il borsone con i vestiti che avrebbe indossato nel week-end e uscì di casa.
Avrebbe aspettato Michael nel portone: non ce la faceva ad aspettare ancora a casa senza far nulla.
Nel tragitto passato in ascensore chiamò sua madre, avvisandola che sarebbe stata impegnata durante tutto il fine settimana e che l’avrebbe chiamata direttamente lei non appena avrebbe avuto un attimo di tempo. Stranamente sua madre annuì senza fare domande, mettendo per la prima volta da parte tutte le domande inquisitorie che era solita farle quando non si faceva reperire per qualche giorno.
Uscì dall’ascensore e si mise ad aspettare nell’androne del portone in compagnia del portinaio.
Michael arrivò qualche minuto più tardi nel suo Suv nero nuovo di zecca e le fece uno squillo al cellulare. In pochi secondi uscì dal portone e procedette verso la macchina ferma per strada, ma quando Michael si accorse che Sarah stava portando un borsone più o meno grande appeso alla spalla, scese e si propose di aiutarla.
-Non ce n’era bisogno- fece la ragazza in segno di protesta, quando il ragazzo si sporse verso di lei e le prese il borsone.
-Guarda che io sono un gentil uomo, è d’obbligo che ti venga ad aiutare- fece il ragazzo, lanciandole uno dei suoi soliti sguardi piacioni.
Sarah scosse la testa e alzò gli occhi al cielo, ma trattenne un sorriso compiaciuto. Si sentiva un po’ strana a passare di nuovo parecchio tempo da sola con lui dopo la loro cena disastrosa. L’eco delle parole che Michael le aveva rivolto era ancora vivido nella sua mente e doveva ammettere che non l’avevano lasciata indefferente.
Michael la guardò di sfuggita notando in prima battuta le scarpe alte che la slanciavano e che gli permettevano di guardarla giusto negli occhi, senza che si chinasse, e poi notò il trucco scuro sulle palpebre, che assieme ai capelli sciolti e ricadenti le davano un’aria decisamente sexy.
Sarah non fece in tempo a rispondergli, che improvvisamente sentì le mani di Michael che la tiravano e che avvicinavano il viso al suo. All’iniziò si irrigidì colta alla sprovvista da quel bacio, ma poi quando riscoprì il sapore delle labbra di Michael sulle sue, quando riscoprì il loro calore e il loro movimento lento e delicato, si sciolse e rispose, seppur con un po’ di timidezza, a quel contatto.
Per qualche secondo si baciarono per strada, assaporandosi di nuovo a vicenda, poi Michael si staccò per prendere fiato, totalmente colpito dall’aspetto della ragazza.
-Sei…bellissima- le disse sorridendo, passandole un pollice sulla guancia e accarezzandola dolcemente. Non l’aveva mai vista con quel trucco così provocante, le dava un’aria dark, più matura e più sicura.
Sarah arrossì, abbassando un po’ lo sguardo ma trattenendo un sorriso.
-Grazie- fece a bassa voce, accettando per la prima volta un complimento.
Cos’era che le aveva detto Karen? Di smettere di farsi problemi? Beh, accettare un complimento era un piccolo passo per la riuscita di quella cosa.
Anche Michel era molto bello quella sera: aveva i capelli pettinati e ordinati, tirati un po’ all’indietro diversamente da come era solito portarli, e stava molto bene, per non parlare del fatto che sul viso aveva un alone di barba che lo faceva sembrare decisamente più uomo.
Sarah gli portò una mano sul mento e sentì sotto i polpastrelli i peli ispidi della barba e accennò un sorriso.
-L’ho fatto a posta, mia madre impazzirà quando vedrà che non mi sono fatto la barba- commentò divertito il ragazzo, aprendo la portella della macchina a Sarah e facendola entrare. Mise nel porta bagagli la borsa della ragazza e poi salì alla guida.
-Perché?- chiese la ragazza, irrigidita non appena il pensiero di presentarsi ad Amanda le ritornò in mente.
-Lei odia quando non mi rado. Secondo lei sembro un criminale quando porto la barba- rispose il ragazzo sorridendo, attratto dalle gambe scoperte di Sarah, ma cercando di comportarsi da persona sana di mente.
Sarah al sentire quella spiegazione rise di gusto.
-Un criminale? Addirittura?- fece la ragazza –Allora mio padre che sarebbe, un galeotto appena uscito di prigione?- aggiunse, pensando al solito barbone di suo padre, che di certo era molto più vistoso della leggera barba che Michael portava quella sera.
Michael soffocò una risata e poi partì, ripensando ancora a che faccia avrebbe fatto sua madre una volta che l’avrebbe visto in quelle condizioni tra gli invitati.
Qualche minuto più tardi si ritrovarono già sull’Atlantic Avenue, pronti a prendere l’uscita per gli Hamptons.
-Ci è andata bene- commentò Michael guardando l’ora sul cruscotto della macchina –Non abbiamo trovato molto traffico-
-Quanto ci vuole per arrivare?- chiese Sarah.
-Quasi due ore se non c’è molto traffico- rispose il ragazzo, che aveva percorso quella strada centinaia e centinaia di volte –Sei mai stata negli Hamptons?- chiese poi.
-Mmm, no- rispose Sarah. Gli Hamptons erano praticamente un luogo di villeggiatura per Newyorkesi benestanti, e lei non aveva di certo mai avuto una villetta estiva in cui andare durante i fine settimana.
-Mmm, allora domani ti farò fare un giro del complesso, è carino in fondo- fece il ragazzo, alzando ancora di più il riscaldamento nella macchina –Ci sono campi da golf, yacht club, negozi…-
Sarah sembrò quasi boccheggiare, ok, che fuori c’erano sì e no due gradi, ma lì dentro ce ne dovevano essere almeno venticinque.
-Che succede?- chiese Michael guardandola di lato, notando di come le sue guance si fossero colorate di rosso.
-Niente è che ho un po’ caldo…- rispose la ragazza, aprendosi i bottoni del cappotto.
-Se hai caldo, spogliati- fece il ragazzo, girando la testa e soffermandosi a guardarla. Lui l’aveva già fatto da un pezzo, rimanendo solo in giacca e camicia.
Sarah annuì con la testa e nel frattempo Michael abbassò un po’ il riscaldamento.
La mora si sfilò il cappotto e lo mise sul sedile di dietro, sporgendosi e sollevandosi un po’ sul sedile.
Michael la guardò per qualche secondo, notando la gonna aderente e la camicia chiara, che le metteva decisamente in risalto le curve,  sbottonata fino a metà del petto.
Serrò la mascella cercando di rimanere concentrato sulla strada piuttosto che sulla sua ragazza, preso da un improvviso batticuore. Deglutì cercando di mascherare i pensieri decisamente impuri che stava avendo in quel momento e poi disse con voce piatta –Va meglio?-
-Sì, ora sì- rispose la mora, che si portò i capelli tutti verso un lato. Si appoggiò con un braccio al finestrino e iniziò a scrutare il paesaggio che avevano attorno, colorato da intensi colori rossastri e arancioni a causa della luce del tramonto. Le era sempre piaciuto andare in macchina e guardare i paesaggi al di fuori.
-E’…è bella questa camicia. E’...è nuova?- commentò a bassa voce il ragazzo, rimanendo con lo sguardo fisso davanti a sé.
