Anime & Manga > Fairy Tail
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Autore: ___Page    02/06/2016    3 recensioni
-Gray…- lo chiamò Mira, cauta e un po’ incerta.
Gray si limitò ad osservarla, in disperata attesa che la maga dicesse quello che aveva da dire, purché gli dicesse dove diavolo era finita Juvia e cosa diavolo le era successo! Subito!!!
-Juvia non…- Mira si interruppe, puntando per un attimo gli occhi a terra -Lei se n’è andata- riprese, più sicura di sé e tornando a guardarlo mentre il cuore del ragazzo perdeva svariati battiti -Ha lasciato Fairy Tail tre settimane fa. È una maga di Mermaid Heel ora-
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gray Fullbuster, Kagura, Lluvia, Lyon Bastia
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Un raggio di sole la centrò in pieno viso, svegliandola e obbligandola a socchiudere gli occhi. Sentiva una brezza fresca accarezzarle il volto, ma non aveva freddo. Anzi. Era al caldo, un caldo così accogliente, come una coccola delicata, che le fece venire subito voglia di sprofondare di nuovo nel sonno, abbandonandosi tra le muscolose braccia che la sorreggevano.
Muscolose braccia… considerazione interessante.
Doveva trattarsi di una delle sue vecchie fantasie perché non c’era proprio la materia prima lì a Mermaid Heel per addormentarsi stretta in un paio di muscolose braccia.
Sì, decisamente doveva stare sognando ed era anche un sogno parecchio comodo.
Reclinò il capo all’indietro per sistemarsi meglio sul petto di chiunque fosse che le stesse facendo da cuscino e mise a fuoco, nella luce filtrata dai rami dei ciliegi, un profilo famigliare.
Ancora un po’ comatosa, sorrise studiando il naso dritto, la mandibola squadrata, le palpebre rilassate a nascondere un paio di iridi di un grigio quasi perlaceo. I capelli corvini ricadevano sulla sua fronte, disordinati come sempre, creando un gioco di luci e ombre grazie al cono di sole che riusciva a raggiungerli tra gli alberi in fiore.
Ricordava bene il suo odore pungente, menta e ghiaccio e una punta più aspra, simile al limone, ma non capiva perché fosse diventato improvvisamente così intenso e pervadente. Non lo capì finché non si accorse di avere portato la mano sulla sua guancia, avere girato il viso e avere avvicinato pericolosamente le labbra alle sue.
E un attimo prima di baciarlo Juvia realizzò che non stava affatto sognando.
Spalancò gli occhi, ora ben sveglia, e si tirò bruscamente indietro, il respiro affannato. Con il cuore che marciava a mille, cercò di calmare i fremiti che la scuotevano e conficcò le unghie nel tronco alle sue spalle, che le sbarrava la strada e le impediva di allontanarsi per davvero da Gray, allontanarsi il necessario.
Confusa, stordita e con il sangue che le pompava nelle orecchie, Juvia ritrovò un barlume di lucidità, sufficiente a suggerirle di usare la propria forma Sierra per sgusciare fuori da lì il più rapidamente e silenziosamente possibile.
Incespicò nell’erba che circondava la vasca e registrò vagamente che Lyon e Kagura non erano più da nessuna parte, così come nemmeno i loro vestiti, eccezion fatta per una giacca scura appesa ad un ramo più basso degli altri.
Faticando a rimanere in equilibrio sui tacchi per l’agitazione, Juvia si diresse verso il varco nascosto, per uscire da lì.
Era per caso impazzita?! Cosa stava per fare?!
Era arrivata a tanto così dal cascarci di nuovo e se lo avesse fatto non si sarebbe mai perdonata. Non poteva, semplicemente non poteva.
Non era qualcosa che dipendeva realmente da lei, era questione di sopravvivenza, e non poteva permettersi di perdere la testa per lui. Le cose erano cambiate.
