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Autore: Najara    03/06/2016    8 recensioni
Questa storia parla di Root, il titolo non è casuale (anche se l'ho abbreviato per non spoilerare), ma parla anche di Shaw e di quello che a mio parere manca nell'episodio 5x10.
Molte cose difettano in questo centesimo episodio e con questa storia voglio rattoppare un buco, non è un missing moment, ma una versione leggermente alternativa. Spero che saprà soddisfare chi come me non riesce a buttare giù il rospo.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Root, Sameen Shaw
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[Warning spoiler alert: episodio 5x10]

Dopo aver passato ore in preda a dolore, rabbia e rifiuto ho finito per giungere a una sorta di accettazione.

Accettando però la morte di questo meraviglioso personaggio che ho amato fin dalla sua prima comparsa come Caroline Turing, mi rimane l'amaro (questo termine non esprime per niente il sentimento che provo) per questa morte assolutamente non all'altezza. A mio parere la scena è stata completamente mancata. Ecco quindi questa piccola one shot scritta con le lacrime agli occhi (e non me ne vergogno), per tutti quelli che, come me, credono che se proprio Root doveva morire allora gli scrittori potevano fare molto, ma molto meglio.

 

 

 

La morte di Root

 

Shaw aspettò che l’infermiera all’accettazione rispondesse al telefono poi attraversò il corridoio con aria decisa. Nessuno la fermò. Raggiunti gli armadietti dei medici prese un camice e lo infilò continuando a camminare. Aveva l’orrenda sensazione che il tempo a sua disposizione le stesse sfuggendo dalle dita.

Quando un gruppo di medici e infermieri le venne incontro con una barella si infilò in una stanza e aspettò che passassero, poi tornò nel corridoio e raggiunse l’ala dell’ospedale in cui sapeva c’era lei: Root.

Una voce piccola e smorzata dentro di lei stava urlando, Root era stata colpita ed era in condizioni gravi. Non era giusto.

Svoltò in un secondo corridoio e vide subito il poliziotto di stanza davanti a una porta, doveva essere quella la camera, senza la minima esitazione si fece avanti.

“Ferma.” L’uomo posò la mano sulla pistola mentre con l’altra le intimava di non muoversi. Shaw avrebbe potuto tentare la via della diplomazia, ma non era dell’umore, così, senza neanche dare all’agente il tempo di rendersi conto di quello che stava succedendo lo mise KO, aprì la porta e lo trascinò nella stanza lasciandolo a terra per poi chiudere a chiave e voltarsi verso il letto.

Root era lì. Una mascherina le copriva il volto dandole l’ossigeno necessario, ma anche così Shaw notò subito la bianchezza del suo viso. Si avvicinò lentamente, come se improvvisamente non sapesse più cosa fare.

Gli occhi di Root si aprirono e sulle sue labbra apparve un sorriso. La donna alzò una mano incerta e si allontanò la mascherina dalla bocca.

“Ehi, dolcezza, sei venuta con dei cioccolatini o li hai mangiati tutti venendo?” La sua voce era flebile, eppure lei riuscì a darle il solito tono allegro.

“Credevo fossi a prova di proiettile…” Le rispose lei, mentre prendeva la cartella clinica della giovane e la sfogliava.

“Te l’ho detto che mi piace quando fai il dottore? Questo camice poi ti dona molto…” Il respiro le mancò e Shaw alzò la mano per rimetterle la mascherina, ma Root incrociò la mano avvolgendo le loro dita. “Non sarà un po’ di ossigeno ad aiutarmi a uscirne viva.” Anche questa volta il suo tono era scherzoso eppure Shaw non vide i suoi occhi brillare nel loro speciale modo. Strinse la mano della donna, spaventata dalla fragilità che le trasmetteva quella stretta.

“Non… non ho avuto il tempo di…” Si bloccò, stringendo i denti e voltando la testa, incapace di esprimere quello che le persone normali definivano sentimenti e che lei sentiva in maniera così ovattata.

Sameen, guardami.” Obbedì e tornò a guardare quel volto pallido eppure bellissimo. “Mi porteranno in sala operatoria tra poco e, lo sappiamo entrambe, non ne uscirò viva.”