Sarah aggrottò la fronte e si girò verso di lui cercando di capire a cosa era dovuto quel commento.
-No, ce l’ho da qualche anno. Secondo te va bene per stasera? Non ho mai partecipato ad una serata come questa e ho optato per qualcosa di elegante-
Michael la guardò di nuovo di sfuggita, cercando di non soffermarsi troppo sullo spacco del seno, o sulle sue gambe fasciate da quella gonna aderente.
-Ehm…sì, certo che va bene- commentò il ragazzo, che in quel momento avrebbe voluto fare tutto tranne che guidare. Probabilmente se avesse dato ascolto al suo istinto, in quel momento avrebbe accostato nella prima piazzola di sosta e avrebbe iniziato a spogliarla, ma fortunatamente per lui stava guidando, e avrebbe potuto nascondere queste sue voglie almeno per un altro po’.
-Sei sicuro? Ho portato anche un vestito, ma davvero, non so che abbigliamento sia più indicato in queste occasioni- commentò la ragazza, che si soffermò solo allora ad analizzare la figura di Michael e il suo abbigliamento: indossava un completo con giacca e pantaloni neri, camicia bianca e addirittura la cravatta. Ovviamente ai suoi occhi era perfetto, per non parlare del fatto che quella barba era decisamente sexy.
Quando Sarah si accorse che Michael non la stava ascoltando, si girò di nuovo a guardalo.
-Ehi, che c’è? Perché non dici nulla?-
-Mmm?- chiese il ragazzo, riprendendosi dai suoi pensieri –Che c’è?-
-Niente, è che…non lo so c’è qualcosa che vuoi dirmi?- chiese la ragazza titubante. Michael si era praticamente ammutolito. E se non fosse stata vestita in maniera corretta e lui glielo stesse nascondendo?
Michael sospirò dischiudendo le labbra come a voler parlare, ma non riuscì a dire nulla perché Sarah lo interruppe.
-Sono un po’ nervosa, in realtà- aggiunse la ragazza, che aveva deciso di rendere partecipe Michael del suo stato d’animo inquieto di quel momento.
Il ragazzo abbandonò per un attimo i suoi pensieri e guardandola aggrottò la fronte.
-Perché?- disse.
-Insomma…sto per incontrare la tua famiglia, tutta la tua famiglia- rispose Sarah deglutendo.
Dalla sera della cena con Martha, Sarah non aveva più fatto menzione di quella cosa o del fatto che si sentiva a disagio a dover passare del tempo con i suoi parenti, e più si avvicinavano a destinazione, più sentiva crescere dentro di lei un peso.
Michael sospirò e accennò un sorriso.
-La mia famiglia fa questo effetto a molti…-commentò ironico, non ammettendo che anche lui era piuttosto ansioso e nervoso per quella cosa -Devi solo essere te stessa e poi tutti quanti capiranno quant’è facile innamorarsi di te- disse, cercando la frase perfetta per tranquillizzare Sarah, ma anche per farsi bello ai suoi occhi.
La ragazza a quella frase rimase immobile, sentendo lo stomaco farle una capriola.
“Capiranno quant’è facile innamorarsi di te” pensò di nuovo, mentre il cuore le galoppava nel petto.
Era la seconda volta che Michael alludeva al fatto di amarla e lei era la seconda volta che rimaneva spiazzata, totalmente senza parole, senza nemmeno fargli un cenno di gratitudine. Anzi, la testa quasi le girava al sentire quelle parole, e forse avrebbe dovuto iniziare anche a crederci. Perché trovava così assurdo che Michael l’amasse? Perché era troppo bello? Perché era troppo ricco? O forse perché non avrebbe mai pensato che qualcuno potesse provare per lei attrazione e amore?
Michael si accorse di come Sarah si fosse irrigidita come un bastoncino di legno e trattenne una risata, consapevole dell’effetto che quella frase aveva avuto su di lei.
Dopo un’ora e mezza arrivarono nei dintorni degli Hamptons, fuori ormai era buio e Sarah teneva fisso gli occhi sulla strada: dal momento che non poteva più ammirare il paesaggio, tanto valeva che leggeva i cartelli stradali.
Ad un certo punto arrivarono di fronte ad una biforcazione, la strada era buia e poco trafficata, ma Sarah riuscì a leggere il cartello verde extraurbano che indicava la direzione da prendere per arrivare negli Hamptons:  Michael prese l’opposta.
-Dove stiamo andando?- fece la ragazza curiosa e anche un po’ confusa. Non aveva detto che la sua villa era in quella cittadina?
Michael nascose un sorriso sornione e rispose vago.
-Tra un po’ capirai-
Sarah lo guardò sospettosa: si stava addentrando in una strada buia e deserta.
-Non è che vuoi uccidermi e poi disfarti del mio cadavere in questa campagna, vero?- chiese ironica, benchè si stesse iniziando a preoccupare. Lì attorno non c’era assolutamente niente, solo alberi, piazzole di sosta ed erba alta.
Michael rise di cuore al sentire quella cosa ma non rispose fino a quando non parcheggiò la macchina. Sentiva crescere dentro di sé l’eccitazione di quello che stava per fare, e allora che ci pensava era almeno dall’estate scorsa che non portava lì una ragazza.
-Hai detto che sei nervosa? Voglio solo farti rilassare un po’…- commentò il ragazzo, allungando un braccio e premendo un pulsante che fece abbassare lo schienale del sedile di Sarah.
La ragazza si sentì mancare un solido appoggio dietro la schiena ed ebbe quasi un sussulto. Michael si sporse verso di lei e le prese il viso con una mano, dandole un intenso bacio sulle labbra.
-Che stai facendo?- chiese la mora, oramai messa dritta sul sedile e guardando Michael con uno sguardo confuso.
Il ragazzo sorrise sornione e sporgendosi di nuovo, si protese a baciare Sarah, in maniera veloce e passionale, prendendole il viso tra le mani e tirandola verso di sé.
-Te l’ho detto, voglio solo farti rilassare un po’- fece –E poi siamo in anticipo- aggiunse, iniziando a sbottonarle la camicia.
Sentendo quelle parole e accorgendosi che Michael la stava spogliando, Sarah si irrigidì, presa improvvisamente da un leggero attacco di panico.
-Cosa? No, Michael…qui? E se ci vedono?- chiese lei, cercando di guadagnare tempo, ma il ragazzo si era già sporto verso di lei, sedendosi in parte sul suo sedile e in parte sul bracciolo centrale.
-Chi vuoi che ci veda? Siamo nel bel mezzo di una foresta e al buio. Stai tranquilla non è la prima volta che vengo qui…- commentò il ragazzo senza pensarci e iniziando a cospargere il petto della ragazza di baci. Ne riuscì ad intravedere il reggiseno color panna e fu attraversato da un brivido dietro la schiena che gli arrivò fin sotto alla nuca.
-Ah, sì, non è la prima volta?!- chiese Sarah, fingendosi indispettita. In realtà in quel momento avrebbe voluto solo morire: Michael le aveva sbottonato tutta la camicia e stava facendo vagare le sue labbra umide vicino l’incavo del suo seno.
Sentì il ragazzo soffiarle il petto e trattenere una risata. La sua leggera barba le stava solleticando il petto e le gambe le iniziarono un po’ a tremare.
