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Autore: Ilenia_Pedrali    02/06/2016    3 recensioni
Clarke e Bellamy sono vicini di casa e non si sopportano. Tuttavia c'è qualcosa che li lega, qualcosa che nemmeno loro riescono a spiegarsi e che riguarda il loro passato e i loro demoni interiori.
Fanfiction tutta Bellarke!
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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7.
 
 
Si sporse verso di lei, distesa al suo fianco, e le baciò la spalla nuda. Sapeva di miele. Lei mugugnò e sorrise, afferrandogli la testa per dargli un bacio sulle labbra. Lui la guardò, gli occhi immersi in quelli azzurri di lei, e pensò che avrebbe volentieri passato tutta la vita con lei in quel letto.
 
Bellamy si svegliò di soprassalto, agitato. Afferrò la sveglia sul comodino, borbottando su qualche stupido sogno che aveva fatto. Un conto che era provocare la Principessa e vederla sulle spine, un altro era sognare di stare con lei. Come uno stupido quindicenne.
“Maledizione” pensò, alzandosi dal letto e afferrando una maglietta.
“Pensa al lavoro” si disse.
La verità però era che pensava sempre di più a Clarke Griffin.  Pensava a come sarebbe stato baciarla, portarla fuori a cena, stringerla a sé.
E lui non era certo tipo da pensare a ‘ste stronzate.
“Datti un contegno Blake, sei patetico” si rimproverò.
Indossò la divisa e si avviò alla macchina. Sbirciando dall’uscio notò la Principessa e sentì una fitta allo stomaco. Aveva i capelli sciolti sulle spalle come sempre; sembravano brillare alla luce del mattino.
“Coglione” si disse, accelerando il passo e ignorando la ragazza. Salì veloce in macchina come se fosse in ritardo e sgommò via il più velocemente possibile.
Quando arrivò in classe, Clarke sorprendentemente era già lì.
«Ehi» le disse avvicinandosi, «Sei arrivata in fretta»
Clarke lo guardò di sottecchi. Non era proprio il sorriso che si era aspettato.
«Si, ho trovato un passaggio» sibilò.
Bellamy si irrigidì, improvvisamente a disagio e capì il perché di tanta freddezza.
«Ero in ritardo stamattina» si giustificò.
Lei gli sorrise freddamente: «Non ti devi giustificare, Blake. Non dovevi darmi un passaggio, non c’era scritto da nessuna parte che dovessi farlo. Solo pensavo che potessi almeno salutare, specie dopo ieri sera»
«Buongiorno ragazzi» li interruppe Kane, «Purtroppo non ho buone notizie per voi. Le borse di studio associate alla frequenza di questo corso sono state revocate, ergo per cui il corso sarà sospeso.»
Un coro di “Noooo” e “Buuu” si fece velocemente sentire, ma Kane zittì le voci con una mano. Clarke e Bellamy si scambiarono una rapida occhiata.
«Dispiace molto anche a me ragazzi, ma senza fondi è impossibile andare avanti, sia per voi che per me. Tuttavia non voglio che il lavoro fatto fino ad ora vada sprecato. Per cui vi affido un ultimo compito: voglio che vi sigilliate in casa con il vostro partner. Ora vi spiego: può essere facile esaminare una scena del crimine. Ciò che non è facile è capire la psicologia dell’assassino, ciò che si cela dietro la mano che compie il delitto. Voglio che scegliate un assassino negli ultimi casi di cronaca della città e che mi troviate qualsiasi informazione su di lui. Esaminate le scene del crimine, compilate i test psicologici fingendo di essere lui. Aspetto una relazione per la prossima settimana. Buona giornata»
La classe si animò di brusio e lentamente gli studenti, a coppie, uscirono dall’aula.
Clarke e Bellamy furono gli ultimi.
«Senti Clarke scusami per oggi, io…» tentò lui.
«Non ti devi giustificare Blake. È andata così» lo fermò lei, senza guardarlo in faccia.
«Non fare così. Senti…»
«Eccoti» li interruppe una voce.
Finn Collins li guardava appoggiato ad una parete, sorridendo a Clarke come un idiota.
«Ciao Finn» lo salutò Clarke sorridendo.
«Aspetta un attimo» ringhiò Bellamy afferrandola per un braccio, «è lui che ti ha dato un passaggio stamattina?»
«Si» rispose decisa Clarke, puntandogli addosso due occhi azzurri accusatori, «ho avuto fortuna»
«Ciao Bellamy. Com’è andata la vostra lezione?» domandò Finn avvicinandosi.
«Benissimo» ringhiò Bellamy, abbassando il braccio.
«Andiamo a prenderci quel famoso caffè?» domandò Collins a Clarke.
«Perché no? Non ho niente di meglio da fare» rispose la ragazza, osservando Bellamy con aria truce.
Bellamy dovette resistere all’impulso di sfracellare il muro con un pugno.
«Clarke…» disse tra i denti, «Dobbiamo fare quella ricerca» le ricordò.
«Un caffè non ha mai ucciso nessuno. A più tardi Bellamy» lo salutò Clarke e si diresse con Finn verso il bar dell’edificio.
Bellamy non poté fare altro che soffocare la rabbia e la gelosia, osservando Clarke allontanarsi con un tizio che non valeva neanche un quarto di quanto lei meritasse.
 