“Non…”

Sameen.”

“Non posso farcela senza di te.” Sbottò, lasciando che un sussulto delle sue più profonde emozioni fuoriuscisse. “Tu mi hai dato la forza di scappare da Samaritan quando ero ad un passo da…” Le dita di Root si strinsero, mentre un dolce sorriso le apparve sulle labbra.

“Avrei tanto voluto vederlo quell’incendio, ma sai cosa penso? Quello che ho avuto mi basta.”

“Non basta a me.”

“Mi ami Shaw, ora lo so e questo è sufficiente.” Shaw strinse il pugno in cui teneva ancora la cartella. La sua ferita era troppo grave, era sveglia solo grazie ai medicinali. L’operazione che stavano preparando era qualcosa di estremo e difficilmente avrebbe funzionato. Root stava morendo, poteva quasi vedere i suoi occhi spegnersi. “Credi che un bacio potresti darmelo? Mi sembra di essere nella posizione di poterlo chiedere, non credi?” Ancora una volta l’ironia, ancora una volta la donna tirava fuori dal nulla quell’irrefrenabile voglia di flirtare.

Root…” Shaw scosse la testa, lottando tra la necessità di dirle molte cose e il muro di freddezza che cercava di proteggerla dalla terribile perdita che vedeva sopraggiungere al galoppo.

“Va bene così Sameen.” Le disse allora lei, il dolce sorriso non scomparve dalle sue labbra.

Le era inconcepibile l’idea di perderla, talmente inconcepibile che per più di settemila volte si era sparata in testa per non vederla morire e ora, eccola lì, inerme e pallida, fragile e indifesa a un passo dalla morte. L’avrebbe persa. Lasciò cadere la cartella e le prese il volto tra le mani, poi con delicatezza si piegò su di lei e catturò le labbra in un bacio delicato eppure pieno di promesse. Erano così dolci, niente a che vedere con le simulazioni che aveva vissuto, quelle labbra erano vere, morbide e calde. Sentì la ragazza rispondere al bacio per poi fermarsi. Con il cuore che batteva Shaw si separò da lei e la guardò: Root se n’era andata.

Mentre una singola lacrima scivolava lungo il viso, osservò quel volto che aveva imparato ad amare.

Non l’avrebbe mai più vista ridere, non avrebbe mai più percepito il suo sguardo su di sé, non avrebbe mai più potuto imparare ad aprirsi per lei, mai avrebbe potuto imparare a ricambiare i sentimenti nel modo in cui Root meritava.

Il suo cuore si chiuse, mentre la sofferenza veniva soffocata fino a diventare un irrisorio bisbiglio di fondo nella sua testa. Shaw sentì il suo volto tornare indifferente. Era pronta. Samaritan aveva ucciso l’unica donna che avrebbe mai potuto amare e lei avrebbe ucciso Samaritan.

 

 

 

Nota dell’autore:

Root è morta… e la storia che lei vive perché la macchina la “conosce” alla perfezione è, a mio parere, una vera bullshit! Ora, il mio cuore cerca di aggrapparsi all’idea che comunque la rivedremo come Macchina o quanto meno la sentiremo ancora, lei con il suo tono sempre ironico e divertente, ma so benissimo che non sarà la stessa cosa. Soprattutto se penso a Shaw.

Ho sempre amato Root, anche quando era un’assassina e rapiva Finch, trovo fosse il miglior personaggio della serie e sono indignata dal modo in cui l’hanno liquidata. L’hanno lasciata morire lì, da sola! Avrei da dire due paroline agli scrittori, io che fino all’episodio 5x09 li consideravo dei geni della perfezione per aver creato scene a dir poco perfette per lei e Shaw. Insomma, guarderò gli ultimi episodi con l’amaro in bocca e il vendicativo desiderio di veder morire tutti i personaggi uno dopo l’altro! Finch per primo, mannaggia a lui!

Spero che la storia vi sia piaciuta… se può piacere una storia del genere! Mai, mai avrei pensato di scrivere della morte di Root!

Scusate lo sfogo quasi più lungo della storia! XD

Ciao ciao

  
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