Posò la mano su un ciliegio, il piede già a metà strada oltre il varco quando qualcosa la trascinò all’indietro, obbligandola al contempo a girare su se stessa di centottanta gradi. Una forte presa sulle spalle le impedì di cadere faccia a terra.
-Juvia-
La maga si dimenò, districandosi dalla presa di Gray, un’espressione di puro terrore sul viso.
-Perché stai scappando?- domandò l’ice maker.
Il suo sguardo era serio e duro ma la sua voce lasciava trasparire una sottile sofferenza, sottile e penetrante, come un ago lungo e affilato.
-Juvia non scappa, sta solo tornando a cas…-
-Non è questa casa tua!!!- urlò il moro, facendola sobbalzare per quell’improvviso cambio di tono, incapace di trattenere oltre la propria frustrazione.
Gray si passò una mano tra i capelli, cercando di calmarsi.
-Magnolia è casa tua, Fairy Tail è casa tua! Tu dovresti essere là, non qui! Ti aspettano tutti Juvia!- spiegò, controllando a stento l’agitazione -Sono l’ultimo che ha il diritto di chiederti qualcosa ma ho fatto tutta questa strada e aspettato tutto questo tempo per riportarti a casa! Perché è quello il luogo a cui appartieni! E io ho sbagliato tante cose ma il punto è che tu non puoi rinnegare la tua vera natura a causa mia, non lo accetto, non…-
-Basta!!!- fu il turno della maga di gridare e quello di Gray di sobbalzare.
Due volte quando, sollevato il  viso si accorse dello sguardo furente di Juvia.
-Tu non… accetti?! Cosa importa quello che tu puoi accettare oppure no?! Tutta questa storia gira intorno a quello che Juvia è in grado di accettare e tollerare, tutto quello che Juvia ha accettato e tollerato e ora non può più!!! Non ha niente a che vedere con Gray, non ha mai avuto niente a che vedere con Gray nel momento in cui Juvia ha cancellato il marchio di Fairy Tail dalla propria gamba!!!-
-Se hai preso una decisione così drastica è stata solo colpa mia…-
-No!!! Juvia ha deciso ciò che era meglio per lei, quel che Gray ha fatto è stato esprimere una sua precisa opinione e un suo preciso stato d’animo e Juvia lo ha accettato ma ha anche capito che qualcosa nella sua vita doveva cambiare e questo non ha niente a che vedere con te!!! Dove Juvia stia e cosa faccia è un problema di Juvia e Juvia soltanto!!!-
Gray strinse i pugni fino a sbiancare le nocche.
Vederla così era una tortura, sapere che era solo la causa di tutto quel dolore che traspariva dalla sua espressione furibonda era come la morte da vivi. Un dolore senza fine senza nemmeno la grazia di poter smettere di soffrire.
-Tu devi ascoltarmi, io non intendevo quel che ho detto, è stato solo…-
-Beh Juvia sente quello che dici non quello che intendi!- lo interruppe lapidaria per l’ennesima volta e Gray si sentì annegare.
La stava perdendo, per davvero, ora più che mai, mentre litigava con lei come mai era accaduto prima, se ne stava rendendo conto. E se non fosse riuscito a farsi ascoltare l’avrebbe persa davvero e per sempre. Perché ormai Juvia era a tanto così dall’andare oltre lui e tutto l’amore che aveva sempre cercato di dargli e il dolore che lui le aveva sempre fatto provare.
E non poteva neppure biasimarla ma di certo non poteva perderla.
Non senza lottare.
Anche se aveva il sentore di essere tragicamente in ritardo per quello.
-Ora non mi stai ascoltando però- sibilò, arrabbiato.
Non con lei ma con se stesso. Non con la sua testardaggine ma con la propria. Non per il suo essere così risoluta ma per non esserlo stato abbastanza lui.