-Dai, hai capito che intendevo…- le sussurrò il ragazzo nell’orecchio, intrecciandole le dita tra i capelli e facendola sdraiare accanto a lui. Fremeva dalla voglia di stare di nuovo con lei, e allora che ci pensava a parte la prima volta a casa di Sarah, non l’avevano più fatto.
Sarah si distese sul sedile totalmente abbassato e si ritrovò molto vicino a Michael, il quale si stava sfilando la giacca e slegando la cravatta. La tachicardia che ne derivò fu quasi naturale e il pensiero di stare di nuovo con lui, dopo parecchio tempo dall’ultima volta, le fece partire un brivido da dietro la schiena.
-Non…non potremmo andare sul sedile di dietro?- chiese un po’ imbarazzata dalla cosa, soprattutto quando Michael iniziò a sbottonarsi i pantaloni proprio accanto a lei. Probabilmente non si sarebbe mai abituata all’idea di andare a letto con lui.
-Mmm- mugolò il ragazzo divertito e senza un minimo di vergogna, calandosi i pantaloni a mezza coscia e distendendosi su di lei. Le accarezzò il viso guardandola dritta negli occhi. Nelle uscite successive, avrebbe dovuto avvisarla che quel trucco era illegale, soprattutto se non voleva essere accusata di atti osceni in luogo pubblico.
-No, non sei ancora pronta per andare sui sedili di dietro…- rispose tra una risata e un bacio il ragazzo che in fondo si stava preoccupando per lei, alzandole lentamente la gonna e aprendole di più la camicia.
-Ehi!- esclamò la ragazza, dandogli uno strattone e guardandolo male –Che significa che non sono ancora pronta?- ripetè stizzosa.
Michael sorrise malizioso e in tutta risposta le fece vagare le mani sulla pancia, fino ad arrivare al reggiseno. Con un gesto deciso glielo alzò senza staccarlo, scoprendole la parte del corpo che lo faceva eccitare di più, e prese a baciarla in vari punti, sentendola gemere silenziosamente sotto di lui.
-La verità è che voglio stare sopra di te- le sussurrò nell’orecchio, inumidendole il collo con le labbra e iniziandola di nuovo a baciare sulle labbra.
Sarah trattenne un gemito e il suo cuore ebbe un sussulto nel sentire quelle parole.
L’ultimo briciolo di razionalità se ne andò via quando Michael, con ancora i boxer indosso, si incastrò tra le sue gambe, portando i loro bacini a contatto.
Il solito languore al basso ventre divenne quasi incontrollabile e per qualche minuto si dimenticò completamente delle condizioni in cui si ritrovava: aveva la camicetta aperta, il reggiseno alzato e la gonna anche, e Michael le stava sfilando le scarpe e le calze velate.
-Attento a non rompermele- lo ammonì la ragazza, sentendo le dita di Michael vagare sulle sue cosce nude e abbassargli le calze.
Il ragazzo trattenne un sorriso e cercò di fare ancora più piano. Non lo stava facendo per non sfilarle le calze, ma solo perché l’avrebbe torturata dolcemente per i prossimi minuti.
I suoi seni erano gonfi e sodi, e Michael avrebbe voluto solo affondarvici dentro, avrebbe voluto affondare dentro di lei, lasciarsi andare del tutto, ma aspettò ancora qualche altro minuto.
Mentre con una mano le stava solleticando l’interno coscia, abbassandogli contemporaneamente le calze, con l’altra mano stava risalendo lungo il suo corpo, fino a quando non raggiunse l’oggetto del suo desiderio.
Le prese un seno tra le mani e glielo iniziò a massaggiare, prima con un pollice e poi con tutto il palmo. Lanciò uno sguardo verso Sarah, che appariva con le labbra gonfie e arrossate, le guance infuocate e il respiro veloce e sorrise lentamente, consapevole del fatto che la ragazza si stava di nuovo piano piano abbandonando a lui.
Smise di toccarle il petto e salì sopra con la mano fino a raggiungerle le labbra, le passò un pollice sopra, trovandole umide e calde e poi, dopo averle sfilato le calze e averle poste sul sedile del guidatore, si chinò su di lei, baciandola con la lingua e con passione.
Il cuore di Sarah stava battendo all’impazzata e le gambe le stavano tremando. Sentiva premere contro il suo pube l’erezione di Michael e la vista le si stava quasi annebbiando per l’eccitazione.
Michael stava continuando a baciarla, senza mai fermarsi, prendendo ogni tanto una pausa per respirare e lei era inebriata dal suo profumo, dai suoi pettorali che le toccavano i seni, o dalle sue gambe intrecciate con le sue.
Il ragazzo iniziò a cercare convulsamente il portafogli finito chissà dove sotto di loro per prendere il preservativo, e cercò di fare tutto senza mai staccarsi da Sarah, anche se gli risultò parecchio difficile.
-Credo sia sul cruscotto- fece la mora con la voce rotta dall’eccitazione, ancora con il fiatone e con il batticuore.
Michael la guardò per qualche secondo, scendendo sui seni arrossati e turgidi e quasi fosse in un mondo tutto suo, scosse la testa per riprendersi.
Si allungò a prendere il portafoglio e lo aprì, prendendo la bustina di plastica e aprendola.
-Cerca sempre di fare piano…- gli disse Sarah a bassa voce, quando il ragazzo si abbassò i boxer e si infilò il condom –Almeno, all’inizio…- aggiunse, abbassando lo sguardo e cercando di vedere i movimenti del ragazzo.
Non voleva che Michael si trattenesse solo perché lei non era abituata fisicamente a fare sesso, non voleva deluderlo o condizionarlo in qualche modo, però non si sentiva nemmeno ancora molto sicura su quel punto di vista.
Il ragazzo la guardò comprensivo e accennò un sorriso.
L’amava più di qualsiasi cosa al mondo.
Si sporse, dandole un bacio lento e passionale, contemporaneamente le dischiuse una gamba con una mano e con l’altra le prese un seno, e di nuovo con molta delicatezza, come se lo stessero facendo di nuovo per la prima volta, entrò dentro di lei, lasciandola senza fiato.
 
 
 
 
***
25
 
 
La villa dei Trisher agli Hamptons era come una di quelle ville da sogno che passavano in televisione e che ti facevano sentire povero fin dentro l’anima. Era immersa in un perfetto giardino inglese, curato nei minimi particolari in tutte le sue siepi, pieno di fontane, luci e giochi d’acqua, e Sarah rimase sbalordita quando improvvisamente si ritrovò davanti l’immensa villa neoclassica, con un grande porticato colonnato, pieno di fiori e addobbi per l’occasione.
-Perché i tuoi genitori hanno dato questa festa?- chiese Sarah, guardandosi attorno e notando di come tutto il viale della villa fosse pieno di macchine lussuose.
-E’ una raccolta fondi di beneficenza- rispose il ragazzo, che si era ripreso a fatica dal momento intimo precedente –Sai, ogni tanto abbiamo un cuore anche noi…- commentò sarcastico, lanciando un’occhiata alla ragazza che rispose con un’alzata di occhi.
-Non ho mai pensato che la tua famiglia non avesse un cuore- ribatté Sarah, sentendosi chiamata in causa. In realtà l’aveva pensato eccome, soprattutto quando nessuno di loro si era degnato di andare a trovare il figlio in ospedale, ma quello era solo un suo pensiero. L’ansia di incontrare i Trisher sparita precedentemente, sembrava essere ritornata e non riusciva a smettere di torturarsi le mani. Abbassò lo specchietto di fronte a lei e iniziò a guardarsi.
