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Autore: Evans92    03/06/2016    2 recensioni
Alex è un musicista, vive a New York in un appartamento che divide con altri due ragazzi. Le sue giornate sono all'avventura e lui ama la sua vita così: senza regole, senza legami. Fino al giorno in cui conosce Dylan, collega e amico di suo padre.
Nonostante vengano da due mondi opposti e siano profondamente diversi tra loro si creerà un legame, che sconvolgerà tutto quello che credevano di sapere e che insegnerà ad entrambi cosa vuol dire vivere.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Terminai la canzone e feci un plateale inchino prima di scendere dal palco con gli altri ragazzi, presi un respiro profondo e mi feci servire un birra dal ragazzo al bar, l'unico lato positivo di quell'idea del cavolo di fare il musicista erano le consumazioni gratis a fine serata, bevvi un lungo sorso finché due mani non mi sfiorarono i fianchi, sorrisi voltandomi sapendo esattamente chi avrei trovato. 
Derek mi sorrise e io ghignai osservandolo
- Ormai sei una specie di groupie, ti manca una maglietta con la faccia di Chris e poi sei perfetto -
Derek mi rivolse uno dei suoi sorrisi più smaglianti
- Ok, però preferirei la tua faccia se posso scegliere -
Scoppiai a ridere appoggiandomi al bancone. Era passato un po di tempo dal week end in montagna, Derek era uscito con noi spesso e potevo ammettere almeno a me stesso che mi trovavo bene con lui, ci provava sempre più spudoratamente, ma non mi importava, non ero una ragazzina timida, qualche battuta non mi sconvolgeva più di tanto.
Era altro a sconvolgermi. 
Anzi, qualcun altro. 
Dylan non si era più fatto sentire molto, ero stato io a chiedergli spazio, ma non intendevo in questo modo. 
Qualche telefonata e un paio di sms in quanto? 10 giorni? Due settimane? Forse anche di più.. La cosa che più mi infastidiva era sentire così forte la sua mancanza. Non si trattava di sesso. Mi mancava il suo sorriso, la sua voce, il suo modo di parlare, la sensazione di pace che provavo ogni volta che ero vicino a lui..
- Ehi Alex, ci sei ancora? -
Voltai il viso verso Derek e gli chiesi
- Hai mai avuto un ragazzo? - 
Derek sbatte i suoi occhioni un paio di volte e poi un po imbarazzato mi richiese
- Cioè.. Se ho mai avuto una relazione? - annuii e lui sospirò - Si.. Una volta - 
- Per quanto tempo? - 
- Due anni -
Spalancai incredulo gli occhi 
- Stai scherzando? -
Derek sospirò appoggiandosi al bancone 
- No, è stato al liceo, lui.. Era uno dei miei migliori amici. È stato il mio primo bacio, la mia prima volta, il mio primo tutto -
Ci pensai un po, poi quasi spaventato gli chiesi
- Perché è finita? -
Derek sembrava stesse facendo uno sforzo immane per raccontarmi quelle cose
- È andato al college, e dopo il primo mese si è trovato una ragazza, una tipa del corso di algebra avanzata, una secchiona in pratica, così ho scoperto che oltre ad essere uno stronzo era anche bisex - feci una smorfia e Derek si riscosse domandandomi
- Ma perché tutta questa curiosità? -
Alzai le spalle e non dissi nulla, Derek alzò gli occhi al cielo ed esclamò 
- Laura mi ha detto che frequenti una persona.. -
- Frequentare è decisamente un parolone -
Non ci credevo neanche io alle parole che dicevo. Perfetto.
- Eppure sono secoli che non ti vedo con qualcuno -
- E ti dispiace? -
- Non cambia molto visto che la tua astinenza non è per me -
Mi presi un labbro fra i denti e lo guardai sinceramente dispiaciuto. Non ero stato molto delicato a fare quelle domande proprio a Derek. Io lo vedevo come un amico ma lui no. Dovevo stare più attento. 
- Scusami -
Derek scosse la testa e appoggiò una mano sul mio braccio, mi sorrise 
- Nah, non scusarti, in realtà è piuttosto divertente vederti soffrire un po per amore -
Lo guardai scioccato mentre lui se la rideva  con una faccia da schiaffi comunque molto bella 
- Io?! Ma.. Ma cosa dici?! Di certo non.. Oh fanculo -
Bevvi tutto d'un fiato il mio drink e lui rise 
- Davvero, davvero divertente -
E malgrado tutto sorrisi anch'io, perché era un po il karma che era venuto a prendermi a schiaffi in faccia.

