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Autore: Larathia    02/06/2016    1 recensioni
Raccolta di storie sul tempo che Squall ha passato al Garden, dal suo arrivo al ballo di promozione. Non sono state scritte secondo un ordine particolare, ma i capitoli seguono l'ordine cronologico del gioco.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Seifer Almasy, Squall Leonheart, Zell Dincht
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti
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CADET DAYS
scritta da Larathia, tradotta da Alessia Heartilly
VII. Armadi e caverne

"Fammi uscire, fammi uscire per favore!" strillò Zell, picchiando come un pazzo contro la porta. Persino con i suoi guanti nuovi da combattimento non riusciva ad aprirla a forza.

Non con Seifer che se ne stava appoggiato così disinvolto dall'altra parte, in ogni caso.

"Ora vedi?" disse Seifer, con la voce che stillava falsa cordialità. "Te l'avevo detto che cosa sarebbe successo, no? Ho detto, 'di' a Squall di incontrarmi al Centro Addestramento alle quattro e mezza, o te ne farò pentire'. Non l'ho detto? E adesso eccoci, le cinque passate e quel cretino non si vede. Sto solo mantenendo la promessa, gallinaccio."

Zell stava iniziando ad andare nel panico. L'armadio era piccolo e non c'era modo di aprire la porta dall'interno, ed era buio. "Non sono riuscito a trovarlo, Seifer!" gridò, cercando di nascondere la paura. "Lo sai che se ne va a fare delle cose da solo - ci ho provato, davvero... fammi uscire per favore!" e non c'era modo di nascondere l'implorazione sincera nella sua voce.

"Mmh" fu la secca risposta di Seifer dall'altra parte. "Immagino che sia contro il regolamento punire te per i casini di un'altra matricola, vero" disse come riflettendo, e con sollievo quasi commosso di Zell la porta si aprì. Non sprecò un solo secondo a fiondarsi fuori.

"Non vuol dire che non serva anche a te una lezioncina sulla buone maniere, però, buono a nulla" terminò.

Zell odiava essere basso. Seifer torreggiava su di lui come il sostegno di un edificio, per non parlare del fatto che voleva dire che entrava in posti scomodi come gli armadietti delle provviste. "Io?" disse, troppo velocemente. "Cosa avrei fatto?"

Seifer socchiuse gli occhi verdi da gatto. "Non ti ho sentito dire una volta 'signore'" disse minaccioso. "Né un po' di rispetto per i miei amici, il resto del Comitato Disciplinare. Moolto maleducato da parte tua."

Zell aveva sempre avuto una boccaccia larga, e quando aveva sinceramente paura peggiorava e basta. Le parole: "cosa, la Signora UnaParola e il Signor Eh? Sì certo, Seifer, avete tutti un sacco di rispetto a me" uscirono prima che le censure mentali potessero ricordargli che erano tre contro uno. Quando lo fecero, dovette combattere con l'istinto di portarsi le mani alla bocca. Invece lasciò che il panico gli mettesse le ali ai piedi, e cercò di superarli, di uscire dal Centro Addestramento.

Dove c'erano le telecamere di sicurezza, che avrebbero impedito a Seifer di farsi troppo entusiasta. Supponendo, certo, che lui non le avesse manipolate per non farle funzionare.

Un peccato che non ci arrivò mai. Raijin tirò la sua asta con un movimento circolare che fece inciampare Zell sui propri piedi che correvano in fretta, e la banda lo raggiunse.

A suo credito, combatté abbastanza bene che non riuscirono a mandarlo in Infermeria prima di doversi ritrarre. Ma solo per un pelo. Quando la banda finalmente lo lasciò a leccarsi le ferite (aveva la sua specialità ad aiutarlo; l'unico della banda a poter usare l'arma contro di lui era Raijin), Zell esibiva una massa di lividi su tutto il viso e sul torso, e sembrava anche una costola o due rotte.

Fu l'ultima goccia. Quei tre gli avrebbero semplicemente reso la vita impossibile fino a quando se ne fosse andato. Era venuto al Garden per imparare a combattere, e gli piaceva combattere - ma non gli piaceva l'idea che tutti gli insegnamenti in quell'arte avessero luogo con così tante prove pratiche.

