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Autore: onedirections_hug    04/06/2016    0 recensioni
ATTENZIONE: questo è solo il prologo, la storia verrà pubblicata in seguito.
Due giorni che sono arrivata. Due giorni che sono da sola con la mia famiglia. Due giorni che non ho contatto con i miei amici. Due giorni che vorrei andarmene.
A rendere quest'incubo sopportabile, sono le magnifiche spiagge e la felicità delle persone circostanti che, in qualche modo, mi contagia.
Devo passare qui a Maiorca ancora otto giorni e poi, finalmente, potrò tornare alla normalità e alle mie abitudini. È un posto bellissimo qui, non fraintendetemi, ma sapete cosa significa stare con i propri genitori e sorella ventiquattro ore su ventiquattro? Senza via di fuga o piano B? Equivale ad un suicidio. Almeno per me.
'Fatti degli amici' mi hanno detto i miei, come se fosse una cosa facile. Fin'ora ho solo visto vecchi e coppiette appena sposate.
Detto questo mi presento. Io sono Peyton, ho 17 anni, vengo da S. Francisco e questa sarà una delle vacanze più pallose della mia vita.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Credo che il bar dell'Hotel sia un'autentica benedizione: aperto ventiquattro ore su ventiquattro, personale gentile e simpatico, grande varietà di bibite e cocktail speciali. L'unica difficoltà era per gli alcolici. Appena arrivava un nuovo gruppo di turisti gli veniva chiesta l'età, di conseguenza gli veniva legato al polso un braccialetto arancione se minorenne, uno blu se maggiorenne.

Non sono una che spende soldi a non finire per gli alcolici, o che passa le feste a vomitare nel gabinetto, ma ammetto che alcune volte mi piace superare un po' il limite. Stefan ed io eravamo intenti a chiacchierare seduti al banco del bar, quando dovette andare un attimo in bagno, mentre ero sola mi si è avvicinato un ragazzo e abbiamo iniziato a chiacchierare. Quando gli riferii che avevo conosciuto una persona anch'io, si mostrò molto entusiasta e confessò che era stato mandato a 'tastare il terreno' da dei suoi amici. Appena arrivato Stefan si presentarono e poi si unirono i restanti amici del ragazzo appena conosciuto; erano quattro in totale.

Chiesi a Stefan di ordinarmi una Caipiroska alla fragola, questo, e altri due successivi, avrebbero dovuto aiutarmi a superare questa serata. Non che io fossi timida o imbarazzata, ero solo un po' a disagio data la netta maggioranza maschile, per di più tra me e Stefan si era piazzato un ragazzo, Orlando, molto simpatico, come il suo nome, ma già fottutamente ubriaco. Non starò a criticarlo, dato che presto lo seguii anch'io. Fu una serata molto divertente, un po' perché c'era gente simpatica, un po' per i drink che ci rendevano euforici ed eccitati.

Per buona parte del tempo non ci muovemmo dal bar e rimanemmo lì a farci offrire alcolici da gente più vecchia oppure ordinati da noi stessi a camerieri piuttosto brilli. Eravamo un miscuglio, due ragazzi arrivavano dal Belgio, Stefan dalla Germania, Orlando dal Brasile e io dagli Stati Uniti.

Circa alle undici di sera ci trasferimmo in una terrazza dell'hotel, sulla quale avevano organizzato una semi discoteca. In realtà era un party privato ma i miei nuovi amici trovarono il mondo per entrarci ugualmente. Lì conobbi due ragazze, americane come me, e potei biascicare qualche parola con loro. Si chiamavano Abby e l'altra Samantha, o Susan. Non ricordo molto, anche se la festa ce l'ho particolarmente chiara.

Stefan ed io ballavamo. Io mi facevo trasportare dal ritmo, le onde musicali mi facevano vibrare il petto, lui invece era negato nel ballo ma cercava di impegnarsi. Quando la musica rallentò mi avvicinai a lui e mi feci prendere per i fianchi. Le mie mani sulle sue spalle; i nostri nasi si sfioravano; le nostre bocche aspettavano che l'altro facesse la prima mossa.

