Serie TV > Castle
Segui la storia  |       
Autore: chiara_13    04/06/2016    3 recensioni
E se non fosse andata come nel telefilm? Se la vita dei nostri protagonisti venisse sconvolta da un momento tragico e dovuto per sopravvivere? Se morire fosse l'unica via di fuga per salvare le persone pi care e la propria famiglia? Se il povero scrittore soffrisse per qualcosa che forse...non rivelerò altro, se volete sapere cosa sconvolge il nostro Rick, leggete la mia storia...GRAZIE e Buona lettura.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
TORNARE A RESPIRARE
 
 
-K…Kate- le sue gambe indietreggiarono e i suoi occhi studiavano la persona davanti a se –No…non è possibile, tu sei morta…sei morta…ti ho visto all'obitorio…ti ho vista…io…- si strofinava gli occhi. In quel momento emozioni contrastanti colpivano l’animo dell’uomo.

-Rick…- sussurrò lei, sapendo perfettamente come poteva sentirsi. Erano passati mesi da quel giorno infernale. Da quella sparatoria e da quell'idea che aveva attuato realmente.

-No…no…- lo scrittore si accasciò a terra, in ginocchio. Le lacrime che scendevano sul suo viso –lo so…ok…è un incubo…un dei miei soliti incubi, io che ti vedo e poi che scompari al mio risveglio- scrollava il capo riluttante.

-Rick…guardami…guardami…- Kate si abbassò davanti a lui e gli prese il viso tra le mani, asciugando le sue lacrime con i pollici.

Lo scrittore alzò gli occhi bagnati dalle lacrime verso di lei, incontrando, dopo troppo tempo, le sfumature di quelli di lei.
Non riuscì a guardarla veramente che qualcuno lo colpì alle spalle. Il suo corpo cadde violentemente a terra e l'ultima cosa che vide fu il volto della sua amata scomparire nella nebbia del cimitero.

-No…aspetta…- tese la mano nel vuoto, per poi chiudere gli occhi svenuto.

 
Ore dopo Rick si risvegliò dal sonno troppo pesante per essere volontario. I suoi occhi studiarono e misero a fuoco la camera in cui si trovava. Le pareti erano bianche e fredde. I rumori meccanici delle macchine mediche facevano da sottofondo e l’odore di disinfettante regnava nell’aria. Era in ospedale. Subito la sua attenzione si spostò sulla giovane Castle che si alzò rapida dalla sedia.

-Papà…- sorrise sollevata, svegliando anche sua nonna.

-Richard…come ti senti figliolo?- si preoccupò subito la donna.

-Io sto…sto bene, ma che è successo?- chiese, sentendo la testa girare.

-Qualcuno ti ha atterrato con un colpo alla testa mentre eri al cimitero- rispose Martha.

-Ma che ci facevi a quell’ora al cimitero?- gli domandò Alexis, sempre molto dura con il padre in quei giorni.

-Sono andato a trovare mia moglie…non credo ci siano degli orari per farlo- la guardò, proprio non riusciva a capire il comportamento della figlia. Perché era così dura con lui? Non poteva rispettare il suo lutto?

-Alexis cara, perché non vai ad informare il dottore che tuo padre si è svegliato?- Martha sentì la leggera nota di disappunto nella voce del figlio.

-Si…vado…- annuì la ragazza, uscendo dalla stanza.

-Perché è così dura con me? Sto provando in tutti i modi di essere come prima per lei e cerco di sorridere per tutti voi…cosa c’è di sbagliato se provo ancora così tanto dolore? E’ sbagliato soffrire dopo la morte di tua moglie? Del tuo futuro?- quelle parole gli ricordarono quello che credeva di aver visto la sera prima al cimitero. Kate. No…era solo uno dei soliti scherzi amari che gli giocava la sua mente.

-Rick…è preoccupata, lo so che forse è un po’ troppo rigida, ma abbiamo creduto di perderti…non solo questa notte, ma anche…quel giorno…- non usò il suo solito tono teatrale. Aveva sofferto moltissimo quando gli avevano detto che era in ospedale.

-Ho capito…ma sono vivo…sono qui con voi e questo è solo grazie a Kate, se non fosse stato per lei sarei morto di sicuro…ma non volevo che fosse lei a pagare- le lacrime tornarono insistenti sul suo volto.

