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Autore: Yami_No_Alice    04/06/2016    1 recensioni
Spesso Dio può cambiare la nostra vita, ma sta a noi decidere se in meglio o in peggio.
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Sette adolescenti, vite diverse, situazioni differenti, destini che si mescolano tra di loro. Troveranno la risposta ai loro quesiti. Come andrà a finire?
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Un viaggio all'interno delle vite più disastrose della nostra società.
Occhi che hanno visto di tutto, mani che hanno doccato di tutto e labbra che hanno detto di tutto.
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Quanto si può essere egoisti nel corso propria vita?
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Namjoon/ RapMonster, Kim Taehyung/ V, Park Jimin
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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Cap. 11

[TAEHYUNG]



Sono disteso nel mio letto, sto piangendo. Affogo le lacrime e le urla nel mio cuscino...Sono solo, al buio. Ieri Kookie e il suo amico prete mi hanno portato a casa, e lui mi ha promesso che oggi, dopo la cerimonia del suo diploma, sarebbe venuto a trovarmi per parlare meglio.

“Taehyung, hai solo dato un sorso al bicchiere...” esordisce mia madre entrando in camera, mantenedo sempre quel tono dolce.
“Non ne ho voglia.” rispondo “Bevilo tu.”
“Non so proprio cosa ti prende oggi, tesoro mio.” dice lei portando il bicchiere alla bocca.

Ovviamente non ho detto a mia madre di avere l'AIDS, per lei sarebbe un colpo troppo duro, perdere il suo figlio amato dopo il marito. Un momento, il virus si può trasmettere con i liquidi corporei...Il bicchiere! Mi alzo in piedi di scatto e le tolgo il contenitore di vetro dalle mani, trangugiando tutto il liquido che è all'interno. Lei mi guarda stupefatta dal mio comportamento.

“Vattene adesso!” le urlo a squarciagola, rosso in viso dallo sforzo.
Mia madre abbassa lo sguardo e si dirige verso la porta.
“Va bene tesoro, ricordati che domani hai un set fotografico...Ti voglio bene.”


Mi butto a peso morto sul letto e una marea di pensieri innonda la mia testa. Quando incomincerà a manifestarsi la malattia? Per quanto riuscirò a tenerla nascosta? Mi copro il viso con l'avambraccio desto e incomincio a singhiozzare, mentre delle lacrime salate mi rigano le guance.
Vorrei avere qualcuno accanto a me, qualcuno che mi stringa e che mi dica che andrà tutto bene, che forse un giorno potò avere a disposizione una cura per guarire dal mio male. Voglio che qualcuno mi abbracci e mi baci, amandomi fino a quando non lascerò questo mondo molto presto.

Sento vibrare il telefono e accendo lo schermo, la luce accecante mi costringe a socchiudere gli occhi per il fastidio. Ventisette messaggi e otto chiamate da Hoseok...Quell'idiota. Il contenuto dei messagi è sempre lo stesso, richiesta di perdono e giuramento di amore eterno. Ma non posso credere a un'uomo come lui, che mi ha tenuto nascosta una cosa così importante come la droga.
Il telefono incomincia a squillare, è lui, ma non so che fare.
Il mio cervello continua a ripetermi di schiacciare il tasto rosso e di chiudere i rapporti con Hoseok una volta per tutte, ma dentro di me, nelle mie membra, nel mio cuore, una forza mi spinge a rispondere.




“Che vuoi.”
“Tae ti prego di perdonarmi.”
“Non meriti il mio perdono.”
“Ho sbagliato anon dirtelo, lo so, ma voglio che tu mi dia un'altra possibilità, voglio poter stare con te. Niente droga e niente siringhe...Ti amo.”

