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Autore: Akeryana    04/06/2016    3 recensioni
Quanto sappiamo di Leon Vergas?
Perché non ci hanno mai detto nulla su di lui? Perché all'inizio della serie lui sta con Ludmilla, ma poi con Violetta cambia?
Perché lui prima è cattivo e poi diventa buono?
Perché prima odia Fran, Maxi e Camilla e poi diventano suoi amici?
Ve lo siete mai chiesti? E se le risposte fossero nel suo passato?
Avrete risposte a queste domande.
Vi do il benvenuto nel passato di Leon Vergas.
Non fatevi ingannare dalle apparenze. Lui che sembra felice è in verità colui che soffre di più. Non perdetevi nella strada, potreste non trovare più la via di casa, per quanto difficile è il sentiero che il nostro protagonista ha dovuto percorrere.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Diego, Federico, Francesca, Leon, Violetta
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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Lasciare tutto per una vita migliore

 
 
Era nel suo letto, a fissare il soffitto, mentre le lacrime calde gli scendevano fino alle guance gonfiandogli i piccoli occhi, o almeno, piccoli all'apparenza, ma quegli occhi avevano visto tante cose da poter essere più grandi di un uomo di cento anni. Ma mentre il piccolo piangeva per la disperazione, per il dolore che le ferite gli procuravano, mille ricordi gli attraversavano la mente, anche se era tanto piccolo aveva anche troppi ricordi. Come la morte di sua madre, i ricordi di quel giorno si fermavano solo a quando Felipe stringeva Leon mentre si disperava su di lui. Si, prima di quel giorno lui era sempre stato un padre affettuoso, dolce... Ma dopo la morte della madre nulla era più stato lo stesso.
Lo sguardo del piccolo vagava sulle foto appese e poggiate sui mobili, tutte foto con suo padre, mentre si abbracciando, sorridono, ridono e scherzano. Leon sentiva la mancanza di quei giorni... Ma anche se piccolo, era abbastanza intelligente per capire che non sarebbero tornati quei momenti, anche se ci avrebbe provato per anni non sarebbe tornato nulla come prima. Doveva pensare ad altro, doveva trovare una soluzione da solo. Ripensava alle parole di Pablo, l'unico adulto che gli abbia mai fatto da padre in ogni singolo momento, e gli prometteva che avrebbe trovato una soluzione.
Certo! Doveva andare da Pablo! Lui lo avrebbe aiutato! Doveva andare subito.
Si alzò di corsa, ma facendo il minimo rumore, prese il suo zainetto e lo riempì di vestiti e altre cose che potevano essergli utili, per poi uscire dalla finestra usando l'albero accanto come scala per scendere. Corse più veloce che poteva, doveva sbrigarsi prima che suo padre se ne accorgesse.
Fortunatamente Pablo viveva poco lontano e Leon lo raggiunse quasi subito, ma appena davanti la porta si fermò prima di suonare. Si sentiva Pablo gridare da fuori...
-Angie se potessi terrei Leon, ma Felipe ha la legge dalla sua parte e Leon è troppo piccolo per denunciarlo... Ho le mani legate, e questa è la cosa che mi fa più arrabbiare!- continuò a gridare mentre si sentiva il rumore di qualcosa infrangersi sul pavimento. Leon non rammentava nemmeno l'ultima volta che Pablo si era infuriato tanto. Non poteva dargli altri problemi, non doveva pensare che ogni volta lui ci poteva essere. Ormai era solo, doveva contare solo sulle sue forza.
Un bambino, da solo, per la strada. Non sarebbe resistito una notte... Ma nessuno lo obbligava a restare in città. Poco tempo fa aveva visto un film "Il libro della giungla". Si era folle, era da pazzi, ma che altro poteva fare? Solo un folle poteva pensare davvero che funzionasse... E i bambini non sono tutti folli?
Con le sue piccole mani si strinse lo zaino nelle spalle e cominciò a correre. Nessuno doveva trovarlo, nessuno doveva sapere più nulla di lui. Poco fuori da città c'era un piccolo parco, che conduceva alla foresta fuori confine. Si diceva che nessuno c'era mai stato, il pensiero, in un qualche strano modo,  faceva crescere il coraggio nel piccolo Leon, lui aveva sempre avuto uno spirito avventuriero, ma non si era mai spinto tanto in la. Era il momento di iniziare.
Corse tutta la notte e tutta la mattina, ormai la stanchezza, la fame, il sonno e la sete si facevano sentire. Le forze lo stavano abbandonando. La vista di faceva annebbiata, nulla era più come conosceva. Cadde in ginocchio per poi svenire, inerme sull'erba.
 
