Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Natsumi Raimon    03/06/2016    2 recensioni
La Seconda Guerra Magica incombe. Tu-Sai-Chi è un temibile nemico e il peso del mondo magico poggia sulle esili spalle di un giovane ragazzo, appena diventato uomo. Harry ha un animo da Grifondoro, ma ha anche paura.
Una paura che gli stritola cuore e polmoni, che svuota la mente, che congela. Solo la vicinanza della sua famiglia riesce a dargli la luce necessaria a dissipare le sue tenebre.
**Dal testo:
-Ho paura.- deglutì -Ho paura di trascinarvi giù in un baratro senza fondo. Ho così tanta rabbia dentro, sono così geloso al pensiero che gli altri andranno a Hogwarts…Sam…Dean…perché io? Perché noi? Quella notte…poteva esserci Neville al posto mio…poteva esserci lui. Poteva portare lui il peso del mondo sulle sue spalle.-
*
-Non lo so, Harry. Non so se riusciremo a farcela ma so che non sarai mai da solo. Non ti abbandoneremo mai, Harry, non importa quanto sarà rischioso o difficile perché è la cosa giusta da fare.-
*
-Rimani qui ancora?-
Harry lesse in quella frase una muta preghiera: seguimi, non condannarti, non restare solo, io non ti abbandono. Annuì appena e i lunghi capelli corvini coprirono la saetta -Solo qualche minuto-
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Molly Weasley, Ron Weasley | Coppie: Harry/Hermione, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 



 

Io non ti abbandono

 

 

 

 

 

 

Hermione entrò in punta di piedi nel garage. Il portone era appena accostato e le continue cure del signor Weasley fecero sì che questo non cigolasse mentre lei sgusciava all’interno. La festa per il diciassettesimo compleanno di Harry proseguiva rumorosamente tra le piccole mura della Tana ma il festeggiato era scomparso già da mezz’ora e il frastuono di Fred e George impedì all’intera famiglia di accorgersi della sua mancanza. 

A tutti tranne che ad Hermione. 

Preoccupata si lasciò guidare fino alla porta marrone, quasi potesse sentire la presenza di Harry o almeno seguire la scia dei suoi pensieri. Lo trovò lì, al buio, chino davanti alla sua fetta di torta, seduto su una pila di scatoloni in precario equilibrio.  

 

Le pezze, gli stracci e gli stralci di cartone che ricoprivano il pavimento soffocarono i suoi passi, permettendole di raggiungere Harry senza che il Prescelto se ne accorgesse. Arrivò alle sue spalle, pronta a sfiorarlo, a palesarsi quando il ragazzo parlò -Sapevo che saresti arrivata. Mi trovi sempre..- 

Hermione sorrise -Pensavo non ti fossi accorto del mio arrivo.- 

-Ho sentito il tuo profumo…- 

Hermione arrossì nel buio, appoggiando una mano allo scatolone su cui Harry si era seduto, giusto per essere certa che avrebbe retto entrambi. 

Harry lasciò che scivolasse accanto a lui, allontanandosi appena per farle spazio e continuò a pasticciare la torta, privandola della glassa blu e disegnando sulla panna con la forchetta. 

-Cosa ti avrà mai fatto quella povera torta?- 

Harry ridacchiò -Non amo i miei compleanni.- 

La mano di Hermione si sollevò appena, ma la ragazza si fermò subito e questa tornò a stringerle il ginocchio, sospirò -Harry…cos’è che non mi vuoi dire?- 

 

Il Prescelto sollevò lo sguardo e incontrò gli occhi di Hermione, indagatori come sempre. Il ragazzo seppe che poteva leggere nelle sue iridi smeraldine tutto ciò che avrebbe voluto e che non voleva dirle, così si arrese, si arrendeva sempre con Hermione. Avrebbe potuto mentire, mascherare i suoi timori ma lei li avrebbe stanati in ogni anfratto della sua anima, in ogni oscuro angolo della sua mente nel quale avrebbe provato a cacciarli, ad allontanarli, a nasconderli. 

Hermione sapeva, sempre. 

Così Harry parlò, sussurrò, anzi, quelle parole che non aveva mai detto se non nella sua testa -Ho paura.- deglutì-Ho paura di trascinarvi giù in un baratro senza fondo, Hermione. Ho così tanta rabbia dentro, sono così geloso al pensiero che gli altri andranno a Hogwarts…Sam…Dean…perché io, Hermione? Perché noi? Quella notte…poteva esserci Neville al posto mio…poteva esserci lui. Poteva portare lui il peso del mondo sulle sue spalle.- il respiro di Harry era quasi affannato dal peso di quelle rivelazioni, dalla sincerità con cui aveva espresso la sua invidia e i suoi timori...ma sapeva di non potersi nascondere, non con Hermione. 

