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Autore: donteverlookback    03/06/2016    0 recensioni
Luca e Cassandra sono due ragazzi molto diversi, ma con una passione in comune: entrambi sognano la facoltà di medicina. E' proprio al test di ammissione che si noteranno, sconosciuti un po' meno estranei in quella marea di ragazzi come loro, rimanendosi immediatamente simpatici.
Monica Casteldiani è una giornalista milanese che non ha mai pensato di conoscere un altro uomo dopo aver divorziato da suo marito, ma dovrà ricredersi dopo l'incontro con un suo aspirante collaboratore, Diego.
Lorenzo ed Elisa sono in vacanza con amici quando decideranno di trascorrere la vita insieme e verranno a conoscenza, la stessa sera, di una terribile e triste storia d'amore.
Queste e molte altre storie di persone dalle vite diverse, a sfondo principalmente romantico, della quale coglieremo solo un frammento per volta.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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E’ una gelida mattina di metà Dicembre e io me ne sto in maglietta a mezzemaniche a pulire il mio terrazzino: ci deve essere qualcosa che non va in me, sicuramente; sarà la menopausa o semplicemente il fatto che sto tirando la casa a lucido da quando mi sono svegliata e non mi sono fermata un secondo. Ho quasi posticipato le pulizie di primavera di qualche mese, ma ne vale la pena: il pensiero di dover ospitare a Natale mia sorella con la sua famigliola da cartolina e mia mamma, che non fa che rinfacciarmi mia sorella e il suo adorabile marito con i suoi magnifici bambini, mi ha spinto su una specie di crisi nevrastenica dal quale solo il Pronto, l’Ajax e una massiccia dose di Rio Casamia possono tirarmi fuori. Mentre spingo la scopa avanti e indietro sento dei passi leggeri e lo sbattere della porta di una camera mi dice che mia figlia è sveglia; mi raggiunge preceduta da uno dei suoi fragorosi sbadigli allungandosi come un gatto. Del padre, Gioia ha preso la pigrizia e la capacità di dormire delle ore; oltre quella è, con mia malcelata soddisfazione, la mia copia identica. Si passa una mano sugli occhi, coperti appena dai suoi capelli corvini, e mi lancia un sorriso mentre domanda con voce assonnata: «Pulizie di primavera in ritardo, mà?». Vedete, ecco da che si vede che è mia figlia: pensiamo anche le stesse frasi.
Le lancio uno sguardo finto ammonitore mentre le indico la cucina con la mazza di legno che ho in mano: «Va a fare colazione, tu, e poi pulisci camera tua che l’ultima volta che ci sono passata pure i batteri sapevano che ti stavi per beccare un cazziatone» e mi rimetto a pulire di buona lena, decidendo poi di concedermi una pausa caffè. Mentre vado in cucina mi immagino la faccia di un eventuale fotografo nel vedere me, la direttrice di un giornale di moda (per quanto locale, sempre di moda) vestita con una mise a dir poco sciatta, la tuta così usata che chiede disperatamente di essere rammendata o uccisa, i capelli legati in un modo che mi avrebbe fatto imprecare quando avrei tentato di tirarli fuori dall’elastico e la faccia splendidamente struccata a mostrare una bella cera sana da cadavere. Mi scrivo anche una piccola didascalia:


-Milano- La direttrice e giornalista di “Mise Luenne” Monica Casteldiani nella sua casa di Milano, dove sembra impegnata a fare pulizia. La giornalista, da poco separata dall’ex marito Pietro, indossa una tuta della stagione autunno inverno di MiuMiu, ha legato i capelli in una crocchia e si presenta senza trucco né inganno.

Reprimo a malapena un sorriso sardonico rientrando in cucina, dove Gioia si sta versando del latte sui suoi cereali al cioccolato e nel frattempo invia messaggi alla velocità massima che può avere una diciottenne appena sveglia con una mano libera sola; mi siedo davanti a lei e decido di instaurare uno di quei bei momenti madre-figlia che le piacciono così poco
«Come va a scuola allora? L’hai ripresa chimica?».