-Perché Juvia sa già cosa dirai e no, non è come pensi! Juvia non è più una tua compagna quindi tu non hai nessun diritto di preoccuparti per Juvia! Le compagne di Juvia si preoccuperanno per lei d’ora in poi, le maghe di Mermaid Heel di cui ora Juvia fa parte! Non Fairy Tail!-
Gray indietreggiò, come se Juvia lo avesse appena schiaffeggiato.
Non riusciva a credere alle proprie orecchie, non poteva essere vero. Doveva essere ancora addormentato e quello doveva essere solo un incubo.
Ma sapeva fin troppo bene, dal dolore che prese a pulsargli nel petto, che quella era la realtà.
Scattò d’istinto quando Juvia gli voltò le spalle ma s’impose di fermarsi e calmarsi quando vide che non aveva cercato di allontanarsi.
La maga strinse i pugni lungo i fianchi e tremò, puntando lo sguardo duro e determinato e completamente asciutto davanti a sé. Solo un’incertezza nel parlare lasciava trasparire una qualche emozione in lei, quando parlò di nuovo.
-Ci sarà sempre un posto speciale per Fairy Tail nel… nel mio cuore- mormorò, sforzandosi di parlare in prima persona, per far capire a Gray quanto ciò che stava per dire fosse così vero per lei da non poter più tornare indietro e cambiare idea -Ma non c’è più… non c’è più un posto per me a Fairy Tail- concluse a fatica, dandogli il colpo di grazia.
Perché Gray sapeva che Juvia sapeva che per lei a Fairy Tail ci sarebbe stato per sempre un posto. Ma non poteva fingere di non aver compreso che ormai Juvia non era più interessata ad occuparlo.
Non sarebbe tornata, né per lui né per nessun altro.
Sarebbe rimasta lì, per se stessa.
E Gray non trovò neppure il coraggio di provare a rincorrerla di nuovo quando Juvia, senza più una parola o uno sguardo, uscì dalla macchia, lasciandolo solo a guardare, senza realmente vederli, i fiori dei ciliegi cadere fluttuando al suolo.

 
§
 

Infilò le chiavi nella toppa, fischiettando e smuovendo le spalle, meravigliosamente rilassato.
Sì, era stata una serata meravigliosamente rilassante e andava tutto bene. Il sole splendeva, gli uccellini cantavano e tutto era meraviglioso.
Meraviglioso come il corpo di Kagura schiacciato contro il suo, la gola di lei che palpitava a ogni sfioramento delle sue labbra, i suoi gemiti soffocati contro la propria spalla e…
Lyon cadde quasi fisicamente fuori dagli eccitanti e, sì, che ci crediate o no, meravigliosi ricordi della sera precedente, dopo aver aperto la porta di casa sua.
A una prima occhiata non c’era niente che non andasse. Ma l’uscio sembrava bloccato da qualcosa e a Lyon si gelò il sangue nelle vene quando, fatto il giro per vedere di cosa si trattasse, constatò che l’ostacolo altro non era che un borsone da viaggio.
Chiaramente pieno e con il simbolo di Fairy Tail disegnato sopra.
Il borsone che Max aveva convinto Gray a comprare dalla propria bancarella prima che partisse per Margaret Town insieme a lui.
L’albino lo fissò interdetto per alcuni lunghi istanti, sbattendo ripetutamente le palpebre, come se non fosse in grado di capire le implicazioni che un borsone da viaggio pieno, abbandonato nell’ingresso, portava con sé. Cosa che invece Lyon era perfettamente in grado di capire, perché, insomma, non era precisamente un idiota. Solo che, ecco, forse non voleva capire.
Per questo quando suo fratello uscì dalla cucina, infilandosi una maglietta di cotone a maniche corte con sopra disegnata una… era una farfalla quella?! Sì okay, con sopra disegnata una farfalla, spostò la propria attenzione su di lui, guardandolo come se venisse da un altro pianeta.
-Cosa stai facendo?- chiese, sconvolto.