Quelle due parole mi trafiggono il petto come una lancia velenosa. E' a causa sua se io, un ragazzo normale, un modello che poteva avere qualunque cosa nella vita, adesso mi ritrovo con un futuro fatto di medicine e letti di ospedale.
“Vaffanculo idiota! Tu non capisci niente!”
“Che cosa non capisco?” chiede lui con voce innocente.
“Che è solo colpa tua se io...”
“Se tu?”
“Se io...”
“Dimmi che succede Taehyung.”
“Vaffanculo Hoseok, non chiamarmi più!”


Gli sbatto il telefono in faccia. Mi ridistendo sul letto e poco prima di addormentarmi il telefono squilla di nuovo e io incomincio a imprecare pensando che sia Hoseok. Per fortuna non è lui, ma è il medico che mi segue nella mia malattia. E' un brav'uomo, in fondo con di soldi di cui dispongo ho potuto permettermi uno dei migliori medici di Seul.

“Ciao Kim Taehyung, come ti senti?”
“Uno schifo.”
“Immagino, ricevere la brutta notizia di una malattia non è la cosa migliore del mondo.”
“Cosa voleva dirmi?”
“Ho intenzione di incontrarti nel mio studio, per parlare meglio delle caratteristiche dell'AIDS e di come organizarci per il futuro.”
“Futuro? E quale futuro? Io non ho molto da vivere.”
“Sei giovane Taehyung e sei ancora sieropositivo, quindi la tua malattia non si è ancora manifestata...Presentati da me alle cinque del pomeriggio.”
“Okay.”


Chiudo la chiamata e lancio il telefono sul pavimento. Mi metto le scarpe, devo prendere una boccata d'aria. Perchè tutte queste cose capitano a me?

Aiuto, ho bisogno di aiuto.



[JUNGKOOK]

Aiuto, ho bisogno di aiuto. L'ansia da pestazione si fa sentire, sul piccolo palco realizzato fuori dalla scuola serale io e i miei compagni di corso siamo pronti a ricevere il diploma. Visto che la scuola serale comprende una ventina di persone, i professori ci hanno dato la disponibilità di fare un piccolo discorso di ringraziamento una volta preso il diploma.

Guardo la piccola folla di persone e tra di loro spicca un ciuffo platinato, è Namjoon. Lui e Jimin sono venuti a vedermi, e se ne stanno uno accanto all'altro sorridenti. Ma l'espressione di Jimin non è la stessa del mio amico, infatti ha un'aria preoccupata e triste, ma anche io infondo sto abbozzando un falso sorriso, dato che non riesco a scacciare il pensiero di Taehyung dalla testa.

E' giunto il mometo del mio discorso e mi avvio come un cane bastonato verso il microfono. Prima di incominciare a parlare guardo un'altra volta Jimin, che mi sorride. Le sue labbra rosse si confondono con il colore dei capelli, esaltati dallo scuro dell'abito ecclesiastico. Anche i suoi occhi sorridono, e nonostante io sia lontano posso benissimo vedere che sono lucidi.

“Buongiorno, io sono Jeon Jungkook e oggi mi sono diplomato al corso serale. Come prima cosa voglio ringraziare i miei professori e i miei compagni di classe, che mi hanno accompagnato in questo percorso, poi voglio ringraziare Taehyung e Namjoon, i miei migliori amici senza i quali non avrei mai trovato la forza di andare avanti...” faccio un respiro profondo “E un grazie a Jimin, che mi ha permesso di continuare gli studi offrendomi queste lezioni, e che mi ha fatto ritrofare la fede in Dio, che mi ha portato a decidere cosa voglio fare della mia vita. Senza di lui adesso io sarei per le strade, ma per fortuna ho un futuro davanti a me.”

Un boato di applausi pervade il mio apparato acustico, e sul mio viso si forma un sorrisetto ebete, adesso sono proprio felice, o quasi.



[NAMJOON]

La cerimonia del diploma è finita e il discorso di Kookie mi ha toccato nel profondo del cuore, facendomi dimenticare per un attimo i miei drammi. Il mio amico scende tutto sorridente dal palco e noi tre ci avviamo verso il buffet preparato per l'evento. Lo abbraccio forte.