Mi rivolge uno sguardo bruciante. Ecco cos’altro ha preso mia figlia da suo padre: la capacità di guardare la gente come se fosse scema, cosa che dà uno spassoso effetto tragicomico alle sue parole qualsiasi cosa lei dica.
«Sì, mà, sì. Dopodomani abbiamo un altro compito e domani pomeriggio ripasso con Giada, te l’ho anche detto che pranziamo qui. Tu? L’hai ripreso papà?». La domanda è palesemente sarcastica, perché io e suo padre ci siamo lasciati senza rimpianti e di comune accordo. Ci eravamo sposati felici e pieni di desiderio di saltare nella vita matrimoniale che sognavamo entrambi, e invece l’incantesimo è finito. Dopo quindici anni, certo, ma è finito, e stare insieme “per nostra figlia” poteva essere giusto per una bambina, ma Gioia è una ragazza disincantata che aveva capito l’antifona da un bel pezzo.
«Sì, ripreso e legato in cantina. Se i vicini lo cercano è partito per le Galapagos.».
«Non so se è una buona idea Mamy, se lo ritrovano e non è abbronzato si capisce che era una bugia.».
«Se lo ritrovano è già morto, amore».
Ride. E’ divertita. Scherziamo sempre sul tenere la gente chiusa in cantina: suo padre, la vicina impicciona, la parrucchiera che le ha sbagliato il taglio, l’idraulico che ha fatto il lavoro malissimo e che abbiamo dovuto chiamare altre due volte. E’ viva, mia figlia, con un carattere forte ma rispettoso dell’autorità e la capacità di non lasciarsi abbattere mai da nulla, al contrario di me. Mi lancia uno sguardo, ora sveglio e limpido, dall’altra parte del tazzone con le papere prima di borbottare che sta andando a farsi una doccia e che chiude la porta. Io, con un sospiro, mi rialzo e mi avvio verso il soggiorno, dove lucido con furia le ante del mio enorme mobile nero laccato lucido, il mio vanto, pensando alle mille commissioni da fare. Questo natale sarà temuto per via della presenza di parenti pronti a sparlare, ma anche desiderato per concedermi un’isola di pace dopo i tre mesi da delirio appena passati. La mia preoccupazione maggiore, cercare un sostituto per la mia collega appena andata in pensione, viene inframmezzata da un paio di telefonate veloci che riesco abilmente a terminare in appena un minuto. Sto per dedicarmi alla colossale impresa che è la pulizia dei bicchieri di cristallo nella vetrinetta quando bussano alla porta. Il campanello trilla con insistenza mentre mi alzo sentendo le anche cigolare –Ma ho solo quarantatré anni, per Giove, non posso essere così malandata! - e, alternando magistralmente rassicurazioni sul fatto che non sono morta alla persona al di là del muro e imprecazioni, arrivo fino alla porta blindata e guardo dallo spioncino: non ci vuole molto a riconoscere il viso truccato e i capelli perfettamente tinti di mia madre. Alzo gli occhi al cielo, continuando un rituale che non è mai cambiato da quando ero adolescente, e le apro preparandomi a quella che sarà una lunga, faticosa e ripetitiva battaglia con mia madre.
Entra con la sua solita baldanza da prima donna. O da regina. Sì, la regina madre cattiva di Biancaneve.
Al contrario di me, che sono conciata come un porco, indossa un tailleur magnifico color crema, scarpe con un leggero tacco ed è praticamente truccata col goniometro. Mi fulmina con lo sguardo, come d’abitudine, e si siede senza essere stata invitata neanche ad entrare, comportandosi, come sempre, come se la casa fosse la sua.