 
Appena voltarono l’angolo, Clarke si allontanò da Finn.
«Scusa Finn» si scusò sorridendo, «ma mi sono dimenticata di avere un impegno, mi è venuto in mente adesso»
«Ma se hai detto che…»
«Beh si può sempre sbagliare no?» ridacchiò lei imbarazzata.
«Si, ma…»
«Grazie per la comprensione, ciao!» lo salutò, allontanandosi il più velocemente possibile.
“Che seccatura” pensò. Si, era stata fortunata ad aver scroccato un passaggio, ma era pur sempre Finn Collins e lei ce l’aveva ancora a morte con lui. Lui, che in macchina si era comportato come se niente fosse, sorridendo e adulandola con quei complimenti che Clarke aveva trovato ripugnanti. Ma aveva agito d’astuzia. Sapeva che Finn sarebbe rimasto nei dintorni dopo averla accompagnata, per cui aveva finto interesse quando, quasi arrivati all’università, lui le aveva proposto di bere un caffè assieme. Quella mossa si era rivelata geniale quando Bellamy li aveva colti in fragrante.
Sospirò.
Bellamy.
Era tutta colpa sua.
Dopo l’episodio “strano” della sera precedente, Clarke non aveva fatto altro che pensare a lui e ai brividi che aveva provato sentendolo così vicino a lei. E quella mattina aveva visto come lui l’avesse palesemente ignorata e avesse tirato dritto. Lei era solo un gioco per lui, una di quelle prede di difficile conquista che ogni maschio prima o poi vuole accalappiare.
Che idiota ad esserci quasi cascata.
Beh non avrebbe abbassato la guardia un’altra volta, no di certo. Ora aveva altri problemi da risolvere. Come la revoca della borsa di studio per quel corso, che rabbia. Ma lei era Clarke Griffin, e non si sarebbe fatta sopraffare dalla sconfitta, non era da lei. Doveva trovare un rimedio e al più presto.
«Buono il caffè?» la destò una voce.
Bellamy Blake la stava guardando appoggiato con una spalla al muro, le braccia incrociate al petto e l’espressione vagamente divertita.
«Si, delizioso» rispose lei velocemente, guardando ovunque tranne che dalla sua parte.
«Principessa, so che non hai preso quel caffè»
«Continua pure a pensarlo, se ti fa stare meglio. Ora scusami ma ho di meglio da fare» disse la ragazza, scansandosi.
«Ferma un attimo» la bloccò lui, afferrandole il braccio e conducendola a sé, i volti improvvisamente vicini.
Si guardarono negli occhi, come se solo in quel momento si fossero resi conto di quella vicinanza. Clarke sentì il cuore andare a mille, specie quando notò come lui le stesse fissando le labbra, e tutte le paure di poco fa sembrarono dissiparsi.
Quasi si fosse accorto di ciò che stava succedendo, Bellamy si allontanò, una mano improvvisamente tra i capelli.
«Io… la ricerca. Si, la ricerca. Dobbiamo fare quel compito…» balbettò il ragazzo.
«Si, hai ragione… ehm, facciamo a casa mia? Tra un’ora?» buttò lì Clarke.
«Ok»
E per la prima volta dall’inizio della giornata, i due si sorrisero.
 
