Disclaimer: Paul, George, John e Ringo purtroppo non sono miei (ç____ç perchéééé 3) e ovviamente questo aborto è nato solo da una mente malata e ormai del tutto deviata. Mi spiace.
---
Era successo tutto così in
fretta che le uniche cose che
riusciva a ricordare erano il rumore di quella frenata violenta, e
l'immagine
degli abbaglianti sul tronco dell'albero. Oltre a questo solo vaghe
immagini
grigiastre e polverose.
Aveva provato svariate volte ad aprire gli occhi, ma ad ogni tentativo
il mal
di testa lancinante l'aveva fatto desistere, aggiunto ad una nausea
fortissima.
All'ennesimo tentativo socchiuse le palpebre, lasciandosi infastidire
da
qualche raggio bianco. Sentiva un mormorio concitato nelle orecchie,
come una
eco di quello che era successo mentre era incosciente.
La nausea era sparita, il mal di testa però rimaneva acuto e
stordente,
aggiunto dal fatto che la benda era troppo stretta alla testa.
Benda?
Oh, fantastico, era in ospedale. Fino a quel punto poteva arrivarci con
l'intuito, ma era comunque così rintronato da sentire subito
il bisogno di
tornare nel buio.
La prima cosa che sentì prima di aprire gli occhi fu il
tocco di una piuma che
lo solleticava al collo. E subito dopo qualcosa di appuntito che gli si
infilzava nel polso.
Con un gemito aprì lentamente gli occhi, ma vide solo tanti
capelli marroni.
Essendo incapace di articolare suoni di senso compiuto si
accontentò di
manifestare il proprio disappunto con un mugolio.
-Oh, buongiorno-, disse una voce femminile, arrochita dal sonno, e
subito dopo
sentì che i capelli sul collo se n'erano andati.
Provò ad aprire gli occhi e ci riuscì dopo un
lento sbattere di ciglia.
-Mr. McCartney-, continuò la voce, con una pausa divertita.
-Si sente meglio?
Gli sembrava una domanda così scontata, idiota e banale che
non trovò altra
risposta da dare che una occhiataccia.
-Certo che no. Domanda stupida. Ha fame?-, chiese di nuovo la voce
femminile,
ora più fredda.
Paul capì che doveva rispondere, ma sentiva la bocca
così impastata che fu
piuttosto difficoltoso parlare.
-Uhm, si-, rispose aprendo completamente gli occhi.
Vide l'infermiera, che gli stava controllando una bendatura al gomito.
Non era molto bravo a descrivere le persone, ma se avesse dovuto farlo
avrebbe
detto che non era né bellissima né brutta. Occhi
grigi, o verdi, o entrambe le
cose, non avrebbe saputo dirlo; I capelli erano di media lunghezza,
mossi,
castani e chiari. Sul viso c'erano molte imperfezioni, delle rughe
causate
dallo stress, occhiaie, ma nel complesso era carina.
-Arrivo subito con qualcosa da mettere sotto i denti. Oh, e ci sono
visite-,
aggiunse lei, di nuovo in tono divertito.
Il ragazzo non fece in tempo ad annuire che una voce familiare
miagolò:
-Paul! Cazzo, ci hai fatto prendere un colpo!
Girò la testa, e gli ci vollero un paio di secondi per
realizzare che quello
era John.
-Oh, che bello vedere le vostre brutte facce-, borbottò,
memore del litigio che
avevano avuto prima che si ritrovasse di colpo in un lettino.
-Anche per noi. Ci hai fatto passare un paio di bruttissimi giorni,
sai?-,
rispose George.
-Eh si...stavamo già cercando un sosia per rimpiazzarti!-,
aggiunse John con un
sorriso non del tutto sincero. Si vedeva che tutti e tre avevano
passato almeno
un paio di nottate in bianco e che erano maledettamente sollevati di
vedere
finalmente che stava bene, più o meno.
-Ah, che begli amici...-, esclamò Paul con una finta aria
offesa messa su alla
bell'e meglio.
-Seriamente, siamo così felici di avere il nostro
sopravvalutato bassista!-,
esordì la voce profonda e un pò infantile di
Ringo.
Paul lo fulminò, come il suo ego ferito non poteva fare a
meno di ordinargli,
poi rispose:
-Ah beh, se parliamo di musicisti sopravvalutati...Comunque, ragazzi,
da quanto
tempo sono qui?
-Hai preso una gran brutta botta. Seriamente, temevamo il peggio-,
intervenne
George, e la voce gli tremò per un istante. -Comunque sei
qui da una settimana
e mezza.
-Due settimane?!-, sbraitò Paul agitandosi sul letto. -Ma
dobbiamo registrare
Sergent...
-Si calmi-, intervenne l'infermiera bloccandolo per le spalle. -Le ho
portato
il pranzo-, aggiunse rivolgendosi poi ai visitatori con uno sguardo
significativo. Smammare.
-Siamo di troppo-, commentò scocciato John.
-Veniamo a trovarti domani, Paul-, promise Ringo.
-E signorina-, aggiunse John, -veda di non farsi mettere le mani
addosso da
lui...dopo ben una settimana e mezza di astinenza sarebbe capa...
-John!-, lo ammonì Paul.