“Auguri Kookie, stai benissimo vestito così! Il tuo discorso mi ha commosso, magari ne avessi fatto uno tale e quale quando mi sono diplomato!”
“Grazie Namjoon...Stasera canti da qualche parte?” mi chiede entusiasta.
“Sì, in un pub, vieni così ti offro da bere.”
“Fatta.” dice lui battendomi il cinque.

Lo vedo andare verso Jimin e allora decido di lasciare loro due da soli, intanto mi dirigo verso la folla per cercare Tae. Chissà com'è riuscita a sbocciare un'amicizia tra un prete e un peccatore come Jungkook. Sghignazzo mentre ci penso e continuo a cercare, ma di Taehyung nemmeno l'ombra. Torno dagli altri due e li trovo intenti a mangiucchiare qualcosa.


“Sapete dov'è Tae?”
Non so per quale motivo ma su di loro piomba un silenzio orribile che fa nascere un brutto presentimento in me.
“Namjoon, Tae non è qui...” dice Jungkook.
“Cosa gli è successo?” chiedo con voce seriosa.
“Ecco vedi...” continua lui, non riuscendo a pronunciare una parola dal nervosismo, sfregandosi le mani sudaticce “Ecco lui...Lui...”
Gli afferro per il colletto e lo tiro verso di me, guardandolo minaccioso, era sicuramente accaduto qualcosa di serio. “Dimmelo!”


“E' risultato sieropositivo all'AIDS...” esordisce Jimin.
In quel momento Jungkook scoppia in lacrime, attirando l'attenzione di qualcuno.
Io rimango paralizzato.
“Cosa?” chiedo come se non avessi capito la sua affermazione.


Jimin si guarda intorno, poi afferra la mia mano e quella di Kookie, che intanto si era accasciato.
“Non è bene parlarne qui.”



................




Adesso ci troviamo in un vicolo dietro la scuola, Jimin è appoggiato sul muro a braccia conserte e io sono nella stessa posizione sul muro opposto. Jungkook è seduto ai miei piedi con il volto nascosto dalle ginocchia e, a giudicare dai singhiozzi, sta ancora piangendo. Il mondo intorno a me è ovattato, non sento e non vedo nulla ecceto la voce e il volto del prete. Per la prima volta mi sento geloso di Jungkook, so che non dovrei, ma mi chiedo come mai Tae non abbia voluto dire una cosa così importante prima a me, a me che sono il suo hyung.


“Quando l'avete scoperto?” chiedo a Jimin, l'unico in grado di rispondermi in quel momento.
“Ieri il vostro amico ci ha chiamato dall'ospedale...”
“E la casua?” chiedo stringendo i pugni. Il prete sospira e sposta il suo sguardo verso i miei occhi, scrutandoli.
“Penso che tu sia a conoscenza della sua omosessualità.”
“Certo, noi tre siamo amici dalle elementari...” mi mordo le labbra “Quindi intendi dire che l'AIDS gliel'ha passata qualche suo amante?”
“E' solo una mia supposizione, però non dobbiamo dimenticare che nei rapporti gay è più facile la trasmissione di sangue e della malattia.”
“Forse quel suo ragazzo, Jung Hoseok, glel'ha passata...Maledetto.”
“Non facciamo conclusioni affrettate.” ribadisce Jimin.


“Namjoon.” mi chiama la vocina di Jungkook soffocata dal pianto “Secondo te Tae morirà?”
Non gli rispondo e digito il numero di Taehyung sulla tastiera del telefono.
“No, non chiamarlo ti prego!” urla il mio amico aggrappandosi a me. Io con un calcio lo allontano. “Levati dalle palle.”