***
 
Ma quella mattina non era facile nemmeno per Gregorio e Pablo, riuniti a casa del primo, mentre il piccolo Diego li spiava da dietro la porta.
-Come... E' scappato?! Ma ne sei sicuro Pablo?-
-Si Gregorio, Felipe è venuto stamattina da me gridando che io l'avessi spinto a scappare, ne era convinto perché mancavano le sue cose. Non so cosa fare... Leon è come un figlio, e se gli succedesse qualcosa?- il povero Pablo era disperato, mentre parlava si teneva la testa e quasi si strappava i capelli.
Diego li ascoltava e per la prima volta nel suo cuoricino si formò un sentimento strano, un misto tra rabbia e paura: la preoccupazione. E mille domande gli offuscavano la mente.
-Leon... Resisti...-
 
***
 
Leon sentiva attorno a se delle voce, non capiva di chi fossero, ma sapeva per certo che erano voci di bambini.
-Fran non possiamo lasciarlo qui e se arrivasse un ghepardo? O un giaguaro? O una tigre?!-
-Se gridi così Maxi è ovvio che arrivano!-
Il suo delle loro urla era tanto fastidioso e forte che Leon non potè evitare di aprire gli occhi e guardarsi attorno. Era nello sposto dove era svenuto ma quei due rovinavano tutta la pace e la pace e la serenità, infatti tutti gli animi tranquilli, come gli uccellini e le scimmie, scappavano via. Si appoggiò prima sui gomiti, facendo sobbalzare e allontanare i due bambini di colpo, per poi mettersi in ginocchio e far vagare lo sguardo su di loro.
La prima, forse quella più grande, era una bambina mora, con gli occhi verdi e un vestitino rosso, tenuto sulla vita da una specie di nastro nero, e la pelle chiara come il sole.
Mentre l'altro era un bambino un po’ basso rispetto all'altra, aveva i capelli ricci e castani con un paio di pantaloni marroni e una maglietta verde, anche lui aveva la pelle chiara.
La cosa strana di entrambi era che erano scalzi, beh non così tanto pensando che erano in mezzo alla natura.
-Voi... Chi siete?- chiese, confuso, il piccolo Leon ai due strani individui.
-Noi? Tu piuttosto!- ricominciò a gridare la piccola e il suo amico fu costretto a tenerla ferma.
-Io mi chiamo Leon, sono scappato.-
I due si guardarono per un secondo e poi tornarono a guardare lui e dissero all'unisono -Aspettaci qui!- corsero più veloci del vento entrando più a fondo nella foresta.
Leon guardava spaesato la direzione dove erano corsi. Ma era anche molto divertito se doveva essere sincero, non aveva mai incontrato bambini come loro. Forse solo loro potevano essere così. Ma la curiosità prese il sopravvento sul resto.
-Mh... Chissà dove sono andati.- si chiese il bambino, per poi  guardarsi attorno. Allora era davvero così la foresta, era un ambiente del tutto diverso dalla città, non c’erano telefonini o tv, nessuno che gridava o piangeva, solo pace e tranquillità. Chissà se anche le persone erano diverse, soprattutto gli adulti. In quel momento gli venne in mente l’immagine di Pablo, che lo portava per mano al parco giochi e che proprio lì gli regalava il suo primo strumento: il tamburello. Si, non era il massimo, ma per un bambino era bellissimo. Soprattutto per Leon, che adorava scoprire cose nuove e soprattutto la musica. Amava quando una dolce melodia gli arrivava all’orecchio e gli rimbombava nella testa per settimane, fino a che ne ascoltava una nuova e la cosa si ripeteva all’infinito. Doveva ammettere che la musica era l’unica cosa che lo faceva sorridere in quella casa tetra.
Allora ripensò a una vecchia canzone che sua madre cantava assieme a Pablo, Angie e Gregorio, mentre lui, Diego e suo padre li ascoltavano sorridendo.
<<  Com’è che faceva… Ah si!  >>   sorrise il bambino e cominciò a canticchiare  <<  chi ti scalda quando senti freddo? Quando piove chi corre a ripararti? Chi ti aiuta quando stai cadendo e ti da una mano a rialzarti? La famiglia.
Chi ti aspetta e sempre a braccia aperte? E chi è che sa scaldarti il cuore, sempre lì, con tutto il suo amore? La famiglia.
Che cos’è la famiglia? E’ qualcuno che ti vuol bene, che pensa sempre a te… Che vuol dividere ciò che c’è.
Che ti aspetta sempre a braccia aperte…
Che cos’è la famiglia?
Un amore fatto di magia…
Ti vuole bene…
Ma chi è che sa scaldarti il cuore, sempre lì, con tutto il suo amore? La famiglia
La famiglia
La fami…   >> all’improvviso si fermò il piccolo sentendo un battito di mani, simile a un applauso… Si girò a guardare.
Vide un uomo con i capelli castano chiaro, quasi color miele, e gli occhi azzurri e di carnagione chiara. Era un uomo bellissimo e incredibilmente paterno, già solo con la sua presenza aveva fatto calmare Leon, che aveva un senso di inquietudine da quando era entrato nella foresta. Non sapeva se quell’uomo capisse o meno l’effetto che faceva al bambino, ma non voleva che smettesse, anche se non sapeva cosa facesse realmente. Forse era quel sorriso paterno, che coinvolgeva gli occhi creando un ritratto magnifico, di una persona buona e gentile.
L’uomo si avvicinò con estrema cautela al piccolo, sapendo benissimo che fosse spaventato. Non voleva terrorizzarlo ancora di più.
<<  Ciao piccolo. Lo sai che canti benissimo? Dove hai imparato quella canzone?  >>  gli chiese dolcemente l’uomo.
<<  Dai miei genitori… Ma sono scappato, mio padre non mi voleva più bene. Mi potete tenere con voi?  >>  chiese con fare ingenuo e triste allo stesso tempo il povero Leon.
L’uomo perse per un attimo il sorriso ma poi gli si mise davanti, in ginocchio, e gli chiese ancora  <<  Come ti chiami?  >> 
<<  Leon… Ho cinque anni  >> 
<<   Come noi!  >>  gridarono i due bambini di prima, che erano sempre rimasti dietro l’adulto, che poi prese di nuovo la parola.
<<  Leon… Perché pensi che il tuo papà non ti voglia più?  >> 
A quel punto il piccolo si alzò le maniche della maglietta facendo vedere le bende sulle braccia e fece lo stesso per quelle delle gambe. Vide lo strano uomo stringere i pugni, per poi sorridere e prenderlo in braccio.
<<  Mi chiamo Alvaro. Da oggi mi prenderò cura di te  >>  gli sorrise per poi indicare i due bambini   <<  Queste due pesti sono Francesca e Maxi, sono sicuro che diventerete amici  >> 
I tre si sorrisero mentre tutti insieme seguivano Alvaro.
 
