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Autore: Natsumi Raimon    01/06/2016    2 recensioni
James Sirius Potter, consapevole del peso del proprio nome, è ben deciso a portare avanti la gloriosa tradizione dei malandrini tra le mura del castello di Hogwarts. Ciò ha chiaramente delle conseguenze, e tra grida, litigi e discussioni, Harry saprà vedere l'imbarazzo e il peso del nome dei Potter sulle spalle del giovane James.
Dal testo:
-hai vandalizzato i bagni del secondo piano, incollato un Serpeverde al soffitto dell'aula di Divinazione, hai iniziato otto risse!-
Harry alzò lo sguardo dal fascicolo -Se erano con Malfoy non contano.-
James scoppiò a ridere -Due erano con Goyle.-
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Harry strinse la spalla destra di James e bisbigliò -Mamma dà per scontato che tu voglia entrare nell'Accademia...-
James alzò la testa dal piatto e incontrò lo sguardo divertito del padre. 
-Vuoi?-
James arrossì -Tu?- borbottò il ragazzo senza esitare, con la stessa schiettezza e l'arroganza che un tempo erano appartenute al nonno.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Famiglia Potter, Harry Potter, Hermione Granger, James Sirius Potter | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
- Questa storia fa parte della serie 'Potter's Family'
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Il futuro di un Malandrino

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Piccoli raggi di luce dorata filtravano dalle finestre di casa Potter, infiltrandosi fin sotto le ciglia del giovane Albus e trascinandolo delicatamente fuori dal torpore del sonno. Il ragazzo sbadigliò un paio di volte, stiracchiando le braccia e stringendo convulsamente i pugni mentre spingeva le coperte giù dal letto. 

Girò la testa, ignorando i colorati poster del Puddlemore United che spiccavano sulle pareti azzurre e concentrandosi sul calendario verde appeso al muro. 

 

I GUFO…oggi arrivano i GUFO!

 

Scattò giù dal letto, spalancando la porta e svegliando un James assonnato. 

  

Albus scese le scale di legno, aggrappandosi con le dita sottili al corrimano di pioppo per non scivolare nella sua corsa sfrenata.  

Alle sue spalle, un James molto meno allegro lasciava che gli occhi esaminassero l’ingresso della cucina, sopprimendo sul nascere ogni possibile cenno malandrino che cercava di affiorargli sul volto mentre la sua mente machiavellica elaborava strategie di battaglia. 

 

I fratelli Potter varcarono la soglia della cucina. James osservava con decisione il soffitto bianco, le pareti verde pastello, il frigo d’acciaio pieno zeppo di calamite sgargianti, infine, puntò lo sguardo sui genitori, esaminandone i volti. 

 

Harry e Hermione sedevano a tavola, scrutando con preoccupazione le due lettere sul tavolo, una estremamente sottile, l'altra incredibilmente gonfia. 

Harry avrebbe tanto voluto aprirle ma Hermione l'aveva fermato, dando la precedenza ai ragazzi. 

 

Albus stese il braccio verso la busta sottile, scartandola con decisione e strillando di gioia davanti alla lunga lista di Eccezionale, James afferrò furtivamente la sua e, dopo averla scartata, mise davanti agli occhi dei genitori i risultati dei suoi MAGO, eccellenti quanto quelli del fratello. 

 

Cercò inutilmente di occultare il resto della busta ma la mano di Hermione, aperta dinnanzi ai suoi occhi, non lasciava alcuna via di scampo. 

James aveva imparato ormai da tempo che di fronte ad una Hermione Granger-Potter arrabbiata l'unica strada percorribile era quella della preghiera.  

 

Hermione impallidì pericolosamente sotto gli occhi di James, che ormai guardava al padre in cerca di protezione. 

Harry, però, dopo aver gettato un'occhiata alla schiena improvvisamente rigida di Hermione, aveva deciso di concedere ai pancakes tutta la sua attenzione. 