Osservo Jimin e la sua aria impassibile, vorse lui deve averne sentite di cotte e di crude dai fedeli che chiedono conforto e ormai nel suo cuore si sarà formata una corazza immune al dolore. Forse quel prete vorrebbe soccorrere Kookie e magari riprendermi per il mio comportamento, ma lui sa che questi non sono affari in cui intromettersi.

“Pronto?”
“Taehyung, cosa cazzo ti è successo?”
“Allora hai saputo.”
“Voglio vederti, voglio che io, Jungkook e te ci vediamo tutti e tre insieme, come una volta.”
“E parlare?”
“Esatto.”
“Dove e quando?”
“Stasera canto in un pub, ci vediamo tutti e tre li per le otto e dopo il mio spettacolo ceneremo insieme.”
“Va bene.”

Finisco la chiamata dandogli l'indirizzo del pub e spengo il telefono sospirando.
“Ho paura.” dice Kookie alzandosi in piedi e asciugandosi le lacrime.
“Anche io Jungkook, anche io.”






[JUNGKOOK]


“Perdonami Jimin, ho rovinato questa giornata che doveva essere la più bella.” affermo sospirante in macchina, sulla via del ritorno per casa mia.
“No preoccuparti per me, piuttosto dovresti dispiacerti per te stesso visto che era la tua cerimonia.”

Faccio un lungo respiro e mi metto ad osservare il paesaggio al tramonto fuori dal finestrino. Quell'enorme palla infuocata che piano piano scompare all'orizzonte lascia nel mio cuore un po' di malinconia.

“Nonostate gli inconvenienti, tutto è bello se tu sei vicino a me.”
“Non fare queste frasi fatte.” dice Jimin abbozzando un sorriso e fa manovra in un parcheggio vicino a dove abito.
“Perchè ci fermiamo qui?” chiedo in modo un po infantile.


Ovviamente mi rendo conto di essere uno stupido appena vedo Jimin fiondarsi su di me baciandomi e introducendo la sua lingua umida all'interno della mia bocca.
“Mh...” non posso non gemere a causa della velocità di quel contatto che mi ha preso alla sprovvista.
Le mie mani lentamente vanno a circondare le forti spalle di Jimin, conficcando le dita in quel pesante vestito da prete.
“Non hai caldo vestito in questo modo? Siamo a maggio...”
“Forse hai ragione.” mi risponde.


Si scosta un momento da me e affera la sua veste, togliendosela lentamente e rimanendo soltato in pantaloni. Per un momento il respiro mi muore in gola a causa di quel corpo così perfetto, di quei bicipiti ben allenati ma non troppo voluminosi, delle spalle larghe e rassicuranti, delle clavicole sporgenti, di tutta l'armonia di quel corpo.

“Jimin...” Incomincio a sbottonarmi i pantaloni e rimango in mutande, non c'è tempo per togliersi la camicia e la cravatta.
“Kookie...” ripete lui ansimante.
Siamo entrambi pieni di desiderio e per qualche minuto continuamo a ripeterci i nostri nomi, vivendo quel momento magico come solamente nostro. Accavallo le gambe aggrappandole alla schiena di lui.
“Jimin, voglio sentirti dentro di me.”
Ci baciamo nuovamente.
“Tutto quello che vuoi.”



Abbassa la zip dei pantaloni e libera la sua erezione, io mi tolgo i boxer. Vi è un'aria imbarazzante tra di noi, visto che l'unica volta in cui l'abbiamo fatto è avvenuta nel parco, è non è stata una delle migliori.
I nostri respiri si mescolano nell'aria e le nostre mani continuano a tastare ogni lembo di pelle tremando al contatto con il corpo altrui.
Voglio amarlo, voglio farlo mio in questo momento, voglio che i nostri corpi si uniscano, voglio, voglio, voglio....E lui? Luo cosa vuole?