-Oh…Richard- Martha non sopportava di vederlo in quello stato –Sono sicura che lei sta vegliando su di te in questo momento…come ha sempre fatto, come fai a non sentirla vicino a te?- gli accarezzò il volto, cercando di asciugargli il voto.

-Mi manca così tanto…- i singhiozzi ruppero la tranquillità di quel posto. Guardandosi attorno i ricordi del suo risveglio tornarono alla sua memoria.

-Devo andare via di qui…- Richard si destò da quel ricordo doloroso. Non doveva restare in quel posto un secondo di più. Si staccò tutti i cavi attaccati al suo corpo. Un piccolo fiotto di sangue uscì dall’ago sul braccio. Si fiondò nell’armadio dove trovò i suoi vestiti. Infilò rapido i pantaloni e la camicia, fiondandosi all’uscita della stanza.

-RICHARD!!- lo richiamò sua madre urlando per l’ennesima volta il suo nome –CALMATI, NON PUOI ANDARE VIA…- cercò di fermarlo come quella volta.
 
-Richard stai giù…sei stato appena operato- sua madre e sua figlia cercavano di tenerlo fermo sul letto d’ospedale. Lui però aveva bisogno di spere dov’era la sua ragione di vita, nessuno voleva dirgli cosa le fosse successo.

-Devo andare a cercarla…per favore…devo sapere che sta bene…fatemi andare da lei…- si agitava, spingendo lontano le due rosse, stando attento a non fare loro del male. Corse fuori dalla stanza, staccandosi tutti i fili che erano attaccati al suo corpo.

Usci dalla stanza e sempre come quella volta venne fermato da medici ed infermieri. Doveva andarsene il prima possibile. Il dolore alla testa era niente
in confronto a quello che stava provando nel suo cuore.

Infermieri e medici cercarono di fermarlo, ma invano.

Percorse rapido il corridoio, ritrovandosi, però, esattamente in quel maledetto posto. Lo sguardo fisso su una sedia vuota e poi sulla porta aperta, con il lettino vuoto.

Dopo aver percorso numerosi corridoi dell’ospedale, raggiunse quello in cui vi trovò un volto familiare. Era Jim Beckett. Era seduto su una sedia del corridoio. Le mani sulla testa e gli occhi pieni di dolore, che guardavano il pavimento.

-Kate…- si allarmò subito Richard, facendo cadere l’attenzione dell’uomo su di lui.

-Rick…no…no…- cercò di bloccarlo l’uomo, ma anche lui fallì nell’intento.


Le sue gambe si fermarono nel momento stesso in cui si ritrovò davanti a quella stanza. Gli occhi si riempirono di lacrime, il cuore iniziò a battere troppo velocemente, le mani iniziarono a tremare…era tutto come quel maledetto giorno.
 
Il corpo dello scrittore si pietrificò nel momento stesso in cui aprì la porta di quella stanza. Gli occhi che silenziosi si riempirono di lacrime. Le mani iniziarono a tremare. Poi si sbloccò di colpo, fiondandosi vicino al letto in cui c’era lei. Indifesa. Il corpo di lei disteso in quel letto. Nessun cavo, flebo o di altri strumenti medici fuoriuscivano dal suo corpo. Gli prese la mano e la rinchiuse tra le sue. C’era ancora la fede e l’anello di fidanzamento. Il freddo del corpo passò al suo, facendogli sentire il dolore più devastante che mai nessuno dovrebbe provare.

-No…Kate…ti prego…ti prego- cercò di muoverla –amore mio, svegliati ti prego…svegliati, fallo per me…- le lacrime scendevano copiose dal suo volto. –Ti prego…vita mia, torna da me….io ti amo…ti amo…non lasciarmi…non lasciarmi…- le gambe cedettero a terra, incapaci di sostenere quel peso così grande.


Si rialzò a fatica. Posando un bacio sulla mano che teneva, poi sul suo viso. Sulla fronte, sul naso, sulle guance e poi sulla bocca. Il suo cuore finì in mille pezzi.

