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Autore: Petricor75    02/06/2016    0 recensioni
[Political Animals]
[Political Animals]La mia storia ha inizio con l'ultimo incontro tra Elaine Barrish e Susan Berg, tutto il racconto contiene, come la miniserie, moltissimi flashback, quindi è fruibile anche da chi non ha visto lo show.
Political Animals ed i suoi personaggi non mi appartengono e questa storia è stata scritta senza nessuno scopo di lucro.
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Political Animals'
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Capitolo 02 When Bitches Fly


È sollevata, nel constatare che la politica abbia ristabilito il suo consueto atteggiamento impassibile, mentre la osserva incoraggiare gli altri passeggeri dello staff presidenziale che l'accompagneranno sul volo per Biarritz.

Le viene in mente il primo volo fatto insieme, poco dopo aver minacciato di rendere pubblico il tentato suicidio del figlio maggiore, TJ, se non le avesse concesso una settimana per seguirla durante i preparativi per la festa del fidanzamento dell'altro figlio, Douglas. Eppure, nonostante qualche amara frecciatina, perfettamente giustificabile, per giunta, viste le circostanze, la donna non aveva mancato di onestà.

"Gran parte della vita è un inferno...", le aveva detto con voce calma togliendosi gli occhiali e fissando il suo sguardo su di lei, "... è pieno di fallimenti e perdite. Le persone ti deludono, i sogni non si realizzano, i cuori si infrangono. E i momenti migliori, quando tutto va per il verso giusto, sono pochi e fugaci. Ma non riuscirai a viverti il prossimo grande momento, se non tiri avanti. Quindi questo è quello che faccio, tiro avanti."

"Signora Segretario.", la saluta alzandosi, quando finalmente la vede avvicinarlesi dopo essersi congedata da tutti gli altri. La donna arriccia gli angoli della bocca in un sorriso tirato, allunga inaspettatamente una mano in una stretta solida ma gentile, "Susan... credevo avessimo ormai chiarito questo punto...", la incoraggia unendo anche il palmo dell'altra mano. "... Elaine.", precisa prima di lasciarla andare.

Dopo aver annuito frettolosamente, le due si siedono l'una di fronte all'altra, sulle bianche poltrone del velivolo. Susan abbassa lo schermo del suo laptop, mandandolo in standby e lo sposta al lato del tavolino.

"Sempre pronta per il suo articolo, vedo!", osserva con una punta di divertimento il Segretario, nel tentativo di alleggerire l'atmosfera, "No! Veramente sono ancora alla ricerca di un appartamento...", la informa con un leggero imbarazzo, "... mia sorella è stata molto gentile ad ospitarmi, ma non credo di riuscire a sopportare ancora a lungo una convivenza forzata… siamo grandicelle ormai, per condividere gli spazi...", prosegue in tono scherzoso.

Elaine solleva un sopracciglio, sorpresa dalla notizia, chissà perché, si era convinta che la giovane sarebbe tornata col suo ex, "Ah non ci penso nemmeno!", alza una mano Susan scuotendo il capo, intuendo cosa stia passando per la mente della sua interlocutrice, "Non sono affari miei!", si giustifica la Barrish come per scusarsi, nonostante non abbia aperto bocca.

"È che non credo di riuscire a... buttarmelo alle spalle... quello che è successo, intendo... non riuscirei a passarci sopra...", ammette volgendo lo sguardo al sole che splende oltre il finestrino, basso sull'orizzonte, "… anche se l'altro ha capito i propri errori, a volte è solo troppo tardi... quando una cosa è finita è finita, e quando ci arrivi… lo sai.", confida la giovane senza imbarazzo.

La Signora Segretario non può che annuire in segno di approvazione, seguendo lo sguardo dell'altra. Il motore dell'aereo aumenta i giri, mentre lentamente si posiziona sulla pista, Elaine si allaccia la cintura, percependo la giovane alzarsi e sederlesi accanto, "Odio decollare e atterrare nel senso opposto a quello di marcia!", si giustifica lei, mentre si assicura alla poltrona. Un attimo dopo sono schiacciate entrambe sulle proprie sedute, mentre il velivolo rolla sulla pista e ascende tuffandosi verso l'oscurità ad est.

"Ce ne accorgiamo sempre troppo tardi, dei nostri errori...", le dice Elaine dopo un po', sporgendosi di lato verso di lei per non essere costretta ad alzare troppo la voce, oltre il rombo dei motori sotto sforzo per la salita a quota di crociera. La Berg sbuffa un sorriso amaro e comprensivo, volgendo una rapida occhiata alla sua compagna di viaggio. Le torna in mente quella prima sera che s'incontrarono allo zoo, davanti alla gabbia degli elefanti tanto amati dalla politica.

"Creature bellissime, non trova? Maestosi, incutono quasi timore... ma nonostante tutto questo, appaiono delicati. Sono più lenti degli altri animali, ma possono arrivare altrettanto lontano. Ma non è questo che più mi piace di loro... Sono una società matriarcale, e quando i maschi raggiungono l'età per l'accoppiamento, le femmine li cacciano a calci dal branco."