Sento la voce ansimante di Jimin, alzo lo sguardo sperando di incontrare gli occhi pieni di desiderio di lui, ma nelle sue pupille non vi era lussuria, vi era puro terrore e angoscia. Forse io sono l'unico che lo vuole veramente, forse lui non si sente ancora pronto per questo passo. Mi vergogno di me stesso per essermi preoccupato solo e soltanto di me, e non del fatto che Jimin stia andando contro i suoi voti.

Prendo dolcemente la sua erezione tra le mani e la ripongo lentamente dentro i suoi pantaloni, chiudendo la zip. Mi rinfilo le mutande e incomincio a mettermi i pantaloni mentre Jimin mi guarda allibito.

“Jungkook?”
Lo bacio sulla guancia e poi un'altra volta sulle labbra.
“Non voglio che tu ti sforzi a fare qualcosa per cui non sei pronto.”

Per un momento Jimin mi guarda come paralizzato poi le lacrime incominciano a rigargli le guance e il suo volto si contrae in un pianto disperato, un pianto che rappresenta tutto il dolore e le emozioni contrastanti che sta provando in questo periodo. Io ho sempre e solo pensato a me e non ai problemi che sta affrontando lui tra lavoro e vita sentimentale nel nostro rapporto clandestino.

“Kookie!” grida abbracciandomi e piangendo sulla mia spalla.
“Io ti amo, hai fatto così tanto per me e per i miei amici, ti stai facendo carico dei problemi di tutti mentre nessuno si fa carico dei tuoi problemi...Io sono qui per questo.”
“Ho molta paura per il fututro.”confessa lui avvinghiato a me come un bambino in braccio alla mamma.
“Anche io ho tanta paura, ma troveremo una soluzione.” e aggiungo “Lasciatelo dire, sei bellissimo quando piangi, è bello vedere qualche emozione in te.”
Vedendo il suo viso interrogativo continuo:
“Oggi, quando parlavamo con Namjoon eri così impassibile che mi sei sembrato un'altra persona, pensavo che ormai il tuo cuore fosse diventato di pietra e invece...”


Lo stringo forte, come se non volessi che il tempo passi, come se volessi tenere Jimin solo per me, lontano da tutti e da tutto, come un prezioso ermellino impagliato nella vetrina di un collezionista.
"Voglio rimanere così per sempre."
"Devi andare Kookie, hai dei programmi per sta sera."


…...........



Entro nel pub e subito una musica assordante mi colpisce le orecchie, sento la voce di una sottospecie di presentatore provenire dal palchetto. Mi avvicino alla struttura in legno ed incontro Taehyung, seduto su una sedia nell'angolo.

Mi siedo accanto a lui.
“Hey.”
“Hey.” sussurra prendendo un sorso di birra, non rivolgendomi neanche uno sguardo.


“Signori e signore ecco a voi Rapmonsteeeer!” urla il presentatore annunciando l'arrivo del nostro amico, che entra urlando e provocando un boato di applausi tra il pubblico.
Io incomincio ad applaudire e cerco anche in Tae un briciolo di divertimento ma niente, lui continua a fissare il vuoto come se fosse improvvisamente diventato cieco.



“Buonasera a tutti, io sono Rapmonster e questo è un pezzo scritto da me, No Joke!”
Un'altro boato di urli e applausi, in questi anni Namjoon deve aver acquistato già una certa notorietà.
Aprirò le porte di questo luogo per poi richiuderle facendo la mia campagna
Il dolore per il rap che voi provate tutti i giorni In un istante conquisterò il ritmo
Quando ti ascoltano è il tuo beat a parlare, è un perdente
Ti sentirai un po’ offeso, mi scusi
Svezia, Germania, Brasile fino in Giappone
La mia penna è più forte della tua sporca lingua
.”


…..........


Un tavolo rotondo fa da padrone nella stanza sul retro del locale dove adesso ci troviamo io e Taehyung. Il concerto è finito da circa cinque minuti e Namjoon dovrebbe arrivare tra poco. Davanti a noi ci sono dei grandi piatti pieni di leccornie offriteci dalla casa perché amici del cantante.