 

La voce di Hermione era tagliente come una scheggia di vetro -James Sirius Potter- sibilò, mentre gli occhi saettavano da un punto all'altro del lungo fascicolo che James aveva cercato di occultare -sono indignata! Per Merlino e Morgana, come diamine ti è venuto in mente di...di...- Hermione lanciò il corposo fascicolo sul piatto di Harry -hai vandalizzato i bagni del secondo piano, incollato un Serpeverde al soffitto dell'aula di Divinazione, hai iniziato otto risse!- 

 

Harry alzò lo sguardo dal fascicolo -Se erano con Malfoy non contano.- 

James scoppiò a ridere -Due erano con Goyle.- 

 

Hermione alzò gli occhi al cielo, inspirando -Harry, non importa con chi fossero...tuo figlio ha combinato un disastro dopo l'altro! E non...- sollevò un dito, frenando le parole di Harry prima che questo potesse esprimersi -non dire che sta proteggendo l'eredità dei Malandrini.  

Per Merlino, James questo è il tuo ultimo anno...quando farai domanda per l'Accademia Auror non basteranno gli ottimi voti, il Dipartimento di Ammissione vorrà vedere anche il resto del tuo curriculum scolastico.- 

 

Lily scese in cucina, gli indomabili capelli rossi come quelli della nonna erano imprigionati in due strette trecce. La ragazza gettò uno sguardo distratto alla madre infuriata, oltrepassando l’arcata di legno chiaro, afferrò una delle sedie di castagno chiaro e si sedette, appoggiando i gomiti sulla tovaglia a quadri bianca e rossa e protendendosi per afferrare il piatto azzurro sul quale rimanevano ancora cinque o sei pancakes.  

Albus le allungò lo sciroppo, continuando a mangiare e godendosi lo spettacolo. 

 

Ormai i fratelli di casa Potter erano ben abituati a veder James sgridato anche se quella mattina, il giovane erede dei Malandrini, sembrava aver battuto ogni record. 

 

Harry, tra un boccone e l’altro, continuava a leggere quello che sembrava un infinito elenco di sorprendenti malefatte; poté quasi immaginare i sorrisi smaglianti e orgogliosi sui volti di Remus e Sirius, se avessero potuto essere presenti.  

Hermione finì di sgridare James, dopo le ripetute scuse del ragazzo, che, come ad ogni inizio d’anno scolastico, prometteva che si sarebbe comportato meglio. 

Harry osservò sua moglie salire al piano di sopra, chiedendo, stavolta con un tono dolce e pacato, sia ad Albus che a Lily di sbrigarsi, visto che i Weasley li stavano aspettando. 

 

James stava seduto a tavola, a testa china, masticando lentamente le sue uova.  

L’ultimo pancake aveva preferito lasciarlo a Lily, non aveva voglia di combattere contro lo sguardo affamato della sorella. I lunghi capelli corvini oscuravano la fronte corrucciata e sugli occhi castani era ancora impresso il disappunto per i rimproveri subiti.  

Quando Hermione e i ragazzi uscirono, diretti verso la Tana, Harry strinse la spalla destra di James e bisbigliò -Mamma dà per scontato che tu voglia entrare nell'Accademia...- 

James alzò la testa dal piatto e incontrò lo sguardo divertito del padre.  

-Vuoi?- 

James arrossì -Tu?- borbottò il ragazzo senza esitare, con la stessa schiettezza e l'arroganza che un tempo erano appartenute al nonno. 

 

Harry sospirò pesantemente, mentre scivolava accanto a James e allontanava i piatti dal gomito che avrebbe presto appoggiato sul tavolo. 

Si tolse gli occhiali rotondi, provati dagli anni di continue battaglie i cui graffi avevano inciso la sottile montatura nera, e scosse la testa -Jam, non c'è nulla al mondo che farebbe di me un padre più fiero se non quella di vederti realizzato.- 

James sbuffò e Harry scosse nuovamente il capo -Non intendo dirti che dovrai fare l'Auror, seguire i miei passi o quelli di tua madre, voglio solo farti sapere che dovrai scegliere una carriera che ami. Voglio che tu viva facendo ciò che ti rende felice e che tu dia sempre il meglio di te stesso. 