Non sapevo dire come, ma ero finito a dormire da Derek.
Probabilmente l'idea ci era venuta perché casa sua era vicino al club e io ero troppo ubriaco anche solo per immaginare dove avevo lasciato l'auto, fatto sta che il mattino dopo mi svegliai nel suo letto in boxer e con Derek spalmato addosso.
Quest'ultimo particolare pochi mesi prima mi avrebbe fatto piacere, ma ora con un gemito riuscivo solo a pensare che probabilmente Dylan mi avrebbe ucciso, se davvero gli importava qualcosa di me, se fosse venuto a saperlo.
Grugnii e tentai di soffocarmi col cuscino
- Cazzo, cazzo, cazzo! -
Ancora mezzo addormentato Derek sollevò il viso 
- Sei impazzito? -
- Penso a lui appena sveglio. - lo guardai schifato - Mi sono trasformato in una schifosa canzonetta pop -
Derek sembrò rifletterci 
- Alcune canzoni pop non sono male, anzi.. -
Lo gettai di lato in malomodo e mi alzai, cercai i jeans e sbottai
- Io sto vivendo un dramma, e questo è tutto quello che sai dirmi?! -
Derek si sollevò appoggiandosi sui gomiti
- In questo momento sei davvero gay -
- Io sono gay, tu invece sei molto stupido al mattino -
Derek rise non prendendosela e io sorrisi infilando la maglia, ero tornato rosso nel frattempo, cercai di pettinarmi mentre correvo verso l'ingresso
- Ti chiamo! -
Scappai così di fretta che non mi diedi il tempo di sentire la sua risposta.

Ero in auto quando vidi le 5 chiamate perse di Simon, confuso provai a richiamarlo, e dopo un po mi rispose
- Avrei dovuto dare per scontato che non ti avrei trovato a casa di sabato mattina -
Lo ignorai sbuffai e misi un vivavoce mentre maledivo il traffico di New York 
- Sei a casa mia? -
- Si, e dimmi che tu sei almeno in questo stato -
- Nel nostro stato ci sono le palme, gli uomini in perizoma e la tequila a colazione? -
- Alexander -
Sbuffai
- Fammi sognare Simmy, supero dei taxi molesti e sono li, ma è successo qualcosa? -
- Non preoccuparti, ma è meglio se mi raggiungi, così ne parliamo di persona -
- Ok -
Riattaccai e sospirai.
Maledetti sabato mattina.

La prima cosa che vidi quando imboccai la strada di casa, fu Dylan appoggiato alla sua auto, che fumava una sigaretta mentre chiacchierava con Simon, la seconda fu che era bello da morire con una camicia blu e i pantaloni di un abito grigio scuro, la terza fu il quasi infarto che mi venne notando le prime due cose.
Iniziai a prendere respiri profondi, a sudare, a tremare e ad aver voglia di vomitare, ed era ridicolo. Perché avevo fatto sesso con quell'uomo, vederlo ora per strada, in una situazione così normale non avrebbe dovuto provocarmi nulla di tutto ciò. 
Eppure parcheggiai e mi avvicinai ai due come se fossi un condannato al patibolo.
Deglutii uno, due, tre mila volte prima di riuscire a dire con un tono che suonasse normale
- Che comitato d'accoglienza d'eccezione! Prima che dite qualsiasi cosa, mi dichiaro innocente vostro onore! -
Puntai gli occhi su Simon mentre sentivo lui che scrutava ogni centimetro del mio corpo. 
Mio fratello alzò gli occhi al cielo e disse
- Hai un aspetto orribile -
Oh, al diavolo Simon 
- È il fascino del bello e dannato, Simmy ma tu non puoi capire -
Simon sospirò pesantemente, giusto per farmi capire che disapprovava ogni mia parola, sorrisi e mi violentai psicologicamente per trovare il coraggio di voltarmi per un nano secondo verso Dylan
- Fatemi indovinare poliziotto buono e poliziotto cattivo? Tu dal modo in cui non parli sembri davvero quello cattivo -
Lo guardai di nuovo, Dylan diede un tiro alla sigaretta e un mezzo sorriso gli increspò il volto, era sexy da morire, ma il suo silenzio mi diedero una buona scusa per voltarmi verso Simon
- È diventato per caso muto? È per questo che siete qui? No perché nel caso non vi donerò le mie corde vocali, non m'importa di quello che dice papà, io.. -
- Bene, se Alex ha finito di parlare a sproposito io direi di salire, fare colazione e parlare del motivo per cui siamo qui -
Sorrisi a Simon poi con un gesto plateale aprii ai due il portone del palazzo, mi feci da parte per farli passare, e Simon fu il primo ad entrare, Dylan non mi gettò neanche un'occhiata mentre seguiva il collega.
