Vorrei
Ora dovrei maledire quel giorno.
Quel giorno che, allora, mi aveva fatto impazzire
dalla gioia, quel giorno in cui, finalmente, come mi dicesti tu, avevi avuto il
coraggio di dirmi cosa provavi per me.
Quel giorno in cui il tuo sguardo, così determinato
e carico di emozioni, aveva incrociato il mio, così odiosamente freddo e
distaccato. Ti arrabbiasti con me, perchè io non avevo capito niente, ed era
vero. Non avevo mai capito che dietro alla tua gentilezza, alle tue richieste
di allenarti con me, al tuo offrirti di accompagnarmi ogni volta che dovevo
fare anche solo una semplice commissione, c’era un amore così.
Dalla tua espressione avrei dovuto immaginare che
avresti voluto tirarmi uno schiaffo. Perchè ero stato soltanto uno stupido.
Invece io ti abbracciai, incapace di dirti apertamente che ti amavo ma
perfettamente in grado di lasciartelo capire. Perchè, a differenza mia, tu
saresti stata capace di capirmi come nessun altro avrebbe mai fatto. Avresti
capito che provavo lo stesso.
Ti baciai, senza lasciarti il tempo di reagire alle
mie poche parole, ma, nel momento stesso in cui incontrai nuovamente il tuo
sguardo, mi resi conto di averti condannata.
Perchè il tuo amore mi stava salvando. Ma io cosa
potevo darti?
Vorrei, vorrei,
Esaudire tutti i sogni
tuoi,
Vorrei, vorrei,
Cancellare ciò che tu
non vuoi,
Però, lo sai, che io
vivo attraverso gli occhi tuoi.
Avrei voluto rendere la tua vita bella come in un
sogno, eppure sapevo di essere io la causa del tuo dolore. Lo sono sempre
stato.
Sono stato io il primo ad impedirti di vivere quel
sogno. Perché, lo sapevo e mi faceva male averne conferma ogni volta, che le
tue lacrime erano causate soltanto da me. Perché non potevo darti ciò che
avresti voluto veramente vivere. Perché, forse, non ero in grado di amarti nel
modo in cui mi ami tu.
Eppure avrei fatto qualunque cosa per cancellare
quel dolore, quei ricordi, quei rimpianti. Anche se ciò avrebbe significato
cancellare anche me dalla tua vita.
Ricordo una delle tante volte in cui ti sorpresi
in lacrime.
Ti spaventasti, perché non volevi che ti vedessi.
Ma era troppo tardi, avevo visto perfettamente il tuo viso rigato da quelle
maledette lacrime. Impacciato, tentai di asciugarti le guance, in silenzio,
tenendoti vicino.
Basta.
Basta, basta, basta. Avrei dovuto dirti di
smettere, di finirla lì. Avrei dovuto, avrei potuto… Ma mi comportai da egoista,
come mio solito. Perché solo io potevo averti, solo io volevo amarti. Non ti
avrei voluta sapere con nessun altro.
Cercai di dirti di lasciarmi, perché non avrei
voluto vederti soffrire ancora per me, per quello che non potevo darti, per
quello che non avresti potuto vivere. Perché la nostra relazione era un
segreto. Perché dovevamo fingere di fronte a tutti di non essere altro che
compagni di squadra. Perché il mio nome era Hyuuga.
Ma tu mi rispondevi che non era niente, che ti
sarebbe passata, che prima o poi sarebbe andato tutto bene, che potevamo essere
felici, che dovevamo essere forti, che mi
amavi, che…
Mi odiavo per questo.
Un’ultima lacrime scese, rapida, solcando
il tuo viso. Non fui abbastanza veloce per asciugarla
in tempo, prima che ti bagnasse ancora una guancia. Guardavo i tuoi occhi spegnersi,
soffocati da una sofferenza che cresceva di giorno in giorno, ogni volta che ti
salutavo senza poterti baciare, ogni volta che ti accoglievo con parole gelide,
ogni volta in cui eravamo obbligati a nasconderci agli occhi altrui per stare
insieme.