Gray gli lanciò una rapida occhiata, spostandosi poi in salotto per recuperare alcuni suoi vestiti che erano sparsi in giro da chissà quando. Si guardò intorno, in apprensione. Sperava vivamente di avere recuperato tutti i suoi boxer, non sarebbe stata una bella sorpresa per Lyon.
-Parto- rispose calmo, sbirciando sotto i cuscini del divano e recuperando una canotta di Lyon che intanto non gli aveva levato gli occhi di dosso, seguendo ogni suo movimento.
-Ma non puoi!-
Gray si girò verso di lui e sostenne il suo sguardo alcuni istanti, prima di lanciare la maglia di cotone al legittimo proprietario.
-Non ha senso rimandare- si giustificò semplicemente, con un’alzata di spalle.
Si accovacciò accanto al borsone e aprì la lampo, infilando dentro gli indumenti appena recuperati senza preoccuparsi nemmeno di piegarli. Era già un miracolo che non li avesse persi.
-Ma Juvia…-
Le parole morirono in gola a Lyon quando Gray si rimise bruscamente in piedi, fissandolo dritto negli occhi. E fu allora che Lyon si rese conto che suo fratello non era semplicemente triste, non era semplicemente deluso.
Era devastato, distrutto da qualcosa che lo stava mangiando dentro e che nessuno era in grado di estirpare. Era successo qualcosa, era evidente. E senza bisogno di chiedere, Lyon seppe che il tentativo di Gray di riportare Juvia da lui aveva fallito miseramente.
Sobbalzò appena quando il moro gli posò una mano sulla spalla.
-A volte continuare a lottare non è la soluzione. A volte bisogna sapere prendersi le proprie responsabilità e poi andare avanti- mormorò e tutto ciò che Lyon riuscì a fare fu deglutire a vuoto e annuire, prima di stendere le braccia e trascinarselo contro in un abbraccio che colse l’altro mago alla sprovvista.
Ma ci vollero solo pochi istanti a Gray per tornare in sé e ricambiare, mettendo in quella stretta tutto l’affetto e tutti i “ti voglio bene” che non gli aveva mai detto e che non gli avrebbe detto mai.
Rimasero così per un po’ e quando si separarono bastò un’occhiata l’uno all’altro per sapere che, sì, potevano stare tranquilli, Gray non avrebbe detto a nessuno che Lyon aveva chiaramente il groppo in gola e Lyon non avrebbe mai detto a nessuno che Gray aveva gli occhi lucidi.
Non per la separazione, quello no.
Era più che Lyon non sopportava di vedere suo fratello in quello stato e Gray oltre al proprio dolore doveva sopportare anche di vedere Lyon stare male per lui.
-Cerca di stare bene- fu tutto quello che il mago di Lamia Scale riuscì ad articolare mentre gli dava un’ultima pacca sulla spalla.
Gray annuì.
-Grazie di tutto Lyon. Ci vediamo presto-
-Puoi scommetterci, fiocco di neve-
Il moro sorrise tirato mentre si caricava il borsone sulla spalla e si dirigeva fuori dalla casa con passo sicuro e la testa alta.

 
§

 
Si passò una mano tra i capelli color perla, sospirando, seduto con le gambe piegate davanti a sé, sulla sommità di Primrose Hill, dietro la sede della gilda delle maghe-sirene.
Il sole brillava, gli uccellini cantavano, gli alberi erano in fiore e il mondo faceva schifo.
Ma non schifo come “schifo totale”.
Era più un’alternanza di meraviglioso e schifoso senza una precisa ripartizione tra i due aggettivi. Era meraviglioso se pensava a Kagura e faceva schifo se pensava a Gray.
Perché dai era uno schifo, dannazione, non era giusto che ora che quell’imbecille aveva finalmente aperto gli occhi…
Per cosa aveva rinunciato a Juvia allora?!
Ah già, era stato quando si era innamorato di un’altra donna quindi, sì, sarebbe successo in ogni caso.