Sospiro, non ho ancora proferito parola da quando ci siamo trovati in questa stanza, forse voglio mantenere questo silenzio quasi idilliaco. Inizio a trangugiare nervosamente dal mio boccale di birra, giusto per ammazzare quest'imbarazzo.

“Allora..” inizia lui “Com'è andata alla cerimonia?”
“E' stato molto divertente.”
“Avrei voluto esserci.”

Purtroppo quello non è di certo il modo per incominciare un discorso che dovrebbe distogliere la nostra attenzione da tutta quella tristezza. Per fortuna Namjoon è entrato proprio in questo istante, salutandoci entrambi mentre si passava un asciugamano tra i capelli. Quando mi è passato vicino ho sentito un buonissimo odore di mandorle, deve essersi fatto la doccia. Si siede al tavolo con noi.
“Ragazzi, penso che voi sappiate perché ho voluto che ci riunissimo qui.” esordisce.
“Perchè ci siamo sempre nascosti tutto?” ribatte Tae.
“Esatto” risponde il mio amico “E vi ho chiamato qui per fare un gioco.”
Tae improvvisamente si alza dalla sedia e si chiude la felpa, mettendosi il cappuccio.
“Non ho tempo per ste stronzate, me ne vado.”
“SIEDITI!”

Taehyung si blocca di colpo e io mi irrigidisco sulla sedia, stringendo i pugni per lo spavento, non avevo mai sentito Namjoon urlare in quel modo. Anche lui si accorge di essere uscito dai suoi schemi caratteriali calmi e pacati, ma forse la sua reazione è stata necessaria per darci finalmente una regolata. Infondo lui è il nostro hyung, dovremmo rispettarlo.

“Okay mi risiedo ma datti una calmata.”
“In cosa consiste questo gioco?” chiedo per cambiare argomento.
Namjoon prende una bottiglia di birra e la piazza in centro al tavolo di legno. Per un istante mi perdo a guardare quel vetro smeraldo bagnato all'interno da qualche goccia di liquido rimasto.
“Il gioco della bottiglia?”
“Dovviamo baciari?” chiede Tae, un po' preoccupato non so per quale motivo.
“No, è una versione differente.” replica Namjoon “Quando la bottiglia indica noi, dobbiamo bere un sorso di alchool e dire un segreto che non ci siamo mai detti...”
“Perchè l'alchool?” chiede l'altro.
“Perchè il vino veritas...Accettate?”

“Accetto.” dice Tae.
Mi acendo una sigaretta, ne vedremo delle belle.
“Accetto” affermo poi.


Namjoon incomincia a far girare la bottiglia e il primo a essere indicato è Taehyung.
“Bene Tae” dice lui “Allora voglio sapere tutto.”
“Tutto su cosa?”
“Tutto sulla tua malattia?”
“Devi proprio iniziare con questa domanda?” sbotto.
“Stai zitto Jungkook, risponderò.”

Passiamo qualche secondo in silenzio, poi Taehyung incomincia a parlare.
“Il mio ex, Hoseok, era un eroinomene e io non ne ero a conoscenza. Un giorno, dopo ver scoperto una delle sue siringhe, l'ho mollato e sono andato a fare dei controlli, per precauzione, e lì ho scoperto di avere l'AIDS.”
“E non c'è una cura...”
“Esatto Kookie, non c'è una cura. Ma non abbiate paura, ho parlato con il mio medico e mi ha detto che la malattia non si può passare nè bevendo dallo stesso punto, né baciando qualcuno, anche se io sono comunque preoccupato.”
“Devi preoccuparti per te, non per noi.”
"Ah, non disperate, il mio medico curante mi ha appropriato ventiquattro ore su ventiquattro uno studente universitario di medicina che mi dovrà seguire e controllare a vista, a mia madre mentirò e dirò che si tratta di un mio ragazzo....Sono in buone mani."
"C'è speranza per te?"
“Ormai per me è finita, prima o poi la malattia si manifesterà e sarò costretto in un letto. La malattia rende gli affetti più vulnerabili ad altre malattie e infezioni, ed è proprio di queste che si muore.”
“Non dire così!” urlo rosso in viso dalla rabbia, dalla rabbia di perdere un'amico d'infanzia che per me c'è sempre stato.
“Stai zitto, lui la sua risposta l'ha fatta.” mi riprende Namjoon.


