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Autore: Emmastory    03/06/2016    2 recensioni
Runa. Una lupa bianca e coraggiosa, che è anche stavolta impegnata in un viaggio alla ricerca delle sue radici. Alcuni lunghi anni sono passati, e il pericolo pare nascondersi ovunque. La luna, benevola regina dei cieli, l'accompagna in ogni passo verso quella che è la sua meta, anche dopo la caduta dell'amato Scott e della sorella Astral, membri del suo branco morti per mano di Scar. Un nemico che la nostra eroina si trova ad affrontare sin dalla nefasta notte in cui i suoi amati genitori Alistair e Nadia scomparvero, pronto a tutto pur di distruggerla. La sua buona stella continua a sorriderle, lasciandole ritrovare la felicità perduta e restituendole la forza d'animo che è solita caratterizzarla. Seguitela fino al suo traguardo, infondendole il coraggio che le manca per trovare se stessa e le sue radici. Anche stavolta, sperando che esca vincitrice dalla buia foresta, auguratele buona fortuna. (Seguito di "Luna d'argento: Cammino di luce")
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Luna d'argento'
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Luna-d-argento-III-mod
 
Capitolo XV

In lotta contro la bestia

Puntuale come sempre, il sole era sorto, ed io, sveglia prima degli altri, tremavo di paura. Rannicchiata in un angolo come una cucciola spaventata, non avevo il coraggio di muovermi. La luce di un giorno completamente nuovo illuminava la foresta, e dati i miei trascorsi, sapevo che quello appena iniziato non prometteva nulla di buono. La paura e il terrore mi dominavano, e rimanendo ferma e inerme, pensavo. Migliaia di pensieri affollavano la mia ora confusa mente come fastidiose tarme o voraci insetti, e inesorabilmente, il mio corpo era scosso da tremiti sempre più evidenti. Deglutendo sonoramente, sciolsi il nodo che mi attanagliava la gola, e alzandomi in piedi, tentai di allertare i miei congiunti. Ignari di tutto, dormivano tranquilli, ed io ero tesa e nervosa come una corda di violino. Con mia grande sorpresa, la mia amica Aura fu la prima a svegliarsi. Proprio come me, non faceva che tremare, e guardandosi intorno, cercava il mio sguardo. “Li hai sentiti anche tu?” chiese, facendo suonare quella frase come incredibilmente enigmatica. “Sentito cosa?” indagai, andando alla muta ricerca di dettagli e informazioni. “Stanno arrivando, preparati.” Continuò, facendo improvvisamente seria e mostrandosi pronta a difendersi e attaccare. Di chi parlava? Cosa stava accadendo? Due domande che non potei evitare di pormi, e che trovarono una risposta solo pochi minuti dopo. Allo scadere degli stessi, un ringhio potente e quasi sovrannaturale scosse l’intera foresta, ridestando i miei amati congiunti dal torpore in cui si erano permessi di cadere nell’ormai scomparsa notte. Ringhiando a loro volta, assunsero tutti la posizione di attacco, e imitandoli, tentai di apparire minacciosa, pur non potendo evitare di tremare come una foglia mossa dal vento. Fermi e immobili, eravamo pronti, e nel tentativo di infonderci coraggio l’un l’altro, non facevamo che guardarci negli occhi. Concentrata e impaurita dall’ignoto, raccoglievo il mio coraggio, e improvvisamente, udii un ululato a dir poco caratteristico, seguito da altri due a me completamente sconosciuti. Il tempo continuava a scorrere, e mentre la tensione presente nell’aria poteva tagliarsi con un coltello, guardai dritto di fronte a me. Per il momento, nulla da segnalare. Dopo quella sorta di avvertimento, la calma era tornata a regnare sovrana sul colle e sull’intera foresta, e tutto era fin troppo strano. “Scar! Vieni fuori e combatti da vero lupo! Hai paura di affrontarci a viso scoperto?” chiesi, parlando al vento che spirava trasportando le parole da me pronunciate verso mete sconosciute. Improvvisamente, una risposta alle mie parole. Di fronte a noi si palesò il nemico, che per nostra pura e nera sfortuna, non era solo. Altri due lupi a lui simili si mostravano pronti a difenderlo dai nostri attacchi, considerandolo un loro superiore.  