Seifer cercava di far sentire a Zell che era colpa di Squall quando lo picchiavano. Come quel giorno - pretendere che Zell 'spedisse' il suo compagno di stanza in un luogo preciso a un orario preciso, ed essere picchiato di persona per questo. Zell immaginava di saperla più lunga. Era solo il modo di Seifer di trovare una scusa per combattere. Se Zell avesse fatto quello che gli era stato ordinato, era abbastanza sicuro che Seifer avrebbe trovato una ragione per picchiarlo comunque. A Seifer non piaceva solo combattere - gli piaceva fare male. Gli piaceva causare dolore. Zell era più felice di farsi sottomettere piuttosto che uccidere. Per lui combattere era una fine in se stessa, una competizione in un ring alla pari. Non prendi a calci qualcuno quando è a terra - che senso avrebbe? La prossima volta potresti esserci tu a terra.

Doveva ammettere che era un punto di vista che gli aveva dato il suo lunatico compagno di stanza. Tossì a mo' di prova, per vedere come stavano le sue costole. Zell non era stato così pietoso a Balamb. Forse era solo perché qui le lotte erano così tanto più reali - si dovevano apprezzare le piccole concessioni di pietà, il senso dell'onore del mercenario. I combattimenti di strada a Balamb non erano affatto così. Seifer sarebbe stato proprio a casa là.

Ma Zell era venuto qui, a Balamb, perché quei combattimenti di strada non erano stati abbastanza. Lui ne aveva vinti la maggior parte, aveva dato calci quando i suoi nemici erano a terra o in piedi, aveva combattuto fino a farli svenire. Si faceva così. Qui, c'erano così tante battaglie in corso che si aveva l'abitudine di una fine ufficiosa quando entrambi le parti dicevano 'basta'.

Zell scosse la testa. Stava perdendo la testa. Lo stupido onore del mercenario lo stava facendo diventare succube di Seifer. Regolarmente. Poteva quasi dipingersi 'Punching ball di Seifer' sulla fronte e farla finita.

Doveva ritrovare il suo spirito combattivo. Doveva ricordare com'era iniziare un combattimento in cui, dannazione, si VINCEVA o si PERDEVA. E se si PERDEVA, lo si sapeva dannatamente bene. Non questo costante cercare il pelo nell'uovo da parte della banda, che logorava poco alla volta, e per cui nessuna vittoria vera era mai possibile.

Il viso di Zell era deciso; che sia. Con i numerosi lividi come una pittura di guerra e l'uniforme sgualcita da matricola come un segno d'onore, Zell uscì dal corridoio del Centro Addestramento.

Tutto intorno all'anello centrale.

E fuori dai cancelli del Garden.

Si fottesse l'onore del mercenario. Avrebbe colto l'opportunità con i fottuti mostri.

*~*~*~*~*

Il primo indizio per Squall che era cambiato qualcosa arrivò quanto tornò dal combattimento pratico nel Giardino. In generale, Zell non sopportava il silenzio - il suo stereo strillava sempre a un volume appena appena inferiore alla soglia che avrebbe attirato l'attenzione del Comitato Disciplinare. Squall ora conosceva un buon numero di canzoni punk e rock e di gruppi a memoria, e gli facevano schifo praticamente tutti.

Ma quella notte - perché Squall, solitamente, si allenava fino alle dieci o undici di sera - la stanza era silenziosa. Per il semplicissimo e ovvio motivo che Zell non c'era. Si accigliò per quel cambiamento; il suo primo pensiero fu che forse Zell si era trasferito, come avevano fatto tutti i suoi compagni di stanza prima di lui. Uno sguardo veloce nella camera cancellò quella possibilità, però - i vestiti erano ancora appesi sul suo letto, le riviste di guerra erano ancora sparse sulle sue mensole, e c'era un libro aperto sulla sua scrivania.

Squall sbatté le palpebre; qualcosa non era a posto, ma era troppo stanco per capire cosa potesse essere. Non smetteva di allenarsi fino a quando era troppo stanco per controllare il gunblade, quindi la maggior parte dei suoi pensieri erano, al momento, persi in una nebbia che continuava a sussurrare ipnotizzante qualcosa sul sonno. E il suo letto, finalmente, era davanti a lui. Ebbe a malapena la coordinazione necessaria a togliersi l'uniforme fradicia di sudore prima di cadere di faccia sul materasso.