La bottiglia gira nuovamete, e stavolta capita a Namjoon.
“Come và con Chae-rin?” chiedo io, potendo finalmente tirar fuori un argomento di cui sono molto curioso.
Lui beve un sorso di birra.
“Le ho detto ciò che provavo e lei ha ricambiato i miei sentimenti. Abbiamo incominciato a baciarci e a fare delle cose un po' più spinte, ma niente.”
“Come niente?” domando io, stupito. Chae-rin era la donna della sua vita, loro due sono fatti l'uno per l'altra “Tu mi hai detto che l'amavi!”
“Lo so, ma non mi si è alzato okay?”

Taehyung incomincia a ridere inspirando il fumo della sigaretta che si è appena acceso.
“Che hai da ridere?”
“Hahahaha, non dirmi che sei finocchio!”
A quelle parole Namjoon diventa rosso come un peperone e si morde le labbra nervoso. Io e Tae ci guardiano negli occhi, qualcosa tra di noi scatta, un brutto presentimento.
“Davvero? Sei finocchio?”

Namjoon si porta le mani in viso, allora è vero.
Io gli appoggio una mano sulla spalla muscolosa:
“Sei andato a letto con un uomo?"
Annuisce.
"E con chi?”
“Non posso dirlo, perché la cosa che io e lui stiamo facendo è sbagliata.”


Le sue parole ricordano le mie nei confronti di Jimin, quando non faccio altro che ricordargli di quanto sia sbagliato il nostro rapporto.


La mano di Tae sbatte violentemente sul tavolo.
“Devi dircelo.”
Sospira e i suoi occhi si fanno lucidi.
“Jin.”

Una stretta al cuore.

Non può essere.


“E chi è questo?”chiede Tae, ignaro della situazione.
“Un prete” rispondo io, non perdendo il mio contatto visivo con Namjoon.
“Intendi quel pezzo di figo che lavora con il tuo amichetto Jimin?”


Namjoon scatta in piedi, correndo fuori dal locale, io e Tae ci alziamo a nostra volta e lo inseguiamo. Lui continua a correre fino ad arrivare a un piccolo parchetto isolato dove si ferma su una pachina per riprendere fiato. Noi lo raggiungiamo con l'affanno, fermandoci ogni tanto in modo tale che Tae potesse riprendere fiato per non prendere una broncopolmonite. Perchè si sa, un sieropositivo di polmonite non guarisce.

“Cretino, perché ti metti a correre!” gli urlo, Tae non ha ancora la forza per parlare.
“Perchè faccio schifo! Ma ti rendi conto, con UN PRETE?!” si mette le mani nei capelli e digrigna i denti, sento che vorrebbe piangere, ma non ci riesce. “Sono così disperato che sono andato a letto con un'uomo sposato con Dio e forse...Me ne sono innamorato.”

Ecco la vera confessione.
Namjoon? Innamorato di una persona come Jin? Stento a crederci, ma questo non è il problema principale.

Taehyung continua ad assistere a questa scena sena poter proferire parola ancora senza fiato.
“Non piangerti addosso.” esordico avvicinandomi a Namjoon e inginocchiandomi davanti a lui “Perchè io non sono tanto diverso da te.”
Noto che Tae ha smesso di respirare pesantemente, forse incuriosito dalle mie parole.

“Cosa intendi?”

“Che io e Jimin non siamo solo buoni amici, ma siamo amanti.”
   
 
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