La musica accelerò di nuovo, e così anche il mio cuore. Le persone intorno a noi saltavano, cantavano. Mi strinse di più a lui e mi baciò la guancia, poi la punta del naso, l'altra guancia, il mento, un angolo della bocca. L'eccitazione cresceva e avrei voluto con tutto il cuore baciarlo appassionatamente ma lo lasciai fare. Mi accarezzò dolcemente la guancia sinistra e mi diede un lento, dolce, lungo, bacio a stampo.

"Allora? Avete finito di sbaciucchiarvi? Venite a divertirvi con noi!" Urlò tra la musica Orlando. 

Ci staccammo imbarazzati e lo seguimmo.

Questo bacio era stato molto diverso dagli altri. Era come se, con quel bacio, Stefan avesse espresso più sentimento del dovuto, la stessa cosa che avevo fatto io ricambiandolo.

Ci unimmo agli altri al bar ma rimanemmo lontani per un po'. Passati pochi minuti, che mi sembrarono ore, mi avvicinai a lui e lo presi per mano. Si interruppe per un momento e riprese poi a parlare sorridendo.

Siamo stati insieme fino alle tre di notte, poi ci siamo salutati e si ci siamo divisi. Stefan mi ha accompagnato fino alla mia stanza. Ero un po' brilla e mi aiutò a camminare sulle zeppe.

"Spero che mia sorella non dica niente ai miei genitori" Dissi.

"Altrimenti?"

"Altrimenti non mi lasceranno più andare in giro con te." Lo indicai sorridendo.

"Allora domani mattina parlerò con tua sorella." Scherzò.

"Vorrei stare ancora qui con te." Gli dissi abbracciandolo e nascondendo la faccia nel suo petto.

"Lo so," mi accarezzò la schiena, " domani non credo ci potremo vedere."

"Perché?" Sciolsi l'abbraccio. Magari ero diventata troppo appiccicosa e si era stancato.

"Perché andrò a fare una stupida gita con la mia famiglia e starò via tutto il giorno." Sbuffò. Era carino quando era imbronciato. Aggrottava le sopracciglia e inclinava la testa, così che gli cadesse sugli occhi un ciuffo di capelli che rimetteva subito a posto. Ogni volta inclinava la testa e ogni volta ricadeva il ciuffo, urtandolo di più.

"Cosa vedrete di bello?" Cercai di tirar su il morale.

"Andremo a visitare una città qui vicino, il cui nome non so nemmeno pronunciare." Ridacchiai insieme a lui.

"Ci vedremo domani sera allora. Magari ci becchiamo al bar, se non sei troppo stanco ovviamente." Gli proposi dondolandomi sui piedi e rischiando di cadere.

Il suo viso si illuminò subito e concordò felice. Sapevamo entrambi che dovevamo sperarci ma nessuno dei due voleva fare la prima mossa.

Mi appoggiai a lui e sospirai, "Devo proprio andare. Dobbiamo andare." Mi corressi.

"No..." Si lamentò, "me lo concede un ultimo bacio signorina?" Ghignò.

"Credo di poterlo fare." Per qualche motivo sconosciuto, però, cominciai a ridere.

"Quanto hai bevuto?" Chiese Stefan divertito.

"Uhm...un pochino." Indicai la quantità con due dita. "Rido perché mi piaci."

"Ah sì? Non é l'alcol che parla?"

"Ma sanno tutti che l'alcol fa dire la verità!" Urlai quasi. "Dici così perché non ti piaccio vero?" Mi rattristai subito.

"No no no. Sono pazzo di te." Mi accarezzò dolcemente la guancia.

Stanca delle smancerie lo spinsi contro il muro e mi avventai su di lui. Approfondii il bacio soffocando una sua risata. Le mie mano erano tra i suoi capelli, mentre le sue toccavano il mio fondoschiena rendendo il tutto più piacevole. Mi appoggiai a lui facendo in modo che i nostri bacini si toccassero e spostai le mie mani sul suo petto facendole andare su e giù. Su fino al suo collo, giù fino all'elastico dei suoi boxer. Unii ulteriormente il mio bacino a suo e sentii che stava iniziando ad eccitarsi.  

Mi staccai improvvisamente, gli diedi un bacio sulla guancia e corsi in camera mia.

"Ma che? Aspetta Pey! Non mi puoi lasciare così di punto in bianco. Ho una..."

Ciao a tutte! Dopo un mese ecco un altro capitolo, scusate per l'attesa :)
Grazie per seguire questa storia e lasciate un commento se vi va :*
 
Ludo xoxoxo
  
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