Ebbi di nuovo voglia di vomitare.
Mi aspettava una lunghissima giornata.

Feci loro il caffè, e lo portai a tavola, quando feci per correggere il mio con della vodka Dylan me la tolse di mano e con voce profonda disse
- Mi sembra che ti sei divertito a sufficienza, cerca di restare sobrio fino all'ora di pranzo -
Arrossii fino alle punte dei capelli ma con la mia solita noncuranza sbottai 
- Se mi sono divertito così tanto perché ora sono qui con voi due? -
Simon fece per dire qualcosa ma Dylan lo anticipò
- Giusto per toglierci la curiosità, dov'eri? Abbiamo scommesso sai, è una questione di soldi -
Il suo tono di voce un po troppo duro fu come una scossa elettrica, era quello il problema? Era geloso? 
Il mio cuore accelerò i battiti, e io cercai sfrontatamente il suo sguardo azzurro
- Davvero? E giusto per togliermi una curiosità cosa avete scommesso? -
Bevvi il mio caffè nascondendo un sorriso dietro la tazza, Simon gettò un'occhiata a Dylan e poi come se fosse alla presenza di due bambini disse paziente 
- Io ho detto che eri a casa di qualcuno ubriaco perso, lui ha detto che eri svenuto in qualche vicolo ubriaco perso -
Dylan aggiunse
- 20 $ Alex, su avanti mi pare di capire che siamo tutti curiosi -
Ghignai e dopo un secondo, senza sapere bene perché dissi
- Mi spiace Larsen ha vinto Simmy -
No in realtà sapevo benissimo perché, amavo che fosse geloso, volevo che quel sentimento così esclusivo lo corrodesse vivo, volevo essere anche io il suo primo pensiero la mattina.
Ero esattamente come mio padre. Un egoista.
Dylan mi fissò per qualche istante, poi volse lo sguardo a mio fratello
- Avrai i tuoi 20$ -
Simon sorrise
- Bene, ora per favore parliamo del vero motivo per cui siamo qui,  Alex, non voglio che ti agiti ma.. Ecco.. La mamma ha avuto un piccolo malore e... -
- La mamma sta male? -
Simon sospirò
- No.. A quanto pare è dovuto allo stress.. Un piccolo mancamento, ma i medici per precauzione la fanno restare 48 ore in ospedale.. C'è Victoria con lei ma..-
- Se è lì per lo stress perché diavolo c'è Victoria con lei? -
Simon ridacchiò 
- Ottima osservazione.. Comunque sono venuto a dirtelo di persona perché per telefono o messaggio sembrava troppo... Grave ecco...-
- Grazie... -
- Poi.. Si insomma.. Le farebbe piacere se tu andassi a trovarla.. -
- Simon tu sai vero cos'è lo stress? -
- È li con Vicky da quasi 14 ore non puoi fare di peggio -
Sorrisi tra me e me un po imbarazzato
- Ci penserò.. -
Simon annuì e dopo un istante di silenzio mi voltai verso Dylan 
- E tu cosa ci fai qui? -
Dylan scosse le spalle
- Ho accompagnato Simon.. -
Quella risposta mi lasciò l'amaro in bocca, sapevo che era arrabbiato, ma non aveva il diritto di darmi certe risposte, visto che a casa sua c'era ancora Emma ad aspettarlo.
Mi alzai
- Bene, se è tutto.. -
Simon si alzò Dylan no
- Devo parlare di una cosa con Alex, tu vai chiamerò un taxi -
Simon mi guardò incerto poi gli chiese
- Sei sicuro? -
Dylan annuì, Simon ci osservò per qualche istante confuso poi mi salutò e andò via uscendo di scena e lasciandoci soli.