-KATE!!!- urlò con il dolore in corpo –TI PREGO…SVEGLIATI…IO TI AMO…ALWAYS, SVEGLIATI…TI PREGO…ALWAYS, ALWAYS…KATE!!- la sua testa si appoggiò sul petto della donna, mentre le lacrime, i singhiozzi e il dolore, non accennavano ad abbandonarlo.
 
Richard si appoggiò al muro dietro di lui. Stava avendo un attacco di panico. Non riusciva a respirare. Respira…respira.
Sotto gli occhi increduli di tutti uscì dall’ospedale, fermò un taxi e si fece portare lontano da quel posto stregato.

-Fermatelo!!- urlavano gli addetti al reparto, che correvano dietro allo scrittore, non riuscendo comunque a fermarlo dalla fuga.

-PAPA’/RICHARD!!- urlarono in coro le due rosse preoccupate, frustrate e arrabbiate.
 

Richard era ancora preda di quel violento attacco di panico, quando vide l’autista fermarsi all’improvviso. Erano all’interno di un capannone abbandonato. Come ci erano arrivati li? Lo vide voltarsi verso di lui.

-Ragazzo calmati…calmati…respira…- l’uomo scese dall’auto e lo fece scendere a sua volta.

-Non…Jackson…io non…- il respiro troppo affannoso, sarebbe svenuto a breve se non si fosse calmato.

-Respira figliolo…- cercò di mimarglielo, ma niente.

Richard si alzò in piedi barcollando…non voleva avere nessuno intorno. Corse per un breve tratto, per poi appoggiarsi a quello che era un vecchio tavolino sgangherato.
La vista iniziava ad offuscarsi. Le gambe cedettero, facendolo cadere a terra. Se non riprendeva a respirare era la fine.
Poi una mano si poggiò sulla spalla, non era quella di suo padre, grande e ruvida, no era morbida e piccola. Era la mano di una donna. La stessa che si abbassò davanti a lui. I capelli che le cadevano sulle spalle e i suoi enormi occhi verdi che lo fissavano preoccupata.

-Ok…Castle, respira per me…respira per me…- Richard cercò di mettere a fuoco la donna che gli stava parlando. Perché o era diventato matto o la voce che stava sentendo era troppo familiare.

-Castle…respira…ti prego…respira- gli intimò ancora la donna, cercando di dargli coraggio. Niente, non riusciva ancora a respirare. Poi tutto accadde in un attimo. La ragazza poggiò le sue labbra su quelle dello scrittore, che si ritrovò addosso un sapore e un odore troppo familiari. L’inebriante aroma di ciliegie risvegliò lentamente il suo olfatto. Le labbra morbide e il contatto risvegliò tutto il suo corpo. Le mani sul suo petto fecero reagire i suoi polmoni, che tornarono a respirare, e il suo cuore, che tornò a battere regolarmente.

-Bravo…respira…- la ragazza appoggiò la fronte su quella dello scrittore per mantenere il contatto e fargli realizzare ogni cosa.

-Sei tu…sei…sei…- balbettava, davanti a se aveva la donna che amava in carne ed ossa –Sei la mia Kate…- le lacrime tornarono a solcargli il volto e i singhiozzi tornarono insistenti.

-Nonono…non piangere ti prego…respira, sono qui…sono qui con te…- si inginocchiò al suo fianco e gli poggiò la testa sul suo petto, per fargli sentire il suo battito. Rimasero in quella posizione per alcuni minuti.

-Ok…non vorrei disturbarvi oltre, ma forse è il caso di andare via da qui…- li interruppe Jackson che aveva assistito a tutta la scena.
Entrambi i ragazzi si alzarono, ripulendosi i vestiti dalla polvere.

-Tu…voi…- Richard spostava lo sguardo tra suo padre e Kate –che sta succedendo?- li risvegliò Castle.

Kate scosse la testa a Jackson –non qui…ci vediamo al rifugio…- disse la donna, avviandosi alla moto che aveva lasciato fuori dal capannone.

-Ne sei sicura? Potrebbe essere pericoloso…- si accertò l’uomo.

-Troveremo un altro posto…in caso d’emergenza, ma non possiamo permetterci che qualcuno ci scopra…- annuì svelta.

