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Autore: Lady Arisa    14/04/2009    2 recensioni
Questa è la storia di un ragazzo Matthew che scopre un mondo tutto nuovo per lui : quello della magia. Avrà così inizio una lunga lotta tra bene e male per vendicare la morte dei suoi genitori...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 1 : L’inizio di tutto

Tutto ha inizio una fredda notte d’inverno, quando la neve era capace di congelare al minimo tocco e i lupi ululavano il loro canto solitario alla pallida luna. Era il periodo natalizio e le strade di Bucanville si riempivano dei rumori assordanti prodotti dalle risate dei bambini, di allegri canti natalizi e di gente che correva di qua e di la per la fretta. Era l’anno 1980 e proprio quel giorno, il 20 dicembre, era nato un bambino molto speciale che avrebbe compiuto, di li a poco, grandi cose. Il suo nome era Matthew Prince, figlio di Horgan Prince e Jackeline Souniere. I due erano onesti lavoratori, mercanti per la precisione, che viaggiavano di città in città in cerca di nuovi acquirenti. Ultimamente la gravidanza non aveva permesso loro di cambiare città perciò Horgan e Jackeline avevano speso i loro guadagni per acquistare una casa a Bucanville, modesta cittadina che si trovava nella regione di Dreamland, “la terra dei sogni” . Ovviamente ciò creò problemi alla loro attività perché in città c’era molta concorrenza e pochi clienti, ma questo non sembrava preoccuparli perché sapevano di avere responsabilità maggiori ora che aspettavano un figlio. Nonostante ciò andava preso un provvedimento e in fretta anche o non avrebbero più avuto di che nutrirsi. Per questo, dopo diverse riflessioni, Horgan decise di andare a studiare medicina a Ruttelsville in modo da poter diventare un dottore, all’epoca molto richiesti e ben pagati. Il viaggio sarebbe stato lungo, ma ne sarebbe valsa la pena e dopo cinque anni di studi sarebbe tornato a casa a testa alta per rivedere e abbracciare il suo adorato bambino. Così partì, pieno di buoni propositi e aspettative, lasciando soli una giovane donna e suo figlio di pochi giorni. Da quel fatidico mese di dicembre trascorsero quattro anni e il piccolo Matthew non vedeva l’ora di andare all’asilo:
- Mamma - diceva sempre – ma quando vedrò il mio papà e perché non è con me? Dov’è andato? Quando torna?
- Papà è dovuto andare molto lontano e tornerà solo quando potrà.
- Ma a me non pensa?
- Ogni momento della sua vita. Se adesso non è qui è solo perché ti vuole bene.
Il tempo passava tranquillo e la mamma si sentiva fare sempre le stesse domande e puntualmente dava sempre le stesse risposte. Arrivò finalmente il momento tanto atteso: il primo giorno di asilo; Matthew era felicissimo e non stava più nella pelle. Quando la mamma lo lasciò da solo con le maestre, fu il solo a non provare nostalgia e a non piangere, il che suscitò molto l’attenzione su di lui. Il bambino si ambientò subito e fece amicizia con un coetaneo di nome Rufus Stretmore, a cui tenne compagnia tutto il giorno. Ma qualcosa, nonostante ciò, andò storto… Mentre Rufus disegnava, Matthew notò uno strano essere fuori dalla finestra dell’aula. Cercò così di disegnarlo per mostrarlo all’amico ma, nonostante il disegno corrispondesse quasi alla perfezione, nessuno gli volle credere. Piuttosto rimasero tutti sorpresi del fatto che un bimbo avesse realizzato un tale disegno. Vi sembrerà strano, ma fu proprio quel giorno che la vita di Matthew cambiò letteralmente… Tornando a casa il bambino parlò dell’accaduto con la mamma e lei appoggiò pienamente le supposizioni del figlio, compresa l’esistenza della creatura non umana. Gli spiegò infatti che nel mondo in cui vivevano, creature del genere era normale vederle, anche se non ne esistevano molte. Molto tempo prima, invece, erano tantissime e regnavano felici su quelle terre, ma con l’arrivo degli uomini tutto era cambiato. Si dice che essi abbiano portato con se odio e guerre, prima di allora sconosciuti alle altre creature. Matthew amava ascoltare le storie della madre, era una bravissima narratrice e poi i suoi racconti erano sempre delle leggende che venivano tramandate da secoli alle nuove generazioni. Ma torniamo per un attimo indietro nel tempo, all’incirca di cinque anni, quando Horgan partì per Ruttelsville…