 
Quarantacinque minuti dopo, Bellamy si stava infilando nervosamente le scarpe e una giacca leggera. Si sentiva nervoso. Uscì di casa che si sentiva già sudato, prima ancora di fare anche solo un passo.
Una raffica di vento lo schiaffeggiò con furia, facendogli alzare la testa per osservare meglio il cielo. Era scuro, quasi nero. Lo mise in allarme. Chiamò sua sorella dalla cucina e le fece promettere di barricarsi in casa fino all’indomani. Era previsto un temporale, lo rassicurò lei, non c’era bisogno di tutto quell’allarmismo. Ma Bellamy aveva una strana sensazione, per cui Octavia sospirò esasperata e acconsentì a chiudersi in casa.
Sentendosi tranquillo, Bellamy si incamminò verso i vicini.
Bussò alla porta con un certo nervosismo.
«Ciao» gli disse Clarke, un sorriso timido faceva capolino tra le sue labbra.
Bellamy sentì una fitta al petto e improvvisamente si maledisse per non averle portato dei fiori o dei cioccolatini… o qualche cazzata del genere.
«Ciao» rispose lui sorridendo.
«Accomodati… vuoi qualcosa da bere?»
«Sei molto formale» le fece notare lui entrando in casa e continuando a sorridere.
«Scusami» arrossì lei.
«Sto scherzando, Principessa»
«Quanto ti diverti a prendermi per il culo?» sbottò la ragazza, mettendosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio e lanciandogli un’occhiataccia.
«Parecchio devo dire»
«Sei insopportabile Blake»
«Lo so che in realtà mi adori»
«Come no, certo. Su, mettiamoci a fare sta ricerca e che sia finita»
 
 
Lavorarono sodo per quasi due ore e mezza, finché il brontolio della pancia di Bellamy li distrasse dalla concentrazione.
«Fame?» domandò Clarke ridendo.
«Si… sarà meglio che torni a casa» si giustificò Bellamy, alzandosi dalla sedia.
«Non serve che tu vada a casa, ho delle pizze nel freezer… oppure potremmo ordinarne una e…»
Ma ciò che disse Clarke fu interrotto da un fulmine così forte da far tremare i muri della casa. Improvvisamente la corrente saltò e Bellamy e Clarke rimasero completamente al buio, le orecchie rivolte all’incredibile frastuono di vento e pioggia a pochi metri dalle loro teste.
«Beh forse non ho così voglia di pizza dopotutto» disse Clarke ed entrambi scoppiarono a ridere.
«Dove sei poi, Griffin? Non riesco proprio a vederti» osservò Bellamy.
«Per forza, Bellamy, siamo al buio» rise la ragazza.
«Hai mangiato pane e simpatia oggi? Che battutaccia! E sì che hai due bei motivi per farti notare…» sghignazzò il ragazzo, avvicinandosi alla voce di Clarke, che sentì trattenere il respiro.
«E questo che diavolo vorrebbe dire?!» chiese.
Bellamy se la immaginò rossa in faccia e con le bracca incrociate al petto e rise.
«Cos’è, pensavi che non le avessi notate?»
«Oh mio Dio!»
«Sono un ragazzo Clarke»
Ormai doveva esserle vicino.
«Che vergogna! E smettila di parlarne poi!»
«Preferiresti che ti dicessi che non avevo mai notato niente di te? Tipo la tua bocca, o i tuoi occhi o…»
Il corpo di Clarke era giusto di fronte a lui, appoggiata al mobile della cucina. Sentiva il respiro accelerato della ragazza, e istintivamente le afferrò una mano, che Clarke strinse.
Poi Bellamy si fece coraggio, complici il buio e la tensione sessuale che sentiva nell’aria, e le accarezzò il volto con l’altra mano. Non smise un secondo di guardarla negli occhi, sentendo qualcosa fremere dentro di lui.
Le sue labbra si avvicinarono e Bellamy poteva già pregustare il sapore che avrebbero avuto.
Ed improvvisamente la luce tornò.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao a tutti! :)
Eccomi tornata con il nuovo capitolo! Piaciuto? Non piaciuto? Amato? Odiato? Fatemi sapere che ne pensate!
Scusate il ritardo ma ho avuto millemila impegni :) Spero che vi sia piaciuto ciò che avete letto e di ritrovarvi anche alla prossima lettura!
Un bacione,
Ile
   
 
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