Per qualche istante nessuno dei due riuscì a dire una parola, poi agitato mi alzai e dissi
- Ora si chiederà perché sei rimasto, peggio lo chiederà a me, ma cosa hai in quella tesa Dylan tu proprio non.. -
Mi baciò, con forza, facendomi perdere l'equilibrio, appoggiai i miei fianchi contro il tavolo per non cadere, e le sue mani mi circondarono il viso infilandosi nei miei capelli tirandomela quasi mentre la sua lingua mi toglieva l'anima, quando si allontanò avevamo entrambi i volti accesi e le labbra gonfie
- Cosa.. Per cosa... Io...-
Dylan sorrise accarezzandomi una guancia con il pollice 
- Balbetti Alexander? -
Deglutii a fatica e provai a spingerlo via
- Non prendermi in giro..-
Una sua mano vagò sul mio corpo fino ad arrivare al mio sedere me lo strinse e io trasalii
- Mi sei mancato..-
Chiusi gli occhi, poi provai ad essere convincente mentre dicevo 
- Forse tu non sei mancato a me -
Dylan sorrise
- Dovresti guardarti ora per capire che non sei credibile -
Provai a spingerlo via di nuovo
- Sei uno stronzo -
Mi baciò il collo, la mascella sospirai mentre stringevo la sua camicia nei pugni
- Dillo Alex.. -
- No..-
Dio ero patetico, tremavo di voglia eppure provavo a fare il difficile, mi sentivo un ragazzino inesperto, stupido e succube
- Alex... -
Fui io a baciarlo senza riuscire più a resistere, lo attirai a me con forza, e dal modo in cui mi trascinò a terra, sopra di lui, quella risposta lo aveva soddisfatto più di qualsiasi altra parola.

Morsi piano il suo petto, non gli lasciai un segno, ma il pensiero di non doverlo fare perché lo avrebbe visto la moglie mi raffreddò un po
- Con chi sei stato questa notte? -
La sua voce mi catturò via dai miei pensieri
- Nessuno -
- Alex.. 
- Derek.. Il mio collega -
- Ricordo chi è Derek -
- Non ci ho fatto nulla, ero così ubriaco che.. -
- Alex per favore -
- Dico sul serio -
Dylan si tirò a sedere e io rimasi seduto a cavalcioni sopra di lui, si passò una mano fra i capelli e poi scosse piano la testa
- Non dovresti darmi spiegazioni -
Mi morsi il labbro inferiore amareggiato da quella risposta malgrado l'avessi pensata io stesso pochi minuti prima
- Magari tu sei l'unico a cui ho voglia di darle -
Dylan mi guardò per qualche istante, poi mi fece una strana carezza sul viso
- Non scherzavo quando ho detto che mi sei mancato -
Sorrisi
- Forse invece io si -
Scosse la testa ma sembrava un po più rilassato, circondai il suo collo con le mani e me lo avvicinai
- Non sono mai stato con qualcun altro da quando sto con te -
- Ma.. -
- E non voglio che mi dici che posso, voglio che ti dia fastidio, che.. Che tu... -
Ma il mio balbettio fu di nuovo interrotto dalla sua bocca sulla mia in un nuovo bacio dolce e passionale 
- Ucciderei se qualcuno dovesse anche solo guardarti per cui non preoccuparti di questo -
Me lo soffiò addosso, mi investì con ognuna di quelle parole appena pronunciate, mi sembrarono parole enormi, importanti, mi suonarono come una dichiarazione.
Aspettai la solita paura paralizzante che mi investiva ogni volta che sentivo nell'aria odore di sentimenti, ma non avvenne.
Rimasi in attesa, con i sensi all'erta, e quando capii che per la prima volta in vita mia non avevo voglia di scappare, sorrisi. Per la prima volta da chissà quanto tempo sorrisi sincero e dal suo sguardo capii che aveva lo aveva notato, che a sua volta per la prima volta mi aveva capito. E forse era così anche per lui. 
Mi sembrava che il mio corpo stesse urlando basta, basta litigi inutili, basta trappole per star male, basta allontanamenti. 
Non avevamo bisogno di vie di fuga.
Mi sembrava per la prima volta che potessimo farcela.
Forse saremmo riusciti ad essere una coppia, forse insieme tutto sarebbe stato diverso.
Era una pensiero nuovo e terrificante. Ancora neonato e pieno di forse, troppi pesanti forse eppure ora che c'era non avrei potuto far nulla per soffocarlo.
C'era.
Ed era bellissimo.
   
 
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