Incapace di togliersi il sorriso dalla faccia, si sgancia la cintura e torna a sederlesi di fronte. D'un tratto riprende coscienza del tema del loro viaggio e gli angoli della sua bocca si allineano in senso orizzontale, spegnendo l'espressione di poco prima. Con sguardo smarrito si rivolge al Segretario, si sporge verso il tavolino che le divide, posandovi gli avambracci e intrecciando insieme le dita delle mani.

"Adesso cosa succede, Elaine?", domanda con apprensione, la più anziana imita la sua postura, sporgendosi anch'ella verso la superficie liscia e opaca. La guarda con espressione bonaria e comprensiva, "Non lo so ancora, Susan.", confessa scuotendo leggermente il capo.

"Non può lasciare che Collier resti al potere...", insiste la giovane a volume appena percettibile. Osserva la donna abbassare la testa in un gesto nervoso, mentre alza leggermente le mani dal tavolo, sembra dire 'lasciatemi respirare'. Lentamente Susan si allontana, affonda la schiena sulla poltrona in uno scricchiolio di pelle, le braccia le ricadono pesantemente in grembo, in preda alla frustrazione, e all'istante comprende il peso che deve sentirsi addosso la Barrish, "Mi perdoni... non ho alcun diritto di parlarle in questo modo... tantomeno di suggerirle cosa deve fare.", si scusa con un leggero imbarazzo.

Elaine si affretta a scuotere il capo, ancora rivolto verso il basso, poi d'un tratto scoppia in una mezza risata isterica, mentre si risolleva in una posizione più consona ad un funzionario del suo calibro, "Lo sa?", esordisce in tono incredulo, mentre si passa lunghe dita tra i capelli, per allontanarseli dal volto, "Il mio ex marito, proprio ieri sera, stava cercando di convincermi usando quasi le stesse parole...", le racconta cercando invano di tornare seria.

Susan è contagiata dalla stessa isteria ed entrambe soffocano una risata, "Naturalmente ha anche cercato di convincermi a tornare con lui...", Elaine si pente di aver aggiunto il commento non appena le esce di bocca. Serra le labbra nel tentativo di azzittirsi, al contrario pensa 'al diavolo'.

"Pare che alla fine abbia capito i propri errori e che voglia... fare il bravo...", conclude trovandosi impaziente di vedere una qualche reazione da parte della giovane. Dopo anni e anni di pesanti critiche, vuole proprio vedere se è cambiata come sembra. Un candido sorriso si allarga dalla sua bocca, non c'è più nessun giudizio nella sua espressione. La donna ne rimane piacevolmente sorpresa, "Ne sono davvero molto felice, Elaine.", le dice, e lo pensa davvero. La più anziana alza un dito, "Troppo tardi!", precisa. Si rilassa sulla sua seduta, rivolgendo distrattamente la vista al di fuori del finestrino, esala un profondo respiro, percepisce l'attenzione della Berg su di sé, ed è contenta di averla lì con lei.

"Per quanto ancora ti porterai dietro quella stronza di una giornalista?", le aveva chiesto la sera prima Bud, dopo il suo ultimo rifiuto. "È venuto fuori che non è poi tanto stronza.", gli aveva risposto in tono paziente lei, pensando alle parole di Susan per il suo ex.

"Dolcezza, ti ha denigrata per anni, per tutto il tempo in cui siamo stati sposati, perché eravamo sposati, e ti ha denigrata dopo, perché non eravamo più sposati, ti ha minacciata con la storia di TJ, e poi l'ha fatta pubblicare lo stesso, e c'è mancato tanto così che non rendesse pubblica anche la tua intenzione di candidarti, prima che tu stessa avessi dato le dimissioni!", aveva insistito Bud.

"Beh, sai che ti dico? Non posso darle torto, riguardo a ciò che ha pensato di me per tutti gli anni che ti sono rimasta accanto, ora l'ho capito, Bud...", aveva replicato con calma l'ex consorte, "...e per quanto riguarda TJ, adesso so che non lo avrebbe mai reso pubblico, nonostante lo abbia usato come minaccia per il suo articolo su di me. Ha fatto solo l'errore di fidarsi della persona sbagliata, e lo ha capito. E la storia della candidatura è derivata da una svista di Anne, e lo sai, se quell'articolo fosse venuto fuori sarebbe stato firmato da Georgia Gibbons, proprio come quello su TJ!", aveva concluso a difesa della giornalista.

"Per il momento, concentriamoci sulle prossime ore, Susan.", le dice in tono calmo, tornando alla domanda della giovane, "Le ricerche sono ancora in corso, vediamo di non mettere il carro davanti ai buoi, c'è ancora una speranza.", conclude cercando di credere alle sue stesse parole, "Adesso cerchiamo solo di mettere qualcosa nello stomaco e riposare qualche ora, sarà una lunga giornata, domani.", aggiunge rivolgendole un sorriso rassicurante.