***

Il viaggio si preannunciava difficile e durante il tragitto l’uomo si concesse delle tappe non previste nelle città che incontrava per vendere la propria mercanzia che gli era avanzata e guadagnare il necessario per poter proseguire il viaggio. Una sera, in cui la neve cadeva fitta e non accennava a smettere, egli decise di ripararsi momentaneamente in una locanda assai strana che si trovava al limitare di un bosco, posto molto insolito ma un vero colpo di fortuna in quelle situazioni. Decise che era meglio non parlare con nessuno, per non attaccar brighe, così si fece dare una stanza e vi si diresse a passo spedito. Era talmente buio su per le scale che Horgan non si accorse di avere compagnia; lo capì nel momento in cui una voce tuonante gli parlò:
- Salve Horgan, come è piccolo il mondo… mi dica, come sta sua moglie? E il bambino? Spero bene, visto che sono stato io a donarvelo… O lo hai dimenticato?
- No, non l’ho dimenticato. E sappi che se ora sono qui è solo per loro, Demian!
- Molto bene. Ma io voglio quello che mi spetta! Mi hai promesso 50.000 corone per il bimbo e ora le pretendo!
- Abbi pazienza; fra cinque anni sarò laureato in medicina e potrai avere i tuoi soldi… te lo chiedo per favore!
- E sia, ma è l’ultima volta che ti faccio un favore! Bada però, se per allora non avrai i soldi, mi riprenderò il bambino!
- Non preoccuparti, li avrai…
Così il tempo passava e nel giro di una settimana Horgan raggiunse Ruttelsville e in fretta si diresse all’università di medicina, non poteva sbagliare, ne esisteva solo una in città. Ma, per quanto avesse insistito, non gli consentirono di iscriversi.
- Siamo spiacenti signore, ma non possiamo iscriverla senza il pagamento immediato della tassa universitaria.
- Ma io devo studiare per diventare medico il più in fretta possibile!
- Mi dispiace, davvero… ma non possiamo.
Horgan rimase stupito di fronte alla crudeltà della società e per la prima volta da quando era partito, si sentì veramente lontano da casa, colto da un’improvvisa nostalgia, ed ebbe voglia di mollare tutto e andarsene. Ma poi pensava a Matthew e allora gli ritornava la forza necessaria per andare avanti.
Ora che anche la possibilità di entrare all’università era svanita, non gli rimaneva che una cosa da fare… avrebbe letto giorno e notte dei libri per imparare la professione e sarebbe tornato a casa per lavorare e guadagnare abbastanza per pagare Demian. Passava così ore intere davanti a enormi libri, divorando pagine su pagine e apprendendo tutto ciò che leggeva. Un giorno però, quando ormai la neve era sparita e un tiepido vento primaverile rendeva l’aria frizzante, Horgan, studiando in biblioteca come al solito, trovò tra i vari libri uno molto particolare e dall’aria sinistra. Lo aprì e subito notò strani disegni e formule magiche… “Dunque la magia esiste da qualche parte”, pensò “e l’ho trovata proprio io, qui, tra questi scaffali… forse è un segno del destino…” Non dovette pensarci molto; decise di smetterla con la medicina e di dedicarsi al nuovo libro che aveva trovato; in questo modo avrebbe continuato il suo lavoro di mercante, ma con l’aiuto della magia, che gli avrebbe reso più facile gli spostamenti da un paese all’altro e gli avrebbe ridotto le ore da trascorrere alla creazione degli oggetti da vendere . L’impresa non fu delle più semplici, anche se le parole da pronunciare erano nella sua lingua, restavano tante, troppe e il tempo era poco per impararle tutte. Ma pian piano, con determinazione e volontà, cominciò i suoi studi; ogni volta che imparava una formula la provava e quasi spesso gli riusciva perfettamente, senza notare, però, che qualcosa in lui stava cambiando… La magia gli divorava ogni giorno di più tutte le sue energie e lo costringeva a limitare l’apprendimento e a rallentare gli studi. Ma per cinque lunghi anni non si diede per vinto; imparò svariate formule, dalle più banali a quelle più proibite per attaccare e difendersi, fino a che non si sentì pronto a lasciare Ruttelsville e a pagare il suo debito.
  
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