 

Hermione non si fermò, la mano si immerse tra i ribelli ciuffi corvini, scese a carezzare la mascella squadrata ormai da uomo e si perse nei tratti del viso, cercando di ricordare quando, di preciso, il piccolo Harry era diventato uomo. 

-Harry…hai portato questo fardello per tutta la tua vita. Sei un eroe, sei nato per esserlo, sei destinato a diventarlo e forse sarai anche uno dei più grandi eroi del Mondo Magico, ma sei anche umano. Hai paura ed è giusto che tu ce l’abbia, Harry. Stai per affrontare…- la voce di Hermione divenne un sussurro -Lord Voldemort.- 

Harry sorrise appena -Sei sicura che possa farcela?- 

Hermione sfiorò appena la cicatrice -Non lo so, Harry. Non so se riusciremo a farcela ma so che non sarai mai da solo. Io sarò con te fino alla fine e anche Ron. Non ti abbandoneremo mai, Harry, non importa quanto sarà rischioso o difficile perché è la cosa giusta da fare.- 

 

Harry sospirò, incatenando lo sguardo a quello di Hermione, lasciando che i suoi occhi si spalancassero per mostrarle l’incertezza e la paura che vi fiammeggiavano dentro -Non voglio che soffriate per colpa mia.- 

Hermione sorrise -Cosa pensi che farà Voldemort alle persone come noi? Ai nati Babbani? Ai Mezzosangue? Harry tu non porterai mai sofferenza, tu sei pura speranza. Io voglio combattere al tuo fianco, Harry. Voglio combattere come fecero i tuoi genitori e quelli di Neville, come Remus e Sirius quando avevano la nostra età. Voglio lottare per un mondo in cui non ci siano maghi Oscuri a devastare il mondo, magico o babbano che sia.- 

 

Hermione prese il piatto di Harry, dove giaceva ormai una poltiglia bluastra, e lo pose sul tavolo di legno scuro, ricoperto dalle cianfrusaglie babbane del signor Weasley. Allungò le braccia magre e strinse Harry in un caldo e amorevole abbraccio. 

Harry sospirò, affondando il mento nella nube di riccioli crespi e inspirò l'intenso profumo di gelsomino dello shampoo di Hermione.  

 

Stettero fermi per qualche minuto, abbracciati nel buio, in silenzio, su di una pila di scatoloni instabili. 

 

Hermione fu la prima a scuotersi da quel dolce torpore, si alzò, spolverandosi i jeans mentre le si imporporavano le guance -Rimani qui ancora?- 

 

Harry lesse in quella frase una muta preghiera: seguimi, non condannarti, non restare solo, io non ti abbandono. 

 

Annuì appena e i lunghi capelli corvini coprirono la saetta -Solo qualche minuto, tra un attimo vi raggiungo.- 

 

Si sentì strano, sembrava giusto e sbagliato usare il plurale.  

Era Hermione che voleva raggiungere, erano Ron e Hermione e tutti i Weasley che avrebbe raggiunto.  

 

Ron e Hermione. 

 

Una morsa dolorosa strinse il suo cuore per qualche secondo, poi lo lasciò andare, lentamente ed Harry si sentì come se fosse stato in apnea per chissà quanto tempo e all'improvviso avesse ricominciato a respirare. 

Scosse la testa, ricordando a se stesso che avrebbe raggiunto la sua famiglia.  

Si sarebbe alzato, avrebbe oltrepassato il giardino infestato dagli gnomi, avrebbe aperto la porta e si sarebbe fiondato nella calda atmosfera casalinga della Tana, insieme alla sua famiglia. 

Ripeté nella sua mente offuscata e stanca il breve tragitto che avrebbe compiuto, lo compì in ampie e veloci falcate, ma quando le dita strinsero come artigli di un rapace la maniglia della porta, un attimo prima di aprirla e di sentirsi inondato dalla calda luce giallastra della Tana, fatta di vecchie lampade polverose e ammaccate, sorrisi affettuosi e note sdolcinate di Celestina Warbeck sputate dalla radio con gran sdegno di ogni Weasley fatta eccezione di Molly, qualcosa si agitò nell'animo confuso del Bambino Che è Sopravvissuto. 

 

Per un attimo, la speranza di trovarvi dentro solo Hermione e un profondo silenzio nel quale entrambi sarebbero annegati, nel quale entrambi avrebbero compreso le reciproche profondità dei loro sguardi, i segreti che celavano al mondo intero, fece formicolare le dita di Harry. 

 

Il giovane strinse la maniglia ancor più forte e la piegò con esagerata violenza, tuffandosi tra i sorrisi e gli abbracci, attendendo impazientemente che l'affetto e la confusione cancellassero i dubbi, le paure e quel bizzarro desiderio...quella piccola debolezza. 

 

Perché era solo quello, una debolezza, e lui non poteva più permettersene.  

 

 

 

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Natsumi Raimon