Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |       
Autore: heather16    01/06/2016    0 recensioni
"Ma ora me ne vado; tu, lurida, tu, che eri la mia pura dea e ora giaci su di me, nuda e sporca di sesso. Io sono il mio nuovo dio; e al tuo risveglio con te ci saranno solo vergogna e polvere." 1500. ascesa al potere di Giuliano De Gasperi, fra sesso, imbrogli e notti insonni a riflettere. fatemi sapere cosa ne pensate, il vostro parere è importante!
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Passo la notte insonne. La mia mente vaga fra mille pensieri. C’è il mio piano. Ho deciso di partire all’alba, a cavallo, per Milano. Chiederò udienza a Massimiliano Sforza. Poi si vedrà. So già cosa dovrò fare. Ma non faccio in tempo a finire di pensare al mio colloquio con Massimiliano, che l’immagine della mia matrigna si materializza sulle palpebre chiuse, e rivedo ogni sguardo crudele, risento ogni parola di ghiaccio che quella serpe mi ha sibilato nel corso della mia vita. E poi appare Beatrice. Con il suo sguardo dolce, i suoi capelli di seta, quegli occhi così belli che mi fanno razionalizzare la situazione di nuovo. Tutto questo è una follia, sono uno smilzo bastardo di quindici anni, come posso sperare di aspirare ad essere un collaboratore di Massimiliano Sforza? Ma questa notte è mia, e mia soltanto, e per la prima volta respingo con forza le parole che immagino mi direbbe mia sorella. Dimentico chi sono. La società invero non è di grandi uomini, ma di uomini intelligenti. L’imperatore Claudio, un vecchio cornuto e zoppo, con quell’odiosa parlata balbettante, che fu amato dagli eserciti. Per cosa, se non per il suo genio, la sua furbizia, la sua anima? Io posso farcela. Io lo sento. E nessuno può fermarmi, sono solo con le mie forze. Sembra strano, in certi casi questa condizione di solitudine e abbandono a se stessi è preferibile a una vita cullato dagli amori famigliari. Perché chiunque, per odio o per amore, ti soffoca, ti impedisce di fare di te ciò che sei, perché ognuno ti conosce per ciò che a lui appari. Agli occhi del mondo ogni essere umano è lo specchio di chi lo guarda. Per questo solo l’individuo può sapere cosa vuole e cosa è. E sempre per questo, credo che tutti soffochino l’uomo, credendo di abbracciarlo. Nel mio caso la situazione è un’altra, perché chi mi soffoca è felice e consapevole di farlo. Chi non lo fa semplicemente mi ignora, considerandomi poco meno di niente. Mio padre non approverebbe mai la mia decisione di andarmene. In fondo, come ho già detto, non crede in me. Sono l’uccellino con la gamba spezzata, che la madre ha abbanndonato nel nido. Incapace di zampettare via, l’uccellino rimane solo e senza cibo né acqua, allora il buon contadino che lo trova a pigolare sull’albero lo tiene con sé. Lo nutre, lo cura. L’uccellino cresce, ma per il contadino sarà sempre un povero zoppo, anche quando ormai merlo dal becco giallo spiccherà il volo nonostante la zampa malata. Così mio padre ha voluto che studiassi, che avessi una vita normale, forse più per filantropia che per amore paterno.
La luce dell’alba filtra dalla finestra. Mi alzo con quella sensazione di nausea che si ha dopo aver passato una notte insonne, ma sono troppo eccitato per essere stanco. Indosso i miei vestiti più belli, che stranamente sembrano starmi bene. Metto in una cintura di cuoio con un fodero decorato la spada che mio padre mi regalò a dieci anni. È ciò che ho di più caro. Esco dalla stanza, non preoccupandomi troppo di non far rumore. Anche se uscissi camminando per i corridoi e qualcuno lo sentisse a nessuno importerebbe. Vado nello studio di mio padre. Da bambino qualche volta mi faceva entrare. È pieno di documenti carte, e quadri. Io so dove cercare. Vado verso la scrivania, apro il cassetto centrale e sollevo il doppio fondo. I denari che rimangono sono ben pochi, e mi piange il cuore a lasciare quel cassetto ancora più vuoto. Arraffo un sacchetto di monete, e me ne vado, richiudendo con cura il fondo e infilandomi nello stivale destro il bottino. Scendo le scale, vado nella libreria, cerco il passaggio che conduce alle cucine. Vuote. Prendo la porta di servizio, e finalmente esco. Il cielo è bianco e nuvoloso, l’aria fredda e umida. Vado verso le stalle. Il cavallo di mio fratello è lì. Il suo nome è Annibale, come il grande condottiero cartaginese. È altissimo, sembra quasi uno stallone, ed è nero come l’inferno. Questo è il genere di cavallo degli uomini terribili, grandi nel male, che incutono timore. Ci salgo con agilità. Una figura alta come me su un cavallo come questo deve fare un bell’effetto. Quasi… minaccioso. Stavolta vado piano. Se svegliassi qualcuno della servitù, allora sì che sarebbe un problema. Lasciarmi camminare per le sale della casa non è un importante, permettermi di andarmene a cavallo con dei soldi rubati sì. Passo davanti all’ala delle stanze da letto. Sto per attraversarle del tutto, quando inorridisco al suono di una finestra che si apre. Il mio primo pensiero è quello di spronare il cavallo e andarmene, ma ricordatomi poi dei miei discorsi sulla demagogia e la furbizia, mi costringo a rimanere fermo e a girarmi verso la spia. Il cielo bianco tinge il suo viso di un triste pallore. Beatrice mi guarda dall’alto, e posso immaginare la confusione impressa sul suo viso.
-Giuliano, cosa fai?-
-Me ne vado Beatrice.-
-Come sarebbe a dire che te ne vai?-
-Abbassa la voce. Vado a fare una passeggiata a cavallo. Tornerò.-
Lei non mi crede, è troppo furba; ha già notato il bel vestito, il cavallo rubato, la spada che pende dalla mia coscia. –Giuliano, ti prego.-
-Tornerò.-
-Giuliano!- ha già urlato fin troppo. Sento che un’altra finestra si sta aprendo. Non posso fermarmi ancora. Sprono il cavallo e parto al galoppo, lasciandomi indietro Beatrice, la mia casa, la mia matrigna, mio padre, mio fratello, la mia orrenda e tremenda vita. Mentre il vento mi sposta i capelli rido, rido e mi sento pazzo di gioia.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: heather16