Quel momento bollente era stato decisamente un errore: i capelli erano un po’ in disordine e c’era bisogno di riprendere il trucco, per non parlare del fatto che aveva bisogno di aggiustarsi le calze e la gonna. Allora che ci pensava avevano appena finito di fare sesso  in macchina e come se nulla fosse si stavano dirigendo a quella festa…
Si guardò meglio la camicia per vedere se l’avesse abbottonata bene e quando Michael se ne accorse, represse a fatica una risata.
-Ehi, stai benissimo così, smettila di guardarti- fece il ragazzo, imboccando un viale secondario che conduceva al garage.
-Stavo controllando se mi fossi abbottonata bene la camicia…- rispose la ragazza con un minimo di malizia nella voce, incrociando lo sguardo turchese del ragazzo.
Michael sorrise beffardo, compiaciuto di quello che le aveva fatto in macchina e commentò sfacciato come sempre –E le calze? Sono sane? O te le ho rotte in qualche punto?-
Sarah nel sentire quella frase arrossì violentemente, ripensando nuovamente al momento in cui il ragazzo gliele aveva sfilate dalle gambe, o di come l’aveva toccata e baciata.
-Credo…siano integre- rispose imbarazzata, abbassando lo sguardo e arrossendo.
Michael la guardò divertito: era facilissimo farla arrossire e lui non riusciva a non prenderci gusto.
-In ogni caso, avrai un’intera camera per sistemarti e fare le tue cose- iniziò a dire il ragazzo, spegnendo il motore e lasciando la macchina nel garage già pieno di auto della sua famiglia.
Scese dalla macchina e Sarah fece lo stesso. Indossò il cappotto e solo quando si rimise in piedi si accorse che aveva bisogno di aggiustarsi le calze il cui cavallo le era arrivato praticamente a mezza coscia.
Fece un sospiro e vide Michael prendere il suo borsone e avvicinarsi a lei.
-Un’ultima cosa…- fece il ragazzo, avvicinando il viso al suo e trovandoselo a pochi centimetri di distanza. Si allungò e la baciò lentamente, come quasi a voler ritardare l’ingresso nella sua villa.
Sarah si fece trasportare da quel movimento lento e dolce, sentendo le labbra del ragazzo toccare delicatamente le sue e chiuse gli occhi, abbandonandosi di nuovo a lui. In quel momento riusciva a sentire solo il battito del suo cuore.
-Andrà tutto bene- fece il ragazzo, prendendola dai fianchi e lasciandole di nuovo un bacio sulle labbra –Fidati di me- le disse, prima di prenderla per mano e salire dalla scala secondaria per il retro della villa.
Qualche minuto più tardi, dopo essere passati dalle cucine piene di personale del catering e di cuochi che avevano il compito di sfamare tutti i borghesi partecipanti all’evento, Michael salì al piano di sopra in cui si trovava la zona notte.
Mentre procedevano, Sarah si guardava attorno totalmente sopraffatta dall’arredamento classico e chiaro della villa. Se casa di Michael a New York sembrava una galleria di arte moderna, unita però a pezzi di storia e di antiquariato, quella tenuta sembrava un museo di opere neoclassiche e settecentesche, piena di mobili in legno chiari, pieni di intarsi e cesellature, illuminata da candelabri a più bracci con cristalli pendenti che rifrangevano fasci luminosi, proiettando i colori dell’arcobaleno sulle pareti.
-Qui c’è la camera di mia madre, quella di mia sorella e la mia…- fece il ragazzo, aprendo la porta e lasciando il cappotto sul suo letto.
Sarah si guardò attorno imbarazzata e chiese al ragazzo –Dove posso lasciare le cose?-
Sentiva sempre di più crescere la tensione dentro di sé, e non voleva sbagliarsi, ma il sesso in macchina probabilmente le aveva causato un lieve mal di pancia, e non sapeva come dire a Michael che non se la sentiva di dormire nella sua stessa stanza, mentre i genitori avrebbero dormito dall’altro lato del corridoio.
-Tranquilla, ti ho fatto preparare una delle stanze degli ospiti…- disse il ragazzo, riuscendo a leggere l’espressione titubante e imbarazzata di Sarah.
-Non sono così invadente da volerti sempre con me- le disse facendole l’occhiolino, prendendo il borsone dalla ragazza e uscendo dalla sua stanza.
Sarah lo guardò accennandogli un sorriso: non poteva farci nulla, Michael riusciva ad essere sempre un passo d’avanti a lei.
 

-Amanda, sei meravigliosa stasera!- esclamò la signora Ebbott quando si ritrovò di fronte la figura longilinea e perfetta della signora Trisher.
Amanda si era messa in tiro più del solito per quell’occasione: il suo tailleur classico era stato sostituito da un lungo abito da sera a maniche a tre quarti color grigio cielo e con un meraviglioso inserto dorato su un lato che imitava tante foglie d’ulivo.
Era magnifica ed era così bella, con i suoi capelli biondi e luminosi, un po’ ondulati immediatamente prima delle spalle, che sembrava riflettere di luce propria.
-Ti ringrazio, cara- rispose la donna, riservando a quella conoscente un grande sorriso.
–Anche tu non sei da meno- replicò, benchè la signora Ebbott apparisse molto meno in forma di lei.
Le due parlarono del più e del meno per qualche altro minuto poi la bionda vide una figura a lei familiare entrare nel grande salone addobbato per l’occasione e si congedò dalla donna.
Si diresse verso suo figlio appena entrato nella sala, e avrebbe fatto sicuramente uno dei suoi soliti commenti acidi, se non si fosse accorta della ragazza che si trovava al suo fianco.
-Michael! Dove diavolo eri finito?!- esclamò la donna, riuscendo a mantenere comunque la sua aura composta ed elegante.
-C’era traffico per strada…- mentì il ragazzo  lanciando un’occhiata maliziosa a Sarah che distolse lo sguardo imbarazzata.
Si stava già pregustando la scena in cui sua madre l’avrebbe rimproverato per non essersi rasato.
-E comunque non siamo in ritardo- aggiunse sornione.
-Sì, invece!- replicò Amanda, ancora a qualche metro di distanza da lui.
La donna sembrò quasi sfilare e poi arrivò dritto di fronte i due ragazzi.
Sarah la guardò dalla testa ai piedi, e forse si sentì piccola e misera quasi quanto quando aveva incontrato Blake e Martha per la prima volta.
Non era la prima occasione in cui vedeva Amanda, ma non le era stata nemmeno così tanto vicino: la donna aveva un profilo severo, ma i suoi lineamenti erano disegnati quanto quelli del figlio, per non parlare del fatto che era alta e snella, anche più di lei.
-Mamma, puoi evitare di fare sempre il generale della situazione? C’è una persona che voglio farti conoscere- disse Michael, stringendo di più la mano a Sarah, che non riusciva a staccare gli occhi dal volto di Amanda e dai suoi occhi chiari e blu.
Amanda sembrò quasi ridestarsi. Aveva dimenticato per qualche secondo che accanto a Michael ci fosse una ragazza dall’aspetto quasi familiare e nel momento in cui Michael pronunciò quella frase, lei si girò a guardare quella ragazza bruna al suo fianco, che appariva un po’ rossa in viso e con un’espressione molto tesa.