Anche quando riuscii a dirti di amarti nel tuo
sguardo scorsi ugualmente quella triste e lenta agonia.
Perché ti stavo distruggendo.
Vorrei, vorrei,
Che tu fossi felice in
ogni istante,
Vorrei,
vorrei,
Stare
insieme a te, così, per sempre,
Però,
lo sai, che io vivo attraverso gli occhi tuoi.
Ricordo ancora quella
volta.
Una delle tante volte in
cui, senza troppo preavviso, mi intrufolavo dalla finestra di camera tua, senza
che i tuoi mi vedessero né sospettassero nulla. Ma tu sapevi che sarei arrivato.
Dentro di te, mi aspettavi, facendo finta di nulla.
Una delle tante volte in
cui ti sorprendevo, magari mentre ti cambiavi d’abito, e, dopo un fugace scambio
di sorrisi, tu ti avvicinavi e ti impossessavi delle mie labbra.
Era diventata un’abitudine,
una piacevole abitudine. Soffocare il desiderio di averti quando, per via delle
missioni, eravamo costretti a trascorrere insieme le notti, era qualcosa di
praticamente impossibile.
Ero divenuto schiavo delle
tue labbra, della tua invitante pelle candida, del tuo profumo di fiori, della
sensuale lentezza con la quale mi spogliavi, del modo in cui trattenevi i
gemiti di piacere perché nessuno ci sentisse, del modo in cui reagivi alle mie
carezze, del modo in cui pronunciavi il mio nome sottovoce, ansimando…
Amavo tutto, eppure non
era abbastanza. Perché avrei dovuto darti più del mio amore.
Quella volta, però, lo
sapevo, sarebbe stata diversa. Avrebbe cambiato le cose. Io le avrei cambiate. Non me ne sarei andato in fretta e furia,
raccattando da terra i miei vestiti, abbandonandoti alle prime luci dell’alba
con poche e fredde parole.
Quella volta ti osservai.
Il profilo del tuo fisico
perfetto, il tuo corpo nascosto dal lenzuolo, quel viso d’angelo e quei
meravigliosi capelli, le rare volte in cui potevo vederli sciolti, sparsi su
tutto il cuscino come un ventaglio. Forse solo in quei momenti eri serena.
Eri bellissima. Sei bellissima.
Fui perfettamente
consapevole e cosciente del sorriso che mi si dipinse sul volto, mentre ti
guardavo mugugnare qualcosa e rigirarti nelle lenzuola fresche di un letto
troppo grande per te, quando non c’ero io. Un raro sorriso che avrei potuto
rivolgere soltanto a te. Lo conoscevi bene, ormai.
« E’ già l’alba? », mi domandasti sottovoce, assonnata e contrariata.
Mi colse come una fitta al
petto. Ti eri girata sul fianco opposto, dandomi le spalle e lasciando scoperta
la schiena. Non potei guardarti in volto, ma la sofferenza nel tuo tono di voce
bastò a ricordarmi quanto odiavi l’avvicinarsi del giorno.
« No, è ancora presto »,
mi limitai a risponderti, nel tono più dolce che conoscevo.
Questa volta no, non
avresti sofferto la mia lontananza.
Mi avvicinai a te,
lasciando che il mio petto aderisse con la tua schiena nuda, abbracciandoti.
Non ero solito lasciarmi
andare a molte carezze prima di andarmene. Inconsciamente, cercavo il distacco,
perché pensavo che sarebbe stato più facile per entrambi.
« Ten Ten…
Puoi ascoltarmi qualche secondo? », ti domandai,
lentamente, in un tono che non sembrava nemmeno il mio.
Non mi desti risposta, ma
sapevo che non stavi dormendo. Prima di continuare nascosi il viso tra i tuoi
capelli. Sapevo che avresti ugualmente udito i miei sussurri ovattati.
« Non voglio andare avanti
così… ».
Sì, ero stato crudele a
cominciare in quel modo il mio discorso.