«Ciao mamma» dico mentre mi passa davanti baciandomi una guancia: nonostante le sue maniere sprezzanti, si dà spessissimo ai gesti affettuosi; peccato che le sue parole non siano mai altrettanto gentili. La raggiungo sul divano d’angolo e mi siedo proprio di fronte a lei, aspettando una ramanzina che, per ora, non arriva. Mi lancia una specie di sorriso: i suoi continui cambi d’umore mi destabilizzano come sempre. «Gioia?» allunga il colle oltre me, come se si aspettasse di vederla sbucare alle mie spalle. Proprio mentre sto per dirle che è occupata, la voce di mia figlia irrompe con un contento «Nonna!» prima di correre ad abbracciarla, con ancora i capelli bagnati. Mia madre è stata per mia figlia un’ottima nonna: Gioia le va benissimo… è sua madre che non approva.
Mentre vado a preparare un the leggerissimo per la mia augusta genitrice, sento che mia madre chiede a mia figlia come va la preparazione della sua maturità tecnica, dopo la quale Gioia vuole fare veterinaria e per cui mi ha riempito la casa di animaletti delle specie più disparate. Al momento abbiamo tre pesci rossi, due criceti, un coniglio in un’enorme gabbia nel giardinetto, un gatto e anche un’iguana. Indovinate chi se ne deve occupare? Sì, proprio io, avete indovinato.
The caldo alla mano, torno in salotto giusto in tempo per sentire Gioia che va in camera sua per asciugarsi i capelli e ne prendo il posto sul divano, accoccolandomi nell’aroma del bagnoschiuma alla vaniglia. Mia madre sembra ammorbidita dalla conversazione con sua nipote e mi interroga con più gentilezza del solito sui soliti tre argomenti: lavoro, casa e uomini.
“Allora? Al giornale come va? Avete trovato il sostituto che vi mancava?”
“Al giornale tutto ok, un redattore di Verona mi ha chiamata per sapere se potevamo stilare un accordo per la condivisione degli articoli: ha detto che è stato qui a Milano ed ha apprezzato molto il nostro stile. Per il sostituto ancora niente purtroppo, speriamo bene…”
Ancora qualche domanda sull’accordo posticipa l’argomento casa, sul quale si sbilancia brevemente per dirmi che le piace molto lo stile del salotto e chiedermi il menu di Natale. Poi decide di passare all’argomento bruciante, che è anche quello che le interessa di più.
“Perché non ti cerchi un uomo, Monica? Sei ancora giovane, una donna di successo e una persona interessante. Sicuramente troveresti qualcuno… non conciata così, ovviamente” Termina la frase lanciando uno sguardo al vetriolo alla mia aria sciatta. Faccio un breve cenno di diniego col capo, che so non bastarle, prima di continuare con “Non mi va, mamma. Ricominciare da capo coi fiori, le uscite, i vestiti eleganti… sto bene così.”
L’aria seccata che assume non l’abbandona fino a che non va via, un’ora più tardi, promettendo che tornerà presto: sembra una minaccia. Vado a cercare mia figlia e la trovo al telefono con in braccio uno dei criceti e l’iguana appiccicata a un braccio: solo lei è capace di trovarsi in queste situazioni da simil Biancaneve e sembrare perfettamente a suo agio. Le faccio cenno di ok ed esco da camera sua per andare a pulire.
Mi arriva un sms da Cristina, mia collega e socia alla direzione del giornale “Ehi! Domani non posso esserci per il colloquio per il sostituto al giornale: Lucas si è beccato la febbre a calcio e sembra sul letto di morte. Ci vediamo martedì e ti farò sapere se sono vedova. In bocca al lupo!”. Bene, mi dico. Dovrò affrontare da sola questo signor… Diego Qualcosa e decidere se sia più meritevole degli altri aspiranti giornalisti. Cerco di scacciare i pensieri mettendo su un po’ di musica dalla riproduzione casuale dell’iPod di Gioia e canto a squarciagola, fino a liberare la mente, fino a non sentire più niente.