Scalpicciando svogliatamente i tre ragazzi uscirono dalla stanza,
lasciando
Paul e la ragazza soli, in un silenzio anche piuttosto imbarazzante.
Paul si sentì a disagio:
era troppo abituato, volente o
nolente, ad avere attorno un sacco di persone.
-Come ti chiami?-, chiese alla schiena dell'infermiera.
-Daisy-, disse lei senza guardarlo, ma si limitò a
sistemargli le coperte.
-Piacere, sono Paul-, ci riprovò lui.
-Lo so. Non ha fame?-, rispose lei indocandogli il piatto che gli aveva
portato.
Il ragazzo guardò sconsolato il suo piatto. In quel momento
ci sarebbe voluto
George, tanto buttava giù qualsiasi cosa.
Cominciò a mangiare lentamente, e la
ragazza se ne andò per il resto della giornata.
La mattina dopo lo svegliarono un colpo di luce improvviso e un
"buongiorno" poco convinto.
-Umpf. Non ne sono sicuro-, borbottò lui stropicciandosi gli
occhi, e Daisy non
rispose. Paul non disse altro, era la prima volta dopo tanto tempo che
qualcuno
lo trattava con completo disinteresse. Cercò di trovarci il
lato positivo:
nonostante il fatto che adorava stare al centro dell'attenzione forse
gli
serviva ridimensionare il proprio ego.
Rimase in silenzio immerso nei suoi pensieri, finché non
sentì che le coperte
si spostavano.
-Che c'è?-, protestò con una smorfia di dolore
mentre Daisy gli sollevava la
testa.
-Devo cambiarle le bende-, spiegò lei mostrandogli un lungo
rotolo di garza.
-Oh...va bene-, mugugnò lui.
-La ferita alla testa si è quasi rimarginata del tutto-,
osservò lei
mettendogli la benda nuova, -si levi la maglia.
Paul, perplesso, obbedì e notò con stupore tutte
le cicatrici e tagli che gli
percorrevano l'addome.
-Cosa...
-I vetri dell'auto-, disse lei asciutta, mentre gli esaminava le
medicazioni,
tastandole delicatamente con i polpastrelli.
A quel contatto Paul rabbrividì e tese gli addominali, a
disagio.
-Tutto bene-, constatò lei ridandogli la camicia. -Torni a
dormire-, aggiunse
uscendo dalla stanza, e Paul si riaccomodò riposando un
pò, prima che un
"Ciao Paul!" urlatogli nelle orecchie lo facesse sobbalzare.
-Ciao-, borbottò irritato coprendosi l'orecchio. -Fatemi
uscire di qui, vi
prego-, supplicò come un bimbo che vuole la mamma,
all'indirizzo di George.
-Ma come, vuoi uscire? Oh-, cominciò John assumendo un'aria
sbeffeggiatrice,
-l'infermiera ti ha dato il due di picche, vero?
-No, non mi interessa l'infermiera-, ribatté, -io
non sbavo su qualsiasi
cosa che si muove, John. E' che sono qui da due settimane, due!, e voi
state
lavorando senza di me! E' inammissibile!-, aggiunse irritato.
-Certo, ci manca la tua dittatura-, commentò Ringo.
-E comunque, fossi in te, con la signorina...-, insistette John.
-Si chiama Daisy. Beh, non mi interessa, se vuoi provaci tu...ma credo
che sia
frigida, comunque-, rispose Paul rabbuiandosi. In effetti tutta
quell'indifferenza nei suoi confronti non poteva
avere un lato positivo.
-Paul, essere nei Beatles non dovrebbe farti pensare che tutto il globo
sia ai
tuoi piedi-, osservò saggiamente George.
-Permesso-, disse la familiare voce di Daisy, che si fece largo con
espressione
buia e che ci mise due minuti a sgombrare la stanza.
In silenzio gli tolse le coperte e lo fece sedere.
-Che c'è?-, ripeté lui.
-Deve fare il bagno-, rispose.
Lo accompagnò fino alla stanza con la doccia.
-Ehm...posso fare da solo-, disse lui.
-Lo so-, disse lei guardandolo di sbieco. -Ma anche in caso contrario
non
sarebbe un problema. Tanto sono frigida-, aggiunse
nel tono più acido
che poté, e poi chiuse la porta.
Paul ebbe un gran tuffo spiacevole al petto, si sentì in
colpa ma tacque mentre
faceva la doccia. Forse di lei avrebbe avuto effettivamente bisogno,
dato che
rischiò di cadere una decina di volte.
-Scusa-, le disse mentre lei gli asciugava i capelli.
Lei si fermò per qualche secondo sorridendo brevemente.
-Sa, stanno girando delle voci ultimamente-, disse lei dopo un
pò.
-Cioè?-, chiese lui.
-Dicono che lei è morto nell'incidente-, rispose la ragazza
con un ghigno
divertito.
Paul rimase attonito per qualche momento, poi scrollò le
spalle e commentò:
-Bene, altra pubblicità.
[Si, dai Muse ai Beatles. Capita. Almeno ho cambiato un pò obiettivo xD chiaramente sto prendendo in giro la leggenda del Paul Is Dead, non c'è nemmeno bisogno di dirlo...non ho ancora completato la storia, ma non credo usciranno più di altri due o tre capitoli...Non penso di aggiornare presto, comunque cercherò di finirla il più presto possibile =)]