Dormiva ancora prima di appoggiare la testa al cuscino.

*~*~*~*~*

La prima notte fu la più difficile. Zell si era semi-aspettato di essere seguito - non sapeva però da chi - e fu molto sorpreso quando non si fece vedere nessuno. Forse Seifer avrebbe deciso che non aveva avuto abbastanza, e sarebbe uscito con il gunblade che non poteva usare bene nei corridoi del Garden. Forse qualche insegnante avrebbe notato che non si era fatto vedere alle lezioni del pomeriggio, e avrebbe mandato qualcuno. Forse Squall avrebbe notato che non era in camera, e sarebbe uscito a cercarlo.

Bah. Una volta che ci ebbe riflettuto, si rese conto che sarebbe passato un po' prima che qualcuno lo cercasse. Seifer aveva le sue ferite da leccarsi, e probabilmente avrebbe passato il resto della giornata o a curarsi o a cercare Squall o entrambe le cose. Agli insegnanti non importava se si saltava una lezione o due, perché le matricole si azzuffavano spesso e avevano bisogno di tempo per guarire. E Squall non avrebbe notato un cazzo di niente fino a notte tarda a dir poco. Zell aveva praticamente preso possesso della stanza, semplicemente perché ci passava del tempo più spesso. Per un momento Zell cercò di immaginare Squall che lo seguiva, e poi ci rinunciò. Era più facile immaginare Squall con un tutù rosa svolazzante che immaginarlo preoccupato del benessere del suo compagno di stanza. Avrebbe immaginato che Zell sapeva badare a se stesso fino a quando non si sarebbe rivelato che non era così.

Non poteva rimanere lì fuori, però. Quindi... dove andare? Non a Balamb, sicuramente. Con il fatto che ci abitava sua madre sarebbe stato il primo posto in cui avrebbero cercato - e non sopportava l'idea di dire a sua madre che non era fatto per il Garden. Non lì, o nei boschi. Troppo all'aperto lì, e nei boschi c'erano degli Archeosaurus.

C'erano delle montagne ad est, però. Non erano affatto lontane. E dentro le montagne, caverne.

Perfetto.

Zell iniziò a correre a passo regolare verso le caverne.

*~*~*~*~*

Il giorno dopo Squall si svegliò nel silenzio. All'inizio non riusciva a crederci, nella foschia piacevole del risveglio. I molti giorni passati a essere svegliato di botto dall'assordante musica punk lo avevano addestrato a non sobbalzare per la sorpresa, così che adesso la sua unica ovvia reazione all'improvviso rumore era passare dagli occhi chiusi ad aperti in tre millesimi di secondo.

Il silenzio era effettivamente dorato. Si stiracchiò e si tirò su a sedere, spingendosi via dagli occhi le ciocche ribelli di capelli per guardare l'orologio. Le cinque del mattino, che era l'orario giusto per alzarsi... ma niente rumore. Guardò il letto di Zell e non notò alcun cambiamento. Quindi il punk non era andato a letto più tardi e non si era alzato più presto, cosa che faceva di tanto in tanto. Forse aveva trovato un'altra ragazza - succedeva ogni tanto.

Beh, qualunque cosa stesse succedendo, Zell aveva deciso di non includerlo. Il che gli andava bene; significava che poteva lavorare un po' quel giorno. Compì i suoi riti del mattino per rendersi presentabile e sveglio, e si diresse a lezione.

*~*~*~*~*

La Caverna di Fuoco era molto più grande di quanto gli avessero detto, questo era sicuro. Zell lottò contro i mostri del posto con facilità, tirando pugni e calci per farsi strada quasi con gioia. La cosa davvero meravigliosa di quel posto era che non ci si doveva preoccupare di cuocere il cibo, anche se non si aveva qualcosa in Junction. Si metteva semplicemente la cena accanto a una delle piscine di lava e si tornava quando era pronto. I Red Bat non erano molto grandi, o molto gustosi, ma con sei o sette di questi mostri si preparava un pasto abbastanza decente. Dopo essersi nutrito, Zell decise di esplorare.