La bionda incontrò gli occhi scuri di Sarah e per un nano secondo Sarah riuscì a percepire quasi un’ombra nel suo sguardo.
Amanda arricciò le labbra in quello che doveva sembrare ai più un sorriso, ma a Sarah sembrò più una smorfia.
Michael si sentì il cuore battere più forte nel petto: non era più abituato a quel genere di situazioni e non riusciva nemmeno a ricordare quand’era stata l’ultima volta che si sentiva così agitato alla vista di sua madre con una delle sue tante ragazze.
-Lei è Sarah- fece il ragazzo con voce sicura, mascherando il tremore alle ginocchia e il fiato corto.
Sarah protese una mano verso la signora Trisher: avrebbe voluto cercare di sciogliersi, ma era rigida quasi quanto un cubetto di ghiaccio.
-Salve signora Trisher, è…è un piacere conoscerla- disse Sarah, sentendo di come Amanda le stesse stringendo la mano.
-Finalmente conosco questa fantomatica ragazza- fece la donna con un tono a metà tra il freddo e il divertito, spostando lo sguardo da Sarah a Michael.
Poteva una frase risultare tale? Beh, Amanda sicuramente ci riusciva.  E poi cosa significava? Che Michael aveva parlato di lei ai suoi genitori?
Michael al sentire quelle parole alzò gli occhi al cielo e scosse la testa.
-Non preoccuparti- disse rivolto a Sarah –Non è così terribile come sembra, vuole solo farti credere di essere una despota, in realtà sotto tutto quel ghiaccio, c’è ancora un cuore che ogni tanto batte…- continuò divertito, leggendo nello sguardo di sua madre un accenno di rimprovero, ma anche di divertimento.
-Devo farlo, no? Altrimenti questa famiglia ora sarebbe a pezzi…- commentò la donna, ritornando a guardare Sarah con uno sguardo diverso, quasi comprensivo.
Sarah notò come la stesse squadrando e in quel momento pensò che forse avrebbe dovuto indossare un vestito piuttosto che quella gonna e quella camicia.
-E’ per te che Michael ha fatto allestire la stanza degli ospiti?- chiese la donna, rivolgendosi a Sarah.
La ragazza si sentì infuocare e Michael guardò tutta la scena quasi divertito.
Era diverso da come quando era stata con Martha, Amanda non la stava guardando con odio o con altezzosità, forse solo con un po’ di sospetto.
-Ehm…sì, in realtà non volevo disturbare, ma lui ha insistito a farmi rimanere. Mi ha detto che ci sono tante cose da fare negli Hamptons- rispose Sarah, cercando di articolare una frase di senso compiuto.
-Ha fatto bene, questa villa ha così tante stanze che non usiamo mai…Almeno le sfruttiamo- replicò Amanda, sempre con quel suo fare severo, ma meno duro del solito.
Sarah stentò quasi a crederci a quello che aveva sentito: com’è che aveva detto? Che aveva fatto bene ad invitarla?
-Michael mi ha detto che dipingi e che ti occupi di gallerie d’arte. Ti piace l’arredamento?- disse la signora Trisher, sforzandosi di dialogare con quella ragazza, giusto per far contento il figlio e per non darle un’impressione troppo dura di se stessa.
-Sì, Michael mi ha parlato tanto di lei e della sua passione. E’ tutto bellissimo, sembra una villa settecentesca- iniziò a dire la ragazza, cercando di sciogliersi un po’. Solo allora si accorse che Michael la stava tenendo ancora per mano –Anche la vostra casa di New York è meravigliosa, sembra una galleria d’arte- aggiunse la ragazza.
Amanda, allora che Sarah stava parlando, si accorse meglio dei suoi lineamenti particolari e armonici, delle labbra carnose e del naso un po’ all’insù, dei suoi capelli scuri con dei riflessi mogano e dei suoi occhi castani, luminosi e cangianti: era una bella ragazza dopo tutto, anche se era di Brooklyn.
-Ah, quindi sei venuta a casa?- chiese la donna con fare quasi risentito, cogliendo subito la palla al balzo per mettere i ragazzi in imbarazzo.
Sarah deglutì, sentendo lo stomaco fare una capriola.
-Ehm…sì, qualche volta- disse arrossendo, cercando quasi aiuto in Michael che invece stava studiando il comportamento della madre.
Si stava comportando meglio di quello che credeva: non aveva accennato al fatto che Sarah fosse di Brooklyn, o che facesse la cassiera in un supermercato, e poi poteva anche sbagliarsi, ma gli sembrava quasi che la mamma si stesse sforzando di essere gentile con Sarah.
-L’ho fatta venire per farle vedere l’arredamento, ovviamente…- commentò ironico Michael, guardando sua madre divertito ma con la sua solita faccia da schiaffi.
Amanda alzò il suo famoso sopracciglio e rispose sarcastica.
-Certo, per vedere l’arredamento…- ripetè, trattenendo quasi un sorriso.
Michael ghignò come di suo solito e Sarah si sentì arrossire. Amanda aveva decisamente frainteso le cose.
-Comunque, Sarah- fece la donna, enfatizzando il nome della ragazza –Spero che tu stia bene questi giorni…- si sforzò di dire –…Ora devo andare a controllare le ultime cose, ma ci rivedremo sicuramente- fece la donna, mandando uno sguardo eloquente a Michael.
-Ah, Michael e comunque…- fece la donna prima di andarsene con uno sguardo che avrebbe fatto scappare chiunque –Passi stasera dato che gli ospiti sono già qui, ma domani fatti la barba. Sei inguardabile-  
Michael rise sotto i baffi e Sarah accennò un sorriso.
Dopo qualche secondo la donna si allontanò dai due ragazzi e iniziò quasi a sbraitare con dei camerieri del catering per aver macchiato un angolo della tovaglia color crema che addobbava un tavolo.
Sarah la guardò quasi impaurita: il suo cambio di tono, ma anche di comportamento era stato fin troppo repentino, e rispetto a come stava trattando quei camerieri Amanda con lei sembrava essere stata quasi affettuosa.  Sentì la tensione allontanarsi sempre più, ogni volta che Amanda si distanziava da lei e iniziò nuovamente a rilassarsi, quasi come se si trovasse in un posto normale, piuttosto che in una villa da milioni di dollari.
-Non è andata per nulla male…- commentò Michael qualche secondo dopo, soddisfatto e felice come una Pasqua. Anche lui ora si sentiva decisamente molto meno teso e glielo si leggeva quasi in faccia: non faceva altro che sorridere come un ebete.
-Certo…- commentò la ragazza sospirando –A parte il fatto che crede che chissà cosa abbiamo fatto a casa tua…- concluse scuotendo la testa.
Michael trattenne una risata e la prese dai fianchi dandole un bacio sulla guancia.
-Nah…Ha voluto solo intimorirti…- disse, stringendola ancora a sé –E poi è abituata…- disse facendole l’occhiolino.
Sarah gli diede uno spintone.
-Sei sempre il solito- commentò.
Michael rise e dopo qualche minuto fu chiamato da un amico di suo padre in disparte.
-Cerca di resistere cinque minuti senza di me- fece, rivolgendosi alla ragazza e sparendo chissà dove.
Sarah lo guardò di sbieco e ancora scuotendo la testa per il disappunto si diresse verso il giardino.