***
 
<<  Gregorio devi andare, in Spagna tu e Diego sarete al sicuro da Felipe, io rimarrò qui e con Angie e Antonio costruiremo la scuola che abbiamo sempre sognato  >>  gli disse con tono rassicurante Pablo, mentre lo aiutava a fare i bagagli.
<<  Lo so Pablo, ma il pensiero che Leon non sia al sicuro non fa sorridere ne me ne Diego, chiede sempre di lui. Ma lo capisco…  >>  l’uomo abbassò gli occhi con amara tristezza aspettando la risposta dell’amico, ma invece ottenne altro…
<<  Leon tornerà!  >>  si mise a gridare il bambino con il viso ricoperto di lacrime mentre i due lo guardavano sorpresi,non si aspettavano che stesse origliando  <<  Vedrete! Io e lui siamo amici! Lui tornerà!  >>  corse a chiudersi in camera sua, ma i suoi singhiozzi per il pianto si sentivano e risuonavano per tutta la casa, dato che nessuno dei due si azzardava a parlare.
 
***
 
 Loro erano un popolo che viveva a stretto contatto con la natura, non erano pellerossa o indigeni, ma erano delle specie di branchi, e di quello Alvaro era il capo. Ma non essendo sposato e non avendo dei figli non c’erano eredi, Alvaro nel tragitto aveva proposto a Leon di adottarlo, ma qualcuno del branco aveva da ridire su questo…
<<  Alvaro riportalo subito indietro! Lui non è uno di noi!  >>  gli gridò contro suo padre, il vecchio Alejandro, aveva dato il suo posto al figlio, sapendo benissimo che era pronto e infatti non si arrabbiava mai con lui, anzi, erano più uniti che mai. Ma non poteva accettare che suo figlio facesse uno sbaglio del genere.
<<  Papà è solo un bambino, non può fare nulla di mal…  >> 
<<  Si è un bambini adesso! E quando crescerà?! Non è cresciuto con i nostri valori! E se da grande ci tradisse?! Conosci quella gente!  >> 
<<  E’ solo un bambino, lo crescerò io!  >> 
<<  Non sarà mai come noi!  >> 
La voce dell’uomo si fece tanto forte che tuonò per tutta la foresta, tanto da spaventare tutti i bambini, compresi Maxi e Fran che corsero dai loro genitori, e Leon che invece nascose il viso nel petto del suo nuovo padre.
<<  Bene… Sbarazzatene >>  ribatté secco Alvaro dandogli in braccio il piccolo Leon per poi salire su un albero e distendersi sopra il ramo più duro.
Tutti rimasero sorpresi dal comportamento di Alvaro, di certo aveva qualcosa in mente. Ma nel mentre Alejandro si era posizionato al lato del precipizio, tendendo le braccio con le quali teneva Leon, bastava lasciarlo per toglierli la sua piccola vita…
 
 
Nota autore: Salve a tutti! Spero vivamente che la storia vi stia piacendo, a me da morire. Sapete da tanto volevo pubblicarla ma solo ora che secondo me è presentabile l'ho potuto fare. Qui abbiamo tantissime novità che non vi sto nemmeno a dire. Ma quanto è simpatico Alvaro e cosa avrà in mente? Lascerà che Alejandro uccida il piccolo Leon? Recensite. Un beso.
  
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