Voglio che tu ti senta realizzato. È l'unica cosa che conta.- 

 

James alzò due laghi di cioccolato splendenti e indagò il volto del padre. Il luccichio dei suoi occhi divenne ancor più intenso quando comprese che il genitore era serio. 

 

Non devo essere per forza un Auror?

 

Aveva sempre pensato, durante tutti quegli anni nei quali tante pacche sulle spalle e sguardi sprezzanti si erano susseguite al titolo di primogenito di casa Potter, che seguire gli stessi passi, lo stesso sentiero calcato dal padre fosse quasi un obbligo morale. 

Aveva sempre dato per scontato che anche solo il desiderare una strada diversa avrebbe comportato rinnegare il suo nome. 

E Merlino solo sapeva quanto James fosse fiero di essere un Potter e quanto fosse orgoglioso di suo padre.  

Non avrebbe mai fatto nulla, consapevolmente, che potesse arrecare un dispiacere a Harry. 

 

Accortosi del tempo passato assorto tra i suoi pensieri, notò il sorriso genuino del padre e la muta domanda che si specchiava nelle iridi di smeraldo. 

Ricambiò il sorriso e bisbigliò -Si mormora che quest'anno vengano dei talent scout dal Puddlemore..- 

Harry ridacchiò -Allora dovrai allenarti fino allo sfinimento.- 

James, confortato, annuì -Ci puoi giurare.- 

 

Abbandonò la sedia di legno, dimenticandosi di riaccostarla al tavolo e corse al piano di sopra per prepararsi a raggiungere i Weasley. 

Harry fece levitare i piatti con un colpo di bacchetta e li adagiò nel lavandino, poi si alzò e prese a lavarli a mano.  

Provava ancora il desiderio di vivere com'era cresciuto, come un Babbano. 

Percepì un lieve spostamento d'aria accanto a lui, ma non dette segno di averlo notato finché le braccia di Hermione gli avvolsero l'addome. 

Erano calde come sempre. 

 

-È arrabbiato?- 

Harry sorrise, per quanto Hermione provasse a fare la dura con i suoi figli, alla fine cedeva anche lei. Non poteva sopportare il pensiero che il suo piccolo Jam fosse offeso o arrabbiato con lei. 

-No. Anzi, credo che si sia finalmente svegliato.- 

Hermione si scostò appena da Harry, lasciando che scorgesse l'interrogativo nei suoi occhi. 

-Pare che James non voglia fare l'Auror, dopotutto.- 

Hermione rilassò le spalle e si appoggiò al bancone di marmo della cucina. 

-Beh, non posso dire che non mi dispiaccia un po', ma sono contenta che stia finalmente ascoltando le sue ambizioni.- 

Si voltò verso Harry e scoppiò a ridere, il Prescelto le rivolse uno sguardo obliquo, seguendo gli occhi di Hermione, poi si volse verso la finestra per indagare nel suo riflesso, notando infine due spettacolari baffi di cioccolato che spiccavano sulle labbra sottili. 

 

Sorrise e si sporse verso la moglie, baciandola sulle labbra e macchiandole il volto di cioccolata, poi borbottò -Stanno meglio su di te.- 

 

James scese i gradini a tre a tre, lanciandosi nell'ingresso con il giubbotto già drappeggiato sulle spalle. 

Vide i suoi genitori scherzare in cucina, ridacchiando e schizzandosi con l'acqua del lavello come due adolescenti. 

Improvvisamente, il suo timore per la loro reazione non solo scomparve come un blocco di neve che si scioglie al sole ma si rivelò tanto ridicolo che James se ne vergognò quasi. 

 

Come aveva potuto pensare che una sua scelta, una decisione che l'avrebbe reso felice, avrebbe deluso i suoi genitori? 

 

Ridacchiò e oltrepassò la soglia d'ingresso con un balzo felino. 

-Allora? Andiamo?-  



















 

 
   
 
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