Fu allora che scoprì che la caverna non era tutta di lava. Arrampicandosi su uno dei muri per arrivare alla caverna dei pipistrelli, arrivò invece a una brezza molto fredda - ben gradita nel calore della caverna. Un'altra cosa bellissima era che l'ingresso era troppo piccolo perché potesse passarci qualcuno della corporatura di Seifer. Sarebbe riuscito a mandargli dietro Fujin, ma non sarebbe riuscito a entrare lui stesso. Entrò nel piccolo corridoio, e un metro e mezzo dopo scivolò su una lastra di ghiaccio. Dall'altra parte c'era un lago ghiacciato. Caverne di ghiaccio vicino alle caverne di fuoco?

Qui non c'erano mostri, nemmeno i piccoli Red Bat. Sarebbe stato un buon posto per dormire, immaginò. E probabilmente poteva uscire arrampicandosi sulla lastra su cui era scivolato, anche con il ghiaccio. L'aria era pulita e fredda e si formavano nuvolette cristallizzate ogni volta che respirava. Vicino alla lastra di ghiaccio faceva più caldo - appena sotto si gelava. Più all'interno... Zell non voleva davvero andare più all'interno. Era estate, fuori, e la sua uniforme da matricola non era così spessa. Ma non aveva altro sull'agenda per la giornata, quindi iniziò attentamente i suoi piani di esplorazione.

*~*~*~*~*

Squall rinunciò a fingere che tutto fosse a posto più o meno alla quinta lezione. La quinta lezione era il corpo a corpo, un corso che Zell adorava e condivideva con Squall. L'unica volta in cui aveva saltato quella lezione era quando era stato costretto a letto a riposare per una brutta influenza. Ascoltando con attenzione le conversazioni della gente intorno a lui, Squall ebbe l'impressione che nemmeno gli altri sapessero dov'era Zell. Fece gli esercizi a lui assegnati, e quando terminò la lezione andò in Infermeria.

"No, non è stato qui" disse pensierosa la Kadowaki. "Quando è stata l'ultima volta che l'hai visto?"

"La quinta lezione di ieri" disse con calma Squall. "Non è nemmeno tornato in camera la notte scorsa."

La Kadowaki studiò Squall con attenzione. Non c'era nulla nella sua postura o nella sua voce che indicasse nulla più che una vaga curiosità su dove si trovasse Zell, ma lei conosceva Squall un po' meglio. Era preoccupato, o almeno impensierito, o non sarebbe venuto a parlarle. Ma lei non aveva nulla da offrirgli. "Non si è dato malato, Squall" disse. "Ci penso io con il Preside se vuoi andarlo a cercare."

Ora aveva l'attenzione di Squall - la studiò con attenzione per qualche secondo, come se non gli fosse venuto in mente di cercare oltre l'Infermeria. Poi le rivolse un cenno veloce e uscì.

Non si era ammalato, e i suoi amici non sapevano dov'era, quindi non era rimasto con qualche ragazza. Rimaneva solo un'opzione. Squall tornò nella sua stanza e tolse il Revolver dalla sua custodia. Seifer sarebbe stato al Centro Addestramento. Se si faceva vedere, e Seifer aveva risposte, sarebbe stato il modo di ottenerle. Controllando che i tamburi del Revolver fossero del tutto carichi, e che la lama fosse affilata, Squall si mise il gunblade sulla spalla e si diresse al Centro Addestramento.

*~*~*~*~*

C'era qualcosa di vivo nelle caverne congelate. Zell poteva percepirlo, e gli correva come un brivido sugli avambracci nudi. Quello che non riusciva a fare era localizzarlo. Non c'era brezza che indicasse movimento, nessun odore di pelo o di denti di belva, nessun suono di artigli o zampe o ali che sbattevano. Niente.

Eppure, qualcosa c'era quasi sicuramente. Quasi, ma non proprio, lo toccava. Quasi, ma non proprio, gli sussurrava.

"Chi va là?" chiamò, e sentì il nervosismo nella sua stessa voce. Con gli amici era uno spaccone - quando c'erano persone con lui poteva sconfiggere chiunque. Ma non da solo. Zell aveva bisogno di persone da cui trarre forza, da cui trarre coraggio.

Trai la tua forza da me, disse il sussurro, delicato con il gelo in una mattina di gennaio.

Era quasi sicuro di non averlo sentito con le orecchie. Ma dato che parlava con coerenza, e lui non aveva nulla da perdere, raccolse il coraggio e cominciò a cercarne la fonte.