Benchè fosse la fine di Gennaio e le temperature erano pochi gradi sopra lo zero, sul grande porticato che si affacciava sul giardino non si stava per nulla male: tutto era stato sapientemente studiato e il personale della villa aveva posto in punti strategici dei funghi alogeni da esterno che riscaldavano i tavolini e le poltrone sottostanti.
Sarah si guardò attorno studiando attentamente tutte le decorazioni floreali e illuminotecniche che erano state allestite per l’occasione e rimase piacevolmente sorpresa di quanto potessero essere affascinanti tutte quelle candele e quei led montati tra le siepi di sempreverdi.
-Oh! Cosa vedono i miei occhi! Un fulgido fiore da raccogliere al chiaro di luna!- esclamò improvvisamente un ragazzo, uscendo dalla penombra da un angolino.
Sarah non lo aveva ancora visto in faccia, ma sapeva di chi si trattava e non riuscì a trattenere un grande sorriso.
-Stiamo di citazioni letterarie stasera? E’ così che cerchi di fare colpo sulle ragazze?- chiese Sarah, ritrovandosi Sam davanti.
-Fino ad ora non si è mai lamentata nessuna- replicò Sam sorridendo e lasciando un bacio sulla guancia della ragazza.
Sarah alzò lo sguardo e se lo ritrovò più vicino del previsto: portava i capelli alzati sulla fronte, anche se apparivano un po’ scompigliati, la barba era perfettamente rasata e stava indossando anche lui un completo simile a quello di Michael.
-Ti sei ripreso dai baccanali di Miami?- chiese la ragazza, che non vedeva Sam da più di un mese.
Il ragazzo non potè non sorriderle riportando alla mente i ricordi di quel grandioso capodanno in Florida –Sono vivo e vegeto di fronte a te, mi sono ripreso alla grande!- esclamò il ragazzo.
Sarah sorrise e scosse la testa –Credo di aver fatto più che bene a non chiedere a Michael i dettagli sulla vostra gita romantica- disse.
-Mmm…suvvia, Sarah. Non fare la gelosa…- iniziò a scherzare Sam lasciandole un pizzicotto sulla guancia –Sai bene che se solo tu volessi…potresti averci entrambi- continuò ammiccando il ragazzo, ovviamente prendendola in giro e facendole l’occhiolino.
Sarah rise di gusto per quella cosa, ritrovando in Sam la sua solita malizia e ironia.
-Da dove sei sbucato? E da quando sei qui?- chiese la ragazza curiosa. Le era sfuggito il fatto che con molta probabilità ci sarebbe stato anche Sam a quella festa e per qualche strana ragione non ci aveva nemmeno pensato.
-Ehm…cosa?- richiese il ragazzo, che in quel momento stava apparendo un po’ strano.
Sarah lo guardò confusa. Non era molto difficile rispondere alla sua domanda.
-Sei uscito praticamente dal nulla, dov’eri?- chiese la ragazza tanto per fare conversazione.
-Aaah!- esclamò Sam, che tutto d’un tratto si era un po’ agitato –C’è una porta di servizio alla punta del porticato- replicò, mantenendosi vago e lanciando a Sarah uno strano sguardo.
La ragazza si incuriosì: Sam non gliela contava giusta, c’era sicuramente qualcosa sotto. Allora che lo guardava bene il ragazzo, seppur splendido e fascinoso, appariva un po’ scosso.
Il nodo alla cravatta sembrava essere stato fatto in fretta e furia, la camicia era un po’ sgualcita con un lembo che usciva fuori dai pantaloni, e i suoi capelli sembravano essere stati scompigliati da qualcuno.
-Va tutto bene?- chiese Sarah, guardandolo per qualche altro secondo e notando qualcosa di sempre più strano nel suo comportamento.
-Alla grande- fece Sam, rivolgendole un sorriso sornione.
-Mmm…- mugolò Sarah aggrottando la fronte. Lo guardò meglio in volto e poi fu attratta da qualcosa sulla sua camicia.
-Hai la camicia un po’ sporca, qui sul colletto- disse la ragazza, avvicinandosi e appoggiando una mano sul petto di Sam per vedere meglio.
-Cosa?!- esclamò Sam spalancando i suoi occhi cervone –Cazzo- aggiunse, come se gli fosse appena venuto in mente qualcosa.
-Aspetta un attimo…- fece Sarah, allontanandosi con la testa e fissandolo dritto negli occhi.
-Questo è rossetto- disse, riferendosi alla macchia cremosa rosso scarlatto che aveva sul colletto.
Sentì Sam deglutire e lo vide irrigidire la mascella.
-E’…è impossibile- fece il ragazzo agitato, prendendola dalle braccia e allontanandola delicatamente.
Sarah trattenne una risata e si portò una mano sulle labbra per non farsi vedere da Sam, non riusciva a smettere di ridere.
-Sarah, smettila- iniziò a fare Sam, agitato e nervoso –Piuttosto, aiutami a toglierlo- aggiunse –Non ho un’altra camicia di ricambio-
-Non puoi fartene prestare una da Michael?- chiese la ragazza, cercando di capire quanto fresco fosse il rossetto sulla camicia, ridendo ancora.
-Cosa dovresti farti avere da Michael?- chiese una voce alle loro spalle.
Sam si girò di scatto e Sarah ebbe quasi un sussulto: era una voce che conosceva fin troppo bene.
-Martha- esclamò il ragazzo colto di sorpresa –Che ci fai qui?-
-Sai com’è, è casa mia- rispose la bionda, cambiando totalmente espressione quando vide Sarah molto vicino a Sam, con ancora una mano sul suo petto.
-Intendevo qui, nel giardino- replicò il ragazzo alzando gli occhi al cielo, guardando Sarah attaccata a lui e facendo un passo indietro.
Perché doveva fare sempre la stronza?
Martha non rispose ma iniziò a fissare insistentemente Sarah affianco a lui.
Che diavolo stava facendo con Sam? Prima suo fratello e poi anche lui?
-Ci sei anche tu- commentò in tono glaciale la bionda, alzando un sopracciglio.
Sarah aspettò un secondo prima di risponderle, ripensando a tutte le cose che erano successe qualche tempo prima a cena.
-Sì…Michael mi ha invitato per il fine settimana…- rispose la ragazza che avvertì di nuovo una forte tensione: lo stomaco le stava facendo malissimo e le mani le tremavano quasi. Perché Martha poteva farla sentire così piccola?
Forse era quel fantastico abito da cocktail rosso acceso, o forse era colpa dei suoi lunghi e fluenti capelli dorati, o del suo bellissimo viso impreziosito da gioielli e sapientemente truccato con ombretto marrone e rossetto rosso fuoco.
Sarah abbassò lo sguardo, ma poi lo alzò subito dopo: rossetto rosso fuoco?
Le guardò più attentamente le labbra colorate e poi, mentre Sam le stava dicendo qualcosa, spostò lo sguardo sulla macchia di rossetto che il ragazzo aveva sul colletto.
Fu un flash e ricollegò ogni cosa: il rossetto, la camicia fuori posto e sgualcita, Sam che sbucava improvvisamente da chissà dove…Martha. Oddio, Martha…Martha e Sam.
Rimase qualche secondo scossa da quella cosa e cercò di fare l’indifferente, ma forse la sua espressione la stava sicuramente tradendo perché la coppia di fronte a lei la stava guardando con un fare piuttosto curioso, o quanto meno, Sam la stava guardando curioso, Martha aveva la sua solita espressione di disappunto.