-Alt…alt…alt…- Richard li guardò arrabbiato –che sta succedendo qui?-

-Portalo tu…io faccio un’altra strada…ma voglio essere io a dirgli ogni cosa- Kate guardò nuovamente Jackson che annuì. Poi si spostò a guardare Richard. –Prometto che ti spiegherò tutto a breve, ma fidati…vai con lui…ci vediamo tra qualche minuto…e ti racconterò ogni cosa- gli accarezzò il viso.
 

Nel giro di mezzora. Rick e Jackson avevano raggiunto la casetta in mezzo al bosco. Lo scrittore si guardò intorno. Per arrivarci avevano usato una strada che strada non era. Era completamente isolato dal resto del mondo.

-Dov’è Kate?- chiese Richard, iniziando a metabolizzare il fatto.

-Sta arrivando…ha preso una strada diversa…non possiamo permetterci di fare errori- rispose suo padre, nascondendo la macchina in un capanno malmesso. –Vieni entra…ti offro una birra?- gli propose.

-No…nessuna birra, voglio sapere solo cosa sta succedendo – scrollò il capo, studiando la casa. Era tutto in legno, a parte l’angolo cottura. Una scala portava al piano superiore, mentre vicino c’era la porta che giungeva al piccolo bagno. Su un secchio vicino ad una brandina c’erano delle garze sporche di sangue. La brandina non era stata cambiata e dal tessuto riuscì a vedere del sangue vecchio di mesi. Ci passò sopra una mano.

-E’ di Kate…l’ho portata qui dopo l’operazione…- si lasciò sfuggire Jackson, mentre guardava lo sguardo del figlio.

Richard continuò la perlustrazione, raggiungendo il piano superiore. C’era un letto, se così si poteva definire. Sopra di esso c’erano delle fotografie attaccate alla parete di legno. Erano foto di lui e di lei. Di loro insieme. Una foto era del matrimonio. Il rumore di una moto che si spengeva richiamò la sua attenzione.

-Adesso mi volete spiegare cosa sta succedendo adesso?- chiese Castle frustrato.

-Solo un secondo…ahh…- Kate ansimò mentre tentava di togliersi la giacca di pelle. Jackson si fiondò da lei con delle garze. –Credo si sia infettata…- stringeva i denti per il dolore.

-Non si è infettata…c’è un frammento di legno nella ferita…ecco perché ti fa male…- l’uomo prese delle pinzette e si posizionò davanti alla ferita sul braccio. –Sei pronta? Al mio tre la estraggo…farà male, ma non abbiamo anestetici ti ricordo…-

-Ok…vai…sono pronta…- guardò l’uomo negli occhi.

-Uno…Due…- Jackson estrasse rapido la scheggia e tamponando la ferita con delle garze pulite –Tre…sorrise-

Kate non stava affatto sorridendo. Sentiva il dolore propagarsi per tutto il suo corpo. La faccia rivolta verso la direzione opposta. Il volto che mostrava una leggera smorfia…ma nessun urlo disperato.
Respirando velocemente si sedette sulla sedia attorno al tavolo e senza parlare invitò lo scrittore a fare lo stesso. Per tutto il tempo era rimasto a guardare i due. Il sangue e Kate.

-Ok…ok…- prese un bicchiere e ci versò dell’acqua – credo che dobbiamo parlare- annuì Kate, tranquillizzando i battiti.

-Lo credo anch’io- la guardò, mentre Jackson metteva una grossa fascia sul braccio, coprendo accuratamente la ferita al braccio.

-Allora credo che dovremmo partire dall’inizio- Kate chiuse gli occhi per il dolore al braccio, tornando subito a guardare lo scrittore.

 

ECCOMI DINUOVO. RICK STA SOFFRENDO. TROVARSI IN OSPEDALE GLI FA RIVIVERE MOMENTI DOLOROSI. MA COS’E’ SUCCESSO AL CIMITERO? COME REAGIRA’ IL NOSTRO SCRITTORE ALLA SCIOCCANTE SCOPERTA? KATE HA UNA FERITA AL BRACCIO COME SE L’E’ PROCURATA?
CI VEDIAMO AL PROSSIMO CAPITOLO. SE VOLETE SAPERE COME CONTINUA LA STORIA. GRAZIE A TUTTI PER LE RECENSIONI E PER LA SEMPLICE LETTURA. SPERO DI SAPERE COSA NE PENSATE. A PRESTO
CHIARA
 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: chiara_13