Lunedì è sempre un giorno terribile, al giornale, perché c’è da fare il punto delle sfilate e delle tendenze dei personaggi famosi che ci siamo persi nel fine settimana. Non faccio neanche in tempo a carburare che sono le nove e un quarto e l’aspirante giornalista entra, rivolgendomi un sorriso. Un bel sorriso.
In realtà, c’è poco di non bello in Diego Marsili: dal suo curriculum risulta che è solo qualche mese più vecchio di me, è di Modena ed ha un paio di occhi verdi dal quale non riesco a staccare lo sguardo accompagnati da una chioma biondo scuro tenuta un po’ lunga. Ha lavorato per molte riviste importanti di moda e attualità
“Perché, con questo curriculum così…importante” ed importante è un eufemismo “Vorrebbe lavorare per noi? Il nostro non è un giornale d’alto rilievo”. Mi lancia uno sguardo fermo da sotto i capelli spettinati. E’ vestito in modo informale, con una giacca blu marine su dei jeans scuri, e apparte per i capelli ha un aspetto molto ordinato; mi dà l’aria di una persona intelligente e amichevole senza un motivo particolare. Non posso nascondere a me stessa che quest’uomo non mi è indifferente e devo sforzarmi di tornare alla conversazione e di non perdere la mia professionalità.
“Ho lavorato sia in giornali di rilievo che in giornali più modesti come il suo. Ovviamente non voglio che questa le risulti un’offesa: ammiro molto il livello di giornalismo che viene raggiunto qui.” lo invito ad andare avanti con un cenno della mano per fargli capire che non sono offesa: forse non è stato molto gentile, ma apprezzo molto le persone che dicono sempre quello che pensano. “E nelle sedi di giornali di alto calibro ho trovato una freddezza e un’asetticità che non mi sono piaciute. Mi piace lavorare con persone con cui mi sento a mio agio e in posti che mi trasmettono questa sensazione e spero di trovare quest’atmosfera qui.”. Prendo nota annuendo e faccio un’altra serie di domande più professionali sui suoi studi e le esperienze che vedo elencate sul curriculum prima di fare domande più personali: hobby (risulta essere un uomo affezionato al nuoto, ma solo a livello amatoriale), libri preferiti (mi cita autori che mi danno un panorama di lettura molto ampio, altro lato che apprezzo) e matrimonio. Mi comunica che è separato dalla moglie e che sta ottenendo il divorzio, e qui le mie antenne si alzano di nuovo: un uomo bello e fascinoso, giornalista e disponibile mi è praticamente piombato addosso e questa cosa mi rende elettrizzata e timorosa in parti uguali. E’ praticamente raro trovare uomini che, almeno ad una prima occhiata, siano così… così; d’altra parte non sono io quella che ieri diceva di non volersi impegnare? E adesso che mi prende? Bastano un bell’uomo e perdo la testa come una ragazzina? Sono adulta, posso votare e bere alcolici…ehi, posso bere alcolici! Che bella la vita. Una volta che ho finito di parlare con il Signor Marsili lo saluto dicendogli che gli farò sapere, invito mia sorella per un aperitivo per questo pomeriggio e rifletto su di lui. Assumerò quest’uomo: non perché mi intriga…cioè, non solo. Lo farò perché è sicuramente una persona competente e preparata e con più esperienza degli altri candidati che ho visto. Scrivo alla mia socia preparandomi, con un fremito, a rincontrare quegli occhi verdi. 

Angolo dell'autrice: Salve a tutti! Ho deciso di scrivere questa serie di OS perchè purtroppo al momento non riesco a concentrarmi su nessun tipo di long e mi focalizzo solo su storie brevi. I capitoli di questa raccolta non sono in nessun modo collegati gli uni agli altri, quindi non troverete legami tra i personaggi che presenterò di volta in volta. Ringrazio chiunque sia passato di qui e vi prego di lasciarmi un commento positivo se la storia vi è piaciuta e negativo o neutro se avete qualche correzione\appunto da fare, che sono sempre ben accetti e aiutano a migliorare. Grazie mille di nuovo, Donteverlookback
  
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