-Voi due vi conoscete quindi?- fece la bionda spostando lo sguardo da Sam alla mora.
-Ovvio- rispose sicuro Sam, che in quel momento stava penetrando Martha con occhi quasi semichiusi –Ti pare che cono conosca le persone con cui si frequenta Mike?-
La bionda scosse la testa infastidita e alzò un sopracciglio.
-Dov’è Michael?- chiese Martha a Sarah, che stava ancora in silenzio a spostare lo sguardo da uno all’altra.
-Ehm…stava parlando con qualcuno dentro…- rispose la ragazza.
Martha la guardò di sbieco –Rimani a dormire qui, stanotte?-
-Sì- le fece Sarah che in quel momento non riusciva a staccare gli occhi da Sam e a pensare a quei due insieme.
Sam trattenne un sorriso –Michael sarà contentissimo…- commentò malizioso.
Sarah lo guardò male. Martha era l’ultima persona davanti a cui voleva scherzare.
-Goditi la vacanza allora- commentò la bionda in maniera non poco acida, portandosi i capelli all’indietro ed entrando dentro.
-E’ sempre la solita…- commentò il ragazzo, risentito dal fatto che Martha non gli aveva rivolto nemmeno un po’ di attenzioni benché avessero passato del tempo insieme e non erano passati nemmeno venti minuti.
Sarah la seguì con lo sguardo e poi guardò Sam, studiandone l’espressione assorta e forse anche un po’ afflitta.
-Che c’è?- le fece il ragazzo, consapevole che probabilmente Sarah avesse capito tutto. Era una ragazza intelligente dopo tutto.
-Michael lo sa?- gli chiese, rimanendo ancora sconvolta dalla cosa.
-Sa cosa?- fece Sam rimanendo vago, percependo lui stesso del nervosismo nella sua voce.
-Non lo sa…- si rispose da sola la ragazza che solo allora riuscì a sorridergli.
-Non so di cosa tu stia parlando…- le fece il ragazzo allentandosi il nodo alla cravatta e  iniziando a dirigersi verso l’interno.
Sarah lo prese per un polso per fermarlo e ridendo gli disse –Oh, andiamo! Puoi anche ammetterlo! Altrimenti quel rossetto è molto difficile da spiegare!-
Sam si fermò un attimo a guardarla e solo allora notò gli occhi particolari della ragazza: erano di un castano chiaro, con dei riflessi verdi e con delle pagliuzze che sembravano quasi dei piccoli nei.
Scosse la testa, quasi divertito dalla situazione. Si sentiva quasi conteso tra due donne.
-Mi è caduto del succo di mirtillo addosso…Certe volte posso essere così sbadato!- replicò Sam, che non aveva ammesso nulla, ma che non lo stava nemmeno nascondendo.
Sarah scoppiò a ridere e iniziò a scherzare con lui. Allora che ci pensava Sam era l’unico ragazzo che non la metteva molto in soggezione.
-Certo, e casualmente ti è caduto proprio al lato del collo, dove di solito le ragazze lasciano i baci…- argomentò Sarah.
-Ah, piccola ficcanaso! Quante ne vuoi sapere!- esclamò Sam, passandosi una mano tra i capelli e aggiustandoseli alla meglio.
-Io non sono una ficcanaso! Sei tu che lasci prove in giro delle tue scappatelle!- esclamò la ragazza, avvicinandosi di nuovo a lui e aiutandolo ad aggiustarsi i capelli.
Erano di un bel bronzo dorato.
-Pff…Scappatelle!- fece Sam pavoneggiandosi –Io non elargisco scappatelle, solo performance da numero uno!-
Sarah a quelle parole spalancò gli occhi trattenendo una risata–Ok, ok! Non voglio conoscere i dettagli delle tue performance! Non sono pronta per queste cose- disse, figurandosi in quello stesso momento Sam e Martha che ci davano dentro chissà dove.
-Non fare la santarellina- replicò il ragazzo. Aggiustandosi anche il nodo alla cravatta.
Sarah alzò gli occhi al cielo: proprio dopo quello che era successo poche ore prima, non si sentiva santarellina per nulla.
-Non faccio affatto la santarellina!- esclamò.
-Ah, quindi lo ammetti? Mi sa tanto che Mike mi deve raccontare un po’ di cose!-fece Sam malizioso.
-Michael non deve raccontarti proprio niente!- rispose Sarah dandogli un colpetto sul petto, cosa che tra l’altro divertì molto Sam.
-Quindi mi aiuti a pulire la camicia o vuoi rimanere a gongolare qui fuori?- replicò il ragazzo, sorridendo come solo lui sapeva fare.
Sarah trattenne un sorriso e alzò gli occhi.
-Mi immolerò per la causa…- fece.
-Bene- commentò Sam –Allora dovresti andare da Michael e chiedergli una camicia pulita-
-Non puoi chiederglielo tu?- chiese la ragazza, che si era messa con le braccia conserte fissa a guardarlo.
Sam inchinò il capo e assunse un’espressione dubbiosa, cercando di capire se la ragazza lo stesse facendo a posta o meno.
-No che non posso chiederglielo. Se mi chiede di cosa me la sono sporcata, cosa gli rispondo?!- esclamò il ragazzo alzando un sopracciglio.
-Beh, se lo chiede a me io cosa dovrei rispondergli?- fece Sarah con tono ovvio –Non è che se glielo chiedo io, non farà domande. Digli che si è sporcata e basta. Al massimo se chiede cosa è successo gli dici che sei stato con una delle tue tante ragazze…- ammiccò Sarah sorridendo.
Sam arricciò le labbra e la guardò di sbieco. In fondo non aveva tutti i torti.
-Posso farti una domanda?- chiese Sarah qualche secondo dopo. Il ragazzo annuì.
-Perché non vuoi dirlo a Michael? Di te e Martha, intendo- fece la mora.
In fondo non ci trovava nulla di male, anche se probabilmente Martha era l’ultima persona con cui avrebbe voluto vedere Sam insieme.
Il ragazzo sospirò e si portò una mano in tasca.
-Non è per Michael…- fece –Anzi, un po’ sì in realtà. Lui sa come mi comporto con le ragazze, come parlo di loro e cosa penso in generale sulle relazioni…-
-E allora?- chiese Sarah esortandolo a continuare. Sbagliava o percepiva quasi un tono affranto e imbarazzato?
-E allora io non voglio che Mike creda che pensi queste cose anche su sua sorella- disse il ragazzo –Martha è una stronza, fino al midollo, ma…-
-Ma è bellissima- concluse Sarah sorridendo.  Conosceva fin troppo bene quella sensazione.
-Già- annuì Sam -Ah, ovviamente anche tu sei bellissima, ma sei già occupata- aggiunse, smorzando i toni un po’ troppo personali che quella conversazione aveva assunto.
Sarah rise e alzò gli occhi al cielo. Lui e Michael erano quasi uguali, maliziosi e piacioni alla stessa maniera, assumevano anche le stesse espressioni.
Si avvicinò a lui e gli prese il colletto tra le mani per constatare il danno della macchia e quando le punta delle sue dita sfiorarono il collo del ragazzo, lo sentì irrigidirsi e lui le lanciò un’occhiata strana.