Ma comunque!
Si sfregò gli occhi con pollice e indice e non si accorse della ragazza che si era seduta accanto a lui finché le sue dita non si infilarono tra le ciocche di capelli chiari, all’altezza della nuca. Lyon abbandonò per un attimo il capo sul palmo che lo accarezzava, tenendo gli occhi chiusi per godersi meglio quel contatto.
-Non potevi fare niente più di quello che hai fatto- mormorò Kagura e il mago risollevò le palpebre per guardarla.
Era seria, come sempre, ma con una luce negli occhi che era solo per lui. Era anche pronta a rimproverarlo, se necessario, ma lo avrebbe fatto solo perché non sopportava di vederlo così.
-Non è mai stato per lei, vero?- domandò Kagura, conoscendo già la risposta -E nemmeno per me. Sei venuto qui per lui sin dall’inizio, hai solo finto di rivaleggiare con lui ma in realtà volevi esserci se le cose avessero preso la piega sbagliata, per stare accanto a tuo fratello-
La reazione di  Lyon fu più eloquente di una risposta vocale e la mora sorrise, fiera di lui e del proprio intuito.
-Tu ci sei stato Lyon, finché Gray ha avuto bisogno di te. Non sarebbe mai potuto dipendere da te cosa Juvia e Gray avrebbero scelto alla fine. Tu hai fatto il possibile e capisco se ora stai male per lui ma non puoi colpevolizzarti-
L’ice maker tornò a puntare gli occhi davanti a sé.
-Non ha voluto che lo accompagnassi alla stazione-
-E puoi biasimarlo?- chiese Kagura, guardando anche lei l’orizzonte dove il sole cominciava a scendere, tingendo il cielo di arancio e rosa -Nel proprio dolore si è soli, Lyon-
Sì, lo sapeva bene Lyon. Lo aveva imparato quando Ur era morta, quando aveva capito che quella strana visione di Gray ucciso dai draghi non era affatto una visione –e ancora aveva gli incubi a volte–, quando Kagura lo aveva cacciato intimandogli di non tornare.
Ma la cosa non riusciva a confortarlo. A differenza delle carezze di Kagura, del suo profumo nelle narici e della sua silenziosa presenza. Quello gli era di grande conforto, non poteva negarlo.
Si girò a studiarla un attimo, riempiendosi gli occhi di lei. Non capiva come avesse resistito così tanto senza vederla.
-Quando posso tornare?- chiese di punto in bianco e Kagura si girò a guardarlo scioccata e furente e Lyon comprese immediatamente quale fosse il problema -Non sto chiedendo il permesso per venire a trovare la mia donna- mise in chiaro e subito le guance della maga presero colore nel sentirsi chiamare così -Ma ho capito che c’è qualcosa in ballo e ho la netta sensazione che non ti troverei se venissi la settimana prossima e nemmeno quella dopo. Quindi ti chiedo, quando posso tornare?- ripeté, guardandola intensamente negli occhi.
Kagura si sporse verso di lui per baciarlo dopo alcuni istanti di silenzio, accarezzandola con la mano dalla tempia alla mandibola.
-Mi faccio viva io quando torno- mormorò sulle sue labbra.
Lyon piegò il capo per appoggiare la propria fronte alla sua.
-Sarà una missione lunga?-
-Forse-
-Pericolosa?-
-So badare a me stessa- tagliò corto Kagura.
L’ice maker sorrise, accarezzandole il fianco. Era così forte e fiera.
-Quando parti?- domandò piano, roco, mentre il sole scendeva sempre più rapido e la penombra si dilatava sempre più in fretta su Margaret Town e Primrose Hill.
-Domattina-
Lyon ghignò, aumentando possessivo la presa su di lei e avvicinandola a sé, senza incontrare resistenza.
-Allora abbiamo tempo- soffiò, prima di baciarla di nuovo. 
 
  
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