Stava facendo più freddo. Si strofinò le dita una contro l'altra, si strofinò le braccia per recuperare sensibilità, e continuò a cercare.

*~*~*~*~*

Squall abbassò il Revolver in una diagonale verso il basso, a sinistra. Due tentacoli di Grat caddero a terra. Un taglio in alto, e il corpo pieno di gas a forma di bulbo della creatura fu bucato. Emise un fischio acuto morendo.

Applauso, un applauso secco, da dietro l'angolo. "Bello, Leonhart. Anche se i Grat non contano davvero, sai."

Squall si alzò, si mise il Revolver sulla spalla e salutò il suo rivale con un cenno della testa. "Seifer" disse in torno piatto - un tono che diceva 'come se la mia giornata non fosse già abbastanza fantastica, adesso ci sono i cretini come te'.

Seifer, Squall lo sapeva, non era affatto un cretino. E lo provò alzando la voce, socchiudendo gli occhi verdi da gatto. "Non sei felice di vedermi? Ma hai avuto il mio messaggio, vedo."

Messaggio? pensò Squall. Di che diavolo sta parlando? Ma non disse nulla. Seifer non avrebbe mai detto a Squall quello che voleva sapere, se Squall fosse stato così poco astuto da chiederglielo. Invece disse: "sono qui". Schiettamente, stupidamente ovvio - e utile. Poteva significare praticamente tutto.

"Allora cominciamo" sorrise Seifer, e sfoderò l'Hyperion.

Certo. Voleva combattere ancora. Doveva essere per quello il 'messaggio'. Gli occhi di Squall divennero fessure. E posso indovinare chi stava usando come 'messaggero'. Dannazione!

Il duello terminò velocemente. Squall era stato nel Centro Addestramento per oltre un'ora, ad aspettare Seifer, e per di più era meno allenato con il gunblade. Lo stile a una mano di Seifer gli permetteva molta più libertà di quanta potesse averne Squall con il suo goffo Revolver a due mani, e fu battuto con abilità.

Però, prese nota della mossa che lo aveva disarmato. Non sarebbe più caduto in quella trappola.

Nel frattempo, però, Seifer mise la punta dell'Hyperion alla gola di Squall e gongolò un poco, poi rinfoderò allegramente il gunblade e se ne andò per la sua strada.

Squall scosse semplicemente la testa. Seifer non si accorgeva che stava consegnando a Squall le chiavi della sua sconfitta finale. Squall aveva perso, ma stava imparando a vedere gli schemi dei movimenti dell'Hyperion - schemi che risultavano dall'eccessiva sicurezza di sé di Seifer. Seifer non aveva ancora notato che nessuna mossa funzionava mai due volte contro il suo rivale.

Nel frattempo, Squall aveva adesso dei pezzi di un puzzle differente. Quindi Seifer aveva cercato di usare Zell come messaggero, eh? E poi Zell era scomparso - e nemmeno Seifer lo sapeva. Non era nei dormitori, non era nelle aule, non era nell'Infermeria e di sicuro non era lì.

Rimaneva solo l'esterno. Zell era uscito dal Garden.

Squall si alzò e si tolse la terra dall'uniforme, e si mise il Revolver sulla spalla uscendo rigidamente dal Centro Addestramento. Un osservatore avrebbe quasi - quasi - potuto pensare che fosse arrabbiato.

*~*~*~*~*

Si gelava lì dentro. Zell aveva trovato un lungo corridoio che avrebbe dovuto essere completamente buio, ma non lo era. Una vampa azzurro pallido luccicava lungo i muri di ghiaccio, bellissima e indiretta e fredda. Lì tutto era freddo, e non era una sorpresa. I sussurri si fecero più forti mentre camminava, guardando il suo respiro che si faceva nebbia.

Prendi forza da me. Prendi coraggio da me.

Non si fidava del tutto delle strane voci eteree che gli capitavano in testa senza nemmeno chiedere il permesso, però. Non aveva mai sentito di un mostro con capacità telepatiche, ma non significava che non ci fosse. Era al Garden da meno di un anno, dopo tutto. C'erano molte altre lezioni da affrontare.