-Se fossi stato in un’altra situazione probabilmente adesso mi sarei un po’ arrabbiato…- esclamò Michael entrando improvvisamente nel portico del giardino e trovando Sarah e Sam in atteggiamento piuttosto strano.
–Sam, che diavolo stai facendo?- chiese il ragazzo con un tono strano, tra l’ironico e il sospettoso.
-Ohi, Mike…- esclamò il ragazzo, facendo un passo indietro e allontanandosi da Sarah, che non appena sentì la voce di Michael ritrasse la mano dal collo del ragazzo.
-Sarah mi stava accarezzando il collo e se tu non ci avessi interrotti saremmo finiti a fare sesso su una panca del tuo giardino…- commentò Sam, dirigendosi verso Mike e dandogli un colpo sulla spalla. Michael lo guardò male e poi spostò gli occhi su Sarah.
-Serve così poco per farti dimenticare di me?- chiese il ragazzo guardandola e notando un certo rossore.
Sarah alzò gli occhi al cielo e chiarì subito la questione tra loro due. Sam era uno scemo e anche Michael era uno scemo.
 –Sam si è sporcato la camicia e stavo controllando l’entità del danno- commentò spicciola, avvicinandosi a lui e cercando di comportarsi normalmente. In fondo non era successo nulla e non stava facendo niente di male.
-Ti sei sporcato la camicia?- gli chiese Michael dubbioso, guardando l’amico con fare sospetto.
Sapeva che lui e Sarah non stavano facendo nulla di sbagliato, ma non poteva non nascondere che in quel momento era travolto da un leggero attacco di possessione.
Sam guardò Sarah di sbieco, assumendo un’espressione di disappunto. Meno male che non dovevano dire nulla a Michael.
-Sì, ne hai una di ricambio?- chiese il ragazzo all’amico, girando il collo e facendo vedere a Michael la macchia sul colletto.
Il biondo lo guardò e prese atto che effettivamente Sam e Sarah stessero dicendo la verità e sembrò tornare in uno stato di quiete.
-Come ti sei sporcato?- chiese il ragazzo, notando di come il punto su cui c’era sopra la macchia rossa fosse piuttosto inusuale.
Sarah lo guardò preoccupata e dubbiosa sulla risposta che Sam gli avrebbe dato: meno male che voleva tenerglielo nascosto.
Sam mascherò tutto con grande facilità e nel momento esatto in cui rispose, Sarah pensò che fosse davvero un grande attore.
-Ovviamente prima di venire qui ho fatto sesso in macchina…- disse, inventando la prima scusa che gli era passata in mente e non accennando nemmeno ad un po’ di vergogna.
–Evidentemente non sono stato molto attento…-
Michael al sentire la sua risposta sorrise, ignaro di come fossero andate realmente le cose.
-Sei sempre il solito- commentò il biondo, guardando Sarah e accennando anche lui un sorriso malizioso –E non sei nemmeno l’unico- aggiunse, come se Sarah non ci fosse e potessero parlare liberamente di tutto quello a cui pensavano.
Sarah scosse la testa e alzò gli occhi al cielo quasi incredula.
 Quei due erano ingestibili quando si trovavano insieme.
-Michael!- esclamò, guardandolo in malo modo e dandogli un colpetto nella pancia.
Sam scoppiò a ridere e guardò prima Michael e poi Sarah che era fatta rossa con un peperone.
-Altro che santarellina…- ripetè Sam, guardando la ragazza e capendo che non era stato l’unico a darci dentro durante il pomeriggio.
-Smettetela!- esclamò imbarazzata la ragazza. Ma le pareva che quell’idiota di Michael andasse spifferando ai quattro venti quello che facevano e non facevano?
-Oh, dai, a Sam racconto tutto!- fece Michael divertendosi da morire.
-Racconti tutto?!- le fece eco Sarah, questa volta un po’ infastidita. Che cosa significava? Che gli aveva detto anche che prima che si incontrassero lei era vergine?
-Mmm…Non te la prendere- fece Michael avvicinandosi e stringendola da dietro. Iniziò a lasciarle tanti baci sul collo, mentre la manteneva saldamente a sé con le mani sulla pancia.
-Finiscila- continuava a ripetergli Sarah, cercando di districarsi dalla sua presa, senza però molto successo.
-Oh, come siete teneri…- esclamò Sam, guardando Michael fare lo scemo con la mora.
-Tu non parlare!- esclamò Sarah, lanciandogli uno sguardo più che eloquente.
“Guarda che ti posso ricattare”
Era questo in realtà che Sarah gli stava dicendo con lo sguardo.
Sam rise di gusto e sembrò capire al volo quello che la ragazza avesse inteso con quell'occhiataccia, così, ancora preso dai pensieri su Martha, esclamò –Allora, questa camicia? Anche se, ora che ci penso, potrei sempre andare girando nudo…-
Michael prese Sarah per mano e rise, avviandosi assieme all’amico verso il salone che non accennava a voler smettere di parlare.
-Potrei organizzare uno spogliarello e farmi pagare da tutte le zitelle straricche che ci saranno questa sera. Credo che racimolerei un bel po’ di soldoni- continuò Sam suscitando le risate di Sarah e di Michael.
-Certo, chissà Martha come la prenderà- commentò Sarah a bassa voce, procedendo in mezzo a Sam e Michael.
Sam alzò gli occhi al cielo e rise compiaciuto. Si chinò e senza farsi vedere da Michael rispose sornione –Tu ed io d’ora in avanti condividiamo un segreto…-
Sarah rise, lanciando un’occhiata fugace a Michael, distratto dall’ingresso di alcune ragazze nel salone tra cui Blake e sua sorella.
-Sai cosa diceva Benjamin Franklin…- iniziò a dire Sarah, non accorgendosi di chi stava entrando nella sala.
-No, non lo so. Illuminami- rispose Sam divertito dalla cosa.
–“Tre persone possono mantenere un segreto…se due di loro sono morte”- 


 
***
Finalmente dopo il lunghissimo capitolo siete arrivati alla fine! 
Sapete già perchè ho deciso di strutturare in questo modo questo capitolo, quindi spero che l'idea vi sia piaciuta e che soprattutto vi siano piaciuti i due capitoli! 
Non posso dilungarmi molto perchè devo correre a studiare, sappiate solo che ho adorato la scena in macchina! 
E poi Sam?! Ne vogliamo parlare? Io ho sempre detto che se non ci fosse stato Michael, probabilmente Sam e Sarah sarebbero stati perfetti, c'è parecchia chimica tra di loro! 
Come avete visto i toni di questi due capitoli sono piuttosto leggeri e frettolosi ed è stato intenzionale, come ho ripetuto più volte tra un po' si ritornerà ai toni pacati e introspettivi della prima parte della storia. 
Non posso fare altro che ringraziarvi per tutto il supporto che mi avete dimostrato! 118 recensioni,70 preferiti e 106 seguiti! Siete l'ammoreee <3
P.s. Ora non so quando potrò aggiornare di nuovo, il 20 e il 24 giugno ho gli ultimi esami e devo partecipare ad una conferenza di 4 giorni con il mio relatore! Ahhhh ansia!!! Però cercherò di ritagliare sempre uno spazietto per la scrittura!
Fatemi sapere cosa ne pensate dei capitoli e lasciatemi una recensione! Ciao stelle! 
Vi adoro!

 
   
 
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