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Autore: love libri    02/06/2016    1 recensioni
Non un alito di vento disturba la quiete che si forma con il mare calmo, nessuno oserebbe mai urlare, tutto l’equipaggio è sceso in un religioso silenzio, si comunica con dei sussurri appena accennati.
Il legno scricchiola sotto i nostri piedi, mi muovo con passo leggero e avanzo fino alla prua per scrutare l’orizzonte; questo si erge davanti a me, maestoso e imponente: so che cosa sto guardando, io posso ammirare l’infinito.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non un alito di vento disturba la quiete che si forma con il mare calmo, nessuno oserebbe mai urlare, tutto l’equipaggio è sceso in un religioso silenzio, si comunica con dei sussurri appena accennati.
Il legno scricchiola sotto i nostri piedi, mi muovo con passo leggero e avanzo fino alla prua per scrutare l’orizzonte; questo si erge davanti a me, maestoso e imponente: so che cosa sto guardando, io posso ammirare l’infinito.
Sono ormai dieci anni che viaggio su questa nave, conosco che cosa si dice di questa traversata e soprattutto di questo tratto di mare: è famoso per le sue temibili tempeste.
Mi godo la calma e la tranquillità, arriva l’attimo, quell’attimo sfuggente, quella piccola frazione di secondo in cui tutto è perfetto, dura poco perché subito si cerca di riprodurlo nella mente, il cervello elabora le informazioni, si dispera perché non riesce nel suo intento.
 
Scuoto la testa tentando di calmarlo, riprendo la mia venerazione, poi ecco: una empia voce riecheggia nell’aria, il nostro passeggero, un generale o qualcosa di simile, si è svegliato; il suo starnazzare mi disturba, credo stia parlando, sta domandando al capitano il motivo di questa pausa. Ormai il momento è perduto, mi giro lentamente, sulla barca è come se si spezzasse un incantesimo, osservo il capitano, è annoiato, come non potrebbe? Il generale ha ripreso uno dei suoi interminabili racconti di non so quale battaglia accaduta da qualche parte, lodandosi della sua bravura e capacità nel mantenere la disciplina, aggiungendo che in nessun suo battaglione nessuno avrebbe mai osato smettere di lavorare o di prodigarsi per il reggimento. Che sciocco, tutti stavano provvedendo, tutti pregavano, consci di che cosa sarebbe arrivato con la notte, qualcosa di peggiore di diecimila nemici armati fino ai denti; quello che avremmo dovuto affrontare era la natura stessa, la natura che si scatenava contro di noi con tutta la sua potenza e rabbia; il capitano deve averlo avvisato perché quel fastidioso vociare si interrompe un attimo per poi riprendere in una risata di scherno. Aspetterò, avrò la mia vendetta questa notte.
E la notte arriva: sapevamo di non poter sfuggire dalla furia di quella massa nera che avanza, non può essere paragonata a null’altro che un enorme esercito che marcia, alcuni battaglioni circondano il cuore di quella entità che avanzava minacciosa verso di noi.
 
Il vento soffia, lento ma inesorabile, aumentando la sua velocità. La nave comincia a muoversi. La pioggia si infiltra nei nostri vestiti.  Il mare, poco prima così calmo, si risveglia adirato. Si scontra con la nostra nave. La battaglia per la nostra vita ha inizio. Non sarà uno scontro tra due eserciti di egual valore e forza su una distesa di erba. Saremo solo noi, eretti su questo fortino, lottando disperatamente una battaglia contro il nemico più potente di tutti, una battaglia che non può essere vinta ma si può solo sopravvivere. Acqua, sia sopra che sotto, siamo completamente circondati. Il mare inizia la sua scalata, ghermisce i fianchi della nave con una violenza sempre maggiore. Ci odia: è l’unica spiegazione. Le fiancate reggono, ma le onde si alzano, si schiantano contro le barricate. Le superano. L’acqua entra lavando ogni centimetro del nostro corpo inzuppandoci fino alle ossa. Non c’è tempo per distrarsi o per avere paura, ormai noi non siamo più nessuno e quando non si è più nulla non si ha motivo di avere paura.
 
Il vento continua a soffiare, sembra essere sempre contro di noi, non importa in quale direzione ci voltiamo. Le onde si ergono minacciose, odiano essere fermate. Si sollevano e si scontrano sommergendoci. Un urlo. Un compagno è caduto. <> qualcuno grida, <>, dove? Non si vede nulla, ma si resta attaccati alla speranza, l’unica cosa che ci farà sopravvivere in questo inferno.
Le onde continuano imperterrite. La pioggia ci trafigge come milioni di aghi e anche il vento fa la sua parte colpendoci. Alcuni bestemmiano, altri pregano, uno urla <>. Le vele sono completamente ammainate, lavoriamo con i secchi per buttare fuori quanta più acqua possibile.
 
Sembra tutto inutile, siamo spacciati. Una onda più alta delle altre ci solleva. Il capitano al timone dirige la scontro. Vince. Si prepara per la prossima schermaglia. Una luce irrompe. Vediamo la fine della tempesta. Una ultima onda da affrontare. Un ultimo ostacolo ci separa dalla vita. Continuo ad osservare il capitano. L’onda è gigantesca, si concentra, i muscoli tesi. Inutile. Siamo morti. Ma la tempesta continua, un tuono rimbomba nel cielo. Che sciocchi che siamo stati. Meritiamo questa fine. Credevamo di essere il centro dell’universo. Credevamo che tutto ciò stesse accadendo a causa nostra e fosse rivolto solo a noi. Che presuntuosi. Eravamo solo erba durante lo scontro di due elefanti.

 
   
 
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