Arrivò in fondo al corridoio. Terminava con un solido muro di ghiaccio, che luccicava di azzurro pallido. Il suo respiro diventava neve quando espirava - non poteva stare lì per molto. Ma prima di correre nelle parti più calde, voleva scoprire cosa gli aveva parlato. Usò i lati dei palmi - le parti protette dai guanti - per grattare via lo strato esterno di gelo sul muro di ghiaccio.

Incastonata nel ghiaccio limpido da sembrare cristallo fluttuava una donna dalla pelle blu di proporzioni letteralmente divine. Zell, che aveva allegramente perso la verginità con una ragazza disponibile alcuni mesi prima, si trovò senza fiato.

Liberami, e sarò tua. Ti darò forza. Ti darò coraggio. È tempo di svegliarmi.

"Che diavolo vuoi dire con 'è tempo di svegliarmi'? Chi diavolo sei?" La ragazza era bellissima, ok, ma le donne che potevano entrare nella sua testa non erano donne con cui era incline ad andare a letto.

Sono antica e potente. Aspetto solo l'apocalisse. Liberami e la eviteremo.

Zell la fissò. "Uhm, se sei così potente, com'è che sei intrappolata e hai bisogno che ti liberi io?"

Gli occhi della donna iniziarono ad ardere. Non essere sciocco. La prova non è per me, è per te. Senza di me morirai presto. Con me potrai fare quello che vorrai. Ma non tocca a me dare ordini. Sono una guardiana, non una padrona.

"Guardiana..." disse Zell con meraviglia, poi finalmente capì. "Guardiana! Guardian Force!" Il suo Guardian Force! Squall aveva trovato l'unico in possesso del Garden, quando aveva sei anni. Zell iniziò a dare pugni al ghiaccio con tutta la sua forza. Se Squall poteva farlo allora poteva farlo anche lui - e l'idea di una donna come quella nella sua mente sembrava molto meglio dell'uccello di tuono di Squall.

Una volta che una parte sufficiente del suo corpo fu liberata dal ghiaccio, la donna avvolse le braccia magre intorno alle spalle di Zell. "Sono Shiva" disse a voce alta, in una voce che sembrava il rompersi dei ghiacciai. "Ti ho aspettato mille anni." Gli occhi luccicanti fissarono quelli di Zell - blu con blu, e il freddo penetrò in ogni parte del suo corpo.

Il suo battito rallentò fino a sembrare un formicolio e cadde senza sensi sul pavimento scivoloso della caverna, respirando a malapena.

*~*~*~*~*

Squall colpì un altro Lesmathor, furioso con se stesso.

Perché lo sto seguendo? si chiese. Non è che lui non sappia badare a se stesso. Se il semplice combattere con Seifer lo fa scappare via, forse è meglio che non rimanga al Garden. Può tornare dalla sua preziosa mamma e fare qualcos'altro della sua vita.

Ma stava combattendo con Seifer per colpa mia. Perché non mi sono messo tra loro come avevo promesso di fare. Dannazione! Colpì di nuovo, tagliando di netto le ali del Lesmathor. Era sgradevolmente consapevole del fatto che le sue parole suonavano come scuse.

Bene. Lo ammetto. Quel punk iperattivo comincia a piacermi. Premette il grilletto, facendo esplodere un altro Lesmathor. Con il mio solito talento nel trovare gli oggetti meno adatti su cui fissare gli occhi. Sospirò e rinfoderò il gunblade, guardandosi attorno. Zell non sarebbe andato a casa. Non con le solite provocazioni di Seifer, 'piagnucolone' e 'gallinaccio', che gli risuonavano nelle orecchie. Non sulla pianura, lo si sarebbe visto troppo facilmente. Posò gli occhi sulla caverna e annuì tra sé e sé. Sì - sarebbe andato lì. A Zell piacevano i posti 'come a casa' - con mura e soffitti e ingressi. Le caverne, almeno grossolanamente, ci si avvicinavano.

Cercò le caverne con attenzione, e ne uscì a mani vuote - notando il tunnel in alto solo al secondo giro. È proprio da Zell giocare a nascondino molto, molto bene. Controllando di avere il Revolver ben riposto nella sua fondina e legato ai suoi fianchi, iniziò ad arrampicarsi.