Rimanendo fermi e immobili, non attendevano che l’ordine di agire, e in quel preciso istante, scoprii che quelle immonde creature avevano perfino dei nomi, che presto avrei imparato a disprezzare e odiare più di ogni altra cosa. “Prince, Diablo, prendeteli.” Ordinò quel lurido mostro, aizzando i suoi sottoposti contro di noi. Senza esitare, questi obbedirono, e quasi istintivamente, tentai di mordere e difendermi. I miei denti lacerarono la loro tenera carne, e sanguinando copiosamente, quei lupi si accasciarono a terra, apparendo inchiodati al terreno sotto il mio sguardo colmo d’ira. Le ferite che gli avevo provocato erano gravi, ma per qualche strana ragione, riuscirono ad alzarsi da terra, quasi come se nulla fosse accaduto. Una strenua lotta andò avanti per un tempo indefinibile, e la stanchezza iniziava a fare la sua comparsa. Stoica e coraggiosa, andavo avanti, ma con lo scorrere dei minuti, ansimavo per la stanchezza. Un singolo attimo svanì poi dalla mia vita, e tutto mi apparve chiaro. “È una trappola. Stanno cercando di sfiancarci.” Pensai, parlando con me stessa. Voltandomi poi di scatto, posai alternativamente lo sguardo su ognuno dei miei congiunti, che annuendo lentamente, scelsero di mettere in atto il piano che sapevano avessi appena avuto modo di ideare. Difatti, a iniziare da mio fratello Rhydian, ognuno di loro si sedette in maniera composta e tranquilla, fissando tuttavia con odio ognuno dei nemici, che al contrario di noi tutti, apparivano ora increduli e irrimediabilmente confusi. “Come hai fatto a capirlo?” chiese Scar, dubbioso e incerto. “Semplice.” Risposi, per poi tacere e notare un’irosa espressione dipingersi sul suo volto. “Rifiuti di ammetterlo, ma in realtà sei debole. Ti credi un capobranco, e nonostante i tuoi sudditi, non lo sarai mai. Io sono figlia di due splendide fiere, e in quanto tale, le vendicherò, facendoti conoscere il dolore prima della morte.” Aggiunsi, ringhiando e avvicinandomi con fare minaccioso. Nel mio comportamento, un singolo passo falso. Muovendomi lentamente, lasciai che il mio sguardo cadesse sul ciondolo regalatomi da Saskia. Azzurro come i miei occhi e l’acqua del fiume, brillava grazie alla luce del sole. Notandolo, Scar scelse di sfiorarlo con una zampa. “Cos’è questo?” chiese, sarcastico. “Nulla che ti riguardi.” Risposi a muso duro, per nulla spaventata dal suo atteggiamento. “Nulla che mi riguardi? Sicura, domestica?” continuò, ferendomi il muso con una zampata e riuscendo a disorientarmi. Scuotendo leggermente la testa, mi guardai intorno, e improvvisamente, un particolare attirò la mia attenzione. Il ciondolo che mi apparteneva giaceva fra la verde erba sporca di lercio sangue, e fissandolo, mi sentii improvvisamente impotente. Sdraiandomi in terra, non mossi un muscolo, e limitandomi a guardare i miei compagni, stanchi ma pronti a continuare la battaglia, pronunciai una frase che non avrei mai creduto di riuscire a formulare in nessuna occasione. Avevo ormai gettato le armi, e notando che Scar continuava ad avvicinarsi, lo guardai con aria sconfitta. “Che aspetti? Finiscimi.” Piagnucolai, nascondendo il muso con una zampa a causa della vergogna. Era incredibile, ma dopo quanto era successo, avevo letteralmente perso la speranza. Il ciondolo regalatomi dalla mia amica era divenuto il simbolo della mia forza interiore ed esteriore, e ora che era andato inesorabilmente in pezzi, mi sentivo vuota, debole e sola. Quasi ignorando le mie parole, Scar si preparò ad attaccare e mettere fine alla mia fragile vita, e nell’esatto momento in cui credetti che tutto fosse perduto, vidi una lignea freccia conficcarsi nel tronco di un albero a me vicino. Una voce squarciò poi il silenzio, e nello spazio di un momento, notai che l’intera famiglia di Saskia era corsa ad aiutarci. Le frecce scagliate da suo padre erano infuocate, e la vista del fuoco bastò a scacciare i nostri nemici. Alla vista di Saskia e di sua sorella, fui felice. Grazie al loro aiuto, ero finalmente salva, e anche se tale battaglia sembrava vinta, sapevo bene che tutti eravamo ora in lotta contro una vera bestia.
 
   
 
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