« Io… Io ti amo, Ten Ten… », mi soffermai sul “ti amo”, perché fino ad allora era sempre stato tutto ciò che avevo avuto. Mi
aggrappai a quelle due uniche parole come alla mia unica ancora di salvezza. « E ho deciso di rendere ufficiale la nostra relazione. Non
mi importa della Casata Cadetta. Che mi caccino, io non voglio altro che stare
con te… », ti spiegai, senza che quel raro sorriso
abbandonasse il mio volto.
Sotto le mie braccia, ti
sentii come liberarti di un peso che ti opprimeva da troppo tempo. Come se le
mie parole fossero state per te una liberazione. Come se, finalmente, fossi in
grado di darti ciò in cui avevi sempre sperato.
Ti voltasti e mi guardasti
incredula, con un sorriso che mi riempì il cuore di gioia. Un sorriso che fino ad allora non credevo di averti mai visto. Un sorriso che
avrei voluto vedere ogni giorno. Guardai i tuoi occhi color ebano e vidi come se
la sofferenza fosse scivolata via insieme alle lacrime di gioia che stavi
versando.
« D-Davvero? », mi chiedesti, incredula e felice.
Non me l’avresti mai
chiesto, lo sapevo. Ufficializzare la nostra relazione e rischiare di perdere
tutto. Ma io avevo bisogno di farlo. Dovevo
farlo, per te.
Ti accarezzai il viso,
sollevato che quelle fossero finalmente lacrime di gioia. Ti baciai con una
dolcezza che fino ad allora non avevamo mai vissuto.
Avrei
voluto
restare lì per sempre, con te, con il nostro amore ora libero di essere vissuto,
con la serenità e la gioia che finalmente ti stavo regalando.
E
vorrei poterti amare,
Fino
a quando non ci sarai,
Sono
nato per regalarti quel che ancora tu non hai,
E
così se tu vuoi portarmi
Dentro
al cuore tuo con te,
Io
ti prego, e sai perché?
Ma
poi arrivò anche per noi la fine.
Era
inevitabile.
Il
tempo ci era sfuggito, scivolato dalle mani, tra le dita, diventando irraggiungibile.
« Lasciami venire con
te, Neji! », mi gridasti con voce straziata.
« Ten Ten! », ti rimproverai,
voltandomi, quando mi accorsi che mi stavi seguendo. «
No, resterai qui. C’è bisogno di te ».
Non
avrei ammesso alcuna replica. Non ti avrei lasciata venire con me. Non ti avrei
fatto correre un rischio simile. Fissai i miei occhi nei tuoi, sapendo che quella
volta non avresti superato quel gelido muro che avevi davanti. Quel freddo e
pallido lago, apatico e impenetrabile, che erano i miei occhi. Quella volta non
avresti smosso la mia anima.
Tentasti
di ribattere. Ti presi per le spalle, cercando di calmarti mentre ti dimenavi,
totalmente contraria.
«
Ti prego, Neji… », mi implorasti, con gli occhi ormai
colmi di lacrime. Eccolo, il dolore che avevo tentato di cancellare era lì. Era
ritornato, prepotente, a scacciare la serenità dal tuo volto, a farti soffrire.
Mi
si riempì il cuore di tristezza. E di odio verso me stesso.
Perché,
ancora una volta, era colpa mia.
«
Non… No, Ten Ten. Non posso permettertelo », ti
dissi, vacillando. La mia sicurezza si stava sgretolando lì, di fronte a te.
Avevo paura. Paura che non ti avrei più rivista. Chissà se avevi colto
quell’incrinatura nella mia voce…
Riuscii
ad asciugarti una lacrima prima che questa scendesse a bagnarti la guancia. Ti
sorrisi con quel sorriso che in tutta la mia esistenza avrei rivolto solo e soltanto
a te. Forse anche i miei occhi si velarono di lacrime. il
mio muro stava crollando. Sperai con tutto il cuore che tu riuscissi a vedere
al di là dei miei occhi, perché solo tu ci riuscivi. Sperai che tu potessi
vedere quanto bene avevi fatto alla mia anima.