Trovò Zell due ore più tardi, pallido e ancora per terra. Non ci pensò nemmeno, ma grugnì semplicemente, sollevando il suo compagno di stanza e camminando con attenzione per portarlo fuori. La lastra di ghiaccio fu superata usando il gunblade come bastone da ghiaccio, spostando il peso verso l'alto mentre si trascinava dietro Zell - le gambe di Squall giravano sotto alle ascelle di Zell, così che il ragazzo senza sensi usasse la schiena di Squall come cuscino. In altre circostanze forse era una posizione a cui Squall non avrebbe obiettato - ma in quel momento sapeva semplicemente che i suoi muscoli lo avrebbero odiato per giorni. Ma non c'era altra scelta. Zell era vivo, anche se solo per un pelo, ma aveva bisogno di calore. Il calore era dall'altro lato di questa maledetta e fottuta lastra di ghiaccio, e quindi Squall l'avrebbe portato là.

Si mise le braccia di Zell intorno al collo per l'ultimo pezzo - la discesa del muro della Caverna di Fuoco. Una mano guantata si assicurava sempre che Zell fosse a posto prima di fare un movimento.

Non gli dirò come l'ho portato fuori da là, si promise Squall mentre finalmente abbassava a terra Zell nel calore torrido della Caverna di Fuoco. Penso di aver sacrificato abbastanza orgoglio per lui, oggi. Picchiettò leggermente le guance di Zell con le dita guantate, controllando per vedere se il calore aveva un qualche effetto. Il traino sulla lastra e giù dal muro non era stato uno scherzo, e se doveva trascinare Zell fino in Infermeria era meglio saperlo subito. Poteva avere un debole per lui, ma quel debole stava rapidamente diminuendo per lasciar posto in quantità a pura irritazione per il dolore a cui si stava sottoponendo.

Zell sbatté le palpebre, fissando confuso Squall. "Che ci fai tu qui?" borbottò. Poi si tirò su a sedere, strofinandosi le braccia come se fossero fredde.

"Ti cercavo" disse disinvolto Squall, con la maschera ferma al suo posto. "Ti va di tornare al Garden?"

"Sì" disse Zell, insolitamente tranquillo. Poi sorrise, una pura gioia malvagia. "Sì, penso di sì."

Squall lo guardò con attenzione. "Che cosa ti è successo nella caverna di ghiaccio?

Il sorriso di Zell non svanì. "Vedrai."

Squall scrollò semplicemente le spalle. "Andiamocene da qui."

Lo vide davvero, nella primissima battaglia con i sempre presenti Lesmathor. Zell era sempre stato impulsivo in battaglia, affrontandone più di quante sapeva gestirne, e pagandone il prezzo. Aveva il talento, ma non la pazienza o il controllo. Ora era cambiato qualcosa. Era perfettamente calmo in battaglia, ogni movimento era fluido come l'acqua, la concentrazione completa e non vacillava. Era stato bravo per l'età che aveva, prima - ora era grandioso. Non era un cambiamento nella conoscenza. Era un cambiamento in come veniva applicata. Squall domandò di nuovo cosa era successo nella caverna.

Questa volta, Zell scrollò le spalle. "Ho trovato un GF" disse. "Elemento ghiaccio, dice di chiamarsi Shiva. È vecchia, Squall. Molto, molto vecchia."

Squall scosse la testa, quasi tristemente. "Te lo toglieranno quando torneremo al Garden" disse. "Come hanno tolto Quetzal a me. Vorranno che tutti ne abbiano accesso."

Zell si picchiettò semplicemente la testa. "Non importa, Squall" disse con assoluta sicurezza. "Shiva ha chiamato me. Tornerà da me quando avrò bisogno di lei." Guardò con comprensione il suo compagno di stanza. "Proprio come il tuo Uccello del Tuono torna da te."

Squall gli voltò le spalle e si diresse al Garden, rifiutandosi di rispondere con gli occhi o la voce.

Zell lo seguì, freddo come il ghiaccio.

*****
Nota della traduttrice: ogni recensione e commento, anche in messaggio privato, sarà tradotto e inviato all'autrice, e ogni eventuale risposta verrà poi riportata qui. Per chi volesse tenersi aggiornato sulle mie traduzioni (in questo e altri fandom), lascio il link alla mia pagina facebook (dove segnalo sempre quando aggiorno) e alla mailing list. Alla prossima! - Alessia Heartilly

   
 
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