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Per l'ennesima volta si sforza di rimanere cosciente, nonostante il lancinante dolore che gli percorre ogni centimetro del corpo, tanto da temere di non avere un solo osso rimasto intatto. E poi la nausea e l'emicrania!

Da quanto tempo è successo? Minuti? Ore? Decisamente ore, oppure è diventato cieco? No, non è cieco, è solo buio intorno a lui, e freddo. Fa appello a tutta l'esperienza da ex membro delle Forze Speciali, per mantenere la calma e fare mente locale.

Un attimo prima andava tutto bene e stavano sorvolando il Golfo di Biscaglia, a breve avrebbero cominciato la discesa verso Parigi. Si stava godendo la colazione quando gli allarmi hanno cominciato a suonare all'impazzata. Ricorda di essersi alzato istantaneamente raggiungendo la cabina di comando, e prima che potesse mettere mano alla maniglia, uno schianto tremendo. Il suo assistente lo ha bloccato per costringerlo ad indossare l'equipaggiamento di emergenza, poi il caos più assoluto.

Cerca di sollevarsi facendo leva sui propri addominali, ma lo sforzo lo manda KO.

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Maledicendo sé stessa per essersi dimenticata di abbassare la tendina del finestrino, Susan si sveglia alle prime luci dell'alba europea, che da sud est le accarezzano il viso e le fanno dolere gli occhi.

Si stiracchia sulla poltrona e la riporta in posizione verticale, domandandosi perché non ha accettato di passare la notte con il Segretario, su uno dei divanetti liberi nella suite affianco.

La sua faccia si infiamma quando la vocina nella sua testa le ricorda cosa è successo l'ultima volta che ha passato del tempo lì dentro. Si nasconde il viso tra le mani, scacciando l'immagine di sé stessa, mezza nuda e completamente madida di sudore, dopo aver fatto sesso col figlio della donna che in questo istante potrebbe essere ancora sdraiata su quello stesso sofà, augurandosi che lo abbiano ripulito a dovere, prima del volo.

Una risata isterica la scuote per un attimo. Come avrebbe potuto passare la notte in quella cabina? L'immagine di Elaine distesa e addormentata lì la manda in confusione. -Maledetto Doug!-, pensa tra sé, mentre con un gesto stizzito lancia la soffice coperta di lato e si alza, recupera il set da bagno dal suo bagaglio e si avvia in direzione dei servizi per darsi una rinfrescata.

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"Signorina Berg, la Signora Segretario l'aspetta nella suite per la colazione.", la informa un assistente appena esce dal bagno. "Certamente.", gli risponde lei con nonchalance. -Facciamoci coraggio!-, pensa compatendosi.

Traccheggia ancora per un po', fingendo di piegare la coperta che ha usato la notte appena trascorsa, ma dopo qualche minuto capisce non ha scampo di uscire da questa situazione. Inala due profondi respiri, si avvicina alla porta della suite e bussa timidamente.

Dopo qualche secondo la porta si spalanca e il Segretario di Stato le sorride amichevolmente, facendosi da parte per farla entrare, "Spero che abbia riposato bene, Susan.", le dice cortesemente.

Le sfiora velocemente il centro della schiena, invitandola ad accomodarsi al piccolo tavolino, apparecchiato per due, una brocca di latte ed una di spremuta, gli immancabili mirtilli di Elaine e i cereali. Altra frutta già tagliata in due grandi coppe di cristallo.

Il suo sguardo non può fare a meno di balzare velocemente al famoso sofà e notando una coperta piegata identica a quella con cui si è scaldata lei stessa nel locale affianco, avvampa per la seconda volta nel giro di mezz'ora.

"Ho riposato quanto basta, grazie, e lei Signora Segretario?", si morde l'interno della guancia, consapevole dell'appellativo quanto del fatto che Elaine non lascerà correre, "Ancora con questi titoli ingombranti?", l'ammonisce la Barrish sedendolesi di fronte.

-Ecco, appunto!-, pensa la giovane, finge noncuranza, alzando gli occhi al cielo e sorridendole, "Mi perdoni, Elaine, ero sovrappensiero e ancora non ci ho fatto l'abitudine.", le confessa con sincerità, e nello stesso istante sospetta che quell'ultimo 'Signora Segretario' le sia sfuggito di bocca nell'inconscio tentativo di prendere le distanze dal ricordo di quel maledetto divano.

Elaine la guarda a metà tra il divertito e l'intenerito, è rimasta un po' interdetta da questa goffa giustificazione che non la convince poi più di tanto, oltretutto si è resa conto che la giovane donna è arrossita, -Qualcosa mi sfugge…-, pensa, ma decide di non insistere oltre. Il pensiero della giornata che le si prospetta davanti la riporta al senso del dovere e con espressione seria decide di istruire la donna sul programma del giorno.
   
 
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