«
Prometti… », balbettai, incerto, cercando le parole. Deglutii, tentando di
scacciare quel nodo alla gola che mi aveva fatto uscire le parole di bocca in
modo tanto insicuro e spezzato da non sembrare nemmeno io ad averle
pronunciate. « Promettimi che mi porterai sempre con te… », ti sussurrai,
riacquistando un po’ di sicurezza, nascondendo quella paura. Prima che potessi
rispondermi, mi avvicinai. Non avrei sopportato una tua risposta, non lo nego.
Ti baciai, impedendoti di rispondermi.
Al
diavolo il mondo intero, che ci accettassero o meno,
io ti amavo. Ti amo. Non mi importava che qualcuno ci potesse vedere. Che
tutti ci vedessero. Non aveva più alcuna rilevanza. Avrei dovuto gridare
il mio amore al mondo, avrei dovuto farlo prima.
Ti
strinsi a me, ti strinsi forte, assaporando le tue labbra, inebriandomi del tuo
profumo. Forse per l’ultima volta. L’avevi capito, Ten
Ten, che sarebbe stato il nostro ultimo bacio?
Avrei
dovuto renderti felice, farti vivere il nostro sogno. Il tuo sogno.
Così
come il tuo amore aveva salvato la mia anima, io avrei dovuto salvare la tua. Invece
non ti ho portato altro che dolore…
Sei
stata l’unica persona capace di farmi capire cosa significasse amare qualcuno,
sei stata l’unica persona in grado di farmi sentire veramente bene, sei stata
l’unica persona per la quale io avrei potuto vivere.
Non
ti dissi che ti amavo. Lo sapevi, te lo avevo ripetuto un milione di volte, ma
non volevo che le ricordassi come le mie ultime parole. Non volevo che le
odiassi.
Ti
avrei amato fino alla fine dei giorni, ma non volevo che rifiutassi l’amore,
che rifiutassi di vivere ciò che mi avevi insegnato.
Ti
sorrisi un’ultima volta, prima di voltarmi e correre via. Quell’ultima carezza,
quel nostro ultimo contatto, quei tuoi occhi che ora si rassegnavano al dolore
e tuttavia mi avevano trasmesso un amore immenso. Forse non mi avresti odiato
per averti abbandonata. Forse mi avresti ricordato per sempre, salvandomi
ancora una volta.
Vorrei, vorrei,
Esaudire tutti i sogni tuoi,
Vorrei, vorrei,
Cancellare ciò che tu
non vuoi,
Però, lo sai, che io
vivo attraverso gli occhi tuoi.
Ora
sono qui. Ancora qui.
In
ogni tuo sogno, ogni volta che guardi il cielo e sorridi, ogni volta che
aspetti guardando quella finestra. Sono lì, in quell’ultimo attimo prima che tu
ti addormenti la sera e prima che tu ti svegli la mattina.
Sono
lì, lo sai che sono lì. Ogni giorno.
Perché
non posso fare diversamente.
Eppure…
Non dovrebbe essere così. Per quanto io non riesca a
lasciarti andare, so che dovrei farlo. Vorrei solo la tua felicità, in ogni
istante della tua vita, e so che potresti raggiungerla soltanto senza di me. Se
quel giorno non ti avessi risposto, se ti avessi rifiutata, se ti avessi
evitato di annientarti in quel modo per me, per noi…
Dovrei
cancellare me stesso dalla tua vita, vorrei cancellare la tua sofferenza, il
tuo dolore, la mancanza che senti ogni volta in cui allunghi una mano su quel
letto troppo grande e non mi trovi.
Vorrei
che tu vivessi soltanto giornate felici, senza alcuna preoccupazione, senza più
alcun dolore. Vorrei cancellare me e la nostra storia, se ciò servisse a
renderti felice. Ma più lo desidero, più mi rendo conto di quanto la cosa
diventi impossibile.
Ti
ho impedito di vivere il tuo sogno. Il nostro lo avremmo vissuto troppo tardi.
Ti ho fatta vivere in questo amore maledettamente sbagliato. Ti ho tenuta per
me, nonostante sapessi di farti soffrire.
Vorrei
essere riuscito, allora, a cancellare quelle lacrime, versate di nascosto.
Vorrei essere riuscito a renderti veramente felice, come meritavi di essere.
Ti
ho salvata e allo stesso tempo distrutta.
Ti
chiedo di vivere, per quanto sia difficile.
Ti
chiedo di provarci, di riuscirci, di andare avanti, per quanto saperti tra le
braccia di un’altra persona mi farebbe più male di quanto io abbia mai provato.
Ti
chiedo di continuare ad amare, come mi hai insegnato.
I
miei occhi erano speciali. Tanto speciali da non vedere nulla finché non sei
arrivata tu. I miei occhi bianchi, che tutto potevano vedere, non avevano mai
visto nulla della vita finché non hanno incontrato i tuoi. Non avevo mai
vissuto veramente. Senza di te, non avrei mai saputo cosa significava vivere.
Vivi, Ten Ten, vivi e io vivrò con te. Sorriderò con te, riderò con
te, piangerò con te e amerò con te. Vivrò di quegli occhi che tante volte avevo
visto piangere, che tante volte erano stati carichi di sofferenza eppure che,
alla fine, erano stati anche pieni di amore.
Sarò
lì, ogni volta che ti guarderai accanto, fino al giorno in cui vorrai
dimenticarmi, fino al momento in cui vorrai dimenticare, insieme a me, anche
tutto il dolore.
Guarderò
il mondo attraverso i tuoi occhi, che mi hanno insegnato ad amare.
Guarderò
ancora il mondo grazie a te.
Gli occhi tuoi…
Angolo
dell’autrice
Ok,
avviso tutti quanti che io ho seguito l’anime andato
in onda in televisione, perciò… Non ci dovrei nemmeno essere arrivata a questo
punto. Chi l’ha seguito sa che più o meno siamo arrivati allo scontro tra Pain
e Naruto (con un filo conduttore ancora abbastanza intatto nonostante le varie
interruzioni) e poi siamo stati catapultati sull’isola dove Naruto impara ad
usare il chakra della volpe ed infine alle terza guerra ninja. Così, senza un nesso logico.
*rabbia repressa*
Perciò,
avendo scoperto per caso (in realtà dal fidanzato che legge il manga e si
diverte a fare spoiler) di questo avvenimento… Beh, chiedo a tutti voi, anime
di buon cuore, di NON FARMI SPOILER. So che muore contro il decacoda.
So già anche troppo. Non ditemi altro!
Prima
o poi leggerò il manga… Lo prometto. Dalla prima serie.
Cooomunque… Essendo
venuta a conoscenza di questo, a mio avviso sconvolgente, avvenimento… Ed
avendo in mente di modificare questa fic fin troppo smielata e buttata lì a
caso, ne ho approfittato per trasformarla in un omaggio a Neji Hyuuga (personaggio
che, per quanto all’inizio fosse stato odioso, ho finito per adorare) e al pairing che ho sempre adorato: NejiTen.
Perché
muoiono sempre i miei personaggi preferiti? Prima Jiraya, poi Neji… Basta che
mi teniate in vita almeno Naruto, per piacere ç_ç
Spero
vi sia piaciuta e che tutto sommato la canzone sia azzeccata e che il personaggio
non sia troppo OOC. Non avevo nemmeno mai scritto in questo modo, quindi spero
di non aver fatto errori.
“Però,
lo sai, che io vivo attraverso gli occhi tuoi”
Suvvia,
poteva essere solo Neji, questo u_u (anche se si
spiega solo alla fine)
Lasciate
un commentino, se vi va. Sarà sempre ben accetto.
Ringrazio
di cuore i lettori della vecchia versione (376 accessi) e i recensori (KikiWhiteFly, f breve91, ryanforever,
SuperEle94, LadyWolf e _Brivido blu_).
Un
grazie di cuore a tutti voi.
